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Il funerale del sig. B, Nunziad'Aquale

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nunziadaquale
view post Posted on 21/3/2013, 15:56




I quattro uomini vestiti di nero si avvicinarono all’auto per prelevare la salma del caro estinto. Dietro, il corteo di gente si fece da parte creando un varco. La bara pesantissima di castagno dorato, semplice e senza decori fu issata a spalla e portata in chiesa per il rito funebre.
-Guarda la moglie, ma come si è conciata?- commentava una donna alla sua vicina. Matilde, la vedova, indossava un vecchio completo color prugna indossato anni prima per il matrimonio della prima nipote e forse per questo emanava un forte odore di naftalina.
-Sciatta e insignificante, come al suo solito… e guarda quel povero ragazzino, tutto suo padre, peserà almeno ottanta chili- Sentenziava l’altra.
Gianmarco poteva definirsi obeso, il suo faccione grosso e rosso era enorme, il collo taurino e le braccia corte e piene di ciccia ciondolanti lungo ai fianchi lo facevano assomigliare al cucciolo di un orango.
Il sig. B era stupito. Poteva vedere e ascoltare tutto quello che avveniva durante il suo funerale. Aveva una visione stranissima, d’insieme, come se osservasse le cose dell’alto e poteva anche essere ovunque e ascoltare tutti i commenti della gente.
-Uffa, ma quando finisce? Secondo te durerà tanto?- Si lamentava rivolta al suo accompagnatore la giovane segretaria, nonché amante ufficiale del capoufficio, il quale impossibilitato dai mille impegni di lavoro aveva delegato all’avvenente ragazza il compito di presenziare alle esequie. Con l’elegante tailleur rosso e i vertiginosi tacchi a spillo si evidenziava nel gruppo delle persone vestite prevalentemente di scuro.
Ma guarda te questa stupida, ma che ci sei venuta a fare! Il sig. B era alquanto contrariato dall’atteggiamento inopportuno della donna. Si riteneva offeso. Di tutto l’ufficio si erano presentate solo tre persone. Sulla parete esterna della chiesa era riposto un piccolo cuscino di fiori, con il nastro viola: I colleghi.
Sul lavoro le cose non è che andassero proprio bene: il sig. B aveva sempre cercato di fare il proprio dovere, ma lui era decisamente un tipo poco socievole. I suoi colleghi lo trattavano con distacco e indifferenza, solo buongiorno e buonasera. Forse, chissà, erano perfino contenti di non vederlo più nei corridoi del reparto.
La sua imponente mole gli aveva creato sempre problemi. Sull’autobus non poteva sedersi, lo spazio era insufficiente. La poltrona della scrivania era stata ordinata appositamente per lui e quando si recava a mensa aveva serie difficoltà per trovare un posto abbastanza largo, per non dare fastidio agli altri commensali. Sfiorava oramai i centotrenta chili. La sudorazione continua lo metteva in forte imbarazzo e questo lo induceva a tenersi alla larga dalle persone e a rifugiarsi in luoghi distanti e solitari.
Per fortuna, l’archivio in cui lavorava era situato nel piano interrato dell’edificio dove i colleghi si recavano soltanto per cercare pratiche molto vecchie. Alla luce di una fredda lampada al neon il sig. B trascorreva lunghe e solitarie giornate di lavoro.
Un’esistenza difficile. Il sig. B meditava su questi pensieri mentre il prete aveva dato inizio alla sua omelia.
-Il nostro caro fratello ci ha lasciato, improvvisamente, abbandonando nel dolore inconsolabile la sua famiglia. Padre e marito esemplare, è stato… -
Il discorso si prolungava, monotono e interminabile. Qualcuno sbadigliava. Come era strano osservare la sua bara, ma quanto era grande! Era stata costruita appositamente per lui. Pensava a quei poveretti che avrebbero dovuto trasportarla a spalla, chissà che fatica.
-Siamo quasi alla fine- Bisbigliò a denti stretti un signore con il cappello grigio alla donnina grassoccia che aveva al fianco.
-Ma chi è? Ah sì, il magazziniere del reparto. Strano, in tanti anni ci avrò scambiato quattro parole.
Matilde se ne stava in silenzio, seduta in una posizione innaturale, rigida e contratta. Lo sguardo basso, un’espressione impenetrabile stampata sul volto, mentre suo figlio giocava distrattamente con il portachiavi, guardava il soffitto, si voltava indietro sbadigliando continuamente.
Già, sua moglie. Da anni oramai il loro rapporto si trascinava e dalla nascita di Gianmarco le cose poi erano persino peggiorate. La donna si era dedicata interamente a suo figlio verso il quale era diventata opprimente e ossessiva, gli stava sempre addosso. Dal canto suo il ragazzino, che accettava con rassegnazione l’ingerenza della madre, era rimasto con la mente all’età di cinque anni. Mangiava notte e giorno, ingurgitando qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Sua madre gli aveva perfino proibito di portare la merenda a scuola, ma lui rubava i soldi da quella scatolina in cucina dove venivano riposti gli spiccioli e di nascosto acquistava merendine, patatine e coca cola.
La suoneria di un cellulare echeggiò nella chiesa. Tutti si guardarono intorno alla ricerca del colpevole. Una signora in fondo alla navata, paonazza in viso, si affannava a frugare nella sua grossa borsa, ma l’insulso motivetto riempiva inesorabile il silenzio che si era creato. Il prete aveva interrotto la sua omelia e col sopracciglio alzato e l’espressione greve fissava i fedeli.
-Cortesemente nella casa del Signore siete pregati di spegnere questi aggeggi infernali!- Così dicendo ritornò al suo discorso, ma stizzito per l’accaduto abbreviò la cerimonia e dopo la benedizione uscì velocemente di scena.
Che maleducata!- pensò il sig. B, -non c’è più religione, rispetto. La gente se ne frega e va in chiesa per i funerali e i matrimoni solo perché è costretta a farlo, ma non gli importa un fico secco!
Osservò uno per uno tutti i presenti, li contò perfino. Trenta persone, così poche? I parenti vivevano nel profondo sud e non erano saliti in città: in effetti quello era un giorno lavorativo, non potevano certo sprecare le ferie per il suo funerale!
-Toh! Guarda, pure il vicino . Si stupì il sig. B. dato che con lui aveva avuto non poche discussioni, a causa del suo barboncino. Il povero quadrupede puntualmente, ogni giorno, faceva pipì sul balcone suscitando le ire del malcapitato che abitava al piano di sotto. Questa era la soluzione adottata dal cane visto che Gianmarco era troppo pigro per portarlo a fare il bisognino e sua moglie rifiutava di occuparsi di queste cose.
Il prete dichiarò conclusa la cerimonia.
I quattro uomini in nero a gran fatica issarono in spalla la bara e si diressero verso l’uscita. A passo incerto scesero lentamente le scale della chiesa, più volte si fermarono a riprendere fiato, tra i commenti ironici della gente.
-Ma guarda, questi poveracci, non vorrei essere al posto loro!-
-Non li invidio proprio, secondo me all’auto non ci arrivano…-
Il signore con la barba fece appena in tempo a pronunciare questa frase che uno dei quattro muscolosi uomini perse l’equilibrio e scivolò lunga la scalinata lasciando senza sostegno un angolo del feretro. Tutto successe in un attimo. I tre uomini non ressero il peso e a loro volta rovinarono al suolo con tutta la bara. Uno rimase con la gamba schiacciata sotto il pesante sarcofago di legno e urlava per il dolore. La confusione fu totale. La gente iniziò a sparpagliarsi, qualcuno col cellulare chiese l’intervento dell’ambulanza, un altro si affrettò a informare il prete e un drappello di persone soccorse la moglie in preda ad uno svenimento.
Ma che avete fatto -urlava il sig. B. -Mi avete fatto cadere! Imbecilli, cretini, incapaci… sbraitava con tutto il fiato che aveva in gola.
Poi sentì come uno strattone tremendo, un tonfo sordo e un dolore lancinante al fondo schiena. Aprì improvvisamente gli occhi. Sua moglie lo scrutava dall’alto, con la sua minuta figura scura stagliata nella luce fioca della stanza.
-Ma perché ti agiti! Non vedi che sei scivolato dal letto! Perché urli in questa maniera!- Lo rimproverò la donna.
-Loro, è tutta colpa loro, mi hanno lasciato, mi hanno fatto cadere!
-Ma loro chi? Che stai farneticando? Dammi una mano che ti aiuto!-
L’uomo frastornato allungò una mano, la donna con un enorme sforzo riuscì a fargli sollevare il busto.
Il sig. B si stropicciò gli occhi, seduto sul pavimento, iniziò a guardarsi intorno e a prendere cognizione dell’accaduto.
Sospirò, si rese conto che era stato solo un brutto incubo ma forse chissà, per lui la realtà poteva anche essere peggio.

