Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

Quello che non vuoi vedere-Cettina Barbera

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Lily White
view post Posted on 26/3/2013, 22:49




Ciao Cetty.
Come sempre molto brava, scrivi bene e mi piace il tuo stile. Sai dare benissimo vita alle tue immagini...
In questo testo ho voluto cercare una specie di interpretazione...non so se sia giusta, se ci sia, o se tu voglia che sia data...
A mio parere è come se la protagonista avesse un grande dolore che si porta dentro e cercasse in qualche modo di esternarlo agli altri, che invece non se ne accorgono e non fanno nulla per aiutarla.
 
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view post Posted on 27/3/2013, 12:21
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Ciao Cettina.
Mentre leggevo, pensavo: cavolo come ha reso bene la descrizione di un incubo. Sembra che ci stia raccontando proprio ciò che ha sognato stanotte!
Direi che hai centrato in pieno il must del concorso. Sull'aspetto grammaticale neanche esprimo un giudizio :D (in realtà, io avrei anticipato un punto e virgola che hai messo nella frase dopo ahahah :wub: )...
La trama è semplice e condotta magistralmente in un climax ascens perfetto. L'argomento che tocchi è nelle mie corde: l'indifferenza di chi è convinto di preoccuparsi di tutto e invece ha i problemi davanti agli occhi e non li vede (o fa finta?...).
Insomma, un altro racconto da lode! Mi sa che l'11 aprile avremo serie difficoltà a scegliere tre racconti :o:

@gioberta
Mi hai pietrificato più del racconto :(
Un bacio da parte di tutto il forum a lei e a tutti i bambini prematuramente scomparsi.
 
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Davide Schito
view post Posted on 27/3/2013, 16:52




Ciao Cetty, davvero angosciante questo incubo! Il racconto è scritto molto bene, come tutti i tuoi. Diciamo che sono rimasto un po' deluso perchè mi aspettavo un finale diverso, magari più articolato, tipo un richiamo alla realtà o comunque l'inserimento del sogno all'interno di un contesto...invece è proprio il racconto del sogno nudo e crudo. Ecco, se proprio devo trovare qualcosa...
 
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view post Posted on 27/3/2013, 17:06
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Da stamattina non penso che a questo racconto... Tra te e gioberta col suo commento... :(

www.youtube.com/watch?v=MVm9tW3jrbo&feature=youtu.be
 
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JosephineMarch
view post Posted on 28/3/2013, 15:18




Un vero incubo! Descritto magistralmente tanto da sembrare il sogno tetro del lettore stesso; riga dopo riga, nero su bianco, urla silenziosa l'indifferenza disturbando il sonno. La padronanza di linguaggio rende l'intera struttura del racconto solida e credibile.
Attraverso l'utilizzo sapiente delle metafore descrittive si giunge all'allerta dei sensi, sino a percepire odori, colori e suoni dell'ambiente, come palpabili e reali: L'esatta percezione di un incubo da parte di un ignaro sognatore.
Il mio "applauso virtuale" a questa splendida riprova di stile e capacità letteraria. Complimenti!
 
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slayercetty
view post Posted on 29/3/2013, 01:54




QUOTE (francescadelogu77 @ 25/3/2013, 16:19) 
Carl Jung diceva che tutti abbiamo un'ombra nera che ci segue, che diviene sempre più grande finchè non ne integriamo i contenuti nella coscienza.
Molti pensano che quel che "fa paura" sia sempre qualcosa di terrificante, osceno, ributtante. Più spesso, andando oltre il velo del terribile, si scopre dolcezza, armonia, unità. Ma è vero anche il contrario.
In ogni caso, interne o esterne che siano, qualunque cosa esprimano, certe immagini hanno il potere, reversibile, di terrorizzarci.
Quel genere di terrore, tipico del mondo onirico, è qui condensato benissimo, tutto racchiuso nella scena che tu descrivi.
Complimenti :)

Francesca :) , grazie di cuore, mi fa molto felice un tuo parere positivo sulla mia storia... :wub: :wub: :wub:

QUOTE (missDFP @ 26/3/2013, 16:36) 
Ciao,

ho proprio i brividi.
La tua storia è scritta bene, è il tema trattato che mi fa rabbrividire.

