Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

IL VOLTO DELL'ANGELO- Alessandra Scubla

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alessandra s.
view post Posted on 18/8/2012, 12:31




Aprii gli occhi. Il sole era ancora dove l’avevo lasciato e la lancetta delle ore non aveva fatto il minimo movimento. Era come se quella giornata non intendesse passare. Mi sentivo imprigionata in una bolla in cui il tempo non trascorreva mai. C’eravamo solo io e la natura. Stupida natura! Il cellulare non prendeva e quando il cielo si incupiva l’aria gelata graffiava come lame d’argento sulla mia pelle delicata. Tutto quel verde cominciava davvero a darmi sui nervi. Presi il mio I-pod e cercai una canzone qualsiasi. Qualunque cosa pur di far tacere quel maledetto silenzio. Infilai le cuffie e, con la musica a tutto volume, partii. Camminai seguendo il ritmo della musica finché un suono acuto e irritante mi avvisò che la batteria era scarica. Mi strappai le cuffie dalle orecchie e riposi l’I-pod nel marsupio. Nemmeno la musica era dalla mia parte. Procedetti con l’umore a terra. Ma qualcosa attirò la mia attenzione. Poco lontano c’erano strane costruzioni in pietra. C’era persino una piccola abitazione. Mi strinsi nelle spalle e procedetti. Sentii una voce. Una voce flebile e lontana. Mi fermai e aspettai. Non parlò più. Forse era solo la mia immaginazione. La casa sembrava intatta. Era circondata da un cortile ricolmo di erbacce, al centro del quale c’era una sorta di fontana con la statua di un angelo che si nascondeva il viso con le mani. Attraversai il muretto e facendo attenzione raggiunsi il centro del cortile. La statua era bellissima. Liscia e candida. La pioggia, la neve, la polvere non l’avevano sfiorata. Splendeva di purezza e magnificenza. Mi pentii di non aver portato la macchina fotografica, ma ogni particolare di quell’immagine si era impressa nella mia memoria come un disegno indelebile di perfezione. Mi sporsi per poterla toccare. Volevo toccarla. Era un desiderio irrazionale, eppure non riuscivo a pensare ad altro. Riuscii a sfiorarla con le dita, persi l’equilibrio e caddi nella fontana. Cadendo sbattei il ginocchio sul fondo in pietra. Provai ad alzarmi, ma una fitta lancinante mi costrinse a restare seduta. Ero fradicia, dolorante e forse sanguinavo anche. Mi maledii e sentii ridere. Qualcuno stava ridendo. Rideva di me. Mi guardai attorno. Non c’era nessuno.
“Chi c’è?” domandai. La paura mi avvolse come un manto ghiacciato. Ero da sola. Il cellulare non prendeva. Ero ferita e bagnata.
“Scusa non ti volevo spaventare!” rispose qualcuno che non riuscivo ancora a vedere. Era un ragazzo. La sua voce era calma e profonda.
“Dove sei?” chiesi, cercando nuovamente di mettermi in piedi.
“Tocca la statua!” rispose il ragazzo.
Tocca la statua? Mi stava prendendo in giro?
“Non ti prendo in giro. Tocca la statua!” ripeté.
“Perché dovrei?”
Lo sentii sospirare. “Non posso aiutarti se non lo fai!”
Mi stava sicuramente prendendo in giro, ma non avevo altra scelta. Il cielo si era oscurato di nuovo e l’aria fredda mi bruciava la pelle. Allungai la mano e toccai il drappo che avvolgeva l’angelo. Una mano si posò sulla mia spalla. Urlai. Qualcuno tentò di tirarmi fuori dall’acqua. Cercai di divincolarmi. La paura mi impediva di respirare, la mente mi si offuscò e persi i sensi…
Aprii gli occhi. Avevo fatto un sogno assurdo!
“Cominciavo a preoccuparmi!” disse una voce che non conoscevo.
Mi guardai attorno e subito ricordai quello che era successo. Non era stato un sogno. Ero caduta nella fontana. Ero fradicia. Il ginocchio mi faceva male. Quella voce. La statua e il buio. Era successo davvero. Mi misi seduta e lo vidi. Era in piedi davanti al fuoco intento a dipingere.
“Chi sei?” domandai, cercando la via di fuga più vicina.
Lui sbucò dalla tela e mi rivolse un mezzo sorriso che mi lasciò senza parole. Non avevo mai visto un viso tanto bello e perfetto. I lineamenti duri e spigolosi. Le labbra sottili di una particolare tonalità di rosa. I capelli biondi, raccolti in una lunga treccia e due occhi di un azzurro talmente chiaro da sembrare trasparenti.