Edited by nunziadaquale - 8/4/2013, 15:55
 
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view post Posted on 21/3/2013, 16:22

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Che vita piatta. Che piatta vita! Quasi quasi è meglio la morte di un'esistenza così grigia e insulsa!
Tra il burlesco e l'amaro, questo quadretto rispecchia purtroppo gli squallidi rapporti esistenti nella società coi suoi riti e i suoi ritmi
prestabiliti. Il bambino obeso, privo di affetti che sfoga la sua nevrosi sul cibo. Tutti insoddisfatti della loro vacua esistenza.
Tagliente, triste, vero.
Brava Nunzia!!!
 
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Lavella
view post Posted on 21/3/2013, 17:37




Brava Nunzia! Quadretto splendidamente descritto. Che famiglia triste! Mi è piaciuto molto!
 
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view post Posted on 21/3/2013, 18:31
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Alfred Hitchcok organizzò il suo funerale e si finse morto. Voleva vedere come avrebbe reagito la gente, i vicini, la stampa, i colleghi. Meno di dieci giorni dopo morì veramente.
Credo che tutti noi in qualche modo ci immaginiamo il nostro funerale. Chi ci sarà? Cosa faranno? Come staranno?
Il racconto è ironico/sarcastico (con quella punta di "critica" ai personaggi) e mi piace (strano, non è triste e mi piace!). Ben scritto, ben delineati i tanti personaggi anche solo con un paio di righe.
 
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gioberta
view post Posted on 21/3/2013, 18:48




Me lo sono proprio gustato questo tuo racconto dal finale delizioso. E non si discosta poi tanto dalla realtà. Quando, ahimè, mi capita di andare a qualche funerale, non di rado vedo gente che è lì per mera presenza e chiacchiera del più e del meno. The show must go on!
Tu, intanto, togli l'apostrofo da "un'enorme sforzo", ultime righe! harp
 
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Davide Schito
view post Posted on 22/3/2013, 12:16




Avevo già letto questo racconto sbirciando nel tuo blog e già allora mi era piaciuto molto, quindi non posso far altro che rinnovarti i complimenti! Tra l'altro il Sig. B mi ricorda...................no, quello sarebbe il Cav. B. :D
Ciao!
 
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wyjkz31
view post Posted on 22/3/2013, 23:23




Ho delle perplessità su questo racconto.

E' godibile e piacevole da leggere, ha anche un taglio ironico e io amo l'ironia.

Però in alcune parti lo trovo troppo raccontato per essere un sogno.
Eliminando le parti del sogno, secondo me, il racconto ne guadagnerebbe... e andresti fuori tema, purtroppo. :P
 
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Esterella
view post Posted on 23/3/2013, 09:56




A me è piaciuto. Molto ironico e ben raccontato. Quante sorprese se si potesse assistere al proprio funerale. Un piccolissimo appunto. Nella frase finale , Brutto incubo, io avrei detto o brutto sogno o solamente incubo, per il resto OK. ;)
 
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daniloc78
view post Posted on 23/3/2013, 17:17




