[QUOTE=Lavella,20/11/2012, 19:56 ?t=64002948#entry519592004]
<div style="float: left; margin-right: 10px"><div style="float: left; margin-right: 10px">Quella mattina Cenerentola era decisamente sotto tono. Era passato un anno dal giorno del suo matrimonio e molte sue aspettative erano state deluse. Si era svegliata presto con indosso una grandissima sensazione di fallimento. Il principe era già uscito.
Lui ignorava completamente la sua infelicità. Aveva giocato con la play station fino a notte inoltrata. Era andato a dormire quando lei già dormiva da un pezzo e se ne era andato prima che lei si fosse svegliata.
Si alzò, si stiracchiò e si accorse che sul comodino c’era un biglietto. I suoi occhi si trasformarono immediatamente in cuoricini: “Si è ricordato del nostro anniversario” pensò arrossendo. La felicità lasciò però presto il posto alla delusione: i suoi occhioni si riempirono subito di lacrime quando lesse il contenuto del biglietto: “Stasera non torno, gioca la Juve”. Le lacrime caddero pesantemente sul pavimento formando due grosse pozzanghere che lei asciugò con uno straccio intonando una deprimente canzone di Alessandra Amoroso.
Solo un anno prima aveva creduto alla storia di poter vivere felice e contenta. Ora ne era certa: era stata solo un’illusione. Odiata dalla matrigna, con due sorellastre che non le avrebbero mai perdonato di essere stata scelta come sposa di sua Maestà il Principe, odiata da tutte le donne del Regno per lo stesso motivo, non poteva che provare un profondo senso di solitudine;--
e-- il biondo principe non era altro che un uomo. Non aveva la sensibilità di comprendere questo disagio e neanche la capacità di colmare i vuoti di una vita priva di affetti. Se gli uomini fossero stati capaci di ciò,-- suo padre, per primo, le avrebbe evitato tante umiliazioni e non si sarebbe fatto soggiogare da quella donna-- verso-- la quale lui si era dimostrato un perfetto smidollato. Cenerentola aveva sperato che non tutti gli uomini fossero così privi di personalità come lo era stato suo padre e-- aveva aspettato il suo principe sognandolo a-- occhi aperti, cantando in coro con gli animali, sostenuta solo dalla sua fatina.
--Nonostante tutto, -- invece si era ritrovata in questo freddo castello, senza amici e con un marito praticamente sempre assente. Lei, povera Cenerentola, non poteva neanche protestare: “Hai dimenticato che fino a poco fa eri vicino ad un camino a ramazzare?",-- le rammentva lui di continuo--, "Io ho fatto di te una vera principessa e tu ancora non sei contenta?”
Forse invece di tuffarsi a capofitto in questa storia avrebbe dovuto trovarsi un lavoro, mollare matrigna e sorellastre e farsi una decina d’anni di psicanalisi. Ma non aveva avuto il coraggio--sufficente per farlo--. Aveva scelto la strada più comoda e-- ora si trovava in questo castello, più schiava di prima. Neanche i suoi amici topi potevano farle compagnia perché a palazzo erano vietati i topini.
Uscì di corsa dal castello, non riusciva a smettere di piangere e non voleva che la regina la vedesse in questo stato. Prese un cavallo e-- andò a farsi un giro per la foresta. Le lacrime le scorrevano pesanti sul volto schizzando sul viso di tutti i passanti.
Cavalcare l’aiutava a liberarsi. Cavalcò per più di un’ora fin quando non arrivò in una radura, dove sorgeva una minuscola e graziosa casetta: entrò e capì che ci viveva qualcuno. C'erano infatti sette piccole sedie impolverate, sette piattini sporchi, sette camice sporche e polvere e ragnatele dappertutto. Si tuffò su un letto e, dopo aver pianto disperatamente, si addormentò distrutta. Quando si svegliò accanto a lei c’erano sette nanetti che la guardavano sorpresi. “Come è bella” disse Mammolo, “Deve essersi persa” disse Dotto, “--Approfittiamone e facciamole dare una pulita alla casa!”-- disse Pisolo, “E’ già la seconda che passa di qui, quando ci siamo trasferiti in campagna non credevo che ci fosse così tanta topa” disse Gongolo.
Nel sentire le parole di Gongolo e nell’incrociare lo sguardo lascivo di Cucciolo, Cenerentola capì immediatamente di essere in pericolo, stare da sola con sette maschi così poco abituati alla vita sociale poteva essere imbarazzante, decise quindi di fuggire anche di lì.
Strada facendo incontrò un ranocchio. “E’ la svolta” pensò “lo bacio, si trasforma in un principe, lascio mio marito e scappo con lui!”.
