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Il regno di Gorgon - Raffaele Montefusco

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rafmontes
view post Posted on 1/11/2012, 18:32




Il regno di Gorgon versione 2. :alienff:
Maria Celeste, dopo innumerevoli insistenze da parte di Gerolamo e Annamaria, una coppia di giovani sposi che aveva conosciuto al circolo culturale francese, aveva deciso di partecipare alla festa di compleanno di Marilena, una splendida ragazza latino-americana che faceva da badante alla madre di Annamaria.
Qualche giorno prima della festa, Maria Celeste ricevette l’invito ufficiale:
“La signoria vostra, “Maria Celeste”, è invitata Venerdì 13 novembre, alla festa di compleanno di Marilena, che si terrà alla villa Pagodonica a Nichelino. L’orario d’inizio della cerimonia è previsto per le undici e trenta di sera. La preghiamo di osservare la massima puntualità, in quanto già nei primi momenti si verificheranno importanti eventi…”
Poi c’era una nota in calce alla lettera
“Si prega, se possibile, di vestirsi di nero.”
Maria Celeste rimase molto perplessa del contenuto della lettera, ma conoscendo i suoi amici e reputandoli dei tipi piuttosto strani, pensò semplicemente che volessero dare una certa rilevanza alla cerimonia.
Venerdì 13 Maria Celeste si preparò adeguatamente: pettinò i capelli biondi in modo che scendessero in morbide onde sulle spalle, sottolineò gli occhi azzurri con la matita blu, si truccò e, alle ventitrè e venticinque esatte scese dal taxi che l’aveva condotta alla villa. Salì qualche gradino e si trovò in un ampio salone, dove già parecchi invitati, tutti vestiti rigorosamente di nero, stavano facendo onore alla padrona di casa e alla festeggiata. Questa era una bellissima giovane, con l’incarnato olivastro e i capelli neri lisci che le scendevano fino ai fianchi. Indossava un vestito di raso nero che la fasciava come un guanto, e il trucco, sapientemente dosato, le conferiva un aspetto da modella.
Al suo ingresso, Maria Celeste fu accolta da Annamaria e, dopo qualche minuto si ritrovò con un calice di Veuve Cliquot ghiacciato in mano «Hai trovato nebbia?».
«Parecchia, anche se dal taxi il paesaggio non si vedeva tanto bene…».
«Sei stata fortunata; Dario e Gertrude mi hanno appena telefonato che, a causa della nebbia fitta, sono stati coinvolti in un incidente, per fortuna senza grosse conseguenze; ma l’auto è distrutta e loro sono dovuti andare al pronto soccorso per farsi medicare. Stasera quindi non saranno dei nostri».

La serata si svolse alternando momenti di divertimento a momenti di noia. Ma Maria Celeste aveva una certa esperienza di quel tipo di feste e se lo aspettava.

Maria Celeste uscì dalla villa. Ora la nebbia era così fitta che non si vedeva a due passi. Ciò nonostante lei aveva deciso di tornare a casa a piedi; tanto non abitava molto lontano e sapeva che a quell’ora era molto difficile rintracciare un taxi. Pessima scelta: la nebbia non consentiva nessuna visibilità e lei si era persa. Non riusciva più a capire quale direzione prendere; per qualche minuto aveva seguito il bordo di una specie di marciapiede, ma adesso questo era terminato e non aveva più alcun riferimento.
Ad un certo punto fu presa dal panico. Non riusciva più ad andare né avanti, né indietro e aveva l’impressione di girare in tondo… era disperata e l’impulso era quello di sedersi in mezzo alla strada, quando le parve di udire una voce: «Vieni avanti».
Non era sicura di avere capito bene ma, nello stato in cui si trovava, si aggrappò a quella possibilità, se pur remota. Avanzò di qualche passo… «Ancora, vieni, vieni, avanza…». Ora le pareva che la voce fosse più nitida «Avanti, avanti, piega leggermente a destra… così, bene… ora allunga la mano… così, brava». Maria Celeste aveva steso il braccio sinistro e si sentì prendere la mano con una stretta vigorosa «Chi sei?» chiese incuriosita.
«Ora lo saprai… avanza ancora di qualche passo… così…».
A Maria Celeste, all’improvviso girò la testa e le si annebbiò completamente la vista. Subito pensò a un effetto dell’alcol: in effetti aveva bevuto parecchi calici di champagne, ma poi si rese conto di essere stata presa in braccio da qualcuno e trasportata da qualche parte. Svenne…