“Dovrei fartela io questa domanda. Sei entrata nella mia proprietà e mi hai inzuppato le lenzuola!” rispose e tornò ad occuparsi del suo dipinto.
Arrossii e mi accorsi di essere completamente asciutta. Indossavo ancora i miei vestiti, ma erano asciutti e… profumati.
“Allora? Mi vuoi dire il tuo nome?”
“Aurora!” risposi titubante.
Lui spostò il cavalletto ed io potei vederlo in tutta la sua bellezza statuaria. La sua pelle era candida e immacolata. Era alto, con un fisico asciutto, ma ugualmente muscoloso. Cosa ci faceva in quella casa? Da solo?
“Il mio nome è Michele!” disse.
Ero intimidita da lui e dalla situazione.
“Sta per arrivare un brutto temporale! Esco a bloccare le finestre! Aspettami qui!” disse ed uscì.
Scostai le lenzuola e controllai il ginocchio. Non sentivo più alcun dolore. Non c’era nemmeno un graffio. Neanche un piccolo livido. Eppure ero sicura che fosse uscito del sangue. Non avevo controllato, ma ne ero certa. Provai ad alzarmi. Niente. Nessun dolore. Camminavo perfettamente. Notai la tela e mi incuriosii. Cosa stava dipingendo?
“Non è ancora finito! Dovrai pazientare!”disse Michele, sbucando dall’ingresso.
“Dovrei rientrare!” tentai.
“Non puoi! Non è sicuro mettersi in cammino con questo tempo. Potresti perderti!”
“Non è stato difficile arrivare qui!” dissi irritata.
Michele scosse il capo e chiuse la porta a chiave.
“Non è la stessa cosa. Il tempo è contro di te. Dovrai avere pazienza!” disse con calma e si infilò la chiave in tasca.
Mi lasciai cadere sul letto sconsolata, spaventata e indifesa.
Chi era quel ragazzo?
“Non ti farò del male!” disse come se riuscisse a leggere le mie paure.
“Non ti conosco!” dissi io, trattenendo le lacrime.
Michele scosse il capo e si sedette sul tavolo con le gambe a penzoloni.
“Avremo un sacco di tempo per conoscerci. Vuoi cominciare tu?”
Feci segno di no con la testa. Lui si strinse nelle spalle.
“Se iniziassi io non mi crederesti!” disse.
Per un attimo sembrò triste, titubante e spaventato quanto me.
“Fai in modo che io ti creda!” risposi. Vedere la sua vulnerabilità fece passare qualsiasi paura. Mi sedetti a gambe incrociate e attesi che iniziasse a parlare. Di tanto in tanto cercavo il suo sguardo senza mai riuscire a incontrarlo. Teneva gli occhi chiusi e respirava lentamente come se cercasse il modo più adatto per cominciare.
“Cos’hai pensato quando hai visto la statua dell’angelo?” chiese infine.
“Non dovevi essere tu a parlare?”
“Rispondi a questa semplice domanda, per favore!”
Non riuscii a ribattere. Ripensai alla statua. “Mi sono chiesta come potesse essere così bianca e luminosa senza essere stata toccata dal tempo!” risposi. Guardai il suo viso. Sembrò deluso. “E poi…ho pensato che fosse un peccato che il suo viso fosse coperto!” aggiunsi.
Immaginai Michele in quella posizione. Sarebbe stato un reato coprire il suo viso.
“La colpa e la vergogna privano l’angelo del suo volto!” la sua voce suonò cupa e lontana come provenisse da un altro mondo, dall’oltretomba.
“Che cos’è?” domandai colpita da quel suo tono così solenne e oscuro.
“La legge!” rispose semplicemente. Scese dal tavolo e si spostò di fronte all’unica finestra che non aveva sbarrato. All’esterno infervorava il temporale. Un lampo squarciò il cielo seguito subito da un rombo profondo. Sobbalzai. Lui se ne stava immobile come fosse fatto di roccia levigata. Rigido. Teso. Spaventato. Avrei voluto abbracciarlo, ma non lo feci. Avrei voluto dire qualcosa, ma non lo feci. Avrei voluto leggergli dentro, ma non potevo. Potevo solo aspettare.
“Ho fatto un solo sbaglio nella mia vita. Un unico errore. Un’unica colpa. La più grave di tutte. Più atroce di qualsiasi cosa tu possa immaginare…”si interruppe.
Non riuscivo ad immaginare di quale colpa potesse essersi macchiata un’anima pura come quella che avevo di fronte. Era davvero come se riuscissi a vederla. Un ammasso di luce bianca. Volteggiava tutt’attorno al suo corpo, lo avvolgeva come l’abbraccio caldo e delicato di una madre premurosa.
