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CUORSINCERO NEL REGNO DI “OGNUNSIFAIFATTISUOI”, di Adriana Mura (Justadream12)

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justadream12
view post Posted on 23/11/2012, 11:09




Ciao, eccovi la nuova versione: quella vecchia, leggermente modificata (soprattutto nell"Antefatto"), potete leggerla nello spoiler ma ripeto non è stata modificata di molto! Perciò se non avete tempo...

CUORSINCERO NEL REGNO DI “OGNUNSIFAIFATTISUOI”

ANTEFATTO
“È fatto divieto ai sudditi del Regno di occuparsi dei fatti altrui, pena l’impiccagione sulla pubblica piazza.” Così recitava l’editto che il Re Cuoredipietra aveva emesso dopo essere salito al trono. E ci furono anche diverse impiccagioni, negli anni successivi, per punire i sudditi impiccioni.
Il Re Cuoredipietra aveva addirittura obbligato gli abitanti del suo regno a cambiare il proprio nome, come per indurire i loro cuori e ricordare loro che dovevano farsi gli affari propri! Il Regno aveva così preso il nome di Ognunsifaifattisuoi.
Quindi, dicevamo che, per suggellare la promessa fatta al Re, tutti cambiarono il proprio nome…


Lollo Chissenefrega si trovava, come ogni giorno, all’Osteria di Nonciriguarda a giocare a dadi col suo inseparabile amico Giacomo Chissenimporta. Nonostante la loro giovane età, avevano già bevuto parecchi bicchieri. Ai loro genitori non importava di loro ne’ di quel che facevano. Così i due vivevano di espedienti, rubando galline e sacchi di grano ai contadini: ma questi ultimi si guardavano bene dall'interessarsene. Perciò Lollo e Giacomo facevano una gran bella vita!
In una giornata di splendido sole un Principe, con i suoi servi, durante la caccia al cinghiale, si spinse troppo lontano dal suo Regno e capitò nel borgo vicino al Castello di Ognunsifaifattisuoi.
Il Principe era molto beneducato e abituato a salutare chiunque incontrasse: infatti, continuava a dire “Buondì Messere” a vuoto, come se nessuno lo vedesse, come se fosse un fantasma. Nessuno gli rispondeva. Il suo nome era Cuorsincero e nel Regno da dove veniva regnava suo padre Re Cuorebuono.
Stanco di cavalcare e di cacciare il Principe Cuorsincero decise di fermarsi all’Osteria di Nonciriguarda per chiedere un piatto caldo e un letto. Nessuno si curava di lui e, quando entrò nella bettola buia e fumosa, Lollo e Giacomo non ci fecero troppo caso. A Lollo, però, si sollevò un sopracciglio: forse quell’uomo elegantemente vestito poteva essere “derubato”. Non aveva un’aria da gran furbone! Si avvicinò al suo tavolo e gli chiese: “Chi siete, Messere?”
“Vengo dal Regno vicino, il Regno di Amailtuoprossimo. Sono il figlio del Re, e voi chi siete, Messere?”
“Lollo Chissenefrega, per servirla!” rispose il ragazzotto con un inchino.
Il Principe Cuorsincero aveva un fidatissimo servitore, diremmo il suo più fidato, di nome Lauro, il quale era sveglio più di un gallo all’alba. Egli portava al collo un medaglione di onice prezioso: cominciò a strofinarlo con la mano destra e pensò a lungo. Il medaglione suggerì a Lauro che c’era un pericolo nell’aria, così si sedette accanto al suo Principe per non farlo cadere in un tranello.
“Come si chiama questo Regno?” chiese il fido Lauro a Lollo.
“Questo è il regno di Ognunsifaifattisuoi” rispose quello e per incuriosire i due forestieri ci mise il carico da undici: “Pensate! Il nostro Re ha una bella figlia e la tiene prigioniera nel giardino del suo castello: se volete vi posso portare a vederla!”
Il Principe Cuorsincero si mostrò indignato per quanto aveva appena sentito: “Ma come può un padre rendere infelice la propria figlia?” esclamò.
“E sia” disse subito dopo, mosso dall’impeto della giustizia.
“Mio Signore” intervenne Lauro “sarà meglio andare a riposare: la notte vi porterà consiglio. Semmai domani questo gentile Messere potrà portarci dalla principessa infelice.”
Lollo si mostrò contrariato, ma poi pensò che ormai si era fatto tardi e la principessa non sarebbe uscita in giardino fino alla mattina dopo. “Facciamo così,” si affrettò a dire “domani mattina vi accompagnerò, ma questo vi costerà qualche moneta d’argento!”
Lauro intervenne prima che il suo Principe parlasse: “Invece, cercheremo noi la Principessa, da soli, e vi daremo un soldo d’argento solo se ci procurerete udienza col Re!”
Lauro, sempre accarezzando il medaglione magico si assicurò che il ragazzotto avesse capito bene. “Andiamo adesso, mio Signore: sarete stanco.” esortò.
Rimasero d’accordo così. Lollo Chissenefrega corse subito a raccontare tutto all’amico filibustiere, raggiungendolo al suo tavolo. Giacomo Chissenimporta fece finta di non interessarsene, benché un po’ brillo, ma pensò di fregare il compare a suo favore. D’altronde non poteva dimostrare troppo il suo interesse…
L’indomani si recò all’appuntamento all’Osteria di Nonciriguarda e chiese del Principe Cuorsincero. Gli si presentò Lauro. “Cosa volete?” chiese quest’ultimo brusco. Quella storia non gli piaceva per niente! E nemmeno al suo medaglione magico.