Al suo risveglio si ritrovò in una stanza illuminata solo con delle candele. Lei era seduta in una poltrona di pelle scura e, di fronte a lei, sedeva una figura spaventosa: aveva i capelli scuri che scendevano in grosse trecce fino al collo. Gli occhi luminosissimi, erano di un colore rossastro, e sul viso, cadaverico e completamente butterato, spiccavano delle labbra colore sangue. Indossava un completo nero, piuttosto antiquato e non portava scarpe: Maria Celeste gli osservò le estremità inferiori e si rese conto con raccapriccio che erano piedi di capra.
«Benvenuta nel regno di Gorgon» disse il diabolico personaggio. «Non so se per te l’essere arrivata qui tra noi rappresenti una fortuna o una sfortuna. Tutto dipende dal mio signore e padrone e soprattutto dal suo umore: purtroppo però lui ama le donne dai capelli neri e dagli occhi scuri… speriamo che il tuo aspetto non lo irriti troppo».
«Io non ho nessuna intenzione di incontrare né il tuo padrone, né chicchessia. Stavo andando verso casa e sono stata bloccata dalla nebbia; ora me ne vado da qui e riprendo la mia strada…» così dettò Maria Celeste fece per alzarsi dalla poltrona, ma si accorse che la cosa le era impossibile: qualsiasi sforzo era vano; era bloccata sulla poltrona e non riusciva a muoversi di un millimetro.
«Il mio nome è Illinor; come vedi non puoi fare alcun movimento se non con il mio permesso. Per questa tua insofferenza meriti una punizione» e così dicendo le toccò il polso con due dita. Si udì uno sfrigolio e subito si sentì un odore di carne bruciata e, dove era stata toccata, si formarono immediatamente due impronte rosse.
La donna avrebbe voluto urlare, ma il grido le si strozzò in gola e dovette rimanere seduta dov’era, con il polso che le bruciava in maniera insopportabile.
I due rimasero un po’ senza parlare; ora Maria Celeste aveva sete ma non osava chiedere più niente. Moriva letteralmente di paura. Ma Illinor, che aveva letto nel suo pensiero, fece schioccare le dita e subito entrò nella stanza un nano con un vassoio sul quale erano posati una brocca d’acqua e un bicchiere.
La donna bevve e si calmò un poco. Ma quella tranquillità non durò a lungo. Illinor le si avvicinò con sguardo maligno «Il nostro signore e padrone ci sta chiamando e non è bene farlo attendere». Così detto si alzò e la precedette per un corridoio buio e stretto; dalle pareti trasudava un liquido che a prima vista pareva acqua, ma la donna non ne era sicura, tanto più che diffondeva un forte odore di carne bruciata.
Dopo aver aperto e attraversato varie stanze, Illinor giunse davanti a una porta di vetro; notando che la donna cercava di guardare attraverso, le disse: «È inutile che cerchi di guardare. Noi resteremo da questa parte; il nostro signore è invisibile e a nessuno è dato di vederlo».
A fianco della vetrata si accese un pulsante rosso che cominciò a lampeggiare. Illinor lo premette e dopo qualche istante si udì una voce metallica: «Benvenuta nel regno di Gorgon, Maria Celeste. Illinor, spiegale chi sono gli abitanti di questo posto».
«Sono degli esseri soprannaturali metà uomo e metà capra» disse Illinor; e poi proseguì: «Discendono da un gruppo di diavoli che in tempi remoti si ribellò a Lucifero. Si nutrono di carne umana abbrustolita…».
“Ecco che cos’era quell’odore pestilenziale che si sentiva nei corridoi” pensò Maria Celeste. Come al solito Illinor le lesse nel pensiero «Sì, l’odore che sentivi era quello delle vergini che ogni giorno vengono sacrificate; e ora tu farai la stessa fine…».
Maria Celeste avrebbe voluto fuggire, urlare, fare qualcosa per mettersi in salvo, ma non riusciva a emettere neppure un filo di voce e, quando tentò di scappare, Illinor la afferrò per un braccio; non aveva ancora finito di toccarla che l’arto si era bruciato e, dopo qualche istante, era rimasto solo un moncherino di carne bruciacchiata. La donna cadde a terra priva di sensi.

Si svegliò agitatissima e tutta sudata nel suo letto, ma sentiva ancora un forte odore di carne bruciata. Si alzò confusa e si diresse barcollando verso la cucina. Aveva dimenticato l’arrosto nel forno e quello si era completamente carbonizzato. Spense il forno e spalancò la finestra. Per sua fortuna la casa non aveva preso fuoco. Si versò un bicchiere d’acqua fresca e lo bevve in poche sorsate, poi andò nel bagno a guardarsi allo specchio: i lunghi capelli biondi erano zuppi di sudore e appiccicati alle spalle, gli occhi, normalmente azzurro cupo erano iniettati di sangue e sul polso si vedevano due segni rossi, proprio dove l’aveva toccata Illinor…


