LE PAGINE DI CHARLES
A destra ed a manca va
di qua, di su, di giù, di làOgni notte la bambina tornava a tormentarlo nei suoi sogni… o meglio nei suoi incubi. Si tirò su madido di sudore, alternava brividi di gelo a vampate di calore. Gli mancava il respiro e aveva le vertigini, tanto che dovette aggrapparsi a una delle colonnine del suo letto a baldacchino per non cadere. A fatica decise di scendere, la camicia da notte gli si era appiccicata addosso. I piedi nudi poggiarono sul morbido tappeto.
Pur essendo notte fonda la luce della luna filtrava dalla finestra con la tenda non completamente tirata; passando davanti al grande specchio al lato sinistro del suo letto intravide la sua immagine. Occhiaie, i capelli scuri scompigliati e umidi incollati alla fronte piena di rughe.
“Charles, hai bisogno di una bella dormita!” pensò tra sé e sé.
Procedendo lentamente e a tentoni per la fatica raggiunse la sua scrivania in legno di quercia elegantemente cesellata e sprofondò nella morbida sedia imbottita. Inspirò ed espirò più volte ad occhi chiusi, rivedendo nella sua mente le scene che quella notte lo avevano perseguitato. Deciso afferrò il calamaio, la penna e il suo quadernetto rilegato in pelle di daino, intinse la punta nell’inchiostro e scrisse su una pagina vuota.
Inghiottito nel suono delle mie urla
Può cessare la mia paura delle notti silenziose?
Oh come sogno l’agognato sonno profondoInspirò ed espirò nuovamente appoggiando la penna.
Si era calmato.
«Questo mondo fa schifo!»
Charles balzò sulla sedia e si voltò in direzione della voce; la bambina era lì con le sue ciocche bionde, i suoi occhi azzurro cielo estivo, il suo vestitino ben stirato, le sue calzette bianche e le sue scarpette nere.
«Se avessi un mondo solo mio tutto sarebbe assurdo, niente sarebbe ciò che attualmente è perché tutto sarebbe ciò che non è. E viceversa ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe. Capisci?»
Charles deglutì e sbatté più volte le palpebre per controllare che non stesse ancora sognando. La bambina continuava a guardarlo con fare interrogativo così Charles annuì per farla contenta.
Con un balzo la biondina saltò giù dal materasso e corse verso di lui.
«Che fai?» gli chiese impertinente, senza aspettare una risposta si sporse verso la scrivania e afferrò il quadernetto che lui aveva davanti a sé. Lo sfogliò più volte, dall’inizio alla fine, dalla fine verso l’inizio, dritto o storto, a testa in giù.
«E a che serve un libro senza dialoghi né figure?»
Ripose il quadernetto lì dov’era. Charles non osava muoversi; parte di sé gli diceva di star tranquillo perché sicuramente stava ancora sognando, ma l’altra metà gli sussurrava nell’orecchio di non fare movimenti bruschi né parlare perché stava vivendo nel suo peggior incubo.
Si strinse la testa fra le mani cercando di non guardare la bambina che stava curiosando e saltellando qua e là per la stanza.
Gli schiaffi forse l’avrebbero svegliato, senza pensarci due volte cominciò a schiaffeggiarsi e a sequenze alterne chiudeva e schiudeva gli occhi per controllare se lei fosse ancora lì.
Senza che se ne fosse accorto la bambina si era seduta a terra di fronte a lui con le braccia conserte e l’aria irritata, vedendola così vicino Charles si spaventò e indietreggiò andando a sbattere contro la libreria e facendo ruzzolare a terra alcuni libri.
«Ma io non voglio stare in mezzo ai matti», osservò la bambina.
«Be', non hai altra scelta», rispose Charles «Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta» Charles si coprì la bocca con entrambe le mani, non poteva credere a quello che aveva appena fatto. Non aveva idea del perché avesse dato fiato ed emesso quelle parole.
«Come lo sai che sono matta?» lo incalzò la biondina.
«Per forza,» concluse Charles «altrimenti non saresti venuta qui» i suoni venivano fuori da soli, Charles non aveva più il controllo su di essi.
Offesa, la bambina voltò lo sguardo e sbuffò.
Albeggia ed il solleon
a larghe falde sbianca il marL’unica opzione possibile era far finta di niente, ignorarla. Si sarebbe stancata e sarebbe tornata nel suo mondo nella mente tormentata di Charles.
La bambina aveva lasciato il suo quadernetto aperto ad una pagina a caso, per distrarsi Charles decise di rileggere quelle righe che aveva scritto qualche tempo prima, forse ancor prima di avere le sue crisi notturne.
Aprì un cassetto e afferrò pipa e fiammiferi, nella tasca della vestaglia appesa alla sedia sulla quale era seduto ci trovò un sacchettino pieno d’oppio. Preparò il tutto molto velocemente cercando di ignorare i rumori che la bambina faceva toccando ogni oggetto presente nella sua stanza da letto.
Tirando boccate dalla pipa lesse ad alta voce quella pagina
Se hai bisogno di lasciare il mondo in cui vivi poggia la tua testa sul cuscino e rimani fermo così per un po’. Il mattino seguente potresti non ricordarti più di quello che hai sognato, ma almeno saprai di essere stato assente quel che basta per respirare di nuovo.Qualche lacrima bagnò le sue gote, rimpiangeva i bei tempi quando poteva ancora considerarsi normale. Ma ormai normale non lo era più, l’aveva sentenziato proprio lui qualche minuto prima “Io sono matto. Tu sei matta”
«Ho sonno» annunciò la bambina con le mani appoggiate sui fianchi.
Sfilandosi le scarpe coi piedi la piccola si rintanò sotto le coperte dove poco prima dormiva Charles, lui dal canto suo appoggiò la pipa e la raggiunse per rimboccarle le coperte.
«Buonanotte»
«Buonanotte, Alice»
Tornato alla scrivania l’uomo si sentiva sollevato, aveva forse affrontato la sua più grande paura? Intinse la punta della stilografica nel calamaio e cercò un’altra pagina bianca.
The little girl just could not sleep
Because her thoughts were way too deep
Her mind had gone out for a stroll
And fallen down a rabbit hole«Ora i miei incubi conosceranno il mio nome» proclamò sorridente Charles. Segnò la data e firmò il piccolo componimento.
Lewis CarrollNOTEI due versi che delimitano le due parti del racconto fanno parte della traduzione curata da Roberto De Leonardis del Jabberwocky di Lewis Carroll presente nel film della Disney
Nei dialoghi ci sono estratti di Alice Nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll.
Gli scritti qui presenti di Charles sono inventati
L'ultimo componimento è in inglese per conservare la rima, cara a Lewis Carroll, una traduzione potrebbe essere:
La bambina non riusciva a dormire
Perchè i suoi pensieri erano troppo profondi
La sua mente era andata a fare una passeggiata
Ed era caduta nella tana di un coniglio Edited by quietriot - 17/2/2013, 10:24