Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

Il piccolo dono di Natale

« Older   Newer »
  Share  
Atropos
view post Posted on 7/11/2012, 14:46




IL PICCOLO DONO DI NATALE




Fiocchi di neve cadevano leggeri ricoprendo la terra di un soffice e candido manto. Fare pupazzi e tirarsi palle di neve erano i passatempi preferiti dai bambini in quei freddi giorni invernali.
Non per Marco, che se ne stava a guardarli sopra a uno dei tre scalini della corta gradinata della scuola. Gli occhi sgranati verso i suoi compagni che correvano, saltavano e ruzzolavano come macchioline di colore che tingono un foglio bianco...

Uno dei bambini vedendolo triste e in disparte, gli lanciò una palla di neve con grande arte.
Marco si alzò in piedi di scatto e saltò sulla neve come un gatto.
Rincorse la fonte di quel dispetto e in un baleno gli sferrò un pugno nel petto.
I due si azzuffarono sulla terra ghiacciata e ben presto terminò la giornata.
Marco ritornò triste, sapeva di averla combinata, perché aveva la giacca tutta bagnata.
Se ne tornò poi a casa stanco e malconcio, il suo volto solcato da un bagnato broncio.

Bruno non ricordava un inverno così rigido da molti anni. Ai lati delle sue malconce scarpe, la neve si accumulava per poi, dopo un passo, ricadere sulla strada di grossa ghiaia. Ogni dieci falcate si fermava per riscaldare le mani alitandoci dentro. Il suo volto era coperto da una spessa sciarpa di lana, tutta rammendata, di colore marrone che gli scendeva fin sopra le spalle a loro volta protette solo da un misero maglione. Preso da un gelido brivido, ogni tanto si scuoteva, altre volte batteva il piede, per ripristinare la circolazione nelle umide e fredde dita. Mentre le mani riposte nelle tasche dei pantaloni proteggevano dal gelo quello che per Bruno era un vero tesoro. Non vedeva l'ora di ritornare a casa, dove ad aspettarlo non vi era il calore di un focolare ma quello di un abbraccio. Fiocchi di neve cadevano come macigni sulle spalle, rendendo pesante e lento il suo passo.

Serenella scosse la testa mentre i suoi occhi erano fissi su una bolletta. «Quest'anno non ce la faremo» sussurrarono le sue tiepide labbra. Poi una lacrima scese e percorse tutta la sua gota fino a infrangersi nella rima labiale. Ci pensò la nonna a consolarla. Le calde parole riscaldarono l'aria e un po' il cuore della donna. Poi la vecchietta ritornò davanti al focolare a rammendare il gomito di una piccola giacchetta. Ogni tanto si fermava, la mente persa tra sfumati ricordi mentre l'occhio ritornava a fissare laddove un tempo ardeva una fiamma.
La porta si spalancò e uno sbuffo d'aria gelida si mescolò con il tepore della cucina. La ventata tolse di mano la carta a Serenella mentre la nonna si chiuse ancor più nel suo scialle. Entrambe però con gli occhi pieni di speranza mirarono l'uomo nell'uscio.

Marco corse saltellando a testa bassa come un canguro, ma si scontrò con un soffice muro.
Il bambino in una pozzanghera finì e una grossa risata udì.
Allora Marco sollevò lo sguardo, verso la causa del suo prematuro traguardo.
Un omone col bianco barbone gli si poneva davanti, grosso come lui, non ne aveva visti tanti.
Indossava un lungo ed elegantissimo cappotto, mentre in testa svettava un cilindro color vino cotto.
Il sonoro ridacchiare di : «Oh! Oh! Oh!» Lasciò il posto a un frastornato, «Ohibò!»

Bruno vide in lontananza la soffusa luce della sua casa. Era quasi buio e la speranza di quell'abbraccio di conforto ormai stava per realizzarsi. Si sfregò le mani quasi intirizzite dal freddo, regalando alla pelle quel grado o due in più, che sarebbe subito svanito nello scrollarsi la neve di dosso. Era l'immagine stessa del freddo. Aprì la porta di casa e con lui entrò anche un gelido soffio; quest'ultimo strappò dalle delicate mani di donna un foglio, come un bambino cominciò a giocarci trastullandolo per la stanza, facendolo poi adagiare a terra. Gli occhi dell'uomo, in più occasioni, incontrarono gli sguardi di sua moglie e di sua madre, mentre si toglieva lentamente la grossa sciarpa.
Le due donne cercarono in lui una risposta.
Serenella immobile, con le mani aperte vuote del foglio appena rubato dal vento, fu la prima a parlare vedendo suo marito rincasare: «Ciao pà, com'è andata?»