Il regno di Gorgon versione 1
Maria Celeste, dopo innumerevoli insistenze da parte di Gerolamo e Annamaria, una coppia di giovani sposi che aveva conosciuto al circolo culturale francese, aveva deciso di partecipare alla festa di compleanno di Marilena, una splendida ragazza latino-americana che faceva da badante alla madre di Annamaria.
Qualche giorno prima della festa, Maria Celeste ricevette l’invito ufficiale:
“La signoria vostra, “Maria Celeste”, è invitata Venerdì 13 novembre, all’anniversario di Marilena, che si terrà alla villa Pagodonica a Nichelino. L’orario d’inizio della cerimonia è previsto per le ore undici e trenta di sera. La preghiamo di osservare la massima puntualità, in quanto già nei primi momenti si verificheranno importanti eventi…”
Poi c’era una nota in calce alla lettera
“Si prega, se possibile, di vestirsi di nero”.
Maria Celeste rimase molto perplessa del contenuto della lettera, ma conoscendo i suoi amici e reputandoli dei tipi piuttosto strani, pensò semplicemente che volessero dare una certa rilevanza alla cerimonia.
Venerdì 13 Maria Celeste si preparò adeguatamente: pettinò i capelli biondi in modo che scendessero in morbide onde sulle spalle, sottolineò gli occhi azzurri con la matita blu, si truccò e, alle undici e venticinque esatte scese dal taxi che l’aveva condotta alla villa. Salì qualche gradino e si trovò in un ampio salone, dove già parecchi invitati, tutti vestiti rigorosamente di nero, stavano facendo onore alla padrona di casa e alla festeggiata. Questa era una bellissima giovane, con l’incarnato olivastro e i capelli neri lisci che le scendevano fino ai fianchi. Indossava un vestito di raso nero che la fasciava come un guanto, e il trucco, sapientemente dosato, le conferiva un aspetto da modella.
Al suo ingresso, Maria Celeste fu accolta da Annamaria e, dopo qualche minuto si ritrovò con un calice di Veuve Cliquot ghiacciato in mano «Hai trovato nebbia?».
«Parecchia, anche se dal taxi non si vede tanto bene…».
«Sei stata fortunata; Dario e Gertrude mi hanno appena telefonato che, a causa della nebbia fitta, sono stati coinvolti in un incidente, per fortuna senza grosse conseguenze; ma l’auto è distrutta e loro sono dovuti andare al pronto soccorso per farsi medicare. Stasera quindi non saranno dei nostri…».

La serata si svolse alternando momenti di divertimento a momenti di noia. Ma Maria Celeste aveva una certa esperienza di quel tipo di feste e se lo aspettava.

Ora la nebbia era così fitta che non si vedeva a due passi. Quando era uscita dalla villa, verso le due di notte, Maria Celeste aveva cercato un taxi ma, probabilmente a causa della nebbia, non ne aveva trovato neanche uno.
Così aveva deciso di andare a piedi, visto che casa sua non era poi così lontana. Pessima scelta: la nebbia non consentiva nessuna visibilità e lei si era persa. Non riusciva più a capire quale direzione prendere; per qualche minuto aveva seguito il bordo di un marciapiede, ma adesso questo era terminato e non aveva più alcun riferimento.
Ad un certo punto fu presa dal panico: non riusciva più ad andare né avanti, né indietro e aveva l’impressione di girare in tondo… era disperata e l’impulso era quello di sedersi in mezzo alla strada, quando le parve di udire una voce: «Vieni avanti…».
Non era sicura di avere capito bene ma, nello stato in cui si trovava, si aggrappò a quella possibilità, se pur remota. Avanzò di qualche passo… «Ancora, vieni, vieni, avanza…». Ora le pareva che la voce fosse più nitida «Avanti, avanti, piega leggermente a destra… così, bene… ora allunga la mano… così, brava». Maria Celeste aveva steso il braccio sinistro e si sentì prendere la mano con una stretta vigorosa «Chi sei?» chiese incuriosita.
«Ora lo saprai… avanza ancora di qualche passo… così…».
A Maria Celeste, all’improvviso girò la testa e le si annebbiò completamente la vista. Subito pensò a un effetto dell’alcol: aveva bevuto parecchi calici di champagne, ma poi si rese conto di essere stata presa in braccio da qualcuno e trasportata da qualche parte. Svenne…

