CITAZIONE (roxy901 @ 10/11/2012, 23:14)
Il Patto
C'era una volta, in un paese molto lontano, un cacciatore che viveva in una casetta di legno nel bosco. Era un giovane bellissimo, e tutte le figlie dei contadini sognavano di sposarlo.
Il cacciatore, però, non era famoso solo per la sua bellezza, ma anche per la sua arte, un'arte sconosciuta a tutti e tramandata di generazione in generazione: l'imbalsamazione.
Il giovane, infatti, trascorreva le sue giornate, sia per denaro che per diletto, a impagliare animali. La sua collezione personale, che comprendeva anche gli esemplari lasciati in eredità dai suoi avi, era immensa e invidiata da tutti.
Un mattino, come tutti i giorni, il giovane andò a caccia nel bosco e il caso volle che egli si trovasse davanti a un esemplare bellissimo: una cerva bianca. Il cacciatore non poteva certo farsela scappare! Iniziò a correre ma, quando ormai sembrava averla quasi catturata, la cerva sparì nel nulla e il cacciatore rimase solo nel bosco. Guardandosi intorno, capì di essersi perduto.
L'unico modo per uscire da quel labirinto di alberi era quello di ripercorrere il tragitto all'indietro. Camminò per ore ma non riuscì a ritrovare la strada di casa. All'improvviso, però, sentì un suono provenire da poco lontano.
"Uhhh... uhhh!" Qualcuno piangeva! Il cacciatore, senza pensarci su, si inoltrò ancor di più nel bosco alla ricerca del padrone di quelle lacrime, quando si ritrovò davanti alla cerva bianca. Il giovane rimase stupito da quella visione e si chiese come fosse mai possibile che un animale riuscisse a piangere. Depose allora le armi e tentò d'avvicinarsi con cautela alla cerva che (meglio senza "invece") si trasformò in una fata.
La fata aveva i capelli color del miele e gli occhi bianchi come il ghiaccio. Era tanto bella che il cacciatore se ne innamorò al primo sguardo e dimenticò quasi subito che fino a poco prima voleva catturare l'animale e imbalsamarlo. Poi si avvicinò e le chiese il motivo di tante lacrime: "Fatina, perché piangi? Gli occhi delle fate dovrebbero sempre sorridere!"
La fatina alzò il viso e intorno a lei s'alzarono in volo mille farfalle dorate. "Piango proprio perché sono una fata!" Il cacciatore la guardò stranito, non comprendendo quel che la fata volesse dire. Ella, allora gli spiegò il problema: "Piango perché posso trasformarmi in tutto: cerva, passerotto, ranocchia e tutti gli animali del bosco. Non posso, però, trasformarmi in donna. Vorrei tanto avere le gambe lunghe e le forme delle donne del castello. Vorrei essere una principessa, vivere in un palazzo e innamorarmi di un principe! Invece sono costretta a vivere sola nel bosco per far felici gli altri con la mia polvere fatata. Quand'è che sarò io a essere felice?" Domandò la fatina al cacciatore.
Il cuore del cacciatore era tanto pieno d'amore che non poté trattenersi dal dire alla fatina che a qualunque costo l'avrebbe aiutata. La fata parlò ancora: "Davvero mi aiuterai? Conosco una strega che possiede un filtro capace di far avverare ogni desiderio, purché sia buono. Essa vive tra le Montagne Nere e solo chi è coraggioso può entrare nella sua caverna. Vi sarei andata io stessa, mio cacciatore, ma purtroppo la strega ha fatto voto di parlare solo con gli uomini, quindi dovrai andarci tu. " Convinto dal piano della fata, il giovane cacciatore decise di partire ma, essendo egli abbastanza furbo, (virgola) colse l'occasione per fare un patto con la fata: "Se ti porterò il filtro dovrai sposarmi" disse, e la fata accettò senza battere ciglio.
Il cacciatore, allora, si incamminò nella foresta che, via via, diventava sempre più fitta e oscura. Passarono delle ore prima che il giovane arrivasse alle Montagne Nere. La caverna della strega era scavata sul fianco della montagna più alta, in modo che tutti potessero vederla e sentirsi addosso lo sguardo del male. Il cacciatore si fece coraggio e, una volta scalata la montagna, entrò nella caverna.