Comunque, bella.

In bocca al lupo!

D.

Grazie :P

QUOTE (Lupoalfa @ 26/3/2013, 18:01) 
Il tuo racconto è una rappresentazione molto efficace di un incubo. La gente che non capisce, o finge di non capire, è descritta in modo magistrale e non avevo dubbi, sapendo come scrivi.
Se posso muovere un appunto al racconto è che l'ho trovato un po' ripetitivo, anche se devo riconoscere che c'è un crescendo di drammaticità.
Comunque un'ottima prova (come sempre).

Grazie Lupo :wub:
La ripetitività è voluta, sai come sono i sogni a volte... :rolleyes:

QUOTE (Lily White @ 26/3/2013, 22:49) 
Ciao Cetty.
Come sempre molto brava, scrivi bene e mi piace il tuo stile. Sai dare benissimo vita alle tue immagini...
In questo testo ho voluto cercare una specie di interpretazione...non so se sia giusta, se ci sia, o se tu voglia che sia data...
A mio parere è come se la protagonista avesse un grande dolore che si porta dentro e cercasse in qualche modo di esternarlo agli altri, che invece non se ne accorgono e non fanno nulla per aiutarla.

Bella interpretazione Lily, molto aderente :) !!!

Grazie per i complimenti... :wub:

QUOTE (vivonic @ 27/3/2013, 12:21) 
Ciao Cettina.
Mentre leggevo, pensavo: cavolo come ha reso bene la descrizione di un incubo. Sembra che ci stia raccontando proprio ciò che ha sognato stanotte!
Direi che hai centrato in pieno il must del concorso. Sull'aspetto grammaticale neanche esprimo un giudizio :D (in realtà, io avrei anticipato un punto e virgola che hai messo nella frase dopo ahahah :wub: )...
La trama è semplice e condotta magistralmente in un climax ascens perfetto. L'argomento che tocchi è nelle mie corde: l'indifferenza di chi è convinto di preoccuparsi di tutto e invece ha i problemi davanti agli occhi e non li vede (o fa finta?...).
Insomma, un altro racconto da lode! Mi sa che l'11 aprile avremo serie difficoltà a scegliere tre racconti :o:

@gioberta
Mi hai pietrificato più del racconto :(
Un bacio da parte di tutto il forum a lei e a tutti i bambini prematuramente scomparsi.

vivonic :)
Sono davvero felice che la storia ti sia piaciuta così tanto, un tuo commento positivo significa molto per me...

Ho ascoltato la canzone che hai linkato...
Mi hai fatto piangere :cry: ...
Bellissima davvero, ti faccio i miei più sinceri complimenti. ;)
:wub: :wub: :wub:

QUOTE (Davide Schito @ 27/3/2013, 16:52) 
Ciao Cetty, davvero angosciante questo incubo! Il racconto è scritto molto bene, come tutti i tuoi. Diciamo che sono rimasto un po' deluso perchè mi aspettavo un finale diverso, magari più articolato, tipo un richiamo alla realtà o comunque l'inserimento del sogno all'interno di un contesto...invece è proprio il racconto del sogno nudo e crudo. Ecco, se proprio devo trovare qualcosa...

Capisco quello che intendi, ma volevo che il riferimento alla realtà rimanesse tra le righe e che il racconto fosse proprio la cronaca di un incubo...

Sono contenta che la mia scrittura ti piaccia :) .