“Il mio amico Lollo si è ammalato e ha mandato me al posto suo...” disse Giacomo, “Vi porterò io al castello ma, se volete parlare con il Re, mi dovete un soldo d’argento!” Lauro capì subito tutto: quell’uomo si era tradito e non rispettava gli accordi! Lo lasciò continuare: “Ho già parlato con lo stalliere…” Lauro riferì subito al Principe quanto era accaduto, senza farsi sentire, ed espresse i suoi dubbi: “Credo che questo Messere vi voglia imbrogliare ma forse sarebbe meglio far finta di nulla. Diamogli la moneta e vediamo come va.”
“Ma si, caro Lauro,” aggiunse il Principe ”mi sta troppo a cuore la felicità della Principessa: per me vale ben più di una moneta.”
Partirono: Giacomo a piedi, il Principe e il fido Lauro a cavallo lasciando gli altri servitori accampati fuori dal borgo. Dopo una tortuosa salita, s’imbatterono nelle alte mura del castello, tanto imponenti quanto prive di attrattiva, grigie e umide. Il furbo Giacomo aveva intascato felice la sua moneta ma Lauro lo teneva d’occhio senza tregua.
Da un lato, il castello digradava seguendo dolcemente la collina e Giacomo di colpo si fermò, invitando gli altri due a fare altrettanto. Disse che dall’alto della vecchia quercia, che cresceva imponente a lato della strada, il Principe avrebbe potuto vedere la Principessa. Quando il Principe fu salito, arrampicandosi agile ai rami dell’albero, cominciò ad aguzzare la vista. In un piccolo giardino attorniato da mura e torrette comparve la fanciulla più graziosa che avesse mai visto! Ma il viso delicato di lei era pallido e soprattutto non v’era traccia della luce di un sorriso.
“Presto, portatemi dallo stalliere!” intimò Lauro a Giacomo: ma quest’ultimo, non sapendo cosa fare e visto che aveva detto solo una colossale bugia, se la diede a gambe, scomparendo presto dalla loro vista. Lauro fece per rincorrerlo ma il Principe Cuorsincero lo fermò dicendo “Vedrai che presto arriverà il compare che deve ancora intascare il suo premio!”. Il Principe non riusciva a smettere di ammirare la bella principessa, che intanto aveva preso a ricamare.
“Non ti dare pena, caro Lauro, io non potrei essere più felice.”
In quel momento ecco comparire Lollo Chissenefrega tutto baldanzoso, ignaro di quanto era successo. Fece un bel sorriso a Lauro e un inchino indirizzato al Principe.
“Quindi?” lo interrogò il servitore.
“Mi hanno informato che il Re Cuoredipietra esce ogni giorno, per la sua passeggiata, proprio a quest’ora e passa proprio da questa via…” disse Lollo orgoglioso di sé.
Il servitore continuò a interrogarlo con furbizia: “ Com’è il vostro Re, di carattere?”
“Come il suo nome,” rispose Lollo “col cuore di pietra. Non gli importa nulla di nessuno e vuole che tutti facciano altrettanto.”
“Come, come?” chiese Lauro sempre più incuriosito.
“Sì, ha ordinato con un editto di fregarsene di ogni cosa, pena la morte!” concluse il ragazzotto.
“Che bella idea mi avete fatto venire!” disse Lauro e aiutò il Principe a scendere dall’albero per bisbigliargli all’orecchio il suo piano. Il Principe si illuminò in un sorriso largo quanto il suo bel viso.
Ecco arrivare il Re Cuoredipietra scortato da un codazzo di soldati impettiti nelle loro scintillanti armature.
“Buongiorno, Re! Sono il Principe Cuorsincero del Regno di Amailtuoprossimo, proprio dietro il monte.” Il Re rispose con una smorfia e fece per continuare a cavalcare senza dare la minima importanza al giovane Principe.
“V’importa qualcosa di me?” chiese quest’ultimo.
“Neanche un granello di sabbia!” rispose l’altro altero.
“E di quest’uomo, tale Giacomo Chissenimporta?”
“Meno che meno!”
“E di quest’albero secolare?”
“Assolutamente nulla. Io non m’interesso a nulla” rispose Re Cuoredipietra. Sembrò alterarsi un po’, ma il Principe lo incalzò “Quindi non le interessa proprio di nessuno!”
“Di nessuno” gli fece eco l’altro “ anzi, se fossi interessato a qualcosa i miei soldati dovrebbero arrestarmi all’istante!” disse fiero.
“Allora, senza tema di smentita, posso affermare che non v’ importerebbe alcunché della bella fanciulla che si trova dietro quel muro” e glielo indicò con un gesto della mano. Il Re si sentì ingannato e cominciò a girare in tondo, facendo scalpitare il suo purosangue: “Che volete dire?” bofonchiò.
“Che se la porto via con me e ne faccio la mia sposa, voi non avrete nulla in contrario…”
“Io, io… “ balbettò il Re “Non capisco.” Facendo il viso di quello a cui non importa un granché e celando un nervosismo interiore che gli fece allargare le nobili narici. I soldati lo fissavano e si scambiavano occhiate d’intesa, fin quando il Re Cuoredipietra si affrettò ad aggiungere: “Bè certo che non m’importa di lei!”
“Bene,” disse in conclusione il Principe Cuorsincero, “credo proprio, allora, che andrò a prendere la mia sposa!”
Il Re non ebbe parole per rispondergli.
“Ricordatevi però: quando emetterete altre leggi,” disse infine montando il suo cavallo a fianco di Lauro, “il primo a doverle rispettare dovrete essere voi!”
I soldati si aprirono formando un varco nel loro schieramento e sotto gli occhi del loro Sovrano fecero passare il Principe, quel giovane saggio e di buon cuore, che aveva così conquistato la sua Principessa.
Poi, rivolto a Lollo, il Principe Cuorsincero disse: “Io mantengo le mie promesse: Messere, il soldo d’argento l’ho dato al vostro amico Giacomo. A buon intenditor, poche parole!” e partì verso la sua bella alla quale avrebbe subito cambiato il nome da “Dolceamara” a “Dolceamata.”


