| Ho pensato spesso di andarci, non lo nego. Anzi, molte volte non riesco a pensare ad altro. Da quassù quelle creature sono un mistero così impenetrabile, che resto ore intere ad osservarle. Un enigma! Un rompicapo che cattura tutta la mia attenzione Qui la vita scorre diversamente; non si può restare all’aperto oltre il termine stabilito, non si deve alzare la voce oltre quel che può essere un sussurro e soprattutto, non si può superare quel piccolo confine che delimita il nostro regno. Perché al di là ci aspetta l’ignoto. In molti nel corso dei millenni hanno superato quel limite e mai nessuno ha fatto ritorno. Tale ignoranza ha fatto si che tra la mia gente vengano tramandate numerose leggende volte a spaventare chiunque abbia l’intenzione di provarci. C’è chi dice che si svanisca semplicemente nel nulla, chi racconta di un fuoco che ti consuma fino a renderti polvere.. qualcuno narra però che, per magia, qualche fortunato riesca a raggiungere la meta a cui ambisce. Essendo circondati da decine di pianeti, le direzioni (prese da quei pochi intrepidi decisi a superare il confine per raggiungerli), sono state molteplici e dettate da ragioni cui nessuno ha mai dato risposta. Come non riesco a fare io. Ogni notte mi dirigo verso il limite e ad ogni luna che sorge sono sempre più vicina a superarlo. Perché non è il mio posto qui, non sento di appartenere a nulla che non siano quelle creature che osservo durante la mia veglia. Le mie compagne li chiamano distrattamente umani’, anche se per noi quella parola non ha alcun significato. Loro sono diverse da me, vivono felici della loro esistenza mentre io mi ritrovo ogni giorno a chiedermi il significato della mia. Vorrei scendere su quel pianeta che tanto amo e mescolarmi tra quelle creature così semplici ma allo stesso tempo piene di un qualcosa di impalpabile e indefinibile, che rende ogni individuo unico. Non so se possano vedermi, ma spesso capita che mentre le osservo, loro alzino lo sguardo verso di me e comincino a parlare. Raccontano di amori perduti, di terre lontane, di sentimenti profondi e antichi. Tra loro c’è un giovane che ad ogni calar del sole volge gli occhi al cielo e mi narra del suo mondo. Quanto vorrei rispondergli. Chiedergli di parlarmi ancora e ancora. Ma è proibito. A volte sussurro qualcosa in risposta, ma siamo troppo distanti. Lui non può sentirmi. Ogni giorno che passa il mio desiderio di sorpassare il confine e raggiungerlo diventa più forte e più incontrollabile perché quando mi parla è come se cominciassi a bruciare. Mia sorella accanto a me non comprende questi sentimenti e mi ripete che per loro noi non esistiamo, non possono vederci o sentirci. E mentre mi volta le spalle avverto la distanza che ci separa pur essendo l’una accanto all’altra.
Stanotte il ragazzo è silenzioso. Guarda il cielo senza dire una parola. Passerei la mia intera esistenza così, ferma ad osservarlo. Mentre i suoi occhi mi scorrono accanto, una lacrima comincia a corrergli lungo la guancia e io sento il mio autocontrollo che va pian piano sgretolandosi. Vorrei parlargli, dirgli che non è solo. E in questo momento mi riesce facile immaginare quelle sbarre invisibili di cui sembra essere fatta la nostra gabbia. Mi avvio pian piano a quella linea sottile che delimita la fine del mio regno e conduce all’ignoto. Mentre lo osservo non mi risulta difficile superarla e lanciarmi nel vuoto. Per un istante è come se restassi sospesa, poi ha inizio la mia lenta e inesorabile discesa mentre una calda luce mi avvolge e mi riscalda fino a rendermi incandescente... e mentre brucio, nel mio volo verso quel mondo, riesco solo a pensare che non mi sono mai sentita così libera. Diventando polvere, volgo il mio ultimo sguardo a quel ragazzo che tanto ho ascoltato e la meraviglia nei suoi occhi scandisce l’ultimo battito del mio cuore mentre sussurra il mio nome. Loro ci vedono
... e ci chiamano stelle cadenti.
Edited by Shairil9 - 18/4/2015, 17:49
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