Al suo risveglio si ritrovò in una stanza illuminata con delle candele. Lei era seduta in una poltrona di pelle scura e, nella poltrona di fronte a lei, sedeva una figura spaventosa: aveva i capelli scuri che scendevano in grosse trecce fino al collo. Gli occhi luminosissimi, erano di un colore rossastro, e sul viso, cadaverico e completamente butterato, spiccavano delle labbra colore sangue. Indossava un completo nero, piuttosto antiquato e non portava scarpe: Maria Celeste gli osservò le estremità inferiori e si rese conto con raccapriccio che erano piedi di capra.
«Benvenuta nel regno di Gorgon» disse il diabolico personaggio. «Non so se per te l’essere arrivata qui tra noi rappresenti una fortuna o una sfortuna. Tutto dipende dal mio padrone e dal suo umore: purtroppo lui ama le donne dai capelli neri e dagli occhi corvini… speriamo che il tuo aspetto non lo irriti troppo».
«Senta signor tal dei tali. Io non ho nessuna intenzione di incontrare né il tuo padrone, né chicchessia. Stavo andando verso casa e sono stata bloccata dalla nebbia; ma ora me ne vado da qui e riprendo la strada di casa…» così dettò Maria Celeste fece per alzarsi dalla poltrona, ma si dovette rendere conto che la cosa le era impossibile: qualsiasi sforzo era vano; non riusciva a muoversi di un millimetro.
«Il mio nome è Illinor; come vedi non puoi fare alcun movimento se non con il mio permesso. Per questa tua insofferenza meriti una piccola punizione» e così dicendo le toccò il polso con due dita. Si udì uno sfrigolio e subito si sentì un odore di carne bruciata e, dove era stata toccata, si formarono immediatamente due impronte rosse.
La donna avrebbe voluto urlare, ma il grido le si strozzò in gola e dovette rimanere seduta dov’era con il polso che le bruciava in maniera insopportabile.
I due rimasero un po’ senza parlare; Maria Celeste aveva sete ma non osava chiedere più niente. Moriva letteralmente di paura. Ma Illinor, che aveva letto nel suo pensiero, fece schioccare le dita e subito entrò nella stanza un nano con un vassoio sul quale c’erano una brocca d’acqua e un bicchiere.
La donna bevve e si calmò un poco. Ma quella tranquillità non durò a lungo. Illinor le si avvicinò con sguardo maligno «Il nostro padrone e signore ci sta chiamando e non è bene farlo attendere». Così detto si alzò e la precedette per un corridoio buio e stretto; dalle pareti trasudava un liquido che a prima vista pareva acqua, ma la donna non ne era sicura, tanto più che all’interno del corridoio si diffondeva un forte odore di carne bruciata.
Dopo aver aperto e attraversato varie stanze, Illinor giunse davanti a una porta di vetro affumicato; notando che la donna cercava di guardare attraverso, le disse: «Noi rimarremo da questa parte; il nostro signore è invisibile e a nessuno è dato di vederlo, pena la morte».
Illinor premette un pulsante e dopo qualche istante si udì una voce metallica: «Benvenuta nel regno di Gorgon. Illinor, spiegale chi sono questi personaggi».
«Sono degli esseri soprannaturali metà uomo e metà capra» disse Illinor, e poi proseguì: «Discendono da un gruppo di diavoli che in tempi remoti si ribellò a Lucifero. Si nutrono di carne umana abbrustolita…».
“Ecco cos’era quell’odore pestilenziale che si sentiva nei corridoi” pensò Maria Celeste. «Sì, l’odore che sentivi era quello delle vergini che ogni giorno vengono sacrificate; e ora tu farai la stessa fine…».
Maria Celeste avrebbe voluto fuggire, urlare, fare qualcosa per mettersi in salvo, ma non riusciva a emettere neppure un filo di voce e, quando tentò di scappare, Illinor la afferrò per un braccio; non aveva ancora finito di toccarla che l’arto si era bruciato e, dopo qualche istante, era rimasto solo un moncherino di carne bruciacchiata e la donna cadde a terra priva di sensi.

Si svegliò agitatissima e tutta sudata nel suo letto, ma sentiva ancora un forte odore di carne bruciata. Si alzò barcollando confusa e andò in cucina. Aveva dimenticato l’arrosto nel forno e quello si era completamente carbonizzato. Spense il forno e spalancò la finestra. Per sua fortuna la cucina non aveva preso fuoco. Si versò un bicchiere d’acqua fresca e lo bevve in poche sorsate, poi andò nel bagno a guardarsi allo specchio: i lunghi capelli biondi erano completamente bagnati e appiccicati alle spalle, gli occhi, normalmente di un bell’azzurro cupo erano iniettati di sangue e sul polso si vedevano chiaramente due segni rossi, proprio dove l’aveva toccata Illinor…

Edited by rafmontes - 5/11/2012, 17:57
 
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view post Posted on 1/11/2012, 18:38

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Atropos, diavolaccio! Allora ce l'hai fatta a portarci la tua "favola cattiva". Questa sì che è degna di nota! La trama, lo sai benissimo anche tu, non è molto originale, però il racconto è scritto proprio bene. Se posso permettermi qualche consiglio, io taglierei la storia del taxi che non arriva per la nebbia e mi limiterei a dire che la ragazza si recò a casa a piedi perchè abitava nei paraggi. Questo per snellire la storia. 2 Dopo aver creato una bella atmosfera di mistero, non l'andrei a sciupare con la frase della ragazza che cito:" Senta, signor Tla dei tali.... " . Mi limiterei a descrivere lo stupore e la paura di lei, o al limite farei una frase corta del tipo " Chi sei? Cosa vuoi da me? Naturalmente vuole essere solo un esempio. Ricapitolando trama non proprio originale ma racconto gradevole e ben scritto.
Un grande in bocca al lupo!
Pat
 
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bluninja636
view post Posted on 1/11/2012, 18:55




Ciao,
Per me il racconto è carino,l'idea forse non è delle più originali ma è scritto bene ed è scorrevole.
Solo una precisazione,se mi è concesso.

Verso la fine del racconto,dove il"Signore"di Illinor "si presenta" dice:"Benvenuta nel regno di Gorgon. Illinor, spiegale chi sono questi personaggi".
Ma la protagonista non aveva conosciuto solo il suo carceriere?
A parte questo piccolo punto non trovo castronerie o errori particolari.
Brava.
 