Marco osservò il suo cencioso giaccone, sgocciolare come un bagnato balcone.
Dalla bianca barba una voce uscì, soffocando l'inizio di un pianto: «Mi rincresce e mi scuso tanto!...»
«...Come posso riparare a tale danno?» Marco rispose: «Non fa niente, ormai è fatto, il malanno!»
Allora il buon vecchione si tolse il cappellone.
Lo porse a Marco e le sue labbra si fecero ad arco.
Strizzando l'occhio disse al bambino: «Infilaci il braccio e pesca un regalino!»
Il braccio ci infilò l'infante ma il fondo del cappello, non toccò il birbante.

Bruno scosse la testa. La nonna allora si alzò mostrando all'uomo e a Serenella la piccola giacca che aveva finito di cucire. Bruno ricambiò con un sorriso. Serenella invece abbracciò suo marito.
Il calore di quell'abbraccio Bruno l'aveva desiderato fin dal mattino, quando era partito con un morbido cuscino di piume d'oca, in cerca di lavoro. Una mattina come tante altre, ma quel giorno Bruno aveva promesso alla sua famiglia che non sarebbe tornato a mani vuote.
Serenella non si staccò da Bruno, sentiva il corpo dell'uomo freddo e non l'avrebbe lasciato fino a quando la sua temperatura non avrebbe raggiunto la stessa del suo esile corpo. Il freddo non fu l'unica cosa che la donna volle sconfiggere: strinse Bruno ancora più forte, perché volle rendere meno amara anche la delusione per la vana ricerca di un lavoro. Poi gli sussurrò a un orecchio: «Con quel poco filo che avevamo, tua mamma ha fatto proprio un ottimo lavoro. Domani Marco riavrà la sua giacca e tu la tua.» I due poi sorrisero. Bruno si staccò da Serenella, il suo volto riacquistò il colore rosa di una cute calda, mentre i battiti del suo cuore riuscirono a spazzare via il veleno della delusione di un mancato impiego.
L'uomo esclamò: «Che giorno è oggi?!»
Un coro di voci riscaldò la tiepida cucina. «E' il 24 dicembre, la vigilia di Natale!»

Marco si alzò in punta di piedi: «Qui non c'è niente, non vedi?!»
Le bianche sopracciglia l'omone corrugò e all'orecchio del bambino bisbigliò.
«Se cercherai col tuo cuore, forse tirerai fuori un trattore!»
Marco lo ascoltò e qualcosa allora col dito toccò.
Afferrò l'oggetto dentro al cappello ed estrasse il braccio, proprio sul più bello!
Non poté credere ai suoi occhi, visto che quella era fortuna per pochi.
Una macchinina in legno fiammante, aveva dinanzi il suo volto raggiante.
L'uomo aggiunse a tanto stupore: "Ora è tua, nel mio cappello faceva troppo rumore!"
«E' di un legno buono, per il malanno che ti ho procurato, questo è il mio dono.»
Marco salutò e ringraziò il buon anziano, porgendogli e stringendogli la mano.
Si diresse poi a casa contento, correndo veloce più del vento.