QUOTE (JosephineMarch @ 28/3/2013, 15:18) 
Un vero incubo! Descritto magistralmente tanto da sembrare il sogno tetro del lettore stesso; riga dopo riga, nero su bianco, urla silenziosa l'indifferenza disturbando il sonno. La padronanza di linguaggio rende l'intera struttura del racconto solida e credibile.
Attraverso l'utilizzo sapiente delle metafore descrittive si giunge all'allerta dei sensi, sino a percepire odori, colori e suoni dell'ambiente, come palpabili e reali: L'esatta percezione di un incubo da parte di un ignaro sognatore.
Il mio "applauso virtuale" a questa splendida riprova di stile e capacità letteraria. Complimenti!

Wow che bel commento Jo, grazie mille! :cry: :wub: :)
 
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bluninja636
view post Posted on 29/3/2013, 09:39




Tra sogno e incubo, tutto condito dalla strana sensazione del ritorno a casa dopo molto tempo :)
Trasmetti il senso d'angoscia e d'impotenza tipico del sogno che si trasforma in qualcosa di quasi reale e tremendo.
Brava Cetty, ho apprezzato il tuo lavoro, ben scritto e con le pause giuste per creare quello stato d'irrequietezza proprio del regno onirico.
In bocca al lupo e complimenti.
 
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view post Posted on 2/4/2013, 22:13
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Un a capo ad ogni punto fermo e una marea di salti di riga: orribile (come forma). Sulla sostanza non ho rilievi da fare, l'indifferenza è proprio la cosa più orribile che sia. Però è la forma che dà sostanza alla sostanza. Non credi?
A mio prere dovresti rendere un po' meno mi-centrica l'esposizione. Due soli esempi per rendere l'idea:
- La lingua grigia della strada si srotola monotona davanti a me.
- mi rendo conto che la strada su cui mi trovo
OK, l'abbiamo capito che racconti dal punto d vista 'tuo'. Non sottolinearlo ogni momento.
 
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francesca vernazza
view post Posted on 4/4/2013, 08:41




Ciao il tuo racconto mi è piaciuto molto. :D
Secondo me è scritto molto bene, è scorrevole e nonostante è abbastanza lungo si legge velocemente, e il lettore lo legge tutto d'un fiato fino alla fine. :D
La storia a mio avviso è molto originale. :D
Complimenti!!!!! :) e in bocca al lupo per il concorso!!!!! :)
 
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¤Ombra Bianca¤
view post Posted on 5/4/2013, 09:03




Belle immagini le tue, molto ad effetto e che colpiscono il lettore: una poesia in prosa ;)
Bravissima regina dei pancakes!!!
Peccato per la lunghezza del racconto, mi sarebbe piaciuto vederlo continuare! I miei complimenti e in bocca al lupo, a presto!!!
 
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slayercetty
view post Posted on 6/4/2013, 21:23




QUOTE (bluninja636 @ 29/3/2013, 10:39) 
Tra sogno e incubo, tutto condito dalla strana sensazione del ritorno a casa dopo molto tempo :)
Trasmetti il senso d'angoscia e d'impotenza tipico del sogno che si trasforma in qualcosa di quasi reale e tremendo.
Brava Cetty, ho apprezzato il tuo lavoro, ben scritto e con le pause giuste per creare quello stato d'irrequietezza proprio del regno onirico.
In bocca al lupo e complimenti.

Grazie Blu, mi fa molto felice il tuo apprezzamento. :P

QUOTE (francesca vernazza @ 4/4/2013, 09:41) 
Ciao il tuo racconto mi è piaciuto molto. :D
Secondo me è scritto molto bene, è scorrevole e nonostante è abbastanza lungo si legge velocemente, e il lettore lo legge tutto d'un fiato fino alla fine. :D
La storia a mio avviso è molto originale. :D
Complimenti!!!!! :) e in bocca al lupo per il concorso!!!!! :)

Grazie :wub:

QUOTE (¤Ombra Bianca¤ @ 5/4/2013, 10:03) 
Belle immagini le tue, molto ad effetto e che colpiscono il lettore: una poesia in prosa ;)
Bravissima regina dei pancakes!!!
Peccato per la lunghezza del racconto, mi sarebbe piaciuto vederlo continuare! I miei complimenti e in bocca al lupo, a presto!!!

