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Il re Luxus voleva trovare moglie al suo unico figliolo, Blasius. Purtroppo nessuna donna gradiva la compagnia del Principe perché malato di balbuzie. In quel periodo arrivò il circo con giostre, maghi e cantastorie. Il Sovrano incuriosito dall'allegria che penetrava dalle mura si travestì da mendicante, per non essere riconosciuto, e scese a toccar con mano la felicità dei suoi sudditi. Un menestrello gli si avvicinò e saltellando come una scimmia impazzita gli canticchiò:
— Io so che il vostro figliolo volete far sposare ma non c'è donna che lo voglia amare. Dalla Maga Puffina vi dovete recare. Lei vecchi sortilegi riesce a debellare, ma fate attenzione, qualche cosa in cambio le dovrete offrire. Abita su di un'isola, attendetela in riva al mare. Un'ultima cosa, la Maga non ha voce e legge nel pensiero, risponderà per lei la foresta origliosa. Ora mi congedo dicendovi: sempre allerta dovete stare se poi al castello vorrete tornare.
Il Sovrano, stupito da quest'ardire chiese all'istrione come avesse fatto a capire che lui era il Re e che suo figlio voleva far ammogliare. Il giullare caprioleggiando gli rispose:
— O mio Sovrano avete dimenticato lo scettro nella mano. I contadini non sono avvezzi a questi attrezzi, vi pensano mendicante, e v'indicano la mensa del viandante. Per il Principe… be' non v'è dama, che non si faccia con lui una bella trama, ah... se solo non fosse affetto da quel terribile balbetto. O mio Signore mi spiego meglio affetto è come dire, essere malato del non saper spiegare.
Dopo quest'ultima risposta il commediante si dileguò tra la folla. Luxus rientrò subito al castello e mobilitò il suo esercito. Cavalcò insieme ai suoi prodi cavalieri terre a loro sconosciute, solcò mari incontaminati, fino ad approdare sull'isola incantata.
Il sovrano si sedette su di un sasso in riva al mare e attese l'arrivo di Maga Puffina. Un fruscio attirò la sua attenzione, si girò, e vide una donnina piccina piccina alta come un fungo, aveva una gonna color cioccolato, una camicia morbida come panna e, appoggiata al collo, un'orribile testolina al cui centro regnava un occhio solitario. Dopo averla squadrata iniziò a pensare. «Ti prego o maga Puffina, mi hanno cantato di te di bene e di male, ora sono qui a chiederti un favore, ti assicuro che sarai ben ricompensata. Mio figlio soffre di balbuzie: è un vecchio sortilegio fatto dal malvagio mago Begio. Ti chiedo di farglielo sparire, son disposto anche a morire. Spero tu abbia interpretato ciò che ho pensato. Comunque d'ora in poi, ti parlerò, come fossi una di noi.» A un tratto tutte le foglie del bosco iniziarono ad agitarsi e sussurrare. Il Re non si spaventò perché era già stato avvisato dal menestrello di giostra, che la foresta origliosa sarebbe stata la voce della Maga. — Lasci o mio Signore che m'inchini al suo cospetto. Non posso togliere a vostro figlio il suo balbetto. La vecchina si alzò dall'inchino, e proseguì — per poterlo liberare avrei bisogno di una piuma di Fioriale, di un ramo di Faluttino, e di un dente di Troppino. Mescolate con una certa sapienza toglieranno al vostro figliolo questa insufficienza. — Il Re ordinò a tutti i sui cavalieri di procurarsi il necessario.
Intanto Blasius passeggiando pensieroso sui cammini di ronda, vide un bagliore e scorse una figura che danzava sui merli della torre. Si avvicinò e titubante chiese: — O oo mia mia d-di-vina c-creatura, chi chi s-siete? — Sono Fata Solidea. Rispose la brillante figura. — Q-u-u-anto...o s-s-s...iete b-b...ella. — Grazie o mio Signore, sono arrivata da voi per dirvi che il Re Luxus è nei guai. — L-l-l...ui è-è… Il Principe si girò agitato. — Lo so, non siate stizzito anche se un discorso non fate spedito io vi ho capito. Quindi presto andiamo di voi ha bisogno il nostro Sovrano! Nei corridoi e dietro a ogni separé, dove le fate bevono il tè, non si parla che di questo, che il Re di marmo diventerà presto. Io sono da voi volata, quindi ora datevi una svegliata. — C-c-c...ome f-f-a...ccio cche… Rispose il ragazzo piagnucolando e mordendosi le unghie. — Sono al vostro servizio, togliamo il Re da questo supplizio.