Modifiche del 3 dicembre 2012



ANTEFATTO

“È fatto divieto ai sudditi del Regno di occuparsi dei fatti altrui, pena l’impiccagione sulla pubblica piazza.” Così recitava l’editto che il Re Cuoredipietra aveva emesso dopo essere salito al trono.
Erano trascorsi più di cinquant’anni, durante i quali molti Re e molte guerre si erano avvicendati. Fame, carestia e schiavitù avevano profondamente segnato l’animo degli abitanti del Regno. Il Re Cuoredipietra li aveva addirittura obbligati a cambiare il proprio nome, come per indurire i loro cuori e ricordare loro che dovevano farsi gli affari propri! Il Regno aveva così preso il nome di Ognunsifaifattisuoi.
Quindi, dicevamo che, per suggellare la promessa fatta al Re, tutti cambiarono il proprio nome…

Lollo Chissenefrega si trovava, come ogni giorno, all’Osteria di Nonciriguarda a giocare a dadi col suo inseparabile amico Giacomo Chissenimporta. Nonostante la loro giovane età, avevano già bevuto parecchi bicchieri. Ai loro genitori non importava di loro ne’ di quel che facevano. Così i due vivevano di espedienti, rubando galline e sacchi di grano ai contadini: ma questi ultimi si guardavano bene d'interessarsene. Perciò Lollo e Giacomo facevano una gran bella vita!
In una giornata di splendido sole un Principe, con i suoi servi, durante la caccia al cinghiale, si spinse troppo lontano dal suo Regno e capitò nel borgo vicino al Castello di Ognunsifaifattisuoi.
Il Principe era molto beneducato e abituato a salutare chiunque incontrasse: infatti, continuava a dire “Buondì Messere” a vuoto, come se nessuno lo vedesse, come se fosse un fantasma. Nessuno gli rispondeva. Il suo nome era Cuorsincero e nel Regno da dove veniva regnava suo padre Re Cuorebuono.
Stanco di cavalcare e di cacciare il Principe Cuorsincero decise di fermarsi all’Osteria di Nonciriguarda per chiedere un piatto caldo e un letto. Nessuno si curava di lui e, quando entrò nella bettola buia e fumosa, Lollo e Giacomo non ci fecero troppo caso. A Lollo, però, si sollevò un sopracciglio: forse quell’uomo elegantemente vestito poteva essere “derubato”. Non aveva un’aria da gran furbone! Si avvicinò al suo tavolo e gli chiese: “Chi siete, Messere?”
“Vengo dal Regno vicino, il Regno di Amailtuoprossimo. Sono il figlio del Re, e voi chi siete, Messere?”
“Lollo Chissenefrega, per servirla!” rispose il ragazzotto con un inchino.
Il Principe Cuorsincero aveva un fidatissimo servitore, diremmo il suo più fidato, di nome Lauro, il quale era sveglio più di un gallo all’alba. Egli portava al collo un medaglione di onice prezioso: cominciò a strofinarlo con la mano destra e pensò a lungo. Il medaglione suggerì a Lauro che c’era un pericolo nell’aria, così si sedette accanto al suo Principe per non farlo cadere in un tranello.
“Come si chiama questo Regno?” chiese il fido Lauro a Lollo.
“Questo è il regno di Ognunsifaifattisuoi” risposte quello e per incuriosire i due forestieri ci mise il carico da undici: “Pensate! Il nostro Re ha una bella figlia e la tiene prigioniera nel giardino del suo castello: se volete vi posso portare a vederla!”
Il Principe Cuorsincero si mostrò indignato per quanto aveva appena sentito: “Ma come può un padre rendere infelice la propria figlia?” esclamò.
“E sia” disse subito dopo, mosso dall’impeto della giustizia.
“Mio Signore” intervenne Lauro “sarà meglio andare a riposare: la notte vi porterà consiglio. Semmai domani questo gentile Messere potrà portarci dalla principessa infelice.”
Lollo si mostrò contrariato, ma poi pensò che ormai si era fatto tardi e la principessa non sarebbe uscita in giardino fino alla mattina dopo. “Facciamo così,” si affrettò a dire “domani mattina vi accompagnerò, ma questo vi costerà qualche moneta d’argento!”
Lauro intervenne prima che il suo Principe parlasse: “Invece, cercheremo noi la Principessa, da soli, e vi daremo un soldo d’argento solo se ci procurerete udienza col Re!”
Lauro, sempre accarezzando il medaglione magico si assicurò che il ragazzotto avesse capito bene. “Andiamo adesso, mio Signore: sarete stanco.” esortò.
Rimasero d’accordo così. Lollo Chissenefrega corse subito a raccontare tutto all’amico filibustiere, raggiungendolo al suo tavolo. Giacomo Chissenimporta fece finta di non interessarsene, benché un po’ brillo, ma pensò di fregare il compare a suo favore. D’altronde non poteva dimostrare troppo il suo interesse…
L’indomani si recò all’appuntamento all’Osteria di Nonciriguarda e chiese del Principe Cuorsincero. Gli si presentò Lauro. “Cosa volete” chiese quest’ultimo brusco. Quella storia non gli piaceva per niente! E nemmeno al suo medaglione magico.
“Il mio amico Lollo si è ammalato e ha mandato me al posto suo...” disse Giacomo, “Vi porterò io al castello ma, se volete parlare con il Re, mi dovete un soldo d’argento!” Lauro capì subito tutto: quell’uomo si era tradito e non rispettava gli accordi! Lo lasciò continuare: “Ho già parlato con lo stalliere…” Lauro riferì subito al Principe quanto era accaduto, senza farsi sentire, ed espresse i suoi dubbi: “Credo che questo Messere vi voglia imbrogliare ma forse sarebbe meglio far finta di nulla. Diamogli la moneta e vediamo come va.”