Che delusione! Letto quel titolo mi sono fiondato a leggere avidamente il tuo racconto con nelle orecchie le parole di quella famosa canzoncina che fa: "I sogni son desideriiii..." e poi mi ritrovo al funerale di un tizio qualunque. Peccato. E' che ci avevo sperato...
No, battute a parte, è stato piacevole leggere il tuo racconto.
L'unica cosa che mi sento di suggerirti è quella di cambiare il peso del protagonista, da come lo descrive me lo sono immaginato moolto grasso, a quei 110 chili io, fossi in te, ne aggiungerei almeno 30/40
 
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francescadelogu77
view post Posted on 25/3/2013, 22:47




Particolare la tua idea Nunzia. L'ho letto d'un fiato e con interesse e ho provato anche compassione per questo povero Signor B. , come ne ho provata per il ciccione di "Dreaming at Columbine", che ho letto poco fa. Come dicevo in un altro post qualche giorno appresso, siamo poco abituati all'idea della morte... Tanto da farne un incubo.


Come dice Danilo anch'io aumenterei il peso del protagonista ...

Complimenti :)
 
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Lily White
view post Posted on 26/3/2013, 13:08




Ciao Nunzia!Bello!Alla fine chi non pensa a come sarà il proprio funerale? Ben scritto e ironico, chissà che dopo questo sogno al signor B non venga voglia di dimagrire...potrebbe essere una specie di campanello d'allarme inconscio. Brava comunque!
 