Grazie mille :) Sultana dei Marshmallows :P , sono contenta che il mio racconto ti sia piaciuto! :wub: :wub: :wub:
 
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slayercetty
view post Posted on 6/4/2013, 21:45




QUOTE (mezzomatto @ 2/4/2013, 23:13) 
Un a capo ad ogni punto fermo e una marea di salti di riga: orribile (come forma). Sulla sostanza non ho rilievi da fare, l'indifferenza è proprio la cosa più orribile che sia. Però è la forma che dà sostanza alla sostanza. Non credi?
A mio prere dovresti rendere un po' meno mi-centrica l'esposizione. Due soli esempi per rendere l'idea:
- La lingua grigia della strada si srotola monotona davanti a me.
- mi rendo conto che la strada su cui mi trovo
OK, l'abbiamo capito che racconti dal punto d vista 'tuo'. Non sottolinearlo ogni momento.

Sono d'accordo sul fatto che la forma dia sostanza alla sostanza, ma la forma che ho scelto per questo racconto a mio avviso lo fa.

Il messaggio della storia è arrivato forte e chiaro a tutti, mi pare.

Dire che la forma che ho usato è orribile, mi sembra un tantino "forte" come commento (un racconto può anche non piacere, ma usare la parola "orribile" va un po' oltre...).
Da uno che sperimenta con gli stili come te, non mi aspettavo una chiusura tale.

Per quanto riguarda la scelta di un'esposizione in prima persona, non so proprio cosa intendi per "meno mi-centrica".
Quando ci capita qualcosa e la raccontiamo tendiamo a usare pronomi e verbi che si riferiscono a noi, non credi?
Certo avrei potuto far saltare un paio di pronomi qua e là, ma secondo me il racconto non ne avrebbe tratto alcun giovamento, sarebbe risultato, anzi, meno verosimile.
Inoltre credo che l'io narrante sarebbe risultato meno "umano" e la narrazione di conseguenza sarebbe divenuta troppo asettica.
Tra l'altro sono pochissimi i riferimenti diretti al soggetto che avrei potuto eliminare, a meno di non voler lasciare molte frasi incomplete, generiche o stravolte nel senso.


In ogni caso, grazie per aver dedicato il tuo tempo alla lettura del mio racconto.
 
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view post Posted on 7/4/2013, 16:29
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QUOTE (slayercetty @ 6/4/2013, 22:45) 
Dire che la forma che ho usato è orribile, mi sembra un tantino "forte" come commento (un racconto può anche non piacere, ma usare la parola "orribile" va un po' oltre...).
...
Per quanto riguarda la scelta di un'esposizione in prima persona, non so proprio cosa intendi per "meno mi-centrica".

mi dispiace di aver usato l'aggettivo 'orribile'. A me tutti quegli a capo e salti di riga hanno fatto l'effetto di macchie d'inchiostro su uno scritto in bella calligrafia.

Il mi centrico significa solo che ritengo ridondanti i 'davanti a me' e 'su cui mi trovo' e altri che non ho citato. Tutto qui.
 
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slayercetty
view post Posted on 15/4/2013, 22:27




QUOTE (mezzomatto @ 7/4/2013, 17:29) 
QUOTE (slayercetty @ 6/4/2013, 22:45) 
Dire che la forma che ho usato è orribile, mi sembra un tantino "forte" come commento (un racconto può anche non piacere, ma usare la parola "orribile" va un po' oltre...).
...
Per quanto riguarda la scelta di un'esposizione in prima persona, non so proprio cosa intendi per "meno mi-centrica".

mi dispiace di aver usato l'aggettivo 'orribile'. A me tutti quegli a capo e salti di riga hanno fatto l'effetto di macchie d'inchiostro su uno scritto in bella calligrafia.

Il mi centrico significa solo che ritengo ridondanti i 'davanti a me' e 'su cui mi trovo' e altri che non ho citato. Tutto qui.