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view post Posted on 1/11/2012, 20:08

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Scusa Rafmontes., ma prima invece del tuo nick-name c'era quello di Atropos e allora ho creduto che il racconto fosse suo! Scusa.
Comunque il mio commento al racconto è sempre quello che ho postato prima, naturalmente.
Scusa l'equivoco.
Un grande in bocca al lupo, rafmontes.
Pat
 
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bibina74
view post Posted on 1/11/2012, 20:19




CITAZIONE (rafmontes @ 1/11/2012, 18:32) 
IL REGNO DI GORGON


Maria Celeste, dopo innumerevoli insistenze da parte di Gerolamo e Annamaria, una coppia di giovani sposi che aveva conosciuto al circolo culturale francese, aveva deciso di partecipare alla festa di compleanno di Marilena, una splendida ragazza latino-americana che faceva da badante alla madre di Annamaria.
Qualche giorno prima della festa, Maria Celeste ricevette l’invito ufficiale:
“La signoria vostra, “Maria Celeste”, è invitata Venerdì 13 novembre, all’anniversario (ma non avevi detto che era una festa di compleanno?) di Marilena, che si terrà alla villa Pagodonica a Nichelino. L’orario d’inizio della cerimonia è previsto per le ore undici e trenta di sera (ventitrè e trenta). La preghiamo di osservare la massima puntualità, in quanto già nei primi momenti si verificheranno importanti eventi…”
Poi c’era una nota in calce alla lettera
“Si prega, se possibile, di vestirsi di nero”. (metti il punto dentro le virgolette)
Maria Celeste rimase molto perplessa del contenuto della lettera, ma conoscendo i suoi amici e reputandoli dei tipi piuttosto strani, pensò semplicemente che volessero dare una certa rilevanza alla cerimonia.
Venerdì 13 Maria Celeste si preparò adeguatamente: pettinò i capelli biondi in modo che scendessero in morbide onde sulle spalle, sottolineò gli occhi azzurri con la matita blu, si truccò e, alle undici (ventitrè) e venticinque esatte scese dal taxi che l’aveva condotta alla villa. Salì qualche gradino e si trovò in un ampio salone, dove già parecchi invitati, tutti vestiti rigorosamente di nero, stavano facendo onore alla padrona di casa e alla festeggiata. Questa era una bellissima giovane, con l’incarnato olivastro e i capelli neri lisci che le scendevano fino ai fianchi. Indossava un vestito di raso nero che la fasciava come un guanto, e il trucco, sapientemente dosato, le conferiva un aspetto da modella.
Al suo ingresso, Maria Celeste fu accolta da Annamaria e, dopo qualche minuto si ritrovò con un calice di Veuve Cliquot ghiacciato in mano «Hai trovato nebbia?».
«Parecchia, anche se dal taxi non si vede tanto bene…». (cosa non si vede? Che c'è nebbia?)
«Sei stata fortunata; Dario e Gertrude mi hanno appena telefonato che, a causa della nebbia fitta, sono stati coinvolti in un incidente, per fortuna senza grosse conseguenze; ma l’auto è distrutta e loro sono dovuti andare al pronto soccorso per farsi medicare. Stasera quindi non saranno dei nostri…».

La serata si svolse alternando momenti di divertimento a momenti di noia. Ma Maria Celeste aveva una certa esperienza di quel tipo di feste e se lo aspettava.

Ora la nebbia era così fitta che non si vedeva a due passi.(qs frase la metterei dopo, prima devi dire che lei esce dalla villa) Quando era uscita dalla villa, verso le due di notte, Maria Celeste aveva cercato un taxi ma, probabilmente a causa della nebbia, non ne aveva trovato neanche uno.
Così aveva deciso di andare a piedi, visto che casa sua non era poi così lontana. Pessima scelta: la nebbia non consentiva nessuna visibilità e lei si era persa. Non riusciva più a capire quale direzione prendere; per qualche minuto aveva seguito il bordo di un marciapiede, ma adesso questo era terminato e non aveva più alcun riferimento.
Ad un certo punto fu presa dal panico:(punto invece dei 2 punti) non riusciva più ad andare né avanti, né indietro e aveva l’impressione di girare in tondo… era disperata e l’impulso era quello di sedersi in mezzo alla strada, quando le parve di udire una voce: «Vieni avanti…».
Non era sicura di avere capito bene ma, nello stato in cui si trovava, si aggrappò a quella possibilità, se pur remota. Avanzò di qualche passo… «Ancora, vieni, vieni, avanza…». Ora le pareva che la voce fosse più nitida «Avanti, avanti, piega leggermente a destra… così, bene… ora allunga la mano… così, brava». Maria Celeste aveva steso il braccio sinistro e si sentì prendere la mano con una stretta vigorosa «Chi sei?» chiese incuriosita.
«Ora lo saprai… avanza ancora di qualche passo… così…».
A Maria Celeste, all’improvviso girò la testa e le si annebbiò completamente la vista. Subito pensò a un effetto dell’alcol: aveva bevuto parecchi calici di champagne, ma poi si rese conto di essere stata presa in braccio da qualcuno e trasportata da qualche parte. Svenne…

