| Titolo modificato per l'eventuale pubblicazione nell'Ebook :"Le mie care amiche"
Tornai a casa felicissima, avevo preso nove in latino. Quando aprii la porta però trovai mia madre che mentre preparava il pranzo, piangeva per l'ennesima volta; succedeva sempre così quando scopriva che papà aveva un' amante. Ormai non sapevo più cosa dirle, le avevo consigliato un sacco di volte di lasciarlo, ma lei non aveva un lavoro e lo amava ancora così tanto... Sapevo che appena sarebbe tornato ci avrebbe picchiate nuovamente, come faceva sempre quando io e mamma ci lamentavamo del suo comportamento. Così le dissi che questa volta ci avrei pensato io, che ci avrei protetto, permettendoci di sentirci finalmente libere. Lei però mi sgridò, "Ma cosa ti passa per la testa? Non se ne parla nemmeno" mi disse, ma io avevo già pensato a tutto. Dopo questa piccola discussione era finalmente pronto il pranzo, io e lei pranzammo sole, aspettando con ansia che arrivasse quell'uomo che chiamavo papà ma che non aveva nulla di un padre. Desideravo tanto essere coccolata, ricevere attenzioni, ma purtroppo non succedeva mai: mio padre era sempre fuori per "lavoro" e mia madre era troppo impegnata a risolvere i suoi problemi con lui, così fui costretta a crescere da sola. Per fortuna però c'erano le voci nella mia testa a farmi compagnia, mi dicevano cosa dovevo fare, come comportarmi, ed erano proprio loro che mi avevano consigliato come vendicarmi contro papà. Erano le mie uniche vere amiche, infatti io non parlavo con nessuno, mi fidavo solo delle voci nelle mia testa; ne avevo tante, ma quella a cui davo sempre ascolto era quella piu' affettuosa con me, mi diceva quanto tenesse a me e quanto non avessi bisogno di altro affetto. Loro però ogni tanto mi facevano arrabbiare perchè avendo tutte opinioni diverse, erano gelose del fatto che ascoltassi sempre la stessa. Mamma a volte mi sentiva urlarci contro mentre ero in camera, così entrava dentro spaventata, ma per fortuna non si preoccupava di queste mie compagne speciali, forse perchè in fondo sapeva che era stata lei ad averle invitate ad entrare. Infatti iniziai questo profondo rapporto il giorno del mio tredicesimo compleanno: papà aveva picchiato la mamma perchè non voleva che si avvicinasse a me. Lo definiva violento e lui non riusciva a sopportarlo. Il mattino seguente, mentre uscivo di casa per andare a scuola lei mi fermò sulla soglia e mi disse :"Tesoro ricordati che ciò che succede a casa non devi raccontarlo a nessuno, è un segreto mi raccomando! ". Loro così entrarono a far parte della mia vita e divennero sempre più importanti per me perchè potevo confidargli tutto. Pian piano le mie amiche iniziarono anche ad avere il controllo sulla mia vita ed io mi sentivo sempre di più simile a loro, mi sentivo una voce, una consigliera della mia migliore amica che decideva come dovevo comportarmi. Mentre le raccontavo del voto preso in latino, sentii la porta di ingresso aprirsi. Era arrivato papà, così le mie voci iniziarono ad urlare, non capivo piu' nulla, gli pregai di fare silenzio, ma purtroppo non mi ascoltarono. Passai alcuni minuti nel panico mentre cercavo di mettere ordine nella mente, ma improvvisamente sentii un urlo agghiacciante: era mia madre. Il cuore mi batteva velocissimamente, per fortuna però noi riuscimmo ad avere la lucidità per andare a controllare cosa stesse succedendo. Le lacrime rigarono il mio volto, mia madre era sdraiata in una pozza di sangue mentre mio padre la riempiva di botte. Non avevamo tempo per pensare, sapevamo che era arrivato il momento che aspettavamo, così corsi in cantina e presi i due coltelli che avevo nascosto accuratamente per questa grande occasione. Erano i piu' grandi ed affilati che avevo trovato. Risalii di corsa in soggiorno ma mio padre non c'era più. Sul pavimento però c'era mia madre piena di