Bruno infilò la mano nella tasca dei pantaloni. «Ho qui un pensierino per il nostro Marco e, per noi!» Serenella si accorse che suo marito teneva in mano un pacchetto avvolto con della carta di giornale stropicciata. Spinta dalla curiosità, anche la nonna si diresse da Bruno. «Venite, Venite!» Esclamò l'uomo, mentre con fare delicato scartava il piccolo pacco dal suo involucro. Al suo interno era celata una fetta di panettone, ancora morbida, farcita con tanti canditi e uvetta. Alla nonna nel vedere tale leccornia si riempì la bocca di saliva e deglutì sonoramente. Serenella invece accarezzò le spalle dell'uomo. «Non è tutto!» Bruno infilò anche l'altra mano nella tasca, estraendo un altro pacchetto uguale al precedente, contenente anch'esso una formosa fetta di panettone.
La nonna sgranò gli occhi e quasi si soffocò inalando l'abbondante saliva prodotta dal suo palato.
Serenella prese le due fette gialle e soffici di panettone, ricche di canditi e uvetta e le appoggiò su un piatto di porcellana bianca, riponendolo al centro della tavola in frassino. Non buttò la carta di giornale anzi: la stirò per benino addobbando il tavolone di un'improvvisata tovaglia. Dal cassettone del comò sfilò un coltello e tagliò a metà le due fette di dolce. Ora ad arricchire la quasi spoglia tavola vi erano quattro bei pezzi di panettone. La donna poi estrasse dal forno quella che sembrò essere un'oca anche se per grandezza era più simile a una faraona. «Povera Gina, ma sei stata una brava oca! Di te resteranno solo le piume dentro al cuscino.» La nonna invece, ansiosa di appoggiare la propria dentiera su quelle gialle fette di panettone esclamò: «Ma quello screanzato di mio nipote che fine ha fatto?!» Proprio allora Marco spalancò la porta di casa. «Mamma, papà, nonna, eccomi! Scusatemi per il ritardo ma non crederete alle vostre orecchie per quello che vi sto per raccontare!» Una legnata gli arrivò sulla testa, facendo subito risalire un pronunciato bernoccolo.
La nonna, vedendolo rientrare con il giaccone tutto sporco e bagnato, aveva preso il manico della scopa e gli aveva sferrato una bastonata proprio in fronte.
«Villano di un monello!» l'apostrofò la nonna che poi disse: «Guardati, hai il giaccone fradicio! Sai benissimo che non avevamo più legna, non si asciugherà mai per domani...Il tuo babbo è tornato a casa quasi congelato e gli piglierà un'influenza, se anche domani andrà in cerca di lavoro senza giacca!»
Due goccioloni cristallini e salati presero il posto degli occhi di Marco, mentre un broncio fu la maschera del suo volto.
Marco singhiozzando si rivolse verso le figure che più di tutte gli davano conforto e amore. «Mamma, papà, guardate!» Esibendo la fiammante macchinina. «So che dovevo stare attento a non bagnarmi né tanto meno sporcarmi, ma non è colpa mia!» Poi piangendo porse il giocattolo alla nonna.
«Prendi nonna, l'uomo che me l'ha data ha detto che è un legno buono, speriamo basti per asciugare il giaccone di papà!»
La nonna tolse la macchinina dalle mani di Marco, che ebbe qualche esitazione nel sciogliere la presa, poi l'infante con lo sguardo scortò il giocattolo fino al suo patibolo: il focolare.
Il broncio si trasformò in un sonoro pianto echeggiando in tutta la cucina.
La mamma lo prese in braccio. «Guarda Marco, cos'ha portato a casa, papà!»
Gli occhi del bambino allora cessarono di sgrondare lacrime, che visione paradisiaca quei quattro pezzi di panettone gialli, soffici e ripieni di tanti canditi e uvetta!
Uno spettacolo che fece dimenticare a Marco l'amarezza della separazione dalla sua macchinina.
Il brontolio dello stomaco volle dire solo una cosa: era giunto il momento per sedersi a tavola.
«Nonna, non vieni?» chiese Bruno.