“Ma si, caro Lauro,” aggiunse il Principe ”mi sta troppo a cuore la felicità della Principessa: per me vale ben più di una moneta.”
Partirono: Giacomo a piedi, il Principe e il fido Lauro a cavallo lasciando gli altri servitori accampati fuori dal borgo. Dopo una tortuosa salita, s’imbatterono nelle alte mura del castello, tanto imponenti quanto prive di attrattiva, grigie e umide. Il furbo Giacomo aveva intascato felice la sua moneta ma Lauro lo teneva d’occhio senza tregua.
Da un lato, il castello digradava seguendo dolcemente la collina e Giacomo di colpo si fermò, invitando gli altri due a fare altrettanto. Disse che dall’alto della vecchia quercia, che cresceva imponente a lato della strada, il Principe avrebbe potuto vedere la Principessa. Quando il Principe fu salito, arrampicandosi agile ai rami dell’albero, cominciò ad aguzzare la vista. In un piccolo giardino attorniato da mura e torrette comparve la fanciulla più graziosa che avesse mai visto! Ma il viso delicato di lei era pallido e soprattutto non v’era traccia della luce di un sorriso.
“Presto, portatemi dallo stalliere!” intimò Lauro a Giacomo: ma quest’ultimo, non sapendo cosa fare e visto che aveva detto solo una colossale bugia, se la diede a gambe, scomparendo presto dalla loro vista. Lauro fece per rincorrerlo ma il Principe Cuorsincero lo fermò dicendo “Vedrai che presto arriverà il compare che deve ancora intascare il suo premio!”. Il Principe non riusciva a smettere di ammirare la bella principessa, che intanto aveva preso a ricamare.
“Non ti dare pena, caro Lauro, io non potrei essere più felice.”
In quel momento ecco comparire Lollo Chissenefrega tutto baldanzoso, ignaro di quanto era successo. Fece un bel sorriso a Lauro e un inchino indirizzato al Principe.
“Quindi?” lo interrogò il servitore.
“Mi hanno informato che il Re Cuoredipietra esce ogni giorno, per la sua passeggiata, proprio a quest’ora e passa proprio da questa via…” disse Lollo orgoglioso di sé.
Il servitore continuò a interrogarlo con furbizia: “ Com’è il vostro Re, di carattere?”
“Come il suo nome,” rispose Lollo “col cuore di pietra. Non gli importa nulla di nessuno e vuole che tutti facciano altrettanto.”
“Come, come?” chiese Lauro sempre più incuriosito.
“Sì, ha ordinato con un editto di fregarsene di ogni cosa, pena la morte!” concluse il ragazzotto.
“Che bella idea mi avete fatto venire!” disse Lauro e aiutò il Principe a scendere dall’albero per bisbigliargli all’orecchio il suo piano. Il Principe si illuminò in un sorriso largo quanto il suo bel viso.
Ecco arrivare il Re Cuoredipietra scortato da un codazzo di soldati impettiti nelle loro scintillanti armature.
“Buongiorno, Re! Sono il Principe Cuorsincero del Regno di Amailtuoprossimo, proprio dietro il monte.” Il Re rispose con una smorfia e fece per continuare a cavalcare senza dare la minima importanza al giovane Principe.
“V’importa qualcosa di me?” chiese quest’ultimo.
“Neanche un granello di sabbia!” rispose l’altro altero.
“E di quest’uomo, tale Giacomo Chissenimporta?”
“Meno che meno!”
“E di quest’albero secolare?”
“Assolutamente nulla. Io non m’interesso a nulla” rispose Re Cuoredipietra. Sembrò alterarsi un po’, ma il Principe lo incalzò “Quindi non le interessa proprio di nessuno!”
“Di nessuno” gli fece eco l’altro “ anzi, se fossi interessato a qualcosa i miei soldati dovrebbero arrestarmi all’istante!” disse fiero.
“Allora, senza tema di smentita, posso affermare che non v’ importerebbe alcunché della bella fanciulla che si trova dietro quel muro” e glielo indicò con un gesto della mano. Il Re si sentì ingannato e cominciò a girare in tondo, facendo scalpitare il suo purosangue: “Che volete dire?” bofonchiò.
“Che se la porto via con me e ne faccio la mia sposa, voi non avrete nulla in contrario…”
Il Principe Cuorsincero sorrideva convinto e si sentiva già il vincitore.
“Io, io… “ balbettò il Re “Non capisco.” Facendo il viso di quello a cui non importa un granché e celando un nervosismo interiore che gli fece allargare le nobili narici. I soldati lo fissavano e si scambiavano occhiate d’intesa, fin quando il Re Cuoredipietra si affrettò ad aggiungere: “Bè certo che non m’importa di lei!”
“Bene,” disse in conclusione il Principe Cuorsincero, “credo proprio, allora, che andrò a prendere la mia sposa!”
Il Re non ebbe parole per rispondergli.
“Ricordatevi però: “ disse infine montando il suo cavallo a fianco di Lauro, compiaciuto per intelligenza del suo Signore, “quando emetterete altre leggi, il primo a doverle rispettare sarete voi!”
I soldati si aprirono formando un varco nel loro schieramento e sotto gli occhi del loro Sovrano fecero passare il Principe, quel giovane saggio e di buon cuore, che aveva così conquistato la sua Principessa.
Poi rivolto a Lollo il Principe Cuorsincero disse: “Io mantengo le mie promesse: Messere, il soldo d’argento l’ho dato al vostro amico Giacomo. A buon intenditor, poche parole!” e partì verso la sua bella alla quale avrebbe subito cambiato il nome in Dolceamata.”


