| POLLO FRITTO, PATATINE E KETCHUP
Un elenco dettagliato, ecco quello che farò non appena mi sarò levato di dosso i vestiti bagnati. Nessuno mi ha seguito, sono ancora un uomo qualunque. Un elenco per rimettere a posto le cose. Ma ora godiamoci questo momento di puro benessere, la testa avvolta nell’asciugamano tiepido, i piedi che accarezzano il pavimento proprio nei punti strategici dove passano i tubi bollenti. Mi siedo al tavolo e stringo tra le dita il bicchiere che finirà per stordirmi. Un elenco. Mi piace pianificare e quello che farò, stasera, seduto a questo tavolo, sarà pianificare una carneficina.
IMMAGINO ... Sono fuori dal portone, per strada, e sto camminando senza fretta fino a quel lurido locale di periferia. Dallo squallido retrobottega lo smilzo chiede, ansimando: - Prosciutto o sottiletta?-. – Entrambi -, risponde il ciccione con ingordigia. Stasera il ciccione è, a quel che sembra, l’unico cliente. Sui tavoli l’unto di una vita mai lavato via veramente. Lo smilzo esce dalla cucina e serve l’avventore al suo tavolo. C’è una certa familiarità fra i due. Gli spruzza, in un sudicio piattino a parte, un ettolitro di ketchup che si coagula come sangue sgorgato da un’arteria recisa. Freddo lo smilzo con un colpo al centro della fronte e, rivolto al ciccione, lo servo alla stessa maniera proprio nell’istante in cui addenta, vorace, il panino. Poi lo afferro per la testa, ormai ciondoloni, e gliela fracasso nel ketchup fino a ridurla ad un’unica poltiglia che si accosta in maniera squisita al colore della salsa. Scappo da quel posto orrendo e siccome mi merito un po’ di riposo e la notte si addice ai ricordi, socchiudo gli occhi per mettere a fuoco le immagini di quell’altra avventura.
Era una meravigliosa mattinata autunnale, una donna aveva attratto la mia attenzione... Decido di seguirla. Lei se ne accorge ma non sembra seccata, anzi, con il suo atteggiamento mi incoraggia a non mollare. - Patate fritte? -, chiede con aria disponibile. Ci siamo finalmente intercettati, due naufraghi fra tutti quei grattacieli. - Perché no? -, rispondo fingendo interesse. Non me la voglio far scappare, decido che la sua vita durerà non più di due ore a partire da quel momento. Ci rimpinziamo di pollo fritto e patatine, lei continua a parlare ed a spargere ovunque ketchup e maionese. Penso che ogni singolo boccone che la donna si ficca in bocca, non avrà il tempo di essere digerito e si ritroverà, ben triste meta finale, assieme al contenuto del suo stomaco, in uno squallido frigorifero di una squallida camera mortuaria ed infine in una squallida cassa da morto. Mentre sale sulla mia fiammeggiante macchina presa a noleggio, tocco il coltello nella tasca interna dello spolverino. Il colpo che le assesto è così violento che per poco il manico non mi resta in mano. Poi continuo, non riesco a fermarmi. Mi sbarazzo del corpo, torno in albergo e realizzo di essere molto stanco. Schiaccio un pisolino fino all’ora di cena, mi sbarbo con cura, picchietto le guance con le dita per far assorbire la lozione idratante ed inalo la fragranza direttamente dalla bottiglia. Mi dirigo, questa volta da solo, nello stesso locale dove ho pranzato con lei e masticando lentamente socchiudo gli occhi e rivivo i suoi ultimi istanti.
MA ORA BASTA CON I RICORDI , E' TEMPO DI AGIRE. Il ciccione e lo smilzo aspettano di essere uccisi. Un elenco, dicevamo. Primo, devo indossare abiti pesanti ed un impermeabile: fuori piove che dio la manda. Secondo, devo dar da mangiare al gatto perché potrei rincasare molto tardi, stanotte. Terzo, devo accertarmi che la pistola sia caricata a dovere. Quarto, devo controllare che le persiane siano chiuse per bene per evitare infiltrazioni d’acqua. E se la vicina dovesse suonare nel momento meno opportuno per chiedere un limone o uno spicchio d’aglio? Spegnerò le luci e non farò il più piccolo rumore, così penserà che non c’è nessuno in casa. Appena sentirò i suoi passi allontanarsi, scivolerò fuori in silenzio e mi infilerò in macchina stando attento che neppure una goccia di pioggia mi si infili nel collo. E’ tutto organizzato, pronto, pulito, direi. Via l’accappatoio. Cerco nel cassetto mutande e calzini puliti e mi sbarbo con calma canticchiando un motivetto con la bocca socchiusa. Mentre mi tampono il viso con l’asciugamano, sento la pioggia che martella sui vetri e penso che anche quest’anno l’inverno è arrivato, sono ore che piove e domani, questione di vita o di morte, dovrò passare dal supermercato per togliermi la voglia di quei succulenti spiedini di pollo.
Edited by Temagiu1516 - 29/10/2012, 10:49
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