| Rosalba Inizia a spuntare l’alba di un soleggiato mattino dei primi giorni di Giugno. In una modesta villetta di una città marinara è nata da qualche ora una graziosa bimba. L'Ostetrica, chiamata per compiere la sua preziosa opera, e portare a buon fine il lieto evento, è già andata via. Nella camera matrimoniale la mamma è tranquilla e accarezza la sua piccola creatura che muove le gambette e le manine, ma ha gli occhi chiusi. Il papà, ha scostato le tendine della finestra, e guarda quasi rapito quella stupenda alba che tinteggia di un rosso vivo l’orizzonte. Il sole rifulge i suoi primi raggi sul mare, provocando luminosi giochi di luce. Guardando in alto lassù verso l’infinito, le viene spontaneamente un atto di ringraziamento per quell’evento stupendo avvenuto poco fa. Un sogno cullato per diversi anni da lui e sua moglie Un sogno finalmenet avveratosi! Una creatura, una figlia, venuta a rallegrare la loro casa. Erano cinque anni che lui e sua moglie Lucia si erano sposati. Amavono tanto i bambini e desideravano averne più di uno. Purtroppo questa gioia per loro tardava ad arrivare. Si volta verso sua moglie che riposa, avendo appoggiata sul petto la sua creatura: sorride compiaciuto. Istintivamente poi il suo sguardo si abbassa verso terra e così può ammirare il bel giardino che egli accudisce con amore: tanti ortaggi e varietà di piante di fiori. Le più belle sono le rose rosse, con i loro petali aperti al sole nascente che sembra quasi accarezzarle. Improvvisa un’intuizione le penetra nella mente. L’alba stupenda! Le rose rosse! Sì volta verso la sua bimba, le si avvicina sorridente, l’accarezza. Poi, rivolto alla moglie, le sussurra: << Sai Lucia, ho trovato il nome che daremo alla nostra bambina >>. Essa risponde: << Davvero Alberto!>> .<< Sì proprio così >> accenna lui. << Ancora non c’eravamo trovati d’accordo quale nome imporle. Il nome che mi è venuto in mente adesso, mi sembra appropriato e rispecchia anche la bella mattinata che la provvidenza ci ha donato. E’ un’alba stupenda! Sotto di noi, nel nostro giardino, le belle rose rosse aprono i loro petali al nuovo giorno. Rose e alba. La chiameremo << Rosalba .<< Sì piace anche a me! >> sorride la moglie. << Al fonte battesimale la chiameremo col nome che hai scelto tu << Rosalba >> . E questo fu il nome, non troppo comune, che venne imposto alla bambina. Rosalba crebbe in una famiglia di medie condizioni sociali, dove però regnava l’armonia e la concordia. L’unico neo, se così possiamo dire, nella famiglia, era la sorella del papà rimasta zitella. Avendo avuto qualche delusione sentimentale, in gioventù, aveva maturato un carattere riservato, introverso, volubile. A lei i genitori pensarono di lascialere in custodia, fin dai primi mesi, la bambina. Fu uno sbaglio, di cui i genitori non valutarono le conseguenze. Rosalba, come tutti i piccoli, avendo bisogno d’affetto e amorevolezza; trovò nella zia una donna poco tenera, severa e distaccata.