Capisco il tuo punto di vista.
I gusti sono gusti, non si discute. ;)

A posto così, allora. :)
 
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view post Posted on 26/4/2013, 14:27
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Fabrizia

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Mi ritrovo in mezzo a una strada.
È anonima e vuota.
Avverto un peso sul petto del quale non mi spiego la ragione.
Mi sento divisa in due, il mio corpo si muove lentamente, la mia anima lo precede, accelera, guarda in avanti.
Alzo gli occhi: nel cielo vari colori combattono per il predominio e finiscono con il collidere per poi fondersi in un orizzonte perlaceo, dai riflessi rosati e i contorni d’oro.
Posso sentire un sorriso sulle mie labbra.
La lingua grigia della strada si srotola monotona davanti a me. Non potrebbe essere più lontana da quel cielo.
Continuo a camminare, stranita.
Questo luogo mi è familiare ed estraneo insieme; guardo le abitazioni e le auto addormentate ai bordi del marciapiede.
Sono a casa e sono anche da un’altra parte.

Il sole nascente esplode in una pioggia di raggi bianchi che mi fa stringere gli occhi.
Quando torno a vedere, il cielo è azzurro e c’è gente per la strada.
Qualcuno mi tira per la manica della giacca; una giacca che non indosso da almeno dieci anni.
È un’amica d’infanzia con cui non parlo da altrettanto tempo.
Mi sorride, inconsapevole.
Mi allontano in fretta.

Mentre cammino, mi rendo conto che la strada su cui mi trovo va avanti all’infinito, sempre uguale.
Non una curva, non una traversa laterale. Mi sembra di camminare da ore, ma sono sempre ferma nello stesso punto.
Il cielo ora è una distesa tersa d’indaco intenso, solcato da candide nuvole sfilacciate; il sole è scomparso.
Davanti a me, le solite case e le solite auto.
Mi concentro sui dettagli: sento un vociare indistinto di bambini e osservo donne che si attardano davanti alle porte – le braccia cariche di buste della spesa – mentre si scambiano sorrisi tirati e ovvietà incolori.

All’improvviso qualcosa cambia, un suono sovrasta la sonnolenta routine di rumori che mi circonda.
Corro verso quel suono.
Lo riconosco senza fatica: è un vagito.
Passo davanti a una piccola folla, registro distrattamente volti variabilmente noti.
Sono persone del mio passato e del mio presente, gente che conosco o conoscevo bene e gente con la quale non ho mai scambiato più di due parole in tutta la mia vita.
Sembrano felici, parlano fitto fitto del tempo, delle bollette e di altre banalità, con fare complice e aria solenne.
Sono tutti rivolti verso la fonte di quel pianto acuto, ma sorridono.
Sgrano gli occhi.
Perché sorridono?
Non vedono quello che vedo io?
Mi avvicino titubante e supero il capannello di teste che annuiscono e mani che gesticolano con leggiadria.
Non posso credere a quello che vedo.
Il cuore mi batte dolorosamente nel petto.

In mezzo alla strada, a pochi passi da me e dalla gente alle mie spalle, c’è una giovane donna che non conosco, i suoi occhi mi scrutano da dietro una cortina nera di lunghi capelli unti; una luce folle danza sulle sue iridi cupe.
C’è sangue sul suo viso smunto e lacrime scure le scavano le guance pallide.
Le sue labbra, screpolate e ceree, sono contorte in un sorriso isterico.
Indossa una camicia da notte di seta, vecchio stile, di un bianco abbacinante, reso ancora più scintillante dalle grandi macchie scarlatte che lo costellano.
C’è sangue anche sulle sue gambe e sui suoi piedi nudi e sporchi.
Stringe qualcosa al petto, come per proteggerlo.
È quel qualcosa che sta emettendo il vagito.