“Non mi chiedi cosa ho fatto?” mi chiese, continuando a guardare fuori.
“Non me lo devi dire per forza. Mi conosci appena!”
Le sue spalle tremarono e lo sentii ridere. Una risata nervosa.
“Ti chiami Aurora Strauss, compirai vent’anni a novembre. Hai frequentato il liceo classico solo per accontentare tua madre e studi danza da quando hai cinque anni. Hai letto Il vampiro di Polidori in un pomeriggio e ascolti sempre la stessa compilation tutte le volte che ti senti triste. Hai sofferto per un amore non corrisposto e ti sei chiusa in te stessa. Sogni di visitare le più belle capitali del mondo, ma mai da sola. Vuoi sposarti e avere tanti bambini. Vuoi una casa in riva al mare dove, una volta invecchiata, ti siederai a guardare le onde e a mettere su carta i tuoi pensieri per lasciarli ai tuoi nipoti!” disse.
Avvampai e iniziarono a tremarmi le mani. Come sapeva tutte quelle cose? Nessuno era a conoscenza dei miei veri sogni. Nessuno era mai andato così in profondità. Forse poteva leggere nel pensiero, ma era assurdo. Non ero la protagonista di uno di quei romanzi che leggevo prima di addormentarmi, ero solo Aurora. Una ragazza normale, con sogni normali, chiusa in una casa con uno sconosciuto che conosceva tutto di me, eppure non riuscivo a sentirmi spaventata, continuavo solo a pensare che mi trovavo nel luogo in cui dovevo essere.
“Non ti spaventa il fatto che io conosca tutta la tua vita?” domandò provocatorio, voltandosi per vedere la mia reazione.
“Sarà lo scricchiolare della legna nel camino. Sarà il profumo di vaniglia e cannella della casa. Sarà che fuori il cielo sta combattendo contro la terra. Sarà che sono stanca. Sarà che sei tu… ma non mi spaventa affatto. Mi incuriosisce, ma non mi spaventa.” risposi. Lasciai uscire le parole e mi sentii più leggera.
Michele sorrise impercettibilmente. Un sorriso fugace e triste.
“Ho ucciso un compagno!” disse, inchiodandomi col suo sguardo di ghiaccio.
Non ebbi il tempo per elaborare quelle quattro parole, un fulmine cadde proprio fuori dalla finestra e la porta si spalancò. Il vento era gelido e una raffica di pioggia invase la piccola abitazione. Balzai in piedi. Michele se ne stava immobile e mi guardava con aria affranta. Tentai di chiudere la porta ma era troppo pesante. Non riuscii nemmeno a spostarla. Mi sbilanciai e caddi sul pavimento. Michele si spostò di fronte a me e un secondo dopo ero al sicuro sul suo letto. Lui si voltò di scatto. C’era qualcuno sull’uscio. Era un uomo. La parte sinistra del suo viso era coperta da una maschera rosso vivo, mentre la parte destra era bianca come cera. Furono i suoi occhi a colpirmi e spaventarmi. Erano di un blu intenso con le iridi cerchiate di rosso. Era spaventoso. Indossava un completo scuro e il sorriso che aveva stampato sulle labbra era inquietante.
“E così il caro Michele ha trovato il suo salvacondotto! E’ troppo facile prendere una ragazzina insulsa come quella, sbatterle in faccia i tuoi occhioni da cane bastonato e intortarla con qualche bella favola per farti dare il fatidico bacio. Non è affatto divertente! Voglio un po’ d’azione, lacrime e pugni. Puoi fare di meglio! Perché non le dici come stanno le cose?” domandò.
Salvacondotto? Ragazzina insulsa? Bacio?
“Raphael!?” sibilò Michele.
Raphael scansò Michele. Eravamo faccia a faccia. Mi guardò dritta negli occhi e sentii il mio corpo reagire a quella presenza. Il cuore batteva a mille e ogni muscolo mi pregava di non assecondarlo. Gli occhi non riuscivano a staccarsi da lui, mentre il resto del mio corpo non lo voleva nemmeno vicino. Mi sfiorò il viso con la mano, ardeva.
“Lasciala stare!” ordinò Michele furioso. “Cosa sei venuto a fare?”
Raphael sbuffò. “Mettiamola così, sono venuto a rovinarti la festa!”
“Perché?” domandò Michele esausto.
