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MAI CONTENTI di Giuseppe de Micheli (alias mezzomatto)

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view post Posted on 21/11/2012, 21:12
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MAI CONTENTI
di Giuseppe De Micheli (alias mezzomatto)

Nel paese del dove, al tempo del quando, viveva Re Benamato chissàquantesimo, un re che aveva molto a cuore il benessere del suo popolo. I suoi gastaldi giravano incessantemente il paese e mettevano riparo alle situazioni di ineguaglianza e di disagio. I ricchi brontolavano per le tasse da pagare e i poveri per il lavoro da fare al fine di riparare i danni da alluvioni, frane, terremoti eccetera.
Il Re non si decideva a dare al suo regno una Regina e, di conseguenza, un erede. Tutti i sabati indiceva una grande festa alla reggia, alla quale invitava a turno tutte le fanciulle nubili del reame, nobili, borghesi o contadine che fossero. Faceva un giro di danza con ogni dama, ma alla fine concludeva che nessuna di esse era la sua anima gemella. E il popolo, ricchi e poveri, mugugnava temendo chissà quali disastri in caso di morte del Re senza successori.
Il regno era frequentato anche da una fata chiamata da tutti Generosa perché il suo castello appariva d'improvviso nei paesi colpiti da carestia. Nei suoi saloni erano perennemente imbandite delle mense sostanziose alle quali tutti potevano accedere senza dare nulla in cambio. Un'antica ostilità, di cui nessuno ricordava le cause, divideva la Casa Regnante dal lignaggio della fata, così che fra le due stirpi non vi era più nessun contatto. Appena il Re compariva sul luogo del disastro la fata spariva assieme al suo castello, lasciandogli sul gobbo il compito di sanare la situazione a colpi di tasse e di lavoro.
Un brutto giorno nei campi coltivati di una delle regioni del regno comparve il folletto Trangugione che cominciò subito a mangiare le radici dei vegetali, a prosciugare i canali d'irrigazione e a succhiare la linfa vitale degli alberi. In breve una fame nera come non si ricordava a memoria d'uomo colpì l'intero paese.
Apparve il castello di fata Generosa. Questa volta re Benamato chissàquantesimo non volle irritare la fata arrivando con tutto il suo seguito; tentò di entrare nel castello in incognito, mescolato alla folla dei contadini, sperando d'incontrare la fata e convincerla a collaborare con il governo nell'affrontare le emergenze, ma appena si presentò sotto le mura il portone si chiuse, il ponte levatoio si sollevò e una voce tuonò dalla torre: “Chi è quel damerino in abiti di corte che vuole entrare? Lui ha soldi abbastanza da comprarsi il cibo. Qui sono accettati solo gli umili e i diseredati”.
Il Re andò al mercato, comprò gli abiti più lerci e sgualciti che trovò, e l'indomani si ripresentò al castello. Ancora una volta l'ingresso fu sbarrato e la voce dalla torre tuonò: “Chi è quell'uomo dalle mani curate e pulite? Qui sono accettate solo mani rese callose dal lavoro”.
Per tre giorni il Re lavorò di vanga e di badile, estirpò sterpi e costruì muretti di pietra a mani nude. Quando ritenne di avere calli e piaghe a sufficienza si ripresentò alla porta del castello e ancora una volta fu respinto: “Chi è che si presenta a pancia piena a chiedere la carità di un pasto? Torni quando il suo stomaco si contrarrà per i crampi”.
Il Re digiunò per tre giorni e alla fine tornò al castello; sul ponte levatoio quasi sveniva dalla fame. Questa volta le porte rimasero aperte e Benamato chissàquantesimo poté accedere al salone della mensa, assieme alla folla di contadini. La fata conosceva esattamente i bisogni di ciascuno: i cicciottelli ricevevano solo un crostino con speck, maionese e capperi; chi era riuscito a fare colazione doveva accontentarsi di una spaghettata alla matriciana; quelli a digiuno completo consumavano un pasto di sette portate. Il Re ricevette un intero montone arrostito allo spiedo con contorno di patate al forno. Prima di lasciare il castello i contadini si presentarono tutti alla fata e la ringraziarono scappellandosi, genuflettendosi e baciandole la mano. Il Re, aspettando che si esaurisse la fila, ripassava mentalmente il discorso che si era preparato per convincerla a collaborare. Fu l'ultimo a omaggiarla, ma come sollevò lo sguardo dopo l'inchino e il baciamano rimase folgorato: Fata Generosa era la più bella donna che avesse mai visto. Se ne innamorò all'istante, cadde in confusione, non riuscì più a ricordarsi il motivo della sua presenza lì, e farfugliò una sconclusionata dichiarazione d'amore concludendola con la richiesta di matrimonio.
La fata scoppiò a ridere: “Ma non sai che tra i nostri casati c'è inimicizia eterna? Da quando Benamato I s'infilò nel letto della mia antenata Gerualda abbiamo rotto tutti i rapporti con la Casa Reale. Il tuo tris-tris-tris-eccetera-avolo si era fatto dare da Fata Morgana il filtro della mimesi, trasformandosi in tenero gattino. Gerualda lo mise a dormire con sé, e nella notte si trovò ad abbracciare un Re invece che un micetto. Per fortuna conosceva le arti marziali e con la presa dell'anaconda lo immobilizzò prima che potesse combinare un guaio e lo buttò fuori dal castello. Da allora non ci furono, e non ci potranno più essere, rapporti fra noi”.
