| Notte di fuoco
Deciso! Nel pomeriggio niente laboratorio. Prendo la macchina e vado a funghi sulle colline ben note ai cercatori di queste delizie della natura. Le piogge della settimana scorsa dovrebbero aver fatto il miracolo atteso da tanta gente. Tutto calcolato: terreno umido, giornata di sole, stagione giusta. Invece no! Continuo a rimestare col bastone il tappeto di foglie gialle dell’autunno, ma non vedo nemmeno l’ombra di un porcino, né di funghi cattivi che spesso fanno da corona a quelli buoni. Non mi arrendo. Vago per il bosco senza una meta precisa, percorro sentieri che diventano viottoli sempre più stretti, finché anche i viottoli finiscono nel nulla. Impegnato in questa inutile ricerca, non mi rendo conto del tempo che passa. Mi siedo su un masso, esausto per la fatica, e vengo sorpreso dalle ombre della sera. In giro non c’è un’anima. Sono spariti anche gli animali. La situazione mi appare per quella che è: drammatica. Sono stato uno sprovveduto e mi sono perso nel bosco come accade ai bambini nelle fiabe e negli incubi della notte. Non ho neppure il cellulare per chiamare i soccorsi. L'ho lasciato in macchina, perché, quando vado in giro per i boschi, non voglio essere disturbato. Devo mantenere la calma. La cosa più sbagliata sarebbe cominciare a girare intorno a caso, senza nessuna speranza di ritrovare il punto di partenza, dove ho lasciato la macchina. L'unica cosa da fare è aspettare le luci dell’alba. Sdraiato sul terreno da due ore, vengo preso dal freddo. Col cielo sereno, la terra si raffredda velocemente, perché l’effetto serra è troppo modesto e non ce la fa a bloccare i raggi infrarossi che salgono a frotte verso l’alto. Se non accendo un fuoco, non ce la farò a rimanere vivo fino a domani mattina. Oltre al cellulare, però, non ho neppure fiammiferi e accendino. Come posso fare? La prendo alla larga, appoggiandomi alle mie conoscenze di chimica. Parto dalla definizione di fuoco: Il fuoco è un fluido che contiene i prodotti chimici di una combustione. L’alta temperatura porta alla formazione di alcuni prodotti, chiamati radicali, che danno il colore caratteristico alla fiamma. Nella mia situazione, questa definizione non è di nessun aiuto. Meglio se mi concentro sulla reazione di combustione tra le foglie e l’ossigeno dell’aria, una reazione che sviluppa calore, ma che, per iniziare, il calore lo vuole, quello che potrebbe essere fornito da un accendino che purtroppo non mi sono portato dietro. Sui pacchetti di sigarette c’è scritto che il fumo uccide, ma oggi potrebbe uccidermi il fatto di aver smesso di fumare. Il freddo si fa sempre più intenso in questo bosco silenzioso. Il silenzio viene rotto da alcuni ululati. Hanno detto alla televisione che in questi boschi ci sono i lupi. Sono animali protetti, ma a me, senza il fuoco, chi mi protegge dal freddo e dai lupi? È proprio una brutta bestia il fuoco. Manca quando ne hai bisogno e divampa con furia quando meno te lo aspetti. Vengo preso da un senso di frustrazione. A cosa mi servono le conoscenze teoriche, che cosa ho studiato a fare tutti questi anni, se ora sono incapace di far bruciare una foglia? Devo smettere di pensare e cominciare ad agire, ma alla svelta, perché il freddo mi ha già tolto la sensibilità ai piedi e sta risalendo lungo le gambe. Sfrego pietre contro pietre, ma ottengo solo innocue scintille. Mi ricordo di alcuni filmati in cui tribù primitive accendono il fuoco facendo ruotare un piccolo ramoscello nel foro di una tavoletta di legno. Aiutato dalla luce fredda riflessa dalla luna, riesco a trovare qualcosa che somiglia all’occorrente. Faccio girare incessantemente il ramoscello tra le mani per più di un’ora e finalmente ci riesco. Si sprigiona una fiamma che custodirò per tutta la notte come un’antica vestale. Veramente un ottimo lavoro. Il lavoro genera calore, così come dal calore si può ottenere lavoro. Semplicemente il Primo Principio della Termodinamica.
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