Al suo risveglio si ritrovò in una stanza illuminata con delle candele. Lei era seduta in una poltrona di pelle scura e, nella poltrona di fronte a lei, sedeva una figura spaventosa: aveva i capelli scuri che scendevano in grosse trecce fino al collo. Gli occhi luminosissimi, erano di un colore rossastro, e sul viso, cadaverico e completamente butterato, spiccavano delle labbra colore sangue. Indossava un completo nero, piuttosto antiquato e non portava scarpe: Maria Celeste gli osservò le estremità inferiori e si rese conto con raccapriccio che erano piedi di capra.
«Benvenuta nel regno di Gorgon» disse il diabolico personaggio. «Non so se per te l’essere arrivata qui tra noi rappresenti una fortuna o una sfortuna. Tutto dipende dal mio padrone e dal suo umore: purtroppo lui ama le donne dai capelli neri (corvini) e dagli occhi corvini (neri, gli occhi non sono corvini)… speriamo che il tuo aspetto non lo irriti troppo». (il punto va dentro le caporali)
«Senta signor tal dei tali. Io non ho nessuna intenzione di incontrare né il tuo padrone, né chicchessia. Stavo andando verso casa e sono stata bloccata dalla nebbia; ma ora me ne vado da qui e riprendo la strada di casa…» così dettò Maria Celeste fece per alzarsi dalla poltrona, ma si dovette rendere conto che la cosa le era impossibile: qualsiasi sforzo era vano; non riusciva a muoversi di un millimetro.
«Il mio nome è Illinor; come vedi non puoi fare alcun movimento se non con il mio permesso. Per questa tua insofferenza meriti una piccola punizione (punto)» e così dicendo le toccò il polso con due dita. Si udì uno sfrigolio e subito si sentì un odore di carne bruciata e, dove era stata toccata, si formarono immediatamente due impronte rosse.
La donna avrebbe voluto urlare, ma il grido le si strozzò in gola e dovette rimanere seduta dov’era con il polso che le bruciava in maniera insopportabile.
I due rimasero un po’ senza parlare; Maria Celeste aveva sete ma non osava chiedere più niente. Moriva letteralmente di paura. Ma Illinor, che aveva letto nel suo pensiero, fece schioccare le dita e subito entrò nella stanza un nano con un vassoio sul quale c’erano una brocca d’acqua e un bicchiere.
La donna bevve e si calmò un poco. Ma quella tranquillità non durò a lungo. Illinor le si avvicinò con sguardo maligno «Il nostro padrone e signore ci sta chiamando e non è bene farlo attendere». (il punto va dentro) Così detto si alzò e la precedette per un corridoio buio e stretto; dalle pareti trasudava un liquido che a prima vista pareva acqua, ma la donna non ne era sicura, tanto più che all’interno del corridoio si diffondeva un forte odore di carne bruciata.
Dopo aver aperto e attraversato varie stanze, Illinor giunse davanti a una porta di vetro affumicato; notando che la donna cercava di guardare attraverso, le disse: «Noi rimarremo da questa parte; il nostro signore è invisibile e a nessuno è dato di vederlo, pena la morte».(punto dentro)
Illinor premette un pulsante e dopo qualche istante si udì una voce metallica: «Benvenuta nel regno di Gorgon. Illinor, spiegale chi sono questi personaggi».
«Sono degli esseri soprannaturali metà uomo e metà capra» disse Illinor, e poi proseguì: «Discendono da un gruppo di diavoli che in tempi remoti si ribellò a Lucifero. Si nutrono di carne umana abbrustolita…».
“Ecco cos’era quell’odore pestilenziale che si sentiva nei corridoi” pensò Maria Celeste. «Sì, l’odore che sentivi era quello delle vergini che ogni giorno vengono sacrificate; e ora tu farai la stessa fine…».
Maria Celeste avrebbe voluto fuggire, urlare, fare qualcosa per mettersi in salvo, ma non riusciva a emettere neppure un filo di voce e, quando tentò di scappare, Illinor la afferrò per un braccio; non aveva ancora finito di toccarla che l’arto si era bruciato e, dopo qualche istante, era rimasto solo un moncherino di carne bruciacchiata e la donna cadde a terra priva di sensi.