“Da quando te ne sei andato la vita è diventata una pacchia per noi altri. A nessuno importa se qualche volta facciamo qualche cattiveria. Siamo liberi di agire indisturbati. Se tu tornassi ci rovineresti il divertimento, sei così noioso e lagnoso!” rispose, continuando a ridere.
Non riuscivo a capire. Di cosa parlava Raphael? Ho ucciso un compagno! Queste parole rieccheggiarono nella mia mente, ma ancora non riuscivo a credere che Michele potesse aver tolto la vita a un altro essere umano.
Raphael rise in modo sguaiato e con due dita mi sollevò il mento per potermi imprigionare nel suo sguardo di fuoco. “Non è così semplice, bambina! Michele non ha ucciso un misero essere umano. Ha ucciso un angelo!”
Sentii una fitta al petto. Una stilettata. Mi voltai alla ricerca dei suoi occhi. Li incrociai per un brevissimo istante. Riuscii a leggere tutta la sua sofferenza e capii che in parte la causa ero io. Stavo vacillando.
“Chi sei tu?” domandai con voce incolore.
Cominciò ad affiorare la paura. Mi aggrappai al braccio di Raphael per non perdermi nell’oblio della confusione che regnava dentro di me. L’uomo sogghignò. Le spalle di Michele si curvarono. Lo stavo ferendo. Lo stavo tradendo.
Michele sospirò. “Sono un angelo, un cherubino. Io e Raphael appartenevamo alla stessa schiera celeste e il nostro compito era quello di intervenire nelle guerre quando il male prendeva il sopravvento. Avevamo molto potere. Ben presto iniziammo a usare il nostro potere in modo empio. Intervenivamo direttamente negli scontri e non sempre seguendo nobili principi. Iniziai ad oppormi, ma ero solo e perciò nessuno mi dava ascolto. Una notte uno dei nostri causò la distruzione di un villaggio e molti innocenti persero la vita. Intervenni. Lottammo e alla fine lo uccisi…” una lacrima cristallina gli rigò il viso, illuminandolo di umanità.
“Uccidere un angelo è la colpa più grave di cui un cherubino si possa macchiare. Per questo non sono stato giustiziato a mia volta, ma solo esiliato fino a quando il bacio di un cuore puro innalzerà la mia anima alla salvezza!” concluse.
Raphael rise. “Il cuore puro saresti tu!”
Sentii salire la rabbia e non riuscii a trattenermi. “Quindi tutto questo rientrava in un tuo piano per riacquistare la libertà? Mi fai trovare la tua casa, mi spingi verso la statua, ti manifesti come una sorta di buon samaritano. Anche il temporale è opera tua? Ti sei dato tutto questo da fare per un bacio? Intendevi forse farmi innamorare perché il tutto sembrasse più vero? Volevi che mi innamorassi di te per poi tornartene a scorazzare con i tuoi compagni cherubini? Per essere un angelo sei proprio un infame!” Una parte di me si pentì di quelle parole, mentre l’altra era infervorata dalla rabbia e da Raphael.
Balzai in piedi e, senza degnarlo di uno sguardo, uscii. La pioggia continuava a scendere senza tregua, ma la ignorai. Non mi importava delle gocce che mi inondavano il volto, nascondevano i solchi lasciati dalle mie lacrime. Non mi importava del freddo, mi ricordava che quella era la dannata realtà. E non mi importava dei lampi che attraversavano rapidi il cielo, erano la perfetta manifestazione di quello che provavo. Mi sarebbero serviti anni di analisi, ma era meglio convincermi di essere pazza piuttosto che convivere con quel ricordo, quelle sensazioni. Mi lasciai cadere. L’erba era fradicia proprio come lo ero io. Alzai lo sguardo verso il cielo che si squarciava sopra di me. Sentivo le lacrime mischiarsi alla pioggia gelida. Ero uno stupida! Una stupida ragazzina che si era lasciata convincere che le favole potevano trasformarsi in realtà. Eppure lo sapevo che la vita non fa sconti per nessuno. La vita ti mostra la luce solo per il gusto di privartene quando ne hai realmente bisogno. La porta della casa si aprì e si richiuse. Non mi voltai. Sentii dei passi farsi vicini.
“Cos’è quella faccia?” domandò Raphael.
Mi morsi il labbro inferiore per soffocare un singhiozzo. Un’altra delusione. Un’altra pugnalata.
“Gli angeli sono creature meschine, avide e ambiziose! Tutte quelle storielle sulla bontà e la misericordia sono solo un mucchio di idiozie!” Si inginocchiò di fronte a me e posò le mani sulle mie ginocchia, poi riprese:
