CITAZIONE (justadream12 @ 23/11/2012, 11:09)
CUORSINCERO NEL REGNO DI “OGNUNSIFAIFATTISUOI”
ANTEFATTO
“È fatto divieto ai sudditi del Regno di occuparsi dei fatti altrui, pena l’impiccagione sulla pubblica piazza.” Così recitava l’editto che il Re Cuoredipietra aveva emesso dopo essere salito al trono.
Erano trascorsi più di cinquant’anni, durante i quali molti Re e molte guerre si erano avvicendati. Fame, carestia e schiavitù avevano profondamente segnato l’animo degli abitanti del Regno. Il Re Cuoredipietra li aveva addirittura obbligati a cambiare il proprio nome, come per indurire i loro cuori e ricordare loro che dovevano farsi gli affari propri! Il Regno aveva così preso il nome di Ognunsifaifattisuoi.
Quindi, dicevamo che, per suggellare la promessa fatta al Re, tutti cambiarono il proprio nome…
<<<ooo>>> (toglierei qs divisiore)
Lollo Chissenefrega si trovava, come ogni giorno, all’Osteria di Nonciriguarda a giocare a dadi col suo inseparabile amico Giacomo Chissenimporta. Nonostante la loro giovane età, avevano già bevuto parecchi bicchieri. Ai loro genitori non importava di loro ne’ di quel che facevano. Così i due vivevano di espedienti, rubando galline e sacchi di grano ai contadini: ma questi ultimi si guardavano bene d'interessarsene. Perciò Lollo e Giacomo facevano una gran bella vita!
In una giornata di splendido sole un Principe, con i suoi servi, durante la caccia al cinghiale, si spinsero(si spinse) troppo lontano dal loro(suo) Regno e capitarono (capitò) nel borgo vicino al Castello di Ognunsifaifattisuoi.
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Lauro, sempre accarezzando il medaglione magico si assicurò che il ragazzotto avesse capito bene. “Andiamo adesso, mio Signore: siete (sarete) stanco.” esortò.
Rimasero d’accordo così. Lollo Chissenefrega corse subito a raccontare tutto all’amico filibustiere la sua prodezza, raggiungendolo al suo tavolo. Giacomo Chissenimporta si mostrò subito molto interessato, benché un po’ brillo, e pensò di fregare il suo compare. Anche perché non poteva dimostrare troppo il suo interesse…
L’indomani si recò all’appuntamento all’Osteria di Nonciriguarda e chiese del Principe Cuorsincero. Gli si presentò Lauro. “Cosa volete” chiese quest’ultimo brusco. Quella storia non gli piaceva per niente! E nemmeno al suo medaglione magico.
“Il mio amico Lollo si è ammalato e ha mandato me al posto suo...” disse “Vi porterò io al castello ma, se volete parlare con il Re, mi dovete un soldo d’argento!” Lauro capì subito tutto: quell’uomo si era tradito e non rispettava gli accordi! Lo lasciò continuare: “Ho già parlato con lo stalliere…” Lauro riferì subito al Principe quanto era accaduto, senza farsi sentire, ed espresse i suoi dubbi: “Credo che questo Messere vi voglia imbrogliare ma forse sarebbe meglio far finta di nulla. Diamogli la moneta e vediamo come va.”
“Ma si (sì) , caro Lauro,” aggiunse il Principe ”mi sta troppo a cuore la felicità della Principessa: per me vale ben più di una moneta.”
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Ecco arrivare il Re Cuoredipietra scortato da un codazzo di soldati impettiti nello (nelle) loro scintillanti armature.
“Buongiorno, Re! Sono il Principe Cuorsincero del Regno di Amailtuoprossimo, proprio dietro il monte.” Il Re rispose con una smorfia e fece per continuare a cavalcare senza dare la minima importanza al giovane Principe.
“V’importa qualcosa di me?” chiese quest’ultimo.
“Neanche un granello di sabbia!” risposte l’altro altero.
“E di quest’uomo, tale Giacomo Chissenimporta?”
“Meno che meno!”
“E di quest’albero secolare?”
“Assolutamente nulla. Io non m’interesso a nulla” rispose Re Cuoredipietra. Sembrò alterarsi un po’, ma il Principe lo incalzò “Quindi non le interessa proprio di nessuno!”
“Di nessuno” gli fece eco l’altro “ anzi, se fossi interessato a qualcosa i miei soldati dovrebbero arrestarmi all’istante!” disse fiero.
“Allora, senza tema di smentita, posso affermare che non v’ importerebbe alcunché della bella fanciulla che si trova dietro quel muro” e glielo indicò con un gesto della mano. Il Re si sentì ingannato e cominciò a girare in tondo, facendo scalpitare il suo purosangue: “Che volete dire?” bofonchiò.
“Che se la porto via con me e ne faccio la mia sposa, voi non avrete nulla in contrario…”
Il Principe Cuorsincero sorrideva convinto e si sentiva già il vincitore.
“Io, io… “ balbettò il Re “Non capisco.” Facendo il viso di quello a cui non importa un granché e celando un nervosismo interiore che gli fece allargare le nobili narici. I soldati lo fissavano e si scambiavano occhiate d’intesa, fin quando il Re Cuoredipietra si affrettò ad aggiungere: “Bé certo che non m’importa di lei!”
“Bene,” disse in conclusione il Principe Cuorsincero, “credo proprio, allora, che andrò a prendere la mia sposa!”
Il Re non ebbe parole per rispondergli.
“Ricordatevi però: “ disse infine montando il suo cavallo a fianco di Lauro, compiaciuto per intelligenza del suo Signore, “quando emettete (emetterete) altre leggi, il primo a doverle rispettare sarete voi!”
I soldati si aprirono formando una breccia nel loro schieramento e sotto gli occhi del loro Sovrano fecero passare il Principe, quel giovane saggio e di buon cuore, che aveva così conquistato la sua Principessa.
Poi rivolto a Lollo disse: “Io mantengo le mie promesse: Messere, il soldo d’argento l’ho dato al vostro amico Giacomo. A buon intenditor, poche parole!” e partì verso la sua bella alla quale avrebbe subito cambiato il nome in Dolceamata.”
22/11/2012
ti ho segnato qualche sciocchezza, per il resto la storia è carina e originale. Bella l'idea di un posto in cui il re è fregato dalle sue stesse leggi, soprattutto se a vincere è poi l'amore tra il bel principe e la giovane principessa. Più lieto fine di così non si può.
Brava.