Aveva anche studiato, senza però riuscire a diplomarsi. All’età di tre anni Rosalba doveva andare all’asilo, ma avendo quasi una maestra in casa i genitori pensarono: << Perché non approfittarne? >>. Ancora una volta però essi non ponderarono bene questa scelta. L’insegnamento di zia Carlotta (questo è il suo nome), autoritario e pretenzioso, non fece che peggiorare lo stato d’animo della bimba. Finalmente i genitori capirono, dall’indole chiusa, stizzosa, poco amorevole, che andava maturando Rosalba il loro sbaglio. Decisero così di mandarla all’asilo tenuto dalle suore. Il vecchio asilo, costruito ai margini della cittadina, era una costruzione un po’ fatiscente che avrebbe avuto bisogno di un buon rinnovamento. Le suore che lo gestivano facevano quello che potevano per accudire i piccoli loro affidati. Si servivano per l’assistenza, e un po’ d’insegnamento, di maestre esterne, quasi tutte già in pensione. L’impatto con l’asilo trovò Rosalba impreparata in un ambiente in cui lei non aveva vissuto. All’asilo si gioca, ci si rincorre, si scherza, si studia, con metodologia e logica. Cose tutte che Rosalba, con la severa zia, non aveva potuto fare. Il disagio della bimba fu subito evidente alle maestre e alle suore. La decisione dei genitori allora fu questa: avrebbe pensato all’educazione della bimba la mamma, che si sarebbe licenziata dal lavoro di cameriera di sala in un albergo. Le cure materne della mamma addolcirono un pò il carattere di Rosalba ma non quanto si aspettavono i genitori . Il tempo passa. Rosalba compie sei anni. Si è fatta una bella bimba: faccia rotonda e rosea; occhi celesti, capelli biondi raccolti in due lunghe trecce. Deve iniziare la prima elementare. Si prepara a quest’importante avvenimento della sua vita con poco entusiasmo. La mamma e il papà fanno il possibile per incoraggiarla, sostenerla, spronarla; ma i loro sforzi non sembrano trovare molta rispondenza nella figlia. Le maestre si accorgono, fin dai primi giorni di scuola, che la bimba ha qualche problema di adattamento: solitaria, poco socievole, non scherza e non ride con le altre bambine. Non servono le buone maniere e gli atteggiamenti benevoli delle maestre. Alla fine dell’anno vengono convocati i genitori e si dice loro che la bambina non è in grado di affrontare la seconda elementare: quindi dovrà ripetere la prima. Rosalba vorrebbe lasciare la scuola ma i genitori con le buone maniere, perché con le cattive non otterrebbero nulla, riescono a farle frequentare la scuola, ripetendo la prima elementare. Con molta pazienza e fatica, sia da parte dei genitori, che degli insegnanti, Rosalba riesce ad arrivare fino alla terza elementare. A questo punto della scuola, per gli allievi, vi è un piccola prova di esame, per una valutazione sulla loro applicazione e profitto. Il giudizio su Rosalba non è positivo: sia per quanto riguarda l’apprendimento scolastico; sia per quanto concerne il comportamento e la condotta. Prevale però una certa indulgenza e comprensione per questa bimba ben sviluppata, la più alta di tutte, e dalle belle fattezze, ma ancora immatura intelletivamente e psicologicamente. Sarà accompagnata fino alla quinta elementare, dove dovrà sostenere un esame più serio, per poter frequentare poi la scuola media. Ma se i risultati scolastici e gli atteggiamenti esteriori non cambieranno, Rosalba sarà sicuramente bocciata e dovrà ripetere ancora l’anno. I genitori sono preoccupati e si prodigano perché questo doloroso evento non avvenga.
Questa bambina, tanto aspettata, tanto desiderata, sognata anche; fino adesso purtroppo non aveva dato tante gioe ai genitori. Essi si facevono vicendevolmente coraggio. Maturerà, si svilupperà. La sua intelligenza, i suoi sentimenti che non sembravano riottosi, si apriranno all’amore verso la vita, alla ricerca di qualche ideale, alla riconoscenza e all’amore verso i genitori. Un giorno un’idea penetrò nella mente del padre che subito confidò alla moglie. << Perché non mandarla a ripetizione dal maestro Cordero Dario? Oramai in pensione, ma rinomato nella cittadina per il suo insegnamento serio e qualificato; per il suo equilibrio e la sua comprensione verso gli allievi? >>. Così si decide, e il pomeriggio, dopo la scuola, Rosalba andrà a ripetizione da questo ottimo maestro. Nei primi tempi la bimba non cambia il suo contegno e il suo solito modo di comportarsi. Il maestro però ha capito il carattere della piccola, i problemi che si porta dietro fin dalla più tenera età, le difficoltà in cui si dibatte; lo sviluppo della sua fanciullezza. E’ chiusa in se stessa come un riccio, non è però una bimba capricciosa e bizzarra come molti credono, ma è intelligente e intuitiva. Tra maestro ed alunna comincia così un colloquio spontaneo, sereno, amichevole. La bimba apre il cuore e la mente a questo vecchio insegnante; buono, comprensivo, sorridente e paterno. Ed è per le maestre, e per la famiglia stessa, quasi un’incredulità, i progressi scolastici di Rosalba, anche se il suo carattere e il suo comportamento non sono cambiati. Siamo arrivati quasi alla fine della quinta elementare. Rosalba si sta preparando agli esami, aiutata dal suo maestro. E’ una sera di fine Maggio, sereno, limpido, primaverile. Rosalba se ne sta per tornare a casa, dopo la consueta ripetizione, il maestro la ferma: << Rosalba prendi questo libro di novelle, leggine alcune che ti ho segnato, ti serviranno per l’esame. Una in particolare devi leggere, ne ricaverai dei buoni insegnamenti, e la protagonista si chiama proprio come te: << Rosalba! >>. La bimba prende il libro si dirige verso il mare; il sole non è tramontato e i suoi raggi sono ancora lucenti e tiepidi. Poca gente cammina sulla spiaggia. Si siede sull’arena, vicino all’acqua, si gira da una parte e inizia a leggere la novella che assieme a lei leggeremo anche noi. Il suo titolo è: « IL sorriso di Rosalba ».