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view post Posted on 27/3/2013, 18:59
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CITAZIONE (nunziadaquale @ 21/3/2013, 15:56) 
I quattro uomini vestiti di nero si avvicinarono all’auto per prelevare la salma del caro estinto. Dietro se non metti una virgola qui, si legge in tutt'altra maniera :Dil corteo di gente si fece da parte creando un varco. La bara pesantissima di castagno dorato, semplice e senza decori chiudi l'incisiva fu issata a spalla e portata in chiesa per il rito funebre.
-Guarda la moglie, ma come si è conciata?- minuscola (una per tutte)Commentava una donna alla sua vicina. Matilde, la vedova, indossava un vecchio completo color prugna indossato anni prima per il matrimonio della prima nipote e forse per questo emanava un forte odore di naftalinapunto
-Sciatta e insignificante, come al suo solito… e guarda quel povero ragazzino, tutto suo padre, peserà almeno ottanta chili- Sentenziava l’altra.
Gianmarco poteva definirsi obeso, il suo faccione grosso e rosso era enorme, il collo taurino e le braccia corte e piene di ciccia ciondolanti lungo ai fianchi,questa virgola è tra soggetto e predicato lo facevano assomigliare al cucciolo di un orango.
Il sig. B era stupito. Poteva vedere ed ascoltare tutto quello che avveniva durante il suo funerale. Aveva una visione stranissima, d’insieme, come se osservasse le cose dell’alto e poteva anche essere ovunque e ascoltare tutti i commenti della gente.
-Uffa, ma quando finisce? Secondo te durerà tanto?- Si lamentava rivolta al suo accompagnatore la giovane segretaria, nonché amante ufficiale del capoufficio, il quale impossibilitato dai mille impegni di lavoro aveva delegato all’avvenente ragazza il compito di presenziare alle esequie. Con l’elegante tailleur rosso e i vertiginosi tacchi a spillo si evidenziava nel gruppo delle persone vestite prevalentemente di scuro.
Ma guarda te questa stupida, ma che ci sei venuta a fare! Il sig. B era alquanto contrariato dall’atteggiamento inopportuno della donna. Si riteneva offeso. Di tutto l’ufficio si erano presentate solo tre persone. Sulla parete esterna della chiesa era riposto un piccolo cuscino di fiori, con il nastro viola: è la scritta? Mettila in corsivo ;)I colleghi.
Sul lavoro le cose non è che andassero proprio bene,esplicativa: due punti il sig. B aveva sempre cercato di fare il proprio dovere, ma lui era decisamente un tipo poco socievole. I suoi colleghi lo trattavano con distacco e indifferenza, solo buongiorno e buonasera. Forsevirgola? chissà, erano perfino contenti di non vederlo più nei corridoi del reparto.
La sua imponente mole gli aveva creato sempre problemi. Sull’autobus non poteva sedersi, lo spazio era insufficiente. La poltrona della scrivania era stata ordinata appositamente per lui e quando si recava a mensa aveva serie difficoltà per trovare un posto abbastanza largo, per non dare fastidio agli altri commensali. Sfiorava oramai i centodieci chili. La sudorazione continua lo metteva in forte imbarazzo e questo lo induceva a tenersi alla larga dalle persone e a rifugiarsi in luoghi distanti e solitari.
Per fortuna, l’archivio in cui lavorava era situato nel piano interrato dell’edificio dove i colleghi si recavano soltanto per cercare pratiche molto vecchie. Alla luce di una fredda lampada al neon il sig. B trascorreva lunghe e solitarie giornate di lavoro.
Un’esistenza difficile. Il sig. B meditava su questi pensieri mentre il prete aveva dato inizio alla sua omelia.
-Il nostro caro fratello ci ha lasciato, improvvisamente, abbandonando nel dolore inconsolabile la sua famiglia. Padre e marito esemplarese non metti una virgola, sembra una frase del Commissario Montalbano :P è stato… -
Il discorso si prolungava, monotono e interminabile. Qualcuno sbadigliava. Come era strano osservare la sua bara, ma quanto era grande! Era stata costruita appositamente per lui. Pensava a quei poveretti che avrebbero dovuto trasportarla a spalla, chissà che fatica.
-Siamo quasi alla fine- Bisbigliò a denti stretti un signore con il cappello grigio alla donnina grassoccia che aveva al fianco.
-Ma chi è? Ah sì, il magazziniere del reparto. Strano, in tanti anni ci avrò scambiato quattro parole.
Matilde se ne stava in silenzio, seduta in una posizione innaturale, rigida e contratta. Lo sguardo basso, un’espressione impenetrabile stampata sul volto. virgola Mentre suo figlio giocava distrattamente con il portachiavi, guardava il soffitto, si voltava indietro sbadigliando continuamente.