22/11/2012

Edited by justadream12 - 4/12/2012, 14:46
 
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view post Posted on 23/11/2012, 11:28

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Graziosissima la tua fiaba, Just.
Adatta ai bambini e anche a questo mondo di adulti a volte troppo menefreghisti.
Un bel messaggio d'amore e d'umiltà rivolto a tutti e proprio ben scritto.
Ti vorrei far notare solo una cosa: il Peincipe, quel giovanotto altero e saggio. Forse altero non è il termine azzeccato, anzi. Altero significa borioso.
Complimenti.
 
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justadream12
view post Posted on 23/11/2012, 11:39




Ciao Pat e grazie del commento.

Sì, hai raggggggione! So' de Roma!
Cambierò subito l'aggettivo, Altero, non si addice al bel Principe...

Ciao v
 
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Esterella
view post Posted on 23/11/2012, 12:02




Bella storia. La fiaba SI LEGGE tutta d'un fiato, stimola la curiosità, diverte,e il finale è molto ingegnoso. In bocca al lupo. ;) :wub:
 
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missDFP
view post Posted on 23/11/2012, 12:46




Ciao just,

per certi versi non mi spiacerebbe vivere in un posto dove ognuno di fa i fatti suoi, ma di certo non con queste regole ferree e crudeli. Mi piacerebbe sorta di paese a metà tra Ognunodifaifattisuoi e Amailtuoprossimo.
Comunque, carina l'idea, ottimo il tranello del principe.

Ho solo avuto avuto un paio di perplessità:

CITAZIONE
Così i due vivevano di espedienti, rubando galline e sacchi di grano ai contadini: ma questi ultimi si guardavano bene d'interessarsene.

Se ho capito bene non potevi farti i fatti degli altri, ma anche i propri? Cioè se rubavano le galline ai contadini questi non era fatti dei contadini stessi? Ho capito il senso poi leggendo tutto, ma forse potresti dire:

Così i due vivevano di espedienti, rubando galline e sacchi di grano ai contadini: ma a meno di non essere il proprietario, chi li coglieva sul fatto si guardava bene d'interessarsene. E loro erano abilissimi.

E poi l'ultima cosa:

CITAZIONE
“Ricordatevi però: “ disse infine montando il suo cavallo a fianco di Lauro, impietrito dall'intelligenza del suo...

Impietrito è un po' forte e dai connotati negativi in questa frase, forse meglio "compiaciuto" o "sbalordito"...

Ovviamente sono solo suggerimenti che puoi ignorare :P

In bocca al lupo!

D.
 
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justadream12
view post Posted on 23/11/2012, 13:02




@Estrella:
Grazie del tuo positivo commento, devo dire che forse sono più adatta a fare la morale invece che a far venire i brividi! Ho un grande senso della giustizia, forse perchè ho subito molte ingiustizie! Ciao e buona fortuna!

@Miss:
CITAZIONE
ai contadini: ma questi ultimi si guardavano bene d'interessarsene

: io infatti volevo dire che i contadini, proprietari, se ne fregavano! Non sono sicura di aver capito bene il tuo commento: ti dispiace spiegarmelo meglio? grazie.
CITAZIONE
Impietrito è un po' forte e dai connotati negativi in questa frase, forse meglio "compiaciuto" o "sbalordito"...

: ottimo suggerimento! Compiaciuto mi piace!


Pat: guarda se adesso ti piace, al posto di ALTERO, quello che ho messo.
Commenterò presto anche le vostre fiabe.
Alla prossima!
 
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view post Posted on 23/11/2012, 13:12

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Ok, baby!
Pat
 
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missDFP
view post Posted on 23/11/2012, 14:34




Io l'ho intesa che ognuno non dovesse farsi i fatti degli altri, ma che i propri potesse, quindi per questo il riferimento ai furti dei contadini non l'avevo capito.
Questo perché nell'editto dice che nessuno deve farsi i fatti altrui...

Poi leggendo ho capito l'intento è che tutti se ne freghino di tutto, anche di ciò che li riguarda strettamente, ma l'editto, come il nome del paese mi ha portato un po' fuori strada all'inizio.

