Il Parco dei divertimenti
Una limpida sera estiva, Max e il suo furetto Crusca si recarono nel grande Parco dei divertimenti. Là, grandi e piccini potevano gustare prelibate leccornie, andare sulle giostre e godersi un bellissimo spettacolo all’aperto.
Alle nove di sera, dopo un rullo di tamburi e uno squillar di trombe, sul palcoscenico apparve Gastone, il bravo presentatore. Sfoggiava uno sgargiante frac rosso e un sorriso smagliante.
Max osservò divertito le esibizioni di mimi, giocolieri e saltimbanchi.
Ai margini del Parco c'era una piccola orfana. Il suo nome era Allegra. Aveva capelli crespi e corvini, un volto delicato dai lineamenti regolari, pallido e impaurito come quello di una gatta selvatica.
I suoi occhi di colore diverso, uno azzurro e l’altro marrone, facevano paura alla gente. Si tenevano tutti alla larga da lei perché pensavano fosse una strega.
La gente non era cattiva, ma aveva paura perché, da qualche tempo, ben sette giovani erano misteriosamente spariti dal paese. Un'antica leggenda diceva che la strega Perfidia, gelosa dell'amore e della gioia altrui, rapisse le persone e le imprigionasse nei bui e tetri scantinati della sua vecchia casa in mezzo al bosco. Nessuno sapeva che faccia avesse quella malvagia creatura, perciò tutti coloro che erano un po' "diversi" venivano guardati con sospetto e messi in disparte.
Ogni sabato sera Max era in prima fila, pronto ad applaudire l'affascinante ballerina che aveva conquistato il suo cuore. Che bella coppia! La graziosa, minuta Isabel e lo spilungone dai folti riccioli neri.
La strega Perfidia era verde d'invidia. Tutto quell'amore e quella felicità la facevano infuriare.
Anche Allegra si gustava il meraviglioso spettacolo, ai limiti del grande Parco. La magia delle luci faceva da cornice alle spassose esibizioni degli artisti. Quando però vide apparire l'alto giovanotto, la piccola orfana osservò incuriosita il bizzarro animaletto appollaiato sulle sue spalle. Anche il furetto fu attratto da lei e si lasciò accarezzare. Max si girò di scatto per rendersi conto di cosa stava succedendo e la ragazzina si spaventò, ritraendosi.
“No, non andare via”, la supplicò il giovane, “Lui è Crusca e io sono Max”.
Allegra sorrise rincuorata, presentandosi a sua volta. Le sembrava così strano aver trovato qualcuno con cui parlare. I suoi grandi occhi tristi sprizzarono improvvisamente gioia. Anche Isabel la salutò, facendole ciao con le mani. Ciò scaldò il cuore e strappò un sorriso alla solitaria ragazzina.
“Come si chiama la tua bambina?”, le chiese Max.
“Cosa? Oh, la mia bambola. Dolly”.
“Ti piacerebbe averne un’altra?”.
Allegra osservò la sua vecchia, consumata compagna d’avventura e la pettinò per renderla più presentabile. “Sì, mi piacerebbe. Però non dovrò buttare la mia Dolly, vero?”.
“No. Certo che no!”, si affrettò a dire Max.
“Allora sì, ne vorrei anche una bionda”, replicò la ragazzina prima che lo sconosciuto potesse cambiare idea.
“Benissimo. Provvederò al più presto”, disse lui strizzandole l’occhio in segno d’intesa. All’improvviso però si accesero le luci del palco e dopo un rullo di tamburi e uno squillar di trombe, fece il suo ingresso il presentatore Gastone. Dopo il solito, divertente discorso d’apertura, si apprestò a presentare il primo artista della serata. “Signore e signori, ecco a voi l’inimitabile Benito con il suo inseparabile compagno Buffalmacco!”.
La folla applaudì entusiasta. Trascorsero tre lunghissimi minuti e Benito ancora non si vedeva. Gastone era tesissimo e sudava vistosamente. Gli artisti lo cercarono ovunque, ma del ventriloquo non c’era traccia. Era sparito nel nulla! Il brusio della folla aumentava. Il presentatore in frac rosso allora chiamò sul palco le danzatrici del ventre.