E siccome il Re continuava a professarle il suo amore, gli diede una fiala: “Tu hai bisogno di una Regina. Questa ampolla contiene un elisir d'amore. La donna a cui lo regalerai, se lo berrà in tua presenza, diventerà così attraente ai tuoi occhi che non potrai fare a meno di innamorarti. Auguri e figli maschi”.
Il Re pensò subito: “Lei me lo ha dato. Se lo bevo qui, dinnanzi ai suoi occhi, si innamorerà di me”. Detto e fatto trangugiò l'intera ampolla. E istantaneamente si trasformò in rospo.
“Ah, ah!” rise Fata Generosa. “Lo sapevo che non potevo fidarmi dei Benamati. Ho aggiunto all'elisir d'amore una pozione di trasformazione. Non disperarti però. Conosco la formula magica per farti tornare uomo. Quando vorrò la reciterò, e tu tornerai Re.” E raccoltolo fra le mani lo gettò, dalla finestra, nel fossato. “Va e divertiti con le rospe che non potranno fare a meno di innamorarsi di te”.
Poiché quell'elisir d'amore funzionava solo fra esseri della stessa specie, nello stesso istante in cui si trasformava in rospo l'amore per Fata generosa l'abbandonò e si ricordò di quello che voleva dirle. Zompando su e giù dal bordo del fossato alla finestra il Re-Rospo riuscì a comunicare il suo messaggio: “Fata, tu sei generosa con il popolo, ma lo vizi. Sazio del tuo cibo esso non lavora più e non è quindi capace di scacciare il Folletto Trangugione”.
La fata lo buttò giù dal davanzale con un colpetto della mano, ma il Rospo-Re vi balzò nuovamente sopra e continuò la sua concione: “Per allontanarlo è necessario rivoltare tutto il terreno per almeno due braccia di profondità, e...”.
La Fata lo ributtò nel fango, chiuse la finestra e si ritirò nelle sue stanze. Ma le parole di Benamato non la fecero dormire: forse il re aveva ragione e lei viziava troppo il popolo, che così s'impigriva. L'indomani affisse sul portone del castello un avviso: “La mensa è chiusa e riaprirà quando i campi saranno rivoltati per almeno due braccia di profondità”.
I contadini brontolarono e si rifiutarono di lavorare. Ma alla fine le budella si attorcigliarono dalla fame e ben dopo il tramonto i contadini cominciarono a rivoltare la terra alla luce delle fiaccole e il mattino dopo tornarono al castello implorando cibo. La Fata li accolse facendo imbandire le mense. Il Re-Rospo si era intrufolato approfittando della confusione ed era riuscito ad avvicinarsi a Generosa. Le disse: “Ti prego, fammi tornare uomo. Non ce la faccio più a governare i batraci... e le batrace.”
“Ah! Un rospo” urlò la fata. “Ributtatelo nel fosso”.
Ma mentre i servi lo portavano via il Re fece in tempo a dire: “Non basta rivoltare il terreno, occorre anche irrigarlo, quindi dovete riaprire i fontanili, riparare le condotte e i canali d'irrigaaa...” Lo splash del suo ritorno al fossato fu coperto dai gracidii entusiasti dei suoi nuovi sudditi che lo stavano aspettando con amore.
“Il rospo ha ragione” disse la Fata ai contadini. “Dovete ripristinare l'intero sistema idrico se volete che Trangugione se ne vada.”
I contadini brontolarono, ma, memori della fame, lavorarono alacremente tutto il giorno e a sera tornarono al castello per la consueta cena. Con loro entrò anche il Rospo-Re che riuscì a dire a Generosa, prima che i servi lo ributtassero nel fossato: “Non basa rivoltare i campi e irrigarli, occorre anche rigenerare la linfa delle piante. Dovete tagliare le gemme di alberi sani e innestarli su quelle disseccate da Trang...”. Un altro splash e un tripudio di gracidii appassionati concluse il suo volo dalla finestra.
“Avete sentito cosa ha detto il rospo?” disse la fata ai contadini. “Domani correte a tagliare le gemme dagli alberi di una regione ancora incontaminata e innestatele sulle vostre”. Le proteste salirono alle stelle, ma la Fata fu irremovibile, le porte del castello rimasero chiuse finché gli elfi di terra non tornarono a dirle che Trangugione aveva lasciato la regione.
Allora capì che il Re aveva completamente ragione, che non si può essere troppo magnanimi e che la generosità troppo prolungata diventa dannosa. Si affacciò alla finestra e chiamò: “Benamato, Benamato, ritorna. Il mio compito qui è finito, ma prima di andarmene romperò l'incantesimo e ti restituirò le tue sembianze."
Il Rospo-Re saltò sul davanzale, Fata Generosa pronunciò la formula magica, il rospo sparì e al suo posto si materializzò il Re, più bello e aitante che mai. Fata Generosa si era dimenticata che la pozione di trasformazione era mescolata all'elisir d'amore: lei glielo aveva donato, lui l'aveva bevuto in sua presenza, lei si innamorò all'istante, perdutamente.
Si sposarono e regnarono felici e contenti. Si spostavano di paese in paese con il castello della fata per riparare disagi, alleviare disastri, soccorrere i bisognosi, nutrire gli affamati. Ogni sabato allestivano feste per far incontrare scapoli e nubili. Le mense del castello, in quelle occasioni, ammannivano manicaretti e pasticcini squisiti, e deliziose bevande d'ogni genere. E sontuosi pranzi di nozze.
Il popolo fu quindi anche lui felice e contento? Può darsi, ma non lo diede a vedere. Mugugnava, mugugnava continuamente per quel pochino di tasse e di lavoro che il Re e la Regina chiedevano.

