I quattro uomini vestiti di nero si avvicinarono all’auto per prelevare la salma del caro estinto. Dietro
se non metti una virgola qui, si legge in tutt'altra maniera il corteo di gente si fece da parte creando un varco. La bara pesantissima di castagno dorato, semplice e senza decori
chiudi l'incisiva fu issata a spalla e portata in chiesa per il rito funebre.
-Guarda la moglie, ma come si è conciata?-
minuscola (una per tutte)Commentava una donna alla sua vicina. Matilde, la vedova, indossava un vecchio completo color prugna indossato anni prima per il matrimonio della prima nipote e forse per questo emanava un forte odore di naftalina
punto-Sciatta e insignificante, come al suo solito… e guarda quel povero ragazzino, tutto suo padre, peserà almeno ottanta chili- Sentenziava l’altra.
Gianmarco poteva definirsi obeso, il suo faccione grosso e rosso era enorme, il collo taurino e le braccia corte e piene di ciccia ciondolanti lungo ai fianchi,
questa virgola è tra soggetto e predicato lo facevano assomigliare al cucciolo di un orango.
Il sig. B era stupito. Poteva vedere e
d ascoltare tutto quello che avveniva durante il suo funerale. Aveva una visione stranissima, d’insieme, come se osservasse le cose dell’alto e poteva anche essere ovunque e ascoltare tutti i commenti della gente.
-Uffa, ma quando finisce? Secondo te durerà tanto?- Si lamentava rivolta al suo accompagnatore la giovane segretaria, nonché amante ufficiale del capoufficio, il quale impossibilitato dai mille impegni di lavoro aveva delegato all’avvenente ragazza il compito di presenziare alle esequie. Con l’elegante tailleur rosso e i vertiginosi tacchi a spillo si evidenziava nel gruppo delle persone vestite prevalentemente di scuro.
Ma guarda te questa stupida, ma che ci sei venuta a fare! Il sig. B era alquanto contrariato dall’atteggiamento inopportuno della donna. Si riteneva offeso. Di tutto l’ufficio si erano presentate solo tre persone. Sulla parete esterna della chiesa era riposto un piccolo cuscino di fiori, con il nastro viola:
è la scritta? Mettila in corsivo I colleghi.
Sul lavoro le cose non è che andassero proprio bene,
esplicativa: due punti il sig. B aveva sempre cercato di fare il proprio dovere, ma lui era decisamente un tipo poco socievole. I suoi colleghi lo trattavano con distacco e indifferenza, solo buongiorno e buonasera. Forse
virgola? chissà, erano perfino contenti di non vederlo più nei corridoi del reparto.
La sua imponente mole gli aveva creato sempre problemi. Sull’autobus non poteva sedersi, lo spazio era insufficiente. La poltrona della scrivania era stata ordinata appositamente per lui e quando si recava a mensa aveva serie difficoltà per trovare un posto abbastanza largo, per non dare fastidio agli altri commensali. Sfiorava oramai i centodieci chili. La sudorazione continua lo metteva in forte imbarazzo e questo lo induceva a tenersi alla larga dalle persone e a rifugiarsi in luoghi distanti e solitari.
Per fortuna, l’archivio in cui lavorava era situato nel piano interrato dell’edificio dove i colleghi si recavano soltanto per cercare pratiche molto vecchie. Alla luce di una fredda lampada al neon il sig. B trascorreva lunghe e solitarie giornate di lavoro.
Un’esistenza difficile. Il sig. B meditava su questi pensieri mentre il prete aveva dato inizio alla sua omelia.
-Il nostro caro fratello ci ha lasciato, improvvisamente, abbandonando nel dolore inconsolabile la sua famiglia. Padre e marito esemplare
se non metti una virgola, sembra una frase del Commissario Montalbano è stato… -
Il discorso si prolungava, monotono e interminabile. Qualcuno sbadigliava. Come era strano osservare la sua bara, ma quanto era grande! Era stata costruita appositamente per lui. Pensava a quei poveretti che avrebbero dovuto trasportarla a spalla, chissà che fatica.
-Siamo quasi alla fine- Bisbigliò a denti stretti un signore con il cappello grigio alla donnina grassoccia che aveva al fianco.
-
Ma chi è? Ah sì, il magazziniere del reparto. Strano, in tanti anni ci avrò scambiato quattro parole.
Matilde se ne stava in silenzio, seduta in una posizione innaturale, rigida e contratta. Lo sguardo basso, un’espressione impenetrabile stampata sul volto.
virgola Mentre suo figlio giocava distrattamente con il portachiavi, guardava il soffitto, si voltava indietro sbadigliando continuamente.