La gente ricominciò ad applaudire ma neppure le ragazze si presentarono. Erano corse via, insieme agli acrobati, a cercare il povero Benito. Da vent’anni a questa parte non era mai mancato una sola sera. E poi l’avevano visto aggirarsi all’interno del Parco fino a dieci minuti prima della sua chiamata in scena.
Pian piano il grande Parco dei Divertimenti si svuotò. Gli acrobati, gli equilibristi, i nani e le ballerine erano andati tutti alla ricerca del loro sfortunato amico. Gli spettatori non se la sentivano più di stare lì ora che Benito era in pericolo, perciò rincasarono a capo chino. Che brutta serata! La strega invidiosa aveva proprio rovinato la festa a tutti. L’ultimo ad andarsene fu Gastone, che rimase ancora un po’ a piangere calde lacrime mentre le luci del palcoscenico si spegnevano per sempre.
Max si era perso tra la folla e non trovava più la sua Isabel. Dov’era finita la bella fanciulla? Era partita alla ricerca di Benito insieme agli altri artisti, oppure era finita anche lei nelle grinfie della strega invidiosa?
Egli vagò tutta la notte, alla ricerca del suo grande amore, ma non la trovò. Quando la stanchezza scese su di lui, fino quasi a fargli chiudere gli occhi, il giovane si arrese e, sconsolato, si diresse verso casa. Anche Crusca, solitamente vivace e giocoso, ora era triste e silenzioso. Max si coricò ma non chiuse occhio. Il furetto, che si era appisolato ai piedi del letto dell’amato padrone, si svegliò di soprassalto.
Avevano bussato alla porta e il giovane corse ad aprire. Erano appena le sei della mattina. Sulla soglia apparve una bella gitana, coi capelli e gli occhi neri come carbone. “Sono Manuela, l’incantatrice di serpenti. Mi manda Isabel. Ti porto da lei”, disse la ragazza.
Max sorrise rincuorato e fece per seguirla ma Crusca si appostò davanti alla giovane donna con fare ostile e le ringhiò contro.
"Perdonalo. Non ha mai fatto così”, si scusò il padrone. Il furetto allora gli si parò davanti per non farlo andare via, ma Max non colse il suo disperato avvertimento. Riuscì con difficoltà a liberarsi del suo invadente amico peloso e se ne andò, sbattendo la porta, insieme a Manuela.
Camminarono a lungo, a passi svelti. Solo quando furono in prossimità del bosco maledetto, il giovane capì di essere caduto in un tranello. Già. La bella incantatrice di serpenti altri non era che Perfidia, la strega invidiosa. Ora la vecchia millenaria appariva in tutto il suo orribile aspetto. Aveva pochi capelli, tante rughe, un lungo naso adunco, la bocca priva di denti e uno sguardo cattivo. Inoltre era vestita di polverosi stracci neri.
Max indietreggiò per la paura. “Che cosa vuoi da me?”, le chiese, “E dove sono Isabel e Benito?”.
“Quanta fretta, giovanotto”, rispose Perfidia ridacchiando. Poi lo costrinse a entrare nella sua sgangherata casa: “Come sei pallido!”, esclamò osservandolo con i grandi occhi neri come carbone. Quindi prese una bottiglia e gli versò uno strano liquore in un bicchiere di cristallo. “Bevi. Questo ti scalderà e ti farà tornare un bel colorito sulle guance”.
Intanto si udirono sussurri, e lamenti provenire dalla cantina.
“Chi c’è laggiù?”, chiese Max allarmato.
La strega ridacchiava e non rispondeva. Si divertiva a tenere sulle spine il giovanotto.
“Bevi!”, ordinò Perfidia e Max ubbidì. Bevve quel nettare leggermente asprigno, che sapeva di frutti di bosco. Poi cominciò a ridere come un matto, mentre la stanza gli girava vorticosamente intorno. Era diventato improvvisamente allegro, ottimista, su di giri.
“Ti piace, vero? L'ho fatto io, con le mie mani.”, disse lei con voce stridula. A un tratto si udì un rumore di vetri infranti. La strega si girò di scatto e vide che una gazza era entrata nella sua casa. “Via. Sciò!”, urlò.