“Siamo proprio come voi. Amiamo. Tradiamo. Soffriamo. Desideriamo. Uccidiamo anche…”
Mi confuse col suo sguardo e si avvicinò. Provò a baciarmi. Mi scostai piena di ribrezzo.
“Ci ho provato!” disse, balzando in piedi con eleganza. “Addio e…non fidarti degli angeli!” aggiunse prima di dissolversi in una nuvola di colori.
La pioggia cessò di cadere e le nubi si diradarono lasciando intravedere un perfetto velo ricamato di stelle. Cercai la luna. Era piena. Bellissima e confortante. La notte metteva meno paura quando una luna come quella la rischiarava.
La porta si aprì di nuovo. Non poteva che essere lui. In silenzio mi si sedette accanto.
“Perdonami! Non volevo ferirti o turbarti. Ho aspettato a lungo l’arrivo della persona che potesse rendermi libero e sei arrivata tu! L’unica ad aver sentito la mia voce. L’unica che abbia suscitato in me tale tormento!”
“Tormento?”
“Anche gli angeli si innamorano ed è per questo che non voglio il tuo bacio!”
“Ma resterai bloccato qui!” protestai.
“Non mi importa! Gli angeli provano emozioni più intense rispetto a voi umani. Mi è bastato uno sguardo per innamorarmi di te! Dimenticherai ogni cosa e tornerai alla tua vita. Cos’è la mia libertà in confronto alla tua?”
Non gli permisi di dire o fare altro. Era sufficiente. Ero lucida. Nessuno mi stava influenzando e per la prima volta in vita mia ero sicura della mia decisione. Lo baciai. Semplicemente. Le nostre labbra prima si toccarono timorose per poi abituarsi le une alle altre. Fu un bacio lento e delicato. Solo il bacio di un angelo poteva essere così meraviglioso e doloroso allo stesso tempo. Indugiammo prima di disperderne la magia.
“Perché l’hai fatto?” mi chiese senza fiato.
“Non voglio dimenticare questa notte. Non voglio dimenticarti. Un giorno forse me ne pentirò. Chi può competere col bacio di un angelo?”
Rise e mi accarezzò il viso.
“Sapevo che era la cosa giusta da fare. Eri disposto a rinunciare alla tua libertà pur di non ferirmi, ma io sono disposta a rinunciare a te se questo ti può rendere libero. L’amore non è fatto di catene ma di petali di rosa lasciati liberi di disperdersi sulla terra. Ora però ho paura. Cosa succederà domani? Non ti vedrò più?” chiesi, trattenendo nuove lacrime.
Michele mi abbracciò. Profumava di luce. “Sarò con te. Sempre. Non ti perderò mai di vista. Ti guarderò crescere e innamorarti. Vedrò i tuoi progetti realizzarsi e verrò a farti visita, ma solo di notte nei tuoi sogni più nascosti. Non sarò invadente e in ogni momento potrai chiedermi di andarmene e io ubbidirò!”
“Posso restare qui ancora un po’?” chiesi.
“Tutto il tempo che vuoi!” rispose. Mi passò la mano fra i capelli e fui avvolta da un soffio caldo. Le palpebre vacillarono fino ad arrendersi al peso della stanchezza. Lo sentii sussurrarmi una dolce melodia all’orecchio mentre i miei sensi lentamente si abbandonavano a quel tepore… Aprii gli occhi. Non c’era più. Era scomparso. Al suo posto c’era una rosa bianca posata su un disegno ad acquarello raffigurante una bambina con un tutù rosa. Ero io!
Strinsi il disegno al petto e mi lasciai trasportare dal profumo dolce di quella rosa delicata. Avrei voluto avere più tempo. Avrei voluto stare con lui. Ma se n’era andato. Una lacrima mi bagnò il viso. Non dovevo piangere. Amavo un angelo e lui mi amava. Nessun ragazzo avrebbe mai potuto sostituire Michele, ma ciò non significava che non avrei più amato, al contrario, ora che conoscevo l’amore mi sentivo pronta ad aprire di nuovo il mio cuore. Mi alzai. Il sole era sorto. Lanciai un ultimo sguardo alla casa, ma non c’era più. Era ridotta a un mucchio di macerie. Lasciai il giardino e la curiosità mi spinse a guardare per un’ultima volta la statua dell’angelo. Qualcosa era cambiato però. La sua mano destra era posata all’altezza del cuore, mentre la sinistra indicava il sentiero che avevo percorso il giorno prima. Alzai lo sguardo. Volevo vedere il suo volto. Il mio cuore perse un colpo. Era Michele!
 