La nonna pareva che non lo ascoltasse: per lei era più importante accendere il fuoco che avrebbe asciugato il giaccone e non di meno le sue ossa. «Chiamatemi per il dolce!» Nel pronunciare la parola "dolce" a momenti la dentiera, abbondantemente lubrificata dalla saliva, gli sfuggì di bocca. La vecchia appoggiò la macchinina proprio al centro del freddo focolare. Raccolse la bolletta da terra e la sistemò sotto al giocattolo. Cominciò poi a tastare il polsino della maglia che indossava. Lo srotolò con parsimonia e ne estrasse un esile e un po' sciupato fiammifero.
«Bene vecchio mio, non mi fregare ora!» mentre pronunciava queste parole, strofinò il cerino contro la pietra del focolare. Scric! Chiara, calda era la fiammella che la donna ci tenne anche un po' sopra le mani, poi indirizzò l'esile lingua di fuoco verso un angolo della carta.
Marco osservò attento in un cantone della tavola ogni movimento della nonna. Aveva quasi sperato che quel fiammifero non si accendesse e nel vederlo brillare un nodo gli si formò in gola.
Allora Bruno vedendolo distratto gli disse: «Marco, ti prometto che se troverò un lavoro, avrai un intero garage di macchinine!» Il Bambino sospirò.
La parte sotto del camino ora era viva. Il fuoco aveva risvegliato dal lungo sonno quella parte di casa e ora un confortevole calore avvolgeva la cucina e i panni fradici.
Proprio un ottimo legno, pensava la nonna mentre unendosi al banchetto.
Una cena semplice, povera, ma ricca di valore che la stessa miseria non era riuscita a scalfire.
Don! Il primo rintocco delle campane che sancivano la mezzanotte. Serenella era in piedi e in mano teneva il piatto di porcellana bianca sbeccato in un breve tratto della sua circonferenza dove al suo centro padroneggiavano come piramidi i quattro pezzi di panettone.
La nonna ingaggiò una silenziosa gara di sguardi con Marco, i suoi occhi rimbalzavano di continuo dal dolce al bambino e viceversa. Lo stesso si può dire di Marco con la nonna.
Il dodicesimo rintocco fu accompagnato dai quattro con un: «Buon Natale!» Lo stesso focolare volle farsi sentire per ringraziare la famiglia della sua rinascita. Approfittò di quell'attimo di silenzio dopo il dodicesimo rintocco, per lanciare una brace preceduta da uno scoppiettio e seguita da un tintinnio.
La nonna fu l'unica che se ne curò, vedendo ancora la bragia rotolare davanti alla bocca del camino. «Diamine di una macchinina! Avrà avuto al suo interno sicuramente qualche vite o qualche pezzo di ferro!» Si alzò per andare a raccogliere il pezzo di metallo, che aveva ormai finito la sua corsa. Lo sfiorò con un dito per sincerarsi che non scottasse e lo osservò. Lo portò vicino agli occhi, scrutandolo; nel mentre, un altro scoppiettio interruppe la vecchietta dal suo esaminare, che con uno scatto della testa schivò la nuova brace fuoriuscita dal fuoco. Seguiva il percorso della bragia, aguzzando la vista, finché questa si arrestò cozzando contro le scarpe di Bruno. Anche l'uomo la raccolse da terra.
«Eh? Questa pare proprio una moneta d'oro!» Esclamò il capo famiglia.
Un altro scoppiettio e un altro ancora! Tin, tin, tin! La casa si riempì di vivaci scoppiettii e tintinnii.
Serenella per poco non fece cadere il bianco piatto per terra, mentre Marco corse vicino al camino cercando di afferrare al volo quelle gradite e benevoli braci che uscivano dalla sua macchinina.
Continuavano a saltellare fuori lasciandosi dietro una scia di luce che era come una lunga coda di fuoco. Sembravano piccole stelle cadenti che rimbalzavano sul pavimento emanando quell'allegro tintinnio.
Poi a un tratto la fiamma si affievolì, spegnendosi.
I quattro cominciarono a raccogliere le monete da terra che ora erano sparse qua e là per tutta la cucina.
«Me l'aveva detto quell'omone col barbone bianco, che la macchinina era fatta con un legno buono! Guardate quante monetine ci ha regalato!» Gridava Marco.
«Un legno magico, il migliore in assoluto!» Esclamarono compiaciuti gli altri tre ridendo.