Lo baciò. Il ranocchio si “emozionò” moltissimo ma purtroppo rimase ranocchio con grande delusione di Cenerentola che lo fissava sorpresa.
“Quando la smetterai di credere alle favole? E’ arrivato il momento di ristabilire un contatto con la vita terrena” disse una voce proveniente da un cespuglio. Era il Grillo parlante che l’ammoniva severamente: “Invece di piangerti addosso per tutta la vita avresti dovuto affrontare le avversità e reagire agli abusi. Riesci a comprendere che hai sempre sbagliato tutto? Hai lasciato che gli altri facessero di te quello che preferivano limitandoti a piagnucolare di tanto in tanto! Vergognati! Non ti è mai passato per la mente di assumere un ruolo attivo nella vita? Perché non hai mai dato la scopa in testa alla matrigna e-- alle sorellastre? Perché oggi non hai organizzato qualcosa per il tuo anniversario invece di aspettarti che lo facesse tuo marito?”
“La fai facile tu” disse Cenerentola “sono cresciuta con questa educazione, mi hanno raccontato solo favole di principi, principesse e castelli, ho subito dei traumi, non ho studiato, se bastassero le parole di un grillo per cambiare atteggiamento allora gli psicoterapeuti cambierebbero tutti lavoro. Per assimilare i tuoi insegnamenti, per metabolizzarli e farli miei avrei bisogno di dieci anni di psicanalisi e di un quintale di Prozac!”
“Il fatto che tu ammetta i tuoi limiti è davvero già tanto, parlerò con la fatina perché perfezioni il suo incantesimo. Non è sufficiente essere bella, avere dei bei vestiti e delle belle scarpe. Sono necessarie anche l’intelligenza e l’autostima per affrontare il mondo” disse il Grillo deciso.
“Esisterà una magia così?” domandò Cenerentola incredula.
In quel momento si sentì una musichetta stupida ed apparve la fata, evidentemente infastidita:
“La magia fa tutto quel che vuoi tu bididibodidibu!”
“Eccola là! E’ arrivata! Dove avevi la testa la sera del ballo? Ti sei scordata un pezzo, senza cervello e senza autostima, a questa se la mangiano viva!” disse il grillo.
“Oh! Che sbadata! Bene, possiamo aggiungere quest’altro tassello. Però Cenerentola devi promettere che non piangerai più per ogni sciocchezza e soprattutto che non vedrai mai più “Cento vetrine” altrimenti l’incantesimo si scioglierà e tu diventerai una velina di Striscia la Notizia” disse la dolce fatina.
“Oh madre, ho sempre sognato di essere la velina bionda” disse Cenerentola.
“No, no, no. La ragazza non ragiona. Fai l’incantesimo e lascia perdere. Tu, Cenerentola, prometti e non ti preoccupare,-- andrà tutto bene” aggiunse il grillo supplichevole.
“Prometto, non guarderò mai più “Cento vetrine” e non piangerò mai più per le cose futili”.
La fatina iniziò così a canticchiare bididibodidibu mentre una luce fortissima promanava dalla sua bacchetta e l’aria si riempiva di profumi e colori:
“In questa testa vuota un cervello comparirà, l’autostima subentrerà e lo psicanalista sparirà!”
Quando la magia terminò Cenerentola rimase sola con il ranocchio, il quale era ancora in condizioni decisamente imbarazzanti. Lei non gli diede peso, montò sul cavallo e lo lasciò con un palmo di “naso”.
“Mondo trema, Cenerentola sta atterrando!”
Tornò correndo verso casa. Ora capiva che la sua felicità dipendeva soltanto da se stessa e che doveva solo smettere di essere così passiva e lamentosa.
Mentre realizzava questa verità per la strada incontrò il lupo cattivo vestito da nonna.
Cenerentola gli mostrò immediatamente il dito medio e scappò via soddisfatta. Giunta al castello, in reggicalze nero e perizoma, attese il rientro del suo principe.
“Cosa ti succede cara?” ebbe il tempo di chiederle il principe, già molto soddisfatto per la vittoria della Juve.
“Buon anniversario” disse lei prima di tappargli la bocca con un bacio. Con al piede una vecchia scarpina di cristallo diede un calcio alla porta sulla cui maniglia dondolava un biglietto “Do not disturb” e da quel giorno visse felice e contenta.
Ciao, mi è piaciuta molto la tua versione revisionata in chiave moderna di Cenerentola, è divertente e si legge volentieri.
Mi sono permesso di fare un paio di modifiche.
Brava.
p.s. vedraia che se non lo ha già fatto, atropos ti rimanderà a settembre per vi delle "D eufoniche" e probabilmente ti esorterà a leggere il suo post a riguardo