Ma può essere che solo io l'abbia intesa così...

 
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justadream12
view post Posted on 23/11/2012, 14:49




Miss:
Da un certo punto di vista hai ragione, ma se i contadini facessero vedere che gliene importa qualcosa se qualcuno ruba loro la roba, automaticamente si farebbero i fatti dei due lazzaroni, rischiando di occuparsi di loro e di essere condannati a morte.
In generale Ognunsiafaifattisuoi significa tutto e niente. E' un'escamotage per far si che Cuorsincero possa vincere sul menefreghismo. Se vogliamo guardare il pelo nell'uovo, ci sta il tuo commento.
Diciamo che per non essere troppo cervellotici, occorre passar sopra a qualcosa, anche perchè gli stessi Lollo e Giacomo, interessati al denaro, avrebbero potuto rischiare la morte. Ma allora sarebbe stato impossibile per il Principe arrivare alla Principessa.

Miss, ti ringrazio e spero di averti dato una risposta sensata. Ciao
 
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missDFP
view post Posted on 23/11/2012, 14:58




Tutto chiaro. Non avevo considerato questo punto di vista.

E poi, appunto, non volevo attaccarmi alle parole.
La fiaba è carina e il messaggio arriva forte e chiaro, e quando gli altri cercano il pelo nell'uovo (me nello specifico) è perché di fatto non hanno trovato altro che non andasse. ;)

Quando arriverai a leggere la mia vai pure giù dura! :D

D.

 
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justadream12
view post Posted on 23/11/2012, 15:04




Miss
non mi vendicherò, stai tranquilla! Mi fa piacere che voi leggiate con tanta attenzione ed interesse! Ma...pensa a quanto sarebbe DAVVERO difficile non farsi gli affari altrui, quasi IMPOSSIBILE!

Giusto? Grazie invece perché ti sei dimostrata molto attenta. Ciao!
J12
 
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missDFP
view post Posted on 23/11/2012, 15:13




Non farsi gli affari degli altri è difficilissimo...
L'unica cosa che davvero si può fare è cercare di non farseli troppo...

Più che attenta... pignola direi (anzi me lo dicono di continuo). :D

Che dire... ti aspetto nella mia discussione!


 
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Lavella
view post Posted on 23/11/2012, 20:31




Molto carina, con una bella morale e dei personaggi fantastici. Vorrei che Re Cuoredipietra venisse ad abitare nel mio condominio, sarebbe una svolta! A parte qualche virgola (tipo: quando inizi la frase con Infatti) non ho altri suggerimenti, è simpaticissima. Quanti Regni ragazzi! Nelle Repubbliche non c'è nulla di fiabesco?
 
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justadream12
view post Posted on 23/11/2012, 22:02




Grazie Lavella del commento, Ok per le virgole vedrò cosa si può fare.
Direi di no : nelle Repubbliche non c'è nulla di fiabesco, almeno io la penso così!

Buona fortuna a te!
 
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wyjkz31
view post Posted on 24/11/2012, 19:13