lividi e ferite, vederla così per l'ennesima volta, l'ultima volta, scatenò tutta la nostra cattiveria. Iniziammo ad urlare, volevamo ucciderlo, dovevamo ucciderlo. Mentre lo cercavo passai di fianco alla sua camera da letto, notai un'ombra, mi girai e vidi che era proprio lì. Era terrorizzato dall'odio che vedeva nei miei occhi e dai coltelli che tenevo in mano come se li avessi sempre usati per massacrare uomini, forse perchè non mi aveva mai vista in quel modo. Era una sensazione bellissima vederlo così indifeso mentre piano piano mi avvicinavo a lui, non volevamo che finisse troppo in fretta, volevamo goderci la sua sofferenza. Finalmente ero io quella ad essere potente. Aveva un'espressione che non gli avevo mai visto prima. Chiusi a chiave la porta alle mie spalle, e seguendo le istruzioni delle mie amiche, mi avvicinai a lui. Mi avvicinai sempre di più e finalmente gli sferrai due colpi sul petto. Lui cercò di afferrarmi ma si accasciò a terra, e finalmente le resi fiere di me, le ripagai di tutte le volte che mi erano state vicine. Ce l'avevamo fatta. Perchè non ci avevamo pensato prima?! Era una sensazione così piacevole che ebbi quasi un orgasmo. Urlammo dalla felicità. Dopodichè lo abbracciai, lo strinsi forte a me, e per la prima volta ci sentimmo felici di aver avuto un padre, in fondo era lui che ci aveva regalato questa grandissima emozione. Avevo tutto il corpo sporco di sangue ed i coltelli ancora tra le mani quando aprii la porta e vidi mia madre che purtroppo era sconvolta. Io le raccontai tutto con entusiamo sperando di renderla fiera di me come lo erano le mie voci. Ma non fu così, lei si mise ad urlare ininterrottamente ed io non capii perchè fosse così delusa: avevo semplicemente salvato le nostre vite. Subito dopo lei corse in soggiorno, prese il telefono e chiamò un'ambulanza. Mentre lo faceva io risentii quel brivido di piacere che avevo sentito quando avevo trafitto il petto di mio padre. Così sotto l'approvazione delle mie amiche strinsi i coltelli ancora sporchi di sangue, corsi verso di lei, chiusi gli occhi e la colpii dietro la nuca. Cadde a terra e finalmente sentii quel brivido attraversarmi l'anima. Era così bello vederla soffrire, era davvero eccitante. Volevo subito rifarlo, così continuai a colpirla ferocemente anche se ormai non respirava piu'. Era morta, erano tutti morti nella mia famiglia, ma non mi importava perchè non erano mai esistiti per me. Erano esistite solo le mie voci, e loro sì che erano fiere di me!
Quando aprii gli occhi mi ritrovai spaesata, ero dentro una stanza completamente bianca. Ero sdraiata su un letto con i polsi legati, ed avevo una camicia da notte bianca che non ricordavo di possedere. Non capivo cosa stesse accadendo, così in preda al panico iniziai a dimenarmi usando tutta la forza che avevo. Purtroppo però questo non fece altro che attirare le attenzioni degli uomini che mi osservavano al di là della stanza. Entrarono. "Perchè mi trovo qui?" chiesi loro, agitandomi sempre di più, ma non ottenni risposta. "Amore stai tranquilla" sentii sussurrare, ma non vidi nessuno. All'improvviso mi accorsi che in un angolo della stanza c'erano un uomo e una donna ricoperti di sangue che mi fissavano. "Cosa sta succedendo?" urlai, ma ancora nulla, venni completamente ignorata. I due iniziarono a venire lentamente verso di me. Erano sempre piu' vicini... Le lacrime iniziarono a rigarmi il volto. I due ora erano di fronte a me e mi fissavano in silenzio. "Tesoro hai fatto la cosa giusta!!" Chiusi gli occhi per un attimo, quando li riaprii mi accorsi che mi trovavo a casa. Ero completamente sporca di sangue ed avevo due coltelli fra le mani. Mi accoltellai crudelmente il torace, abbandonandomi al piacere di quelle singole coltellate.
Edited by NicoRobinSwan - 4/11/2012, 00:05
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