Edited by mezzomatto - 4/12/2012, 19:08
 
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bluninja636
view post Posted on 21/11/2012, 23:24




Ciao, ho trovto originle e divertente l tua fiaba.
L'ho letta volentieri e l'ho trovata scorrevole e ben impostata.
Non ho notato errori, solo la mancanza (a mio avviso) di una virgola dove dice:"Prima di lasciare il castello i contadini si presentarono tutti alla fata..."
"Prima di lasciare il castello, i contadini si presentarono tutti alla fata ..."
P.S. ma ti t'ei zeneize? :)
 
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Lupoalfa
view post Posted on 22/11/2012, 08:36




CITAZIONE (mezzomatto @ 21/11/2012, 21:12) 
La fata scoppiò a ridere: “Ma non sai che tra i nostri casati c'è inimicizia eterna? Da quando Benamato I s'infilò nel letto della mia antenata Gerualda abbiamo rotto tutti i rapporti con la Casa Reale. Il tuo tris-tris-tris-eccetera-avolo si era fatto dare da Fata Morgana il filtro della mimesi, trasformandosi in tenero gattino. Gerualda lo mise a dormire con sé, e nella notte si trovò ad abbracciare un Re invece che un micetto. Per fortuna conosceva le arti marziali e con la presa dell'anaconda lo immobilizzò prima che potesse combinare un guaio e lo buttò fuori dal castello. Da allora non ci furono, e non ci potranno più essere, rapporti fra noi”.

E' una fiaba fantastica, mezzomatto, alias Giuseppe! Mi è piaciuta da morire. Hai un modo di scrivere che suscita in me una grande invidia. Il passo che ho qui citato è il mio preferito.
Cosa posso dirti?
Complimenti, tanti.
:) :) :)
 
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view post Posted on 22/11/2012, 09:34

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Ciao mezzomatto mi sa che non lo sei affatto.
E voglio dedicare al tuo Re e ai suoi reami un divertito battimani.
Buongiorno messere.
 
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Esterella
view post Posted on 22/11/2012, 10:03




Bravo, mi è piaciuta moltissimo. Hai grande fantasia e ne regali a piene mani. La tua è una fiaba classica , ma infarcita di modernità quel tanto che la rende piacevole e divertente, adatta per i bambini e anche per i grandi. Ciao mezzo matto. ;)
 
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missDFP
view post Posted on 22/11/2012, 10:06




Ciao,

l'immagine del rospo che viene buttato nel fossato e non riesce a parlare è molto divertente.

Comincio a segnalarti un errore di battitura:

CITAZIONE
a prosciugare i canali d'irrigazione

E poi c'è una cosa che non mi è chiarissima: il re non può entrare nel castello perché "ha la pancia piena" e ok. Poi però qui:

CITAZIONE
chi entrava satollo riceveva un crostino con speck, maionese e capperi;

quindi questi avevano anche loro la pancia piena... o l'ingresso era più difficoltoso perché lei non sopportava il re?

Nel complesso mi è piaciuta molto, solo che a volte secondo me usi termini un po' troppo difficili per una favola, come ad esempio:

CITAZIONE
Le mense del castello, in quelle occasioni, ammannivano manicaretti e pasticcini squisiti, e deliziose bevande d'ogni genere. E sontuosi pranzi di nozze.

Un "preparavano" potrebbe starci bene comunque...

Ovviamente è solo un opinione.

Complimenti!

D.
 
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view post Posted on 22/11/2012, 10:43
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CITAZIONE (bluninja636 @ 21/11/2012, 23:24) 
P.S. ma ti t'ei zeneize? :)

No, sono razza Olona. Il ceppo patronimico viene dalla zona Castiglione/S. Vittore olona. Sono nato a Intra (ora verbania) e adesso vivo a milano.

CITAZIONE (Lupoalfa @ 22/11/2012, 08:36) 
E' una fiaba fantastica, mezzomatto, alias Giuseppe! Mi è piaciuta da morire. Hai un modo di scrivere che suscita in me una grande invidia. Il passo che ho qui citato è il mio preferito.
Cosa posso dirti?
Complimenti, tanti.
:) :) :)

Denghiù, very smack pash

CITAZIONE (patrizia benetti @ 22/11/2012, 09:34) 
Ciao mezzomatto mi sa che non lo sei affatto.
E voglio dedicare al tuo Re e ai suoi reami un divertito battimani.
Buongiorno messere.

Buondì, madonna Patrizia. Gran mercè a Ella per lo battimani.

CITAZIONE (Esterella @ 22/11/2012, 10:03) 
Bravo, mi è piaciuta moltissimo. Hai grande fantasia e ne regali a piene mani. La tua è una fiaba classica , ma infarcita di modernità quel tanto che la rende piacevole e divertente, adatta per i bambini e anche per i grandi. Ciao mezzo matto. ;)

Credo di essere portato per questo genere di racconti, classici con elementi d'attualità. Ho pubblicato una rivisitazione di Cappuccetto Rosso, qualche raccontino sul Graal, una fiaba sulla nascita della poesia (vincitrice di un concorso) e altre cosucce che dovrei raccogliere e metetre sul forum.

CITAZIONE (missDFP @ 22/11/2012, 10:06) 
Ciao,

l'immagine del rospo che viene buttato nel fossato e non riesce a parlare è molto divertente.

Grazie. dei complimenti.
E anche per i rilievi che mi sembra siano tutti fondati.
Cercherò di rimediare.
 
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Atropos
view post Posted on 22/11/2012, 20:52




Il rospo tuffatore è proprio una gran bell 'idea e molto divertente pure! Complimenti 1/2matto,,,ho trovato anche io un paio di errori di battitura,,, a parte questo l unico difetto per me è che una fiaba un po ripetitiva rincorrono le stesse immagini e mi sono un po annoiato nel leggerla ma il modo in cui scrivi ha saputo strapparmi una fievole attenzione fino alla fine,,, e poi sono esileranti quelle scene dove la fata con un colpetto al rospo lo getta nel fossato,,,
 