Si svegliò agitatissima e tutta sudata nel suo letto, ma sentiva ancora un forte odore di carne bruciata. Si alzò barcollando confusa e andò in cucina. Aveva dimenticato l’arrosto nel forno e quello si era completamente carbonizzato. Spense il forno e spalancò la finestra. Per sua fortuna la cucina non aveva preso fuoco. Si versò un bicchiere d’acqua fresca e lo bevve in poche sorsate, poi andò nel bagno a guardarsi allo specchio: i lunghi capelli biondi erano completamente bagnati e appiccicati alle spalle, gli occhi, normalmente di un bell’azzurro cupo erano iniettati di sangue e sul polso si vedevano chiaramente due segni rossi, proprio dove l’aveva toccata Illinor…

Ciao Raf,
ho segnato qcsa nella forma senza soffermarmi troppo. Invece vorrei sapere qcsa sulla storia: ma cosa è successo in realtà? Mi spiego... la protagonista è invitata alla festa e poi perde la strada e poi viene presa da qs tizi e poi si sveglia a casa sua (gli e poi sono voluti ovviamente!!!)... non capisco le connessioni!!! Cioè se tutto fosse iniziato con lei che è a casa, si addormenta e poi tutto il resto fino al suo risveglio si poteva intuire che fosse stato un sogno, ma in qs caso racconti tutta una storia e poi fai svegliare la protagonista nel suo letto. Ma quindi dormiva? E' tutto finto fin dall'inizio e non è mai stata invitata a nessuna festa?
Mi manca un passaggio logico che mi colleghi la prima parte con il finale, se me lo spieghi sono tutt'orecchi.
Ciao,
Sonia

Edited by bibina74 - 1/11/2012, 20:59
 
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Dumah
view post Posted on 1/11/2012, 21:29




Ciao, il racconto è scorrevole e ben scritto.
Quello che non mi piace troppo è forse la trama. Non ne sono sicuro, ma mi sembra di averla già sentita da qualche altra parte. Non sto insinuando niente, sia chiaro, però mi ha fatto quest'impressione (forse assomiglia a qualcos'altro, non so).
In complesso un buon racconto.

In bocca al lupo!
 
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wyjkz31
view post Posted on 1/11/2012, 22:34




Devo dire che l’inizio non mi è piaciuto per niente; per fortuna poi il racconto è molto migliorato, hai chiuso con un bel finale e i brividi ci sono tutti.

Ti segnalo quello che ho notato.
CITAZIONE
Maria Celeste, dopo innumerevoli insistenze da parte di Gerolamo e Annamaria, una coppia di giovani sposi che aveva conosciuto al circolo culturale francese, aveva deciso di partecipare alla festa di compleanno di Marilena, una splendida ragazza latino-americana che faceva da badante alla madre di Annamaria.

Gerolamo, Annamaria e Marilena non c’entrano con la storia (o almeno questo è quello che ho capito io) e la festa serve solo a portare Maria Celeste fra le grinfie di Illinor.
Se quello della protagonista è (quasi) tutto un sogno non deve essere necessariamente logico, ma tutta la descrizione della prima parte mi sembra troppo dettagliata (l’inizio che ti ho già citato, il biglietto, gli orari) e poco funzionale alla storia.

CITAZIONE
Ad un certo punto fu presa dal panico: non riusciva più ad andare né avanti, né indietro e aveva l’impressione di girare in tondo… era disperata e l’impulso era quello di sedersi in mezzo alla strada.

Modificherei in: ad un certo punto fu presa dal panico: non riusciva più a orientarsi e aveva l’impressione…
In effetti che non riusciva a orientarsi l’avevi già fatto capire ma non mi è venuto niente di meglio per togliere quel “non riusciva più ad andare né avanti né indietro” che non mi sembra possa essere riferito a una persona che vaga nella nebbia.

CITAZIONE
«Noi rimarremo da questa parte; il nostro signore è invisibile e a nessuno è dato di vederlo, pena la morte».

Se il signore è invisibile è ovvio che a nessuno è dato vederlo e non si capisce la funzione del vetro affumicato.
Modificherei in: noi rimarremo da questa parte; a nessuno è dato vedere il nostro signore, pena la morte

CITAZIONE
«Benvenuta nel regno di Gorgon. Illinor, spiegale chi sono questi personaggi».

Non mi sembra che ci siano altri personaggi; mi sono persa qualcosa?
 
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RedRedemption
view post Posted on 1/11/2012, 23:07




Non mi ha convinto, nè fatto venire brividi :( il personaggio di Illinor mi risulta troppo stereotipato, così come tutto il contesto pseudo-diabolico; inoltre credo che ci si poco attenzione alle sensazioni della protagonista, che a parte qualche accenno troppo rapido non viene descritta come particolarmente terrorizzata. Vede un tipo dagli occhi infuocati e dalle zampe di capra, e che fa? Gli dice in maniera un po' stizzosa che non vuole vedere il suo capo : |
In realtà la prima parte mi ha convinto molto di più, e mi aspettavo qualche bella storia su una setta capeggiata dall'anziana signora, o qualche cerimonia magica...non so. Credo che si potrebbe insistere di più, ripeto, sulle sensazioni della protagonista.
E magari farlo finire in maniera più crudele >_>
 
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Lavella
view post Posted on 2/11/2012, 00:37




Dunque credo sia questo il posto in cui lasciare i commenti e mi sembra anche di capire che il racconto è stato ammesso a partecipare al concorso. Io l'ho trovato molto carino, non particolari osservazioni da fare sulla forma. Il tema del l'incubo è già stato abbondantemente sfruttato ma questo è un incubo particolare perché potrebbe anche essere realtà!
 