CITAZIONE
“È fatto divieto ai sudditi del Regno di occuparsi dei fatti altrui, pena l’impiccagione sulla pubblica piazza.” Così recitava l’editto che il Re Cuoredipietra aveva emesso dopo essere salito al trono.
Erano trascorsi più di cinquant’anni, durante i quali molti Re e molte guerre si erano avvicendati.(se si sono avvicendati molti re non può regnare ancora Cuoredipietra) Fame, carestia e schiavitù avevano profondamente segnato l’animo degli abitanti del Regno. Il Re Cuoredipietra li aveva addirittura obbligati a cambiare il proprio nome, come per indurire i loro cuori e ricordare loro che dovevano farsi gli affari propri! Il Regno aveva così preso il nome di Ognunsifaifattisuoi.
Quindi, dicevamo che, per suggellare la promessa fatta al Re, tutti cambiarono il proprio nome…
<<<ooo>>> (non ho capito la funzione di questa frase e di quegli ooo, che penso siano ohhh, o no? Mamma quante o)
Lollo Chissenefrega si trovava, come ogni giorno, all’Osteria di Nonciriguarda a giocare a dadi col suo inseparabile amico Giacomo Chissenimporta. Nonostante la loro giovane età, avevano già bevuto parecchi bicchieri. Ai loro genitori non importava di loro ne’ di quel che facevano. Così i due vivevano di espedienti, rubando galline e sacchi di grano ai contadini: ma questi ultimi si guardavano bene d'interessarsene. Perciò Lollo e Giacomo facevano una gran bella vita!
In una giornata di splendido sole un Principe, con i suoi servi, durante la caccia al cinghiale, si spinsero (domanda: scritto così non è solo il Principe il soggetto?) troppo lontano dal loro Regno e capitarono nel borgo vicino al Castello di Ognunsifaifattisuoi.
Il Principe era molto beneducato e abituato a salutare chiunque incontrasse: infatti, continuava a dire “Buondì Messere” a vuoto, come se nessuno lo vedesse, come se fosse un fantasma. Nessuno gli rispondeva. (cosa ne pensi di: continuava a dire “Buondì Messere” ma nessuno gli rispondeva; sembrava che non lo vedessero e non lo sentissero, come se fosse un fantasma.)Il suo nome era Cuorsincero e nel Regno da dove veniva, regnava suo padre Re Cuorebuono.
Stanco di cavalcare e di cacciare il Principe Cuorsincero decise di fermarsi all’Osteria di Nonciriguarda per chiedere un piatto caldo e un letto. Nessuno si curava di lui e, quando entrò nella bettola buia e fumosa, Lollo e Giacomo non ci fecero troppo caso. A Lollo, però, si spostò un sopracciglio (sembra che si sposti da solo, ma forse è meglio Lollo sollevò) : forse quell’uomo elegantemente vestito poteva essere 'derubato'. Non aveva un’aria da gran furbone! Si avvicinò al suo tavolo e gli chiese: “Chi siete, Messere?”
“Vengo dal Regno vicino, il Regno di Amailtuoprossimo. Sono il figlio del Re, e voi chi siete, Messere?”
“Lollo Chissenefrega, per servirla!” rispose il ragazzotto con un inchino.
Il Principe Cuorsincero aveva un fidatissimo servitore, diremmo il suo più fidato, di nome Lauro, il quale era sveglio più di un gallo all’alba. Egli portava al collo un medaglione di onice prezioso: cominciò a strofinarlo con la mano destra e pensò a lungo (cosa ne pensi di due paroline per spiegare che si tratta di un medaglione magico e come mai è nelle mani di un servitore?) . Il medaglione gli suggerì che c’era un pericolo nell’aria e(aggiungerei Lauro per chiarezza) si sedette accanto al suo Principe per non farlo cadere in disgrazia.(che ne pensi di: cadere in un tranello).
“Come si chiama questo Regno?” chiese il fido Lauro a Lollo.
“Questo è il regno di Ognunsifaifattisuoi” risposte quello e per incuriosire i due forestieri ci mise il carico da undici(carino il carico da undici!): “Pensate! Il nostro Re ha una bella figlia e la tiene prigioniera nel giardino del suo castello: se volete vi posso portare a vederla!”
Il Principe Cuorsincero si mostrò indignato per quanto aveva appena sentito: “Ma come può un padre rendere infelice la propria figlia?” esclamò.
“E sia” disse subito dopo, mosso dall’impeto della giustizia.
“Mio Signore” intervenne Lauro “sarà meglio andare a riposare: la notte vi poterà (porterà) consiglio. Semmai domani questo gentile Messere potrà portarci dalla principessa infelice.”
Lollo si mostrò contrariato, ma poi pensò che ormai si era fatto tardi e la principessa non sarebbe uscita in giardino fino alla mattina dopo. “Facciamo così,” si affrettò a dire “domani mattina vi accompagnerò, ma questo vi costerà qualche moneta d’argento!”
Lauro intervenne prima che il suo Principe parlasse: “Invece, cercheremo noi la Principessa, da soli, e ti daremo un soldo d’argento solo se ci procurerai udienza col Re!”
Lauro, sempre accarezzando il medaglione magico si assicurò che il ragazzotto avesse capito bene. “Andiamo adesso, mio Signore: siete(sarete, in fin dei conti è un servitore che parla) stanco.” esortò.
Rimasero d’accordo così (toglierei questa frase). Lollo Chissenefrega corse subito a raccontare tutto toglierei all’amico filibustiere la sua prodezza, raggiungendolo al suo tavolo. Giacomo Chissenimporta si mostrò subito molto interessato, benché un po’ brillo, e pensò di fregare il suo compare. Anche perché non poteva dimostrare troppo il suo interesse… capisco perchè mi dici che non poteva mostrare troppo interesse e va bene, ma prima non puoi dire che "mostrò interesse". Secondo me dovresti modificare qualcosa, ho anche provato a vedere se riuscivo a darti un suggerimento ma non riesco a sistemarla.

L’indomani si recò all’appuntamento all’Osteria di Nonciriguarda e chiese del Principe Cuorsincero. Gli si presentò Lauro. “Cosa volete” chiese quest’ultimo brusco. Quella storia non gli piaceva per niente! E nemmeno al suo medaglione magico.
“Il mio amico Lollo si è ammalato e ha mandato me al posto suo...” disse Giacomo “Vi porterò io al castello ma, se volete parlare con il Re, mi dovete un soldo d’argento!” Lauro capì subito tutto: quell’uomo si era tradito e non rispettava gli accordi!(perché si era tradito?) Lo lasciò continuare: “Ho già parlato con lo stalliere…” Lauro riferì subito al Principe quanto era accaduto, senza farsi sentire, ed espresse i suoi dubbi: “Credo che questo Messere vi voglia imbrogliare ma forse sarebbe meglio far finta di nulla. Diamogli la moneta e vediamo come va.”
“Ma si, caro Lauro,” aggiunse il Principe ”mi sta troppo a cuore la felicità della Principessa: per me vale ben più di una moneta.”