Già, sua moglie. Da anni oramai il loro rapporto si trascinava e dalla nascita di Gianmarco le cose poi erano persino peggiorate. La donna si era dedicata interamente a suo figlio verso il quale era diventata opprimente ed ossessiva, gli stava sempre addosso. Dal canto suo il ragazzinoapri l'incisiva qui, anche perché se no l'altra virgola risulta tra soggetto e predicato che accettava con rassegnazione l’ingerenza della madre, era rimasto con la mente all’età di cinque anni. Mangiava notte e giorno, ingurgitando qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Sua madre gli aveva perfino proibito di portare la merenda a scuola, ma lui rubava i soldi da quella scatolina in cucina dove venivano riposti gli spiccioli e di nascosto acquistava merendine, patatine e coca cola.
La suoneria di un cellulare echeggiò nella chiesa. Tutti si guardarono intorno alla ricerca del colpevole. Una signora in fondo alla navata, paonazza in viso, si affannava a frugare nella sua grossa borsa, ma l’insulso motivetto riempiva inesorabile il silenzio che si era creato. Il prete aveva interrotto la sua omelia e col sopracciglio alzato e l’espressione greve fissava i fedeli.
-Cortesemente nella casa del Signore siete pregati di spegnere questi aggeggi infernali!- Così dicendo ritornò al suo discorso, ma stizzito per l’accaduto abbreviò la cerimonia e dopo la benedizione uscì velocemente di scena.
Che maleducata!- pensò il sig. B, -non c’è più religione, rispetto. La gente se ne frega e va in chiesa per i funerali e i matrimoni solo perché è costretta a farlo, ma non gli importa un fico secco!
Osservò uno per uno tutti i presenti, li contò perfino. Trenta persone, così poche? I parenti vivevano nel profondo sud e non erano saliti in città,due punti in effetti quello era un giorno lavorativo, non potevano certo sprecare le ferie per il suo funerale!
-Toh! Guarda, pure il vicino . Si stupì il sig. B. dato che con lui aveva avuto non poche discussioni, a causa del suo barboncino. Il povero quadrupede puntualmente, ogni giorno, faceva pipì sul balcone suscitando le ire del malcapitato che abitava al piano di sotto. Questa era la soluzione adottata dal cane visto che Gianmarco era troppo pigro per portarlo a fare il bisognino e sua moglie rifiutava di occuparsi di queste cose.
Il prete dichiarò conclusa la cerimonia.
I quattro uomini in nero a gran fatica issarono in spalla la bara e si diressero verso l’uscita. A passo incerto lentamente sceserometterei lentamente qui le scale della chiesa, più volte si fermarono a riprendere fiato, tra i commenti ironici della gente.
-Ma guarda, questi poveracci, non vorrei essere al posto loro!-
-Non li invidio proprio, secondo me all’auto non ci arrivano…-
Il signore con la barba fece appena in tempo a pronunciare questa frase che uno dei quattro muscolosi uomini perse l’equilibrio e scivolò lunga la scalinata lasciando senza sostegno un angolo del feretro. Tutto successe in un attimo. I tre uomini non ressero il peso e a loro volta rovinarono al suolo con tutta la bara. Uno rimase con la gamba schiacciata sotto il pesante sarcofago di legno e urlava per il dolore. La confusione fu totale. La gente iniziò a sparpagliarsi, qualcuno col cellulare chiese l’intervento dell’ambulanza, un altro si affrettò ad informare il prete e un drappello di persone soccorse la moglie in preda ad uno svenimento.
Ma che avete fatto -urlava il sig. B. -Mi avete fatto cadere! Imbecilli, cretini, incapaci… sbraitava con tutto il fiato che aveva in gola.
Poi sentì come uno strattone tremendo, un tonfo sordo e un dolore lancinante al fondo schiena.ECCO, IO LO FINIREI QUI, PER MANTENERE L'ATMOSFERA ONIRICA... :rolleyes: Aprì improvvisamente gli occhi. Sua moglie lo scrutava dall’alto, con la sua minuta figura scura stagliata nella luce fioca della stanza.
-Ma perché ti agiti! Non vedi che sei scivolato dal letto! Perché urli ain? questa maniera!- Lo rimproverò la donna.
-Loro, è tutta colpa loro, mi hanno lasciato, mi hanno fatto cadere!
-Ma loro chi? Che stai farneticando? Dammi una mano che ti aiuto!-
L’uomo frastornato allungò una mano, la donna con un enorme sforzo riuscì a fargli sollevare il busto.
Il sig. B si stropicciò gli occhi, seduto sul pavimento, iniziò a guardarsi intorno e a prendere cognizione dell’accaduto.
Sospirò, si rese conto che era stato solo un brutto incubo ma forse chissà, per lui la realtà poteva anche essere peggio.