Rosalba cammina in fretta per la strada polverosa diretta alla meta e alla missione che la mamma le ha affidato. Nella sua mente risuonano ancora le ultime raccomandazioni della mamma: << Sorridi sempre, sorridi a tutti, non ti fermare a parlare con nessuno; da nessuno accetta inviti >>. Lungo il suo cammino, per adesso lei ha fatto sempre così. Ha sorriso, ha salutato tutti e tutti hanno risposto al suo sorriso e al suo saluto. Rosalba, con un po’ di compiacimento, pensa che la gente sorrida a quella bambina di 11 anni perché è semplice e anche graziosa. Ha un bel vestitino rosa tutto fiorito; i capelli biondi lunghi e ondulati che le ricadono giù lungo il dorso coprendogli l’esile schiena; due occhi limpidi colore rubino. Le mancano solo le scarpette ai piedi: non le ha mai avute nel corso della sua vita. La sua cara mamma gliele ha sempre promesse, ma purtroppo la promessa non l’ha mai potuta mantenere per mancanza danaro. D’inverno, con il freddo e il fango, un paio di ruvidi zoccoli. D’estate i piedini camminano e corrono sulla nuda terra. Da quando suo papà, tre anni fa, si è allontanato da casa per andare a lavorare nel regno del Re Feliciano, per costruire una nuova reggia, lei, sua mamma ammalata, e il fratellino di sei anni, hanno vissuto quasi di elemosina. Adesso è diretta proprio in qual grande reame alla ricerca del suo papà. Dopo giorni di cammino, finalmente arriva alle porte di questo dominio. Entra dalla porta principale. Subito ha una grande delusione e sconcerto. Lei sorride a tutti, come la mamma le ha raccomandato ma la gente che incontra è tutta seria, pensierosa, vestita di scuro. Non solo le persone che incrocia non le sorridono, ma tutti la guardano con fare minaccioso quasi offesi dal suo saluto e del suo sorriso. Cosa fare? Vede una bambina della sua età, anche lei vestita di scuro, il volto triste. Le si avvicina, le domanda come mai la gente è così seria ed austera. La bambina la tira da una parte e le dice che la gente è seria perché il Re Feliciano, signore di tutta Gardenia, è vittima di un filtro magico, somministrato dalla severa e altezzosa fata dagli occhi viola, sotto le cui spoglie si dice si nasconda una brutta strega. Dopo il filtro magico il Re è diventato triste e avvilito, mentre prima era sempre allegro e sorridente. Adesso è dominato dal potere di questa ambiziosa fata che lo costringe a fare quello che vuole. In questo momento, la fata cattiva, sta costruendo una lussuosa reggia dove lei andrà ad abitare. Vi lavorano tremila operai anch’essi sotto il suo dominio. Non ricevono stipendio e non possono allontanarsi.