Nel frattempo sull'isola incantata... — Bravo o mio Re mi avete consegnato l'elenco da me assegnato. — la Maga si sedette su di una foglia e… — occhi di falcione, gambe di futtalbuzie togli al Principe la balbuzie. Orecchie di maioli budella di cre fa che il Re resti con me. Il mantello smeraldo del Re si pietrificò e lui dentro di esso. Puffina si girò verso l'esercito del Sovrano e sentenziò — voi o cavalieri ritornate al vostro paese che a lui serberò altre sorprese. L'esercito tornò sconvolto al castello e raccontarono al loro Signore lo spiacevole accaduto. — Oh mio, Principe il Re in marmo si è fatto tramutare, per regalare a voi un bel parlare. La Maga non ha voluto nè denari nè ori, e neppure articoli di pregio, ma solo la vita del regio! Blasius già informato da Solidea rispose: — vedete quella meravigliosa creatura? È stata lei ad avvisarmi della vostra brutta avventura… poi si girò stupito verso la fata e aggiunse: — l'avete notato il tartaglio è passato. — Presto presto, o mio Signore, non facciamo passare altre ore — rispose lei già seduta sul magnifico pegaso in attesa della partenza. — forza salite — sollecitò nuovamente. Blasius montò sull'animale e strinse, con le sue possenti braccia, la minuta vita dalla fatina — andiamo a liberarlo — disse. Poi rivolgendosi al suo fedele esercito continuò — e voi cavalieri, fidi amici ripercorrete le stesse terre e mi raccomando, non perdete la ragione della vostra via, andate dritti fin dal vostro Sovrano. — La Maga leggerà i vostri pensieri, quindi attenzione siate tranquillo come lo eravate ieri. Un'ultima cosa per la maga risponderà la foresta origliosa. — concluse la Fatina. — O mia venere splendente, cavalcherò con voi e non sarò per nulla arrogante, sarò allegro e spensierato, come un bimbo appena nato.
Arrivati nella foresta, cominciò a chiamare suo padre. — Lu… Luxor. Naturalmente non ebbe risposta. Fino a che non vide il suo mantello e il suo corpo marmorizzati fronte mare. Da dietro un rovo apparve la maga Puffina che ordinò alla boscaglia di trasferire, come sempre, il suo pensiero in parole. — Non datevi daffare, il Re guarderà per sempre il mare. Il vostro Sire si è sacrificato per lasciare a voi il bel chiacchierare. Blasius allora parlò: — N-n-n-o...nn p-o-s-s-s-i-a-a...mo s-s-t-a...are s-s...enza Re. Il m-m-i...oo po-po-po...lo ha bisogno d-i-i-i Lu-x-o...rrr e i-o-o...o d-i...i m-m...io p-a-a-a...dre. — Avete ancora la tartaglia, com'è possibile, forse il Principe m'imbroglia? — intervenne subito la maga aggiungendo — ho controllato i vostri pensieri, anche quelli balbettano, e sembrano veri. Le mie formule son secolari e il mio occhio polveroso. Come posso aver fatto un errore così clamoroso? — Proseguì la donnina. — Pur-tr-ro-po-o...ppo l-le ba-ba-l...buzia, c'è a-a-n-n...cora. Q-q-u-u...indi r-ri-la-s-s...ciate il R-r-re. V-v...vi p-p-r-e...ego. — Mi pare proprio strano, comunque ho sbagliato e vi restituirò il vostro Sovrano. Promettetemi una cosa, non divulgate questo mio fallimento, altrimenti si svelerà il mio avvenuto decadimento. Il Re si svegliò da quel torpore e vedendo il figlio chiese subito con ardore. Il Principe farfugliando gli spiegò che l'incantesimo lo stava ancora attanagliando. Allora lo esortò a prepararsi per la partenza senza lasciare alla maga alcuna riverenza, lei intanto si era dileguata nella foresta incantata.
Il castello riprese vita e il Re diede una festa per trovar moglie al suo magnifico figliolo. — O mio Re una damigella già c'è. È la Fata Solidea. Vi prego annunciate le nozze — chiese il Principe senza farfugliare. Il Re acconsentì senza ribattere parola, perché rimase perplesso che Blasius non era più affetto da quell'orribile balbetto. Lo chiamò ripetute volte, per aver qualche spiegazione, ma il Principe corse dalla sua amata fata. — Dimmi una cosa o mio futuro marito, come hai fatto a essere così audace davanti all'incantatrice? Le chiese l'ingenua fatina accovacciata sulle sue poderose gambe. — O gioiello dei miei occhi, un goccio di astuzia e un mazzetto di autocontrollo, hanno cambiato la sorte del proprietario del nostro castello. — con questa risposta ben data catturò per sempre l'amore della sua fata. — Sei furbo oh mio amato sposo. Hai difeso tuo padre e il regno del mio amore sei proprio degno!
Il castello si riempì di gente venuta da ogni parte. Arrivarono conti e regine duchi e fatine. Mangiarono polli e orchi, pecore e fagiani. Bevvero sangue d'uva e nettari vari. Ci furono danze abbaglianti, stelle cadenti e torte pannate. Il Principe d'indaco vestito prese in braccio l'esile Fatina la portò nella torre reale addobbata di frutta e dolci, l'adagiò sul letto nuziale e le sussurrò — Queste tue magnifiche ali lasciamole ai venti. Tu sarai la mia regina se te la senti. E così vissero felici e contenti.
Edited by solenebbia - 3/12/2012, 23:30
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