"Chi è là?" chiese una voce minacciosa. "Il cacciatore!" disse il giovane, impavido, seppur molto stanco. "Avvicinati" ordinò la voce. Il cacciatore, allora, iniziò a camminare tra le rocce nel buio finché non si trovò davanti alla strega. Al contrario di quanto si potesse pensare, la strega era bellissima! Aveva i capelli neri come la notte e la pelle chiara di chi non ha mai visto il sole. "Cacciatore, so perché sei venuto" disse la strega con fare superbo. "La fata ti ha mandato a prendere la pozione che la trasformerà in principessa: eccola. Prendi questo liquido e fallo bere alla fata fino all'ultima goccia." Il cacciatore prese la pozione e fece per andarsene ma la strega lo ammonì. "Dove vai, cacciatore, senza la mia ricompensa? Nulla è regalato nel mio regno." Il giovane allora si voltò e chiese alla strega cosa dovesse donarle. "Io voglio la tua arte, cacciatore" disse la strega.
Il cacciatore era così innamorato che disse alla strega, quasi senza pensarci, che le avrebbe dato tutto ciò che chiedeva. Una luce blu intensa avvolse il giovane e lo privò della sua capacità di imbalsamatore e di tutta la sua collezione di animali.
Poi la strega disse: "Ricorda, cacciatore, se il desiderio della tua fata dovesse divenire cattivo allora la magia sparirà!"
Solo allora, la strega lo lasciò andare. Corri corri, il giovane tornò dalla fata felice. "Fatina, ti ho portato la pozione, ora bevila e mantieni il tuo patto". La fatina bevve il filtro magico tutto d'un fiato e si trasformò in una bellissima principessa. "Cacciatore, grazie, ora sono felice" disse la principessa. "Come promesso onorerò il nostro patto, ma prima voglio andare al castello ed entrare tra i nobili della corte. Quando mi avranno accettata manderò una carrozza a prenderti e diverrai il mio sposo." La principessa s'incamminò verso il palazzo.
Quando arrivò al castello venne accolta da tutti i nobili per la sua bellezza e quando incontrò il principe s'innamorò di lui. Passarono i giorni e le settimane e la principessa era tanto presa dal suo amore per il principe, che si dimenticò del cacciatore.
Un giorno il cacciatore, che ormai aveva perso le speranze e viveva per strada come un mendicante in attesa della famosa carrozza, venne fermato da una vecchietta dal volto pallido e i capelli di neve, che gli chiese facendosi beffa del suo dolore: "Buon uomo, verrai anche tu domani al matrimonio del principe?"
Il giovane allora capì quel che era successo: la principessa si era dimenticata di lui! Aveva mentito fin dall'inizio, non era mai stata innamorata. Così il cacciatore, arrabbiato, decise di andare al castello e rivelare a tutti chi era in realtà la principessa. Era tanto furioso che dimenticò di lavarsi e mettersi l'abito della festa. Quando arrivò al castello, nei suoi abiti stracciati e puzzolenti, iniziò ad urlare: "Quella che voi credete la principessa in realtà è una fata che si è presa gioco del mio amore per diventare regina! E' una bugiarda!" Ma nessuno credette al cacciatore: ormai tutti, nobili, contadini e servi erano innamorati della principessa. Il principe, allora, a sentir chiamare "bugiarda" la sua futura sposa, decise di imprigionare il cacciatore. Tra le urla di rabbia, e l'indifferenza della superba principessa, il cacciatore venne trascinato nella torre più alta del castello e lì venne rinchiuso da solo col suo dolore. Accadde però (togliere la virgola) che nel momento in cui il principe chiuse a chiave la porta della torre, la principessa si ritrasformò nella fata che era una volta. L'incantesimo era stato annullato! La fata, per seguire il suo sogno aveva fatto soffrire il povero cacciatore, rendendo il suo desiderio malvagio. Tutti, allora, capirono che il cacciatore aveva detto la verità e decisero di liberarlo. La fata, piena di vergogna, scappò nel bosco, dove rimase per il resto della sua vita e il cacciatore, per la sua sincerità e per aver salvato tutti da una regina bugiarda, venne eletto Primo Cacciatore del Regno.
FINE
E' un racconto delizioso e scritto molto bene. Gli uomini sono fatti così: si fanno sempre fregare dalle donne.