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view post Posted on 18/8/2012, 14:12
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Romina Tamerici

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Tremate tremate le pignole son tornate! E il plurale è puramente dovuto alla voglia di creare una rima, dato che ci sono solo io ora. Eccomi qui. Sono proprio contenta di aver letto questo tuo racconto, Alessandra! Mi è piaciuto molto e non è semplice stupirmi con una storia d’amore. Dunque brava.

Mi hai chiesto di non essere pignola… non so se ne sono capace, però il racconto mi è piaciuto a parte alcune piccolezze. Ho deciso di fare come ho fatto per altri giovani utenti del forum di scrivertele comunque, ma inserendole in uno spoiler così ti sarà facile ignorarle, se preferirai non sapere. Io però per correttezza nei confronti degli altri che sono stati tormentati dalle mie peggiori fasi di “pignolite cronica” non posso tacere.

1. - Il cellulare non prendeva e(,) quando il cielo si incupiva(,) l’aria gelata graffiava come lame d’argento sulla mia pelle delicata. [Forse
- “Scusa(,) non ti volevo spaventare!”
“Se iniziassi io(,) non mi crederesti!” disse.

In queste frasi aggiungerei le virgole segnate tra parentesi e metterei “mentre” al posto di “quando” nella prima, ma dipende dalla sfumatura di significato che vuoi dare.

2. Procedetti con l’umore a terra. […] Mi strinsi nelle spalle e procedetti.

Ripetizione di “procedetti”. Uno potrebbe diventare “proseguii”.

3. ogni particolare di quell’immagine si era impressa nella mia memoria come un disegno indelebile di perfezione.
Errore di concordanza “particolare --> impresso”.

4. Usi molte frasi frante e brevi e io le adoro! In alcuni punti potevi giocare di più con gli a capo e alimentare l’effetto, secondo me.

5. ma erano asciutti e… profumati.

Eviterei i puntini di sospensione qui… magari inserirei un “perfino”.

6. Cosa ci faceva in quella casa? Da solo?

Qui in base al senso secondo me dovresti modificare la punteggiatura o la frase, quindi o “Cosa ci faceva in quella casa da solo?” oppure “Cosa ci faceva in quella casa? Era solo?”.

7. - ed uscì.
- ad immaginare

“D” eufoniche che eliminerei, ma è molto soggettivo.

8. - “E poi…ho pensato
- Addio e…non fidarti

I puntini di sospensione devono sempre essere staccati dalla parola che precedono (es. poi… ho).

9. - Hai letto Il vampiro di Polidori in un pomeriggio
- Di cosa parlava Raphael? Ho ucciso un compagno! Queste parole rieccheggiarono nella mia mente, ma ancora non riuscivo a credere che Michele potesse aver tolto la vita a un altro essere umano.

In queste frasi avrei messo dei corsivi, che qui ho sottolineato per renderli evidenti.