Partirono: Giacomo a piedi, il Principe e il fido Lauro a cavallo lasciando gli altri servitori accampati fuori dal borgo. Dopo una tortuosa salita, s’imbatterono nelle alte mura del castello, tanto imponenti quanto prive di attrattiva, grigie e umide. Il furbo Giacomo aveva intascato felice la sua moneta ma Lauro lo teneva d’occhio senza tregua.
Da un lato, il castello digradava seguendo dolcemente la collina e Giacomo di colpo si fermò, invitando gli altri due a fare altrettanto. Disse che dall’alto della vecchia quercia, che cresceva imponente a lato della strada, il Principe avrebbe potuto vedere la Principessa. Quando il Principe fu salito, arrampicandosi agile ai suirami dell’albero, cominciò ad aguzzare la vista. In un piccolo giardino attorniato da mura e torrette comparve la fanciulla più graziosa che avesse mai visto! Ma il viso delicato di lei era pallido e soprattutto non v’era traccia della luce di un sorriso.
“Presto, portatemi dallo stalliere!” intimò Lauro a Giacomo (prima non hai spiegato cosa andavano a fare dallo stalliere, adesso non riesco a capire perché Lauro vuole andarci, o mi sono persa qualcosa?): ma quest’ultimo, non sapendo cosa fare e visto che aveva detto solo una colossale bugia, se la diede a gambe, scomparendo presto dalla loro vista. Lauro fece per rincorrerlo ma il Principe Cuorsincero lo fermò dicendo “Vedrai che presto arriverà il compare che deve ancora intascare il suo premio!”. Il Principe non riusciva a smettere di ammirare la bella principessa, che intanto aveva preso a ricamare.
“Non ti dare pena, caro Lauro, io non potrei essere più felice.”
In quel momento ecco comparire Lollo Chissenefrega tutto baldanzoso, ignaro di quanto era successo. Fece un bel sorriso a Lauro e un inchino indirizzato al Principe.
“Quindi?” lo interrogò il servitore.
“Mi hanno informato che il Re Cuoredipietra esce ogni giorno, per la sua passeggiata, proprio a quest’ora e passa proprio da questa via…” disse Lollo orgoglioso di sé.
Il servitore continuò a interrogarlo con furbizia(perché con furbizia?): “ Com’è il vostro Re, di carattere?”
“Come il suo nome,” rispose Lollo “col cuore di pietra. Non gli importa nulla di nessuno e vuole che tutti facciano altrettanto.”
“Come, come?” chiese Lauro sempre più incuriosito.
“Sì, ha ordinato con un editto di fregarsene di ogni cosa, pena la morte!” concluse il ragazzotto.
“Che bella idea mi avete fatto venire!” disse Lauro e aiutò il Principe a scendere dall’albero per bisbigliargli all’orecchio il suo piano. Il Principe si illuminò in un sorriso largo quanto il suo bel viso.
Ecco arrivare il Re Cuoredipietra scortato da un codazzo di soldati impettiti nellonelle loro scintillanti armature.
“Buongiorno, Re! Sono il Principe Cuorsincero del Regno di Amailtuoprossimo, proprio dietro il monte.” Il Re rispose con una smorfia e fece per continuare a cavalcare senza dare la minima importanza al giovane Principe.
“V’importa qualcosa di me?” chiese quest’ultimo.
“Neanche un granello di sabbia!” risposte l’altro altero.
“E di quest’uomo, tale Giacomo Chissenimporta?”
“Meno che meno!”
“E di quest’albero secolare?”
“Assolutamente nulla. Io non m’interesso a nulla” rispose Re Cuoredipietra. Sembrò alterarsi un po’, ma il Principe lo incalzò “Quindi non le vi interessa proprio di nessuno!”
“Di nessuno” gli fece eco l’altro “ anzi, se fossi interessato a qualcosa i miei soldati dovrebbero arrestarmi all’istante!” disse fiero.
“Allora, senza tema di smentita, posso affermare che non v’ importerebbe alcunché della bella fanciulla che si trova dietro quel muro” e glielo indicò con un gesto della mano. Il Re si sentì ingannato e cominciò a girare in tondo, facendo scalpitare il suo purosangue: “Che volete dire?” bofonchiò.
“Che se la porto via con me e ne faccio la mia sposa, voi non avrete nulla in contrario…”
Il Principe Cuorsincero sorrideva convinto e si sentiva già il vincitore.
“Io, io… “ balbettò il Re “Non capisco.” Facendo il viso di quello a cui non importa un granché e celando un nervosismo interiore che gli fece allargare le nobili narici. I soldati lo fissavano e si scambiavano occhiate d’intesa, fin quando il Re Cuoredipietra si affrettò ad aggiungere: “Bé certo che non m’importa di lei!”
“Bene,” disse in conclusione il Principe Cuorsincero, “credo proprio, allora, che andrò a prendere la mia sposa!”non è prematuro pensare al matrimonio visto che ancora non si conoscono?
Il Re non ebbe parole per rispondergli.
“Ricordatevi però: “ disse infine montando il suo cavallo a fianco di Lauro, compiaciuto per intelligenza del suo Signore, “quando emettete altre leggi, il primo a doverle rispettare sarete voi!”

I soldati si aprirono formando una breccia preferirei varco nel loro schieramento e sotto gli occhi del loro Sovrano fecero passare il Principe, quel giovane saggio e di buon cuore, che aveva così conquistato la sua Principessa.
Poi rivolto a Lollo aggiungerei Cuorsincero per chiarezza disse: “Io mantengo le mie promesse: Messere, il soldo d’argento l’ho dato al vostro amico Giacomo. A buon intenditor, poche parole!” e partì verso la sua bella alla quale avrebbe subito cambiato il nome in Dolceamata.”

La storia mi è piaciuta: è semplice ma particolare e ha le carte in regola per diventare proprio una bella fiaba.
Quello che non mi convince molto è come l’hai scritta: mi sono fermata più di una volta perché non mi era chiaro cosa volevi dire.
Vedo dai commenti precedenti che è una cosa che ho notato solo io. Ti ho segnalato comunque quello che secondo me sarebbe da rivedere.


Edited by wyjkz31 - 24/11/2012, 19:40
 
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