Scuoto il capo, incredula e spaventata. Indietreggio.
Il mio corpo, scosso da violenti tremiti, si muove in modi che non posso controllare.
«Non lo vedete?» sussurro alla gente che ora mi si è fatta intorno.
Mi restituiscono sorrisi sereni in risposta.
«Non lo vedete!» Ora sto gridando.
La mia voce sbatte contro l’asfalto e le pareti delle case in un’eco oltraggiata e sconvolta.
La donna continua a sorridere pazzamente, mentre mostra il fagottino ai presenti.
«Non è un amore?» chiede retorica la mia vicina di casa.
«Assolutamente» risponde il postino, annuendo con energia.
«Che c’è? Che ti prende?» mi chiede l’ombra della mia amica perduta, sorridendo anche lei.
Solo sorrisi morti e occhi ciechi intorno a me.
Non vedono! Non vedono!
La mia mente continua a urlare, mentre cerco di distogliere lo sguardo.

Sto sognando.
Forse sto sognando!
Voglio illudermi almeno di questo, perché quello che vedo, quello che nessun altro sembra vedere, non può essere reale.
I miei occhi sono incollati alla terrificante scena di Natività.
La donna muove qualche passo verso di me.
«Non è bellissima?» chiede, sorridendo e piangendo contemporaneamente.
La piccola muove la manina per catturare una delle luride ciocche corvine della madre.
A giudicare dalle dimensioni non può avere più di cinque mesi.
Il suo corpicino è paffutello come quello di un angelo di Botticelli e gonfio e putrido come quello di un cadavere.
La pelle livida e lucida, brilla di agghiaccianti sfumature bluastre, le piccole mani viola schiaffeggiano giocosamente l’aria.
I piedini nerastri scalciano verso di me.
Sul suo piccolo addome posso vedere i filamenti color ruggine degli inserti muscolari, laddove la pelle è divelta, stracciata, come un vecchio lenzuolo rosa, macchiato di polvere grigia.

Se chiudo gli occhi, sento i gridolini gioiosi di una neonata normale, sana, felice.
Ma quando li riapro quello che vedo mi lascia impietrita e mi conduce alle soglie della follia.
Se avesse occhi starebbe guardando proprio me, ma nel suo teschio nudo e candido ci sono solo vuote cavità nere più della notte.
Apre e chiude la piccola mascella, emettendo trilli e facendo bollicine, ma anche la sua bocca non è che un piccolo cerchio di buio.

La gente continua a sorridere mentre parla del tempo: la bimba né viva, né morta, ormai dimenticata in favore delle faccende di tutti i giorni.
Qualcuno rivolge ancora qualche sguardo alla madre, con gli occhi pieni di tenerezza.
«Morta…» farfuglio, mentre copiose lacrime mi scendono giù per il viso.
«È morta! Non vedete?»
Molti sembrano accorgersi di me solo ora, si girano lentamente a guardarmi.
«Ma che cosa dici?»

«Tutto a posto, cara? Hai un aspetto terribile…»

«Perché piangi?»

Alzo le braccia al cielo, ora nero come le orbite che mi fissano dal piccolo teschio. «Non vedete? Non vedete! È morta. MORTA!»
La madre culla più forte la sua piccola, come per proteggerla dalle mie grida.
Gocce di sangue cadono dal suo corpo e da quello della neonata, disegnando sorrisi macabri sull’asfalto tetro.

«Non vedete che hanno bisogno di aiuto? Non vedete!» urlo, girando su me stessa in cerca di occhi spaventati come i miei, ma vedo solo sorrisi e sento solo frasi di circostanza.
La gente smette di curarsi di me e torna ancora una volta a complimentarsi per la piccola meraviglia.
La madre si accascia per terra, continuando a cullarla; sotto di lei, un lago di sangue, sulle sue labbra lo stesso sorriso raggiante di prima.
Cado al suolo anche io: «Non vedete… non vedete…» Sto boccheggiando.
Fra le spire della mia vista annebbiata vedo ancora soltanto nivei sorrisi.
Rivolgo gli occhi verso il cielo torbido: nuvole nere, disfatte, deformi mi scrutano dall’alto, impietosite.
«Non volete vedere…» mormoro.

Piove.
 
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