L’incantesimo finirà solo quando il Re tornerà a sorridere. Finora sono venuti alla corte centinaia di buffoni e personaggi di ogni genere ma nessuno è riuscito a farlo sorridere. Rosalba ha ascoltato la storia con attenzione poi chiede alla bambina se può provare lei a far sorridere il Re. La bambina, che si chiama Luisella, scuote il capo. Poi la guarda e le dice che suo padre è un capo delle guardie: proverà a chiederlo a lui se il Re è disposto a riceverla. Due ore dopo Rosalba sale un po’ trepidante il lungo scalone che la porta davanti al Re. Arrivata alla sua presenza guarda il Re ancor giovane, ma vestito tutto di nero, gli occhi serissimi, le labbra chiuse, l’aspetto del volto grave e severo. Rosalba si sente a disagio di fronte ad un personaggio così. Ricorda la raccomandazione della mamma: << Sorridi sempre, sorridi a tutti! >>. Lei apre le sue labbra al più bel sorriso. Guarda intensamente il Re con i suoi begli occhi di un vivido azzurro, luminosi. Rimane per alcuni momenti ferma, in quella posizione, e con quella espressione. Il Re la guarda, la guarda; i suoi occhi rimangono fissi a osservare quel bel volto infantile irradiato da uno splendido sorriso che emana semplicità, purezza e gioia. Ad un tratto avviene il miracolo Le labbra del Re si allentano, si aprono, si allargano, i suoi occhi lentamente si addolciscono, il suo volto prende un aspetto sereno; sulle sue labbra compare un sorriso sempre più aperto, sempre più pieno. Un grido risuona in quella vasta sala: << Il Re sorride! il Re sorride! L’incantesimo è finito! >>. La notizia si diffonde subito in tutta la città. Tutti sorridono, tutti si abbracciano! Finalmente sono tornati liberi.
Contemporaneamente si ode un lungo sibilo su in cielo: tutti guardano. Una strega a cavallo della sua scopa vola via velocissima, allontanandosi dalla città. E’ la strega che aveva somministrato il filtro magico al Re, che si era trasformata nella altera e potente fata dagli occhi viola. Vola via sconfitta da una bambina dal sorriso limpido, dagli occhi dolci, dal cuore semplice e puro. Intanto il Re, felice e sorridente, si è tolto l’abito nero che incupiva di più la sua persona. Ha indossato il più bell’abito regale; ha fatto aprire tutte le finestre e la sala reale inondata di luce è tornata a risplendere più che mai. Il Re Feliciano fa chiamare la piccola Rosalba che l’aveva fatto sorridere e liberato dal filtro magico. L’abbraccia sorridente e le dice che non sa come ricompensarla: chieda qualunque tesoro e subito lui glielo concederà. Rosalba risponde che il tesoro più grande, il favore più bello che può concederle è quello di riabbracciare il suo papà che da tre anni lavora per costruire la reggia. Immediatamente il Re ordina che tutti gli operai che lavoravano per la strega malvagia vengano liberati e a tutti sia dato lo stipendio arretrato che si sono guadagnati. La costruzione della reggia non verrà interrotta; chi vuol rimanere a lavorare sarà remunerato adeguatamente. Lui non andrà ad abitare nella nuova reggia ma rimarrà lì dove si trova. La nuova reggia sarà a servizio del popolo per le feste e i divertimenti che si vorranno organizzare dopo anni di lutto e di tristezza. Il giorno stesso Rosalba può abbracciare il suo caro papà: hanno da raccontarsi tante cose, ma lo faranno lungo la strada del loro ritorno. Infatti, il papà dice a Rosalba che lui ritornerà alla loro casa. Con lo stipendio ricevuto comprerà della buona terra. Lavorerà questa, e vivrà felice con la famiglia. Attraversando la città la gente tutta festante, questa volta sorride, applaude, festeggia la piccola Rosalba. Stanno per uscire dalla porta principale quando il papà si ferma. Ha visto un negozio dove vendono scarpe ed invita Rosalba ad entrare, a scegliere le scarpette più belle. Rosalba ne sceglie un paio, non le più belle, ma dal colore rosa che si adattano bene al suo vestitino. E’ veramente felice e ringrazia il papà: finalmente anche lei ha un paio di scarpette. Si riprende il cammino verso casa. Rosalba non vede l’ora di riabbracciare la mamma e il fratellino. Ha compiuto la missione che le era stata affidata: ha riportato a casa suo papà. Ha vinto una grande battaglia senza usare armi ma con la forza del suo sereno e candido sorriso: il sorriso di Rosalba!