10. E’ troppo facile
La terza persona presente del verbo essere deve essere accentata e non apostrofata.

11. immaginare…”si interruppe
Manca uno spazio dopo le virgolette.

12. Non mi importava delle gocce che mi inondavano il volto, nascondevano i solchi lasciati dalle mie lacrime. Non mi importava del freddo, mi ricordava che quella era la dannata realtà. E non mi importava dei lampi che attraversavano rapidi il cielo, erano la perfetta manifestazione di quello che provavo.

Avrei usato dei due punti al posto di alcune virgole, però queste frasi sono bellissime!

13. Volevo vedere il suo volto. Il mio cuore perse un colpo. Era Michele!

Il finale è bello, però avrei ripreso il concetto che prima il volto era coperto e poi avrei messo i due punti dopo “colpo” invece del punto fermo.

Ecco, tutto qui e ti assicuro che è poco, perché il racconto è bello e scritto bene. Sono solo alcuni piccoli suggerimenti per il futuro. Inoltre hai tempo ancora più di venti giorni per modificare il testo, se vuoi.


Veniamo ora alle mie frasi preferite!
CITAZIONE
- “La colpa e la vergogna privano l’angelo del suo volto!”
- La vita ti mostra la luce solo per il gusto di privartene quando ne hai realmente bisogno.

Bravissima! In bocca al lupo per il concorso.
Scusa se sono stata pignola, ma ora se vuoi puoi vendicarti leggendo il mio testo!
 
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Lupoalfa
view post Posted on 18/8/2012, 18:48




Mi trovo sempre in difficoltà quando devo commentare dei racconti in cui avvengono degli eventi straordinari. Non è proprio il mio genere!
Questo racconto è scritto bene, veramente bene, ma non riesce a coinvolgermi, perché è troppo fuori dal reale. E' un mio limite e chiedo scusa all'autrice che comunque ha una buona mano.
:) :) :)
 
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wyjkz31
view post Posted on 18/8/2012, 22:37




Mi sono piaciuti i tuoi angeli con le loro debolezze e i loro errori. La storia nel complesso non mi ha preso tanto ma non mi è dispiaciuta.
Ci sono alcune parti in cui mi sono un po’ persa e forse è anche per questo che non sono riuscita a entrare nell’atmosfera del racconto.
Metto anch'io le mie osservazioni nello spoiler così se non ti interessano puoi fare a meno di leggere. Si tratta di osservazioni soggettive che a maggior ragione puoi ignorare.
All’inizio non sono riuscita a capire dove fosse la nostra protagonista, né perché si mettesse in cammino, né dove intendeva andare. Non sono elementi indispensabili ai fini dello svolgimento della storia, ma forse con qualche accenno in più si riuscirebbe a visualizzare meglio la scena.
“Procedetti con l’umore a terra. Ma qualcosa attirò la mia attenzione.” Perché hai usato “Ma”? Mi sembrerebbe più logico una cosa tipo “Ad un certo punto” oppure “Stavo procedendo con l’umore a terra quando la mia attenzione venne attirata da”
“Mi misi seduta (non dici dove, e io avevo arbitrariamente pensato che l’avesse stesa su un divano) e lo vidi. Era in piedi davanti al fuoco intento a dipingere.”
Più avanti parli di lenzuola e del letto (e farla stendere a letto vestita e coperta dalle lenzuola mi sembra un pochino un controsenso) e ho dovuto modificare l’immagine che mi ero fatta.
 
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alessandra s.
view post Posted on 19/8/2012, 09:55




Parto da te romina... grzie per il commento positivo e ho letto le tue indicazioni e non sei stata troppo cattivella. Alcune tue osservazioni sono giuste e condivisibili. una delucidazione sull'appunto numero 9: io non amo particolarmente le virgolette, è un gusto personale perciò le uso quasi esclusivamente per i discorsi diretti, mentre per i pensieri uso il corsivo, in Ho ucciso il compagno! ho dimenticato di aggiungerlo perchè è da una vita che non scrivo in un forum e devo riabituarmi alle sue icone. Scelte stilistiche. Sono felice tu abbia scritto le frasi che ti hanno colpito, anche perchè alla seconda sono molto legata... ^_^

Lupoalfa... purtroppo o per fortuna il mio mondo è soprannaturale! Mi trovo molto più a mio agio in questo ambiente. De gustibus!!! :D comunque grazie...

wyjkz31...la storia era nata più articolata ma per motivi di limitazioni di spazio ho dovuto concentrare tutto nell'azione e perdermi meno in descrizioni, cosa su cui comunque non amo dilungarmi... è anche una mia scelta stilistica lasciare sempre un po' di spaesamento senza dare coordinte precise... in questo caso tutto ciò che serviva era sapere che si trovava sola in mezzo a una natura che non sopportava! ;) ma sono felice che i miei angeli ti siano piaciuti!!!!
 