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view post Posted on 22/11/2012, 23:40
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@ Classico il castello con il re e la fata che con il suo ospita i poveri con banchetti esagerat.
Carina la stesura, alcuni punti un po' monotoni, altri invece danno un quizzo spiritoso.
Ho trovato alcune piccole sviste.
a posciugare i
nel castello in incognito
, sperando incontrare la

alla prossima :D
 
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marcoad82
view post Posted on 23/11/2012, 11:34




Ciao mezzomatto, bella fiaba, hai usato elementi classici, ti sei attenuto alle caratteristiche della fiaba e hai inserito una morale (che forse non condivido pienamente - cioè gli uomini senza una guida autoritaria si darebbero alla gozzoviglia, ma questo è il mio spirito anarchico che parla). In totale un lavoro simpatico e ben fatto, senza eccedere nell'originalità.

ti faccio notare un paio di distrazioni

CITAZIONE
ogni dama, ma alla fine concludeva che nessuna di essa

di esse

CITAZIONE
Una antica ostilità,

qui dovresti elidere


ciao!
 
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Lavella
view post Posted on 23/11/2012, 20:01




La tua fiaba è bellissima, davvero scritta con arte. Vedo che ti hanno segnalato ogni piccola distrazione da "posciugare" a "nessuna di essa" quindi mi limito a farti un grande applauso. Questo popolo che non vuole pagare le tasse però mi sembra quanto mai attuale! I poveri che lavorano invece ci sono solo nella favole purtroppo.
 
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view post Posted on 23/11/2012, 21:33
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CITAZIONE (Lavella @ 23/11/2012, 20:01) 
I poveri che lavorano invece ci sono solo nella favole purtroppo.

I poveri della mia fiaba non vogliono lavorare, quelli della realtà non possono.
C'è differenza.
Grazie dei complimenti, sono sempre graditi. Anche se è meglio che arrivino assimee allas egnalazione di quello che non va.
Per gli errori abbiate fede, li correggerò. Sono solo molto pigro nell'andare a cercare quelli che mi avete segnalato.

CITAZIONE (marcoad82 @ 23/11/2012, 11:34) 
Ciao mezzomatto, bella fiaba, hai usato elementi classici, ti sei attenuto alle caratteristiche della fiaba e hai inserito una morale (che forse non condivido pienamente - cioè gli uomini senza una guida autoritaria si darebbero alla gozzoviglia, ma questo è il mio spirito anarchico che parla).

Mi sembra molto ottimistico sperare che senza una autorità l'umanità si autoorganizzi in modo ottimale.
Ho anch'io delle grosse riserve sulla morale di questa fiaba, ma non ho trovato il modo di riformulare meglio il mito di riferimento, che in fondo è: comincia ad aiutarti che poi il ciel t'aiuterà.
 
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Lavella
view post Posted on 24/11/2012, 02:07




Purtroppo sono arrivata tardi perchè tutto quello che avrei voluto segnalarti era già stato detto. Mi sembrava ripetitivo farti notare le stesse imperfezioni.
 
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wyjkz31
view post Posted on 24/11/2012, 17:34




Le fiabe ironiche stanno diventando la regola in questo concorso! Tornando a noi, la tua fiaba mi è piaciuta molto, è originale, divertente e scritta bene.

Certo che nel paese del dove le calamità spuntano come funghi dopo la pioggia!

Mi chiedo cosa facessero i ricchi mentre la fata costringeva i poveri a “darsi da fare”. Non mi sarebbero dispiaciute due paroline in proposito.

Ti segnalo giusto un paio di cose.
CITAZIONE
che cominciò subito a mangiare le radici dei vegetali, a posciugare i

cerca di vincere la pigrizia e correggilo!

CITAZIONE
Benamato chissàquantesimo poté accedere al salone della mensa, assieme alla folla di contadini.

Toglierei quella virgola
 
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davide2283
view post Posted on 25/11/2012, 12:21




Ciao, nel complesso la fiaba è carina e abbastanza originale, anche se ho trovato la stesura piuttosto monotona. Manca un climax, un crescendo che faccia appassionare, per questo non posso dire che mi abbia preso completamente. Riguardo alla morale non so...è una critica all'assistenzialismo? Forse manca qualcosa, nel senso che si parla solo di quello che i poveri avrebbero dovuto fare o non fare, ma i ricchi che facevano, solo feste?
 
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43 replies since 21/11/2012, 21:12   465 views
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