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Atropos
view post Posted on 2/11/2012, 02:23




,,,forse anch io mi sono impicciato in questioni che non mi riguardavano ma vedendo ramones in difficoltà, ho deciso di intervenire: ho copiato il suo racconto e l'ho inserito all'interno di "brividi",,,(con il senno di poi, la mossa più intelligente da fare forse, era quella di sentire un amministratore),,tengo a precisare che tra me e ramones non c'è alcun rapporto di amicizia, tra l'altro se ho ben capito è anche un uomo e questo, a maggior ragione. Per cui mi scuso per lo scompiglio che ho creato.

Ora passiamo al racconto,,,,la mezza capra diabolica è "roba" del secolo scorso, Dario Argento poi l'ha ripresa in un suo film ,,,inoltre è impressa nell'immaginario collettivo, per cui posso dire che il tuo racconto non brilli certo di originalità. La seconda parte la trovò molto più interessante della prima, forse mi concentrerei più ad ampliare questa a discapito della prima parte che proprio eliminerei,,,forse i pochi brividi trasmessi stanno nella semplicità dei cattivi che sanno un po di minestra scaldata,,,,
 
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Linda2012
view post Posted on 2/11/2012, 08:12




Ciao, il racconto è carino, scritto bene, ma non mette molto i brividi. Le reazioni della tua protagonista non mi sembrano tanto in linea con la situazione: segue una voce, sviene, si sveglia con un mostro davanti e gli dice: "Senta signor tal dei tali. Io non ho nessuna intenzione di incontrare né il tuo padrone, né chicchessia..."
Forse sarebbe stato più incisivo e coinvolgente se avessi reso il terrore vero nella voce e nel modo di fare della poveretta.
Ciao ciao
 
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bibina74
view post Posted on 2/11/2012, 08:16




@Dumah: Avevo anch'io la tua stessa sensazione, così ho scovato l'arcano. Ecco dove puoi aver già sentito qcsa di simile.

Nella mitologia greca Fauno era una creatura metà uomo e metà capra, Dio della campagna e dei boschi e protettore di tutti i loro abitanti. Nella Cultura Medioevale, nell’età di mezzo, il Fauno era considerato e conosciuto come un uomo – bestia o Satiro, inoltre ed era dotato di forza sovraumana. Il suo habitat naturale era il bosco, ma da esso uscivano raramente, se lo facevano era solamente per attaccare le greggi di pecore e le mandrie di buoi. Il fauno è anche una delle bestie più intelligenti e sfruttava la sua forza per usare delle armi, fra cui pesanti randelli e clave. Il suo atteggiamento così aggressivo lo portò ad essere odiato e combattuto dagli uomini Medioevali.


Ciò non toglie che la storia sia completamente inventata... quindi senza nulla togliere all'autore.
:wub:
 
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view post Posted on 2/11/2012, 11:10
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@rafecc ciao, il racconto non mi ha intusiasmato moltissimo.

Avevo alcune perplessità, ma sono già state presentate.

Quindi proseguo nel dirti che i brividi non mi sono venuti.

Alla prossima
 
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Elio Err
view post Posted on 2/11/2012, 11:52




Ciao, la trama non è male, ed è un pregio la sinteticità, solo è scritto in modo un pò semplice. Non mi piace molto l'incipit e la struttura dei dialoghi, poco realistici. Non amo quando i personaggi iniziano a spiegare cosa sta succedendo:
CITAZIONE
«Benvenuta nel regno di Gorgon. Illinor, spiegale chi sono questi personaggi».
«Sono degli esseri soprannaturali metà uomo e metà capra» disse Illinor, e poi proseguì: «Discendono da un gruppo di diavoli che in tempi remoti si ribellò a Lucifero. Si nutrono di carne umana abbrustolita…».
“Ecco cos’era quell’odore pestilenziale che si sentiva nei corridoi” pensò Maria Celeste. «Sì, l’odore che sentivi era quello delle vergini che ogni giorno vengono sacrificate; e ora tu farai la stessa fine…».

Per il resto bene, complimenti :)
 
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davide2283
view post Posted on 2/11/2012, 11:54




Ciao, per quanto riguarda le sviste e gli errori direi che coloro che mi hanno preceduto hanno già detto tutto. Purtroppo a me il tuo racconto non è piaciuto granchè, mi dispiace. A parte la questione dell'originalità, trovo che la trama si solo abbozzata e non sviluppata bene. I personaggi sono piuttosto bidimensionali e anche l'azione è molto limitata (in pratica non succede nulla, Maria Celeste viene solo rapita e toccata). Anche l'espediente del sogno è un po' troppo abusato ormai.
Secondo me dovresti approfondire di più sia i personaggi, sia far succedere qualcosa che renda il racconto più interessante, perchè alla fin fine non è scritto male, è un peccato sprecare tutto così.
Hai ancora tempo per le correzioni, coraggio!
In bocca al lupo!
 
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41 replies since 1/11/2012, 18:32   384 views
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