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view post Posted on 19/8/2012, 10:05
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Romina Tamerici

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@Alessandra: Per il punto 9, non ho parlato di virgolette. Tu usi le virgolette alte per i dialoghi quindi non potresti usarle per il titolo di un libro. Il corsivo va più che bene ed è quello che intendevo.
Sono contenta di non averti scoraggiata... sono pignola, ma spero di farlo sempre a fin di bene! Ci vediamo presto.
 
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alessandra s.
view post Posted on 19/8/2012, 10:13




ook, allora avevo capito male...tranquilla....sembri cattiva ma non lo sei!!!=) e comunque non mi scoraggio tanto facilmente!!! a presto...ho commentato il tuo racconto!!! :P
 
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view post Posted on 19/8/2012, 10:20
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Romina Tamerici

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@Alessandra: Ecco, brava, fallo sapere al mondo "sembro cattiva, ma non lo sono"! Ho letto il tuo commento, grazie mille!
 
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Esterella
view post Posted on 19/8/2012, 18:52




Brava Alessandra, hai una fantasia galoppante e sai tracciare bene una storia. Ti consiglierei solo di asciugare un po' il testo. Ci sono parole ripetute, come ti ha fatto notare Romina, d eufoniche che eliminerei.
alcune parole le toglierei perché il concetto è già espresso bene e risultano un qualcosa in più
Es:
La sua voce suonò cupa e lontana come provenisse da un altro mondo, dall’oltretomba. (o metti da un altro mondo oppure dall'otretomba)

La sua pelle era candida e immacolata. (candida e immacolato hanno quasi lo stesso effetto).
Le mie comunque solo solo osservazioni di una vecchia lettrice appassionata di scrittura. ;)

La mia frase preferita:
“Sarà lo scricchiolare della legna nel camino. Sarà il profumo di vaniglia e cannella della casa. Sarà che fuori il cielo sta combattendo contro la terra. Sarà che sono stanca. Sarà che sei tu… ma non mi spaventa affatto. Mi incuriosisce, ma non mi spaventa.” risposi. Lasciai uscire le parole e mi sentii più leggera.

Brava e in bocca al lupo!
 
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Devil95
view post Posted on 20/8/2012, 13:13




L'amore va di certo a braccetto con qualche bell'angelo da stringere al chiaro di luna ;) tuttavia il racconto si è perso nella propria irrealtà. scrivi ottimamente e la lettura è molto piacevole, ma per persone come me che non apprezzano lo stravolgersi del mondo il racconto ne risente. la figura di raphael, ad esempio, sapeva troppo di "diavoletto pestifero"; alleggerire certe figure fantastiche addolcirebbe il resto. e a volte nei discorsi diretti appaiono frasi veramente belle ma poco credibili se in una conversazione. non occorre che ti faccia esempi. la mia critica sembrerà pur negativa ma non lo è: ti dico infatti che l'incipit su aurora è molto buono e nel complesso mi sono innamorato della figura di michele!!! complimenti anche per l'idea della statua (bella da morire)! in bocca al lupo :D
 
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nunziadaquale
view post Posted on 21/8/2012, 12:37




Direi davvero un racconto diverso dal solito, uno stile scorrevole, di quelli che preferisco. A parte qualche notazione, non cambierei nulla.
 
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Apollonia Lupinacci
view post Posted on 21/8/2012, 16:01




Ritengo che tu abbia uno stile curato, anche se la storia non è molto nelle mie corde. E' da quando ho visto City of Angels che rifuggo da racconti angelici. E devo ammettere che ci sono alcuni elementi che mi ricordano quel film, anche se il tuo finale è molto meno truce. Piccolo appunto: Michele nella tradizione ebraica è un arcangelo, così come Gabