| Credo di chiamarmi Billy e di essere un materasso. Non ricordo precisamente cosa sia accaduto prima, il mio ricordo più lontano risale a un Centro Commerciale. Ero in esposizione con un cartello «Billy - euro 600». Ero stremato sotto la luce abbagliante e calda dei riflettori e non ricordo da quanto tempo fossi lì. Ricordo solo il momento in cui, inaspettatamente, il mondo aveva ricominciato a sorridermi. Non l’avrei mai creduto, ero sfinito sotto il cellofan bollente che si appiccicava alla mia stoffa. Mi era sembrato di toccare il fondo e invece era proprio quello il momento in cui aveva avuto inizio la mia ripresa. Era arrivata lei, era dolce e profumata, mi aveva accarezzato con le sue mani morbide che odoravano di crema e aveva detto «lo prendo». Il cuore aveva cominciato a battermi all’impazzata, lei mi voleva, lei avrebbe dormito su di me. Ero stato trasportato nel suo appartamento, dove tutto profumava di lavanda, ero stato guarnito con lenzuola ricamate e ricoperto di un caldo piumone. Mi ero sentito un Re. Ricordo che la sera lei scivolava su di me con la sua camicia da notte di seta, la sua pelle liscia e il suo profumo di sapone. Sentivo l’odore dei suoi capelli morbidi e restavo privo di sonno ad assaporare ogni attimo della mia magnifica notte. Lei si stendeva al centro e mi abbracciava, sentivo il calore del suo corpo e la pelle liscia del suo volto che mi si assopiva addosso. Potevo percepire i suoi sogni, la sua felicità e la sua tristezza. A volte sentivo le sue lacrime calde e salate cadere su di me e restavo impotente a chiedermi cosa avrei potuto fare per mettere fine alla sua infelicità. Cosa le mancava? Che cosa potevo fare per aiutarla? Ricordo ancora che una sera un’amica le aveva consigliato di cambiare materasso per dormire più serenamente: «Hai mai provato il lattice?» le aveva detto. «Cambiare materasso??? Ma chi cavolo è questa stupida che s’intromette nel nostro ménage? Maledetta intrusa, vai a dormire sul tuo lattice e sparisci dalla nostra vita!» avevo pensato indignato. La mia donna, però, aveva sorriso e accarezzandomi aveva detto «No, la colpa non è del mio Billy, non lo cambierò mai. Sono ben altri i pensieri che mi divorano e il lattice non ha il potere di eliminarli! ». Ero il materasso più felice del mondo, mi sentivo formicolare tutto e sentivo di amarla davvero e soprattutto di essere corrisposto. Tutti i sogni però sono destinati a finire, è arrivata così questa terribile sera. Lei non è ancora rincasata e io sono alquanto in pena. Sono le 12,00 e di lei neanche l’ombra. Finalmente sento il rumore della chiave nella toppa … ma questo evento non mi dà il sollievo che immaginavo in quanto con lei c’è un uomo. Sono allegri, ridono, si raccontano della serata. Lui entra dritto in camera da letto e si fionda su di me a peso morto. È decisamente al di sopra di quello che si definisce peso forma, penso. «Non mi fai provare il tuo nuovo Billy?» le dice. Lei entra sorridente nella stanza con in mano una bottiglia di spumante e due calici. «Quanta fretta» risponde ammiccando. Gli si avvicina e si baciano. Non voglio vedere, non voglio sentire, bla, bla, bla, bla …. Voglio sparire, non voglio essere qui. Chi è questo tipo? Cosa vuole da lei? Si spogliano … il profumo di lei si confonde con l’odore acre del corpo di lui. Sento la pelle liscia di lei e il manto peloso e umido di lui. Vorrei urlare «Basta!» ma sono solo un materasso e non posso urlare. Come posso comportarmi per farli finire? Bastaaaaaaaaa Mi sveglio urlando «Basta!», sono agitatissimo. «Meno male, non sono un materasso», penso con sollievo toccandomi le braccia sudate e guardandomi intorno. Come ho potuto sognare di essere un materasso? Devo essere proprio esaurito! Eppure questo sogno, che avrebbe dovuto farmi sorridere, mi ha lasciato dentro un profondo turbamento e un grande desiderio di piangere. Mi alzo dal letto con l’intento di eliminare questa terribile inquietudine. Mi metto sotto la doccia e lascio che l’acqua mi scorra addosso per un lungo momento. «Certo che, con i sogni che faccio, anche Freud sarebbe in imbarazzo!» mi dico cercando di sdrammatizzare. Mi avvio verso la cucina, accendo la radio e mi preparo un caffè lungo. Esco in terrazza per prendere una boccata d’aria. Quella pietra sullo stomaco però non vuole andarsene più. Guardo la strada. Eccola. È la mia ex moglie con i miei bambini, escono dalla loro nuova casa, lei cammina indietro con gli zaini, loro corrono avanti verso il pulmino. Nel frattempo sopraggiunge una moto, è il suo nuovo compagno. I bambini gli corrono incontro e gli danno un bacio prima di riprendersi gli zaini e salire sul bus. Lei e il motociclista seguono con lo sguardo il pulmino che si allontana salutandolo con la mano, poi lei lo bacia, indossa un casco e sale sulla moto dietro di lui. Io la amo ancora e assisto impotente a questa scena che mi ferisce profondamente e che non posso cambiare. Non ho mai preso un’iniziativa, è stata lei a scegliermi e lei a lasciarmi. Non sono stato capace di renderla felice quando eravamo insieme aggrappandomi all’alibi che la sua infelicità dipendesse da altro e ora lascio che un altro si impadronisca della mia vita senza reagire. Sono vittima della mia stessa passività. Mi ritorna in mente il mio sogno e sorrido: dopotutto Billy ed io abbiamo tante cose in comune. Ora finalmente ne comprendo il significato e mi spiego il senso di turbamento che mi ha accompagnato in queste prime ore del giorno. Ora sono pronto per piangere.
Edited by Lavella - 29/3/2013, 14:04
|