Già, sua moglie. Da anni oramai il loro rapporto si trascinava e dalla nascita di Gianmarco le cose poi erano persino peggiorate. La donna si era dedicata interamente a suo figlio verso il quale era diventata opprimente e
d ossessiva, gli stava sempre addosso. Dal canto suo il ragazzino
apri l'incisiva qui, anche perché se no l'altra virgola risulta tra soggetto e predicato che accettava con rassegnazione l’ingerenza della madre, era rimasto con la mente all’età di cinque anni. Mangiava notte e giorno, ingurgitando qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Sua madre gli aveva perfino proibito di portare la merenda a scuola, ma lui rubava i soldi da quella scatolina in cucina dove venivano riposti gli spiccioli e di nascosto acquistava merendine, patatine e coca cola.
La suoneria di un cellulare echeggiò nella chiesa. Tutti si guardarono intorno alla ricerca del colpevole. Una signora in fondo alla navata, paonazza in viso, si affannava a frugare nella sua grossa borsa, ma l’insulso motivetto riempiva inesorabile il silenzio che si era creato. Il prete aveva interrotto la sua omelia e col sopracciglio alzato e l’espressione greve fissava i fedeli.
-Cortesemente nella casa del Signore siete pregati di spegnere questi aggeggi infernali!- Così dicendo ritornò al suo discorso, ma stizzito per l’accaduto abbreviò la cerimonia e dopo la benedizione uscì velocemente di scena.
Che maleducata!- pensò il sig. B, -non c’è più religione, rispetto. La gente se ne frega e va in chiesa per i funerali e i matrimoni solo perché è costretta a farlo, ma non gli importa un fico secco!
Osservò uno per uno tutti i presenti, li contò perfino. Trenta persone, così poche? I parenti vivevano nel profondo sud e non erano saliti in città,
due punti in effetti quello era un giorno lavorativo, non potevano certo sprecare le ferie per il suo funerale!
-
Toh! Guarda, pure il vicino . Si stupì il sig. B. dato che con lui aveva avuto non poche discussioni, a causa del suo barboncino. Il povero quadrupede puntualmente, ogni giorno, faceva pipì sul balcone suscitando le ire del malcapitato che abitava al piano di sotto. Questa era la soluzione adottata dal cane visto che Gianmarco era troppo pigro per portarlo a fare il bisognino e sua moglie rifiutava di occuparsi di queste cose.
Il prete dichiarò conclusa la cerimonia.
I quattro uomini in nero a gran fatica issarono in spalla la bara e si diressero verso l’uscita. A passo incerto lentamente scesero
metterei lentamente qui le scale della chiesa, più volte si fermarono a riprendere fiato, tra i commenti ironici della gente.
-Ma guarda, questi poveracci, non vorrei essere al posto loro!-
-Non li invidio proprio, secondo me all’auto non ci arrivano…-
Il signore con la barba fece appena in tempo a pronunciare questa frase che uno dei quattro muscolosi uomini perse l’equilibrio e scivolò lunga la scalinata lasciando senza sostegno un angolo del feretro. Tutto successe in un attimo. I tre uomini non ressero il peso e a loro volta rovinarono al suolo con tutta la bara. Uno rimase con la gamba schiacciata sotto il pesante sarcofago di legno e urlava per il dolore. La confusione fu totale. La gente iniziò a sparpagliarsi, qualcuno col cellulare chiese l’intervento dell’ambulanza, un altro si affrettò a
d informare il prete e un drappello di persone soccorse la moglie in preda a
d uno svenimento.
Ma che avete fatto -urlava il sig. B. -
Mi avete fatto cadere! Imbecilli, cretini, incapaci… sbraitava con tutto il fiato che aveva in gola.
Poi sentì come uno strattone tremendo, un tonfo sordo e un dolore lancinante al fondo schiena.
ECCO, IO LO FINIREI QUI, PER MANTENERE L'ATMOSFERA ONIRICA... Aprì improvvisamente gli occhi. Sua moglie lo scrutava dall’alto, con la sua minuta figura scura stagliata nella luce fioca della stanza.
-Ma perché ti agiti! Non vedi che sei scivolato dal letto! Perché urli a
in? questa maniera!- Lo rimproverò la donna.
-Loro, è tutta colpa loro, mi hanno lasciato, mi hanno fatto cadere!
-Ma loro chi? Che stai farneticando? Dammi una mano che ti aiuto!-
L’uomo frastornato allungò una mano, la donna con un enorme sforzo riuscì a fargli sollevare il busto.
Il sig. B si stropicciò gli occhi, seduto sul pavimento, iniziò a guardarsi intorno e a prendere cognizione dell’accaduto.
Sospirò, si rese conto che era stato solo un brutto incubo ma forse chissà, per lui la realtà poteva anche essere peggio.