“No, lasciala stare. E' così bella”, brontolò Max continuando a ridere. La gazza cominciò a volare nella stanza, solenne ed elegante. Poi, come per magia, si trasformò, assumendo le sue vere sembianze. Il volatile altri non era che Allegra. Una strega e una fatina a confronto, una di fronte all'altra si contendevano il bel Max, lo spilungone dai folti riccioli neri e dai profondi occhi verdi. Il suo destino era nelle loro mani. A lui non restava che attendere la sua sorte, incrociando le dita.
“Aiutami Allegra!”, esclamò il giovane implorando l’orfanella.
“Ci puoi contare! Hai un debito nei miei confronti. Rammenti la bambola che mi hai promesso?”, disse lei strizzandogli l’occhio.
“Certo!”, rise Max speranzoso.
“Che cosa state blaterando voi due?”, gracchiò la strega e poi si avventò sulla bambina con le unghie lunghe ed affilate.
Allegra schivò più volte gli affondi di Perfidia. Due guerriere lottavano, senza esclusione di colpi, davanti all'incredulo Max.
La vecchia si stancò presto e si fermò. La ragazzina la fissò ridendo e facendola infuriare. Perfidia allora si rialzò di scatto, ma non era ben salda sulle ginocchia che le facevano giacomo giacomo. Alla sua veneranda età tutto quel saltare e duellare le procurava il fiatone. Perciò chiamò come alleata la magia. La strega invidiosa chiuse gli occhi, strinse i pugni, contò fino a cinque e poi, puff, sparì.
Max e Allegra si guardarono attorno allarmati. Ma ecco la vegliarda riapparire sotto forma di... freccia! Sì, una lunga freccia arrivava all'improvviso, velocissima, puntando verso il cuore dello spilungone innamorato. Allegra doveva correre ai ripari. Così afferrò il coperchio di un pentolone che sbuffava sulla stufa e lo usò come scudo. Poi si parò davanti a Max e la freccia si conficcò nel coperchio. Pericolo scampato! Perfidia si arrabbiò ancora di più. Cominciò a grattarsi la testa spelacchiata e pensò ad un nuovo maleficio. Strizzò gli occhi, strinse i pugni, contò fino a cinque e poi si trasformò in uno scorpione velenoso che avanzava veloce verso Max. Allegra non riusciva a credere ai suoi occhi. Anche la fatina chiamò a sé la magia. Scomparve per cinque lunghi secondi e poi riapparve sotto forma di un vispo serpentello giallo ed affamato che s'ingoiò lo scorpione.
Quell'essere duro e spigoloso però gli andò di traverso e fu costretto a sputarlo. Così riapparve la strega, spettinata ed imbufalita. Allegra torno in sé tossendo a più non posso.
Perfidia inventò subito un'altra insidia. In men che non si dica si trasformò in una spilla che luccicava nel bel mezzo della stanza.
La bimba si avvicinò ammaliata a quel meraviglioso oggetto ma fu punta più volte e arretrò in tutta fretta. Max lanciò un piccolo sacco alla fatina che vi imprigionò il gioiello e sfoderò sorridendo l'ultima, decisiva formula magica:"Uno, due, tre... la strega più non c'è!".
L'incantesimo fu quindi spezzato e il male definitivamente sconfitto.
Max e Allegra scesero negli scantinati di quella polverosa stamberga. Lì trovarono Benito, Isabel e sette giovani legati come salami. Si affrettarono a liberarli e poi, tutti insieme, tornarono a casa felici.
Quella sera stessa il grande Parco dei divertimenti riaccese le luci e lo spettacolo ricominciò, meraviglioso e coinvolgente come sempre.
Ah, dimenticavo. L’ospite d’onore sedeva in prima fila. Era una bambina dai capelli neri. Indossava un grazioso abito rosa su cui era puntata una preziosa spilla. Aveva una bambola nuova in una mano, la sua vecchia Dolly nell’altra e un furetto biondo su una spalla. Quella piccola fata si chiamava Allegra.
Edited by patrizia benetti - 9/12/2012, 16:41