Da quella magica notte di Natale, la vita di Bruno, Serenella, Marco e della nonnina cambiò.
Non vissero più di stenti e nella povertà.
Bruno e Serenella comprarono una concessionaria di auto e come promesso a Marco riempirono il garage di vetture di tutti i tipi, poco dopo fondarono un marchio di auto da corsa dal colore rosso fiammante. Marco, di conseguenza, divenne un pilota di Formula 1 e vi assicuro che era un fenomeno a guidare quei bolidi! La nonna?...La nonna prese il premio No-bel' (premio nonno bello) inventando una pasta adesiva per dentiere e ci ricavò anche parecchi soldi!
Sebbene i numerosi impegni che comportò il cambio di vita, non ci fu vigilia di Natale che i quattro non passarono insieme. La sera, prima di strapazzare l'enorme tacchino predisposto per la cena, si radunavano attorno al caldo focolare volgendo lo sguardo verso l'alto, per ringraziare un angelo col pancione e il barbone bianco.



Edited by Atropos - 8/12/2012, 09:22
 
Top
bluninja636
view post Posted on 7/11/2012, 16:01




Una fiaba natalizia ben costruita con un alternarsi di rime e racconto ben riuscito ed armonico.
C'è mancato poco che mi commuovessi ed io non sono solito a simili manifestazioni(da buon genovese).
A parte un paio di maiuscole nei nomi propri (verso metà della fiaba ) non ho riscontrato altri errori.
p.s.Lo già detto e lo ripeto, io non sono nessuno per giudicare e con i miei commenti spero solo di essere d'aiuto :)
Complimenti.
 
Top
Atropos
view post Posted on 7/11/2012, 17:32




,,,ho dovuto, ho dovuto rompere il racconto con dei paragrafi in rima (che danno più gioia e spensieratezza tipo filastrocca, propria dei bambini) sennò avrei annegato la tastiera del PC dalle lacrime,,, e voi lettori invece vi sarete tagliati le vene x lungo
 
Top
bluninja636
view post Posted on 7/11/2012, 18:14




:) :) :)
A me, personalmente, l'idea è piaciuta e credo che tu sia ben riuscito a spezzare la fiaba con un pò di spensieratezza :)
 
Top
marcoad82
view post Posted on 7/11/2012, 18:16




Atropos, lo sapevo che tra noi c'era affinità: abbiamo postato la fiaba insieme. :)

Carina la tua, mi son piaciuti gli intermezzi rimati, la storia è simpatica, e la tristezza viene riscattata da un bel finale positivo.
la nonna è odiosa e anche un po' schifosa però! sempre lì a sbavare :)

Devo però dirti che hai fatto un bel casino coi tempi! hai mescolato passato e presente a più non posso... adesso ti riporto qualche esempio, ma scegli uno dei due tempi e usalo per tutta la fiaba, per favore!

Oltretutto è zeppo di errori che anche word o openoffice ti segnano in rosso, quindi basta che guardi lì per sistemarli. Se non li hai posso segnalarteli io, ma SCARICATI OPENOFFICE!

CITAZIONE
Non per Marco, che se nè stava a guardarli

ne senza accento

CITAZIONE
sballoccate

io questa parola non l'ho mai sentita... la metterei tra virgolette, almeno

CITAZIONE
Marco corre a testa bassa, più in fretta che può, ad un tratto un soffice muro lo fermò.

Dunque. :) capisco che "può" faccia rima con "fermò" ma ca...o! uno è presente l'altro è remoto! ma non puoi fare una cosa così! :)

CITAZIONE
Un omone col bianco barbone gli si poneva davanti, grosso come lui, non nè aveva visti tanti.

ne senza accento

CITAZIONE
Bruno vede in lontananza la soffusa luce della sua casa. Era quasi buio e la speranza di quell'abbraccio

qui, come nella frase sopra hai addirittura usato due tempi diversi nella stessa frase...

CITAZIONE
Ci pensa la nonna a consolarla.

Gli occhi dell'uomo incontrano gli sguardi di sua moglie e di sua madre, mentre si toglie lentamente il caldo sciarpone.
Le due donne cercano in lui una risposta.
Serenella è la prima a parlare: "ciao babbo, com'è andata?"

Bruno scosse la testa. La nonna allora si alzò mostrando all'uomo e a Serenella la piccola giacca che aveva finito di cucire. Bruno ricambiò con un sorriso. Serenella invece abbraccia suo marito.

ho capito comunque i livelli di parentela, ma ho dovuto tornare indietro a leggere perchè si crea confusione

CITAZIONE
Rosastro

rosastro è una parola che hai inventato tu... puoi anche usarla, ma credo che se ne possa fare a meno

CITAZIONE
e all'orecchio del bambino gli bisbiglia

puoi togliere "gli"

CITAZIONE
Una macchinina in legno fiammeggiante, aveva dinanzi il suo volto raggiante.

anche qui, capisco che "fiammeggiante" faccia rima, però non è un sinonimo di "fiammante", significa che la macchina ha preso fuoco. Ok, quello è il suo destino, ma lasciamo che sia la nonna a compierlo.

CITAZIONE
La nonna nel vedere tale leccornia gli si riempe la bocca di saliva e deglutisce sonoramente.

La nonna sgrana gli occhi e a momenti si soffoca inalando l'abbondante saliva prodotta dal suo palato.