Ciao cara Nunzia.
Ti ho segnalato un paio di cosucce tra punteggaitura e d eufoniche, sperando di aiutarti.
Il racconto mi è piaciuto molto, anche se forse non brilla di originalità. Io avrei optato per un finale diverso, non so gli altri come la pensino...
Comunque complimenti. Un ottimo lavoro.
:wub:
 
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JosephineMarch
view post Posted on 28/3/2013, 15:01




Piacevolissimo! Ho letto con la curiosità di un bimbo, cosa che non mi capitava da tempo. Leggero, ironico e ben strutturato dall'inizio alla fine, "capitombolo" compreso. Brava, mi piace molto! :wub:
 
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bluninja636
view post Posted on 29/3/2013, 09:54




Interessante e ben scritto, complimenti Nunzia, il tuo racconto originale e scorrevole mi è piaciuto.
Scrivi bene e mi piace la tua tecnica.
Brava e come al solito, in bocca a me! :)
 
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Lupoalfa
view post Posted on 29/3/2013, 15:23




Il racconto mi è piaciuto, leggero e triste nello stesso tempo. Una comicità che sconfina nell'amarezza. Anch'io, come Vivonic, avrei optato per un finale diverso, meno scontato, ma va bene anche così.
Brava come sempre!
 
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21 replies since 21/3/2013, 15:56   258 views
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