Man mano che Rosalba legge questa novella, i suoi sentimenti, più maturi interiormente, e la mente più aperta e serena, da quando frequenta il maestro Cordero; si inteneriscono, si commuovono. Quasi una grigia nube, che oscurava il suo cuore, dal percepire le luminose gioie della vita, si stesse piano piano dissolvendo. Si sente molto immedesimata nella figura della protagonista della novella appena letta. Nel suo animo e nel suo intelletto hanno fatto breccia le doti e i valori di questa bambina che porta il suo nome. In particolare: la semplicità, la serenità, il suo bel sorriso; i capelli biondi come i suoi; gli occhi celesti come aveva lei. Sorge dal suo intimo il desiderio, soppresso fin da piccola, di essere felice, di far felice gli altri: come il grano che dopo un arido inverno inizia il suo germoglio al tiepido calore della Primavera. Rosalba scioglie le sue trecce bionde. I capelli lunghi come aveva la protagonista, ricadono lungo il dorso. Si specchia nell’acqua azzurra del mare; gli sembra di assomigliare alla Rosalba della novella, quasi una sorella gemella. Ed ecco che spontaneamente le sue labbra si aprono ad un bel sorriso. Un sorriso aperto, schietto, sereno, che parte dall’intimo del suo animo, che esprime gioia viva, vera; finalmente trovata, vissuta, goduta. In poche ora tutto è cambiato dentro di lei. Dalla tristezza e insofferenza, dalla malinconia, che sempre l’accompagnava, alla letizia, al sorriso, al sapore di una vita nuova che gli si apre davanti fresca ed esuberante. Si alza in piedi, si dirige verso casa. Imitando la protagonista della novella sorride alla poca gente che passeggia sulla spiaggia, non essendo ancora iniziata in pieno la stagione balneare. Le persone rispondono con un cenno di capo o con un sorriso: qualcuno si volta per rivedere quella bella bambina cosi gentile! Tra le persone che incontra c’è anche qualche cittadino, che la conosce, e resta meravigliato di questo suo cambiamento. Arrivata nel suo piccolo borgo dove abita, la gente che è ancora fuori, sentendo che i passi sul selciato sono quelli di Rosalba, nessuno alza la testa per guardarla e salutarla. Il vecchio fabbro che sta martellando un ferro sull’incudine, ferma il suo movimento e con la mano alza il ferro per controllare se la forma che vuol darle è quella giusta. Vede con la coda dell’occhio Rosalba, con i capelli lunghi, che le sorride con i suoi denti bianchi, e gli occhi luminosi. Rimane così stupito che lascia la presa della pinza che tiene il ferro e per un miracolo il ferro non le cade su di un piede. Con voce strozzata urla :
<< Rosalba sorride! >>. In men che no si dica si aprono le finestre, e gridolini di sorpresa si sprecano per tutto il borgo. La famiglia di Rosalba sta cenando. Si sentono i suoi passi per le scale; la porta si apre ma nessuno si volta per salutarla tanto sanno che lei non risponderà al saluto. Il cuginitto di Rosalba, invitato quela sera a cena, mentre stà bevendo con il bicchiere vede Rosalba sorridente; rimane per alcuni istanti stupito, come incantato, poi anche lui grida forte: << Rosalba sorride! >>. I genitori si voltano, e la loro sorpresa, la loro meraviglia, è così grande che non riescono a proferire parola. Anche la zia (sicuramente la maggior colpevole, del triste stato in cui per anni ha vissuto la bambina), ha una smorfia indescrivibile delle labbra. Spalanca gli occhi come di fronte ad una visione inaspettata. Rosalba, sempre con il suo bel sorriso, passa prima a baciare il papà, poi la mamma, il fratellino, e infine la zia, che è la più sbigottita per questo avvenimento. La bimba va alla finestra, la apre. Oramai i raggi del sole non si vedono più, ma il cielo è ancora chiaro. Sotto di lei c’è il giardino fiorito, ci sono le belle rose rosse che mandano un leggero profumo. Si volta verso i genitori e sempre sorridendo con voce chiara dice loro: << Papà, mamma, quando sono nata c’era l’aurora, adesso è sera ed il sole è già tramontato; ma ci sono però come allora le rose rosse e domani ci sarà di nuovo l’alba e per voi e per tutti ci sarà ogni giorno il mio sorriso: il sorriso della vostra cara Rosalba! >>.
Edited by vanuccinilido - 21/3/2013, 09:23
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