La nonna invece, ansiosa di appoggiare la propria dentiera su quelle gialle fette di panettone esclama:

Nel pronunciare la parola "dolce" a momenti la dentiera, abbondantemente lubrificata dalla saliva, gli sfugge di bocca.
Marco singhiozzando si rivolge verso le figure che più di tutte le davano conforto

sta nonna fa veramente schifo :sick:

CITAZIONE
La nonna toglie la macchinina tra le mani di Marco,

la toglie dalle mani di Marco

CITAZIONE
Il fuoco aveva risvegliato dal lungo sonno quella parte di casa ed ora, un confortevole calore

quell'ed ora fallo diventare un "e ora"... è una d eufonica di cui si può fare a meno

CITAZIONE
Sembravano piccole stelle cadenti che rimbalzavano nel pavimento emanando quell'allegro tintinnio.

non rimbalzavano nel pavimento, ma sul pavimento

CITAZIONE
sparse qua e la per tutta la cucina.

accento su là

CITAZIONE
Guardate quanti monetine ci ha regalato!

quante

CITAZIONE
"Ah! Ah! Ah! Un legno magico, il migliore in assoluto!" Esclamarono compiaciuti gli altri tre.

se è una risata metterei Hahaha, oppure scriverei che ridono (scriverei che ridono)

CITAZIONE
Non vissero più a stenti e nella povertà.

di stenti

CITAZIONE
La sera, in ogni vigilia che seguì i Natali successivi, prima di strapazzare l'enorme tacchino predisposto per la cena; tutti si radunavano attorno al caldo focolare volgendo lo sguardo verso l'alto, per ringraziare un angelo col pancione e il barbone bianco.

Casomai la vigilia "precede" il Natale. Quel punto e virgola non va bene lì, cambialo con una virgola semplice.


Ok! Basta così, come ho detto non è male, ma assolutamente devi sistemare i tempi verbali, è importante. Ti consiglio di usare il passato. Magari nelle parti in rima puoi lasciare il presente, se ti va, ma controlla bene di farlo sempre.

Ciao!
 
Top
bluninja636
view post Posted on 7/11/2012, 18:26




marcoad82...
ok a dar consigli ma anche te che dici:"ho capito comunque i livelli di parentela, ma ho dovuto tornare indietro a leggere perchè si crea confusione" :)
Al massimo "sei dovuto" e non "hai dovuto" :)
p.s. dopo questa spero di non essere massacrato quando posterò la mia :(

 
Top
Atropos
view post Posted on 7/11/2012, 18:35




,,,,ti sei fatto attendere un po ',,,, ma eri impegnato in un lavoro assai più grosso e per questo ti ringrazio ...domani ci metto subito le mani!
P.s. sei sicuro che sballoccare non esista?,,, nel mio vocabolario cartaceo c'è,,, mah controllerò meglio
 
Top
marcoad82
view post Posted on 7/11/2012, 18:46




@atropos... ero impegnato a farmi un giro in bicicletta anche... :)
Io ho detto che non l'ho mai sentita, e sul mio vocabolario non c'è... però se sul tuo sì, allora è un altro discorso, perdonami... quindi significa "tirarsi palle di neve"?

Edited by marcoad82 - 7/11/2012, 19:16
 
Top
Atropos
view post Posted on 7/11/2012, 19:48




,,,no no,,non esiste,,,

l'immagine della nonna pensavo facesse più sorridere che schifo, immagine appunto trasformata per non rendere il racconto gravoso e triste,,,,
beh esistono le rossastre nubi esisteranno anche le rosastre,,,mah ho trovato di meglio e con poco,,, ;)
 
Top
marcoad82
view post Posted on 7/11/2012, 20:00




CITAZIONE
beh esistono le rossastre nubi esisteranno anche le rosastre,,,mah ho trovato di meglio e con poco,,,

ehehe lo immaginavo

per quanto riguarda la nonna... magari aspetta a modificarla, vedi cosa ti dicono gli altri... sì, a me ha fatto un po' schifo, ma perché a me bave e dentiere fanno proprio arricciare le dita dei piedi... magari a qualcun altro fa l'effetto che volevi, può essere

ah, controlla anche questo

CITAZIONE
Marco singhiozzando si rivolge verso le figure che più di tutte le davano conforto

GLI davano conforto
 
Top
view post Posted on 7/11/2012, 20:04

Advanced Member

Group:
Member
Posts:
3,732

Status:


C'è un bel feeling tra voi due, vero?
Avete ancora la forza di leggere tante storie e commentarle? Non avete finito un concorso che ne cominciate un altro.
Un ciao ai diavolacci mMarco ed Atropos.
Ciao ragazzi creativi!
 
Top
Atropos
view post Posted on 7/11/2012, 20:12




,,,quella "merda d'artista" la considero come un'evoluzione del mio "io", più intelligente, più colto, più educato, più bravo,,,una sorta di Dr Jekill e Mr Hide ,,,dove lui è Jekill e io, Hide
 
Top
view post Posted on 7/11/2012, 22:26
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
405

Status:


Ciao Atropos, ma le fiabe non dovrebbero essere corte?

Ho letto il racconto che secondo me è un pò pesante da leggere per le ripetizioni e i tempi non appropriati.
Insomma Marco ti ha gia fatto notare qualche cosa.
Quando scrivi perchè non usi Word.
Le sviste che ti ho elencato qui sotto sono errori immediatamente individuabili su Word.
Risistemalo e vedrai che ne uscirà un capolavoro

Ora Marco è ancora triste, sa di averla combinata, perchè (perché)si ritrova con la giacca tutta bagnata.

Poi una lacrima scende e percorre tutta la sua gota fino a infrangersi nella rima labbiale. (labiale) Ci pensa la nonna a consolarla. Le calde parole riscaldono (riscaldano)

la donna vuole sconfiggere, stringe Bruno più forte, perchè (perché) anche la delusione della ricerca

L'omone corrugò le bianche soppraciglia (sopraciglia ) e all'orecchio del bambino bisbiglia.

giornale stroppicciata. (stropicciata) Spinta dalla curiosità, anche la nonna si dirige da Bruno.

e uvetta. La nonna nel vedere tale leccornia gli si riempe (riempie) la bocca di saliva e deglutisce

un piatto di porcellana bianca, riponedolo ( riponendolo) al centro della tavola in frassino. Non

Uno spettocolo (spettacolo) che aveva quasi fatto dimenticare a Marco l'amarezza della separazione

farsi sentire per ringraziare la famiglia della sua rinascita. Approffittò (Approfittò) di quell'attimo

La nonna fu l'unica a curarsene, vedendo ancora la bragia ( cos'é) che rotolava davanti alla bocca

con uno scatto della testa schivò la nuova brace fuoriscita (fuoriuscita)dal fuoco. Seguiva il percorso della bragia ( cosa è), aguzzando la vista, finchè (finché)questa si arrestò cozzando contro le scarpe di Bruno. Anche l'uomo la raccolse da terra.
"Eh?! Questa pare proprio una moneta d'oro!" Esclamò il capo famiglia.
Un altro scoppiettio e un altro ancora! Tin, tin, tin! La casa si stava riempendo (riempiendo) di vivaci scoppiettii e tintinnii.


Alla prossima ;) ;) ;)
 
Top
Atropos
view post Posted on 8/11/2012, 01:16




Grazie solenebbia!
eh, non scrivo con word semplicemente xk nn ce l ho,,, ma stasera, scambiando 2 battute con marco tramite mp, mi sono scaricato l ultima versione di OpenOffice,, come hai notato tu, appena ho aperto il mio racconto col nuovo programma, mi segnalava un sacco di errori,,,, domani lo sistemerò ...sarà tra le prime cose che farò appena mi sveglier
 
Top
view post Posted on 8/11/2012, 19:16

Advanced Member

Group:
Member
Posts:
3,732

Status:


Ciao Atropos,
anch'io ho voglia di tediarti un pò e allora ti faccio presente qualche svista che forse è sfuggita a Marco.
1sciarpa di colore marrone Dopo toglierei il punto e virgola perchè inutile.
2 tiepide labbra 3i verbi. Devi decidere se vuoi narrare la storia al presente o al passato. O una o l'altra cosa.
La storia natalizia è graziosa, col lieto fine, con il grande elemento magico di cui tutti avremmo un grande bisogno. le monete d'oro!!!!!!
Sono i soldi a far girare i burattini. Almeno mia nonna diceva così.
La mia però non sbavavaa, non sputacchiava e non si toglieva al dentiera in pubblico.
Grande Atropos!
Un grande CIAO da Pat
 
Top
62 replies since 7/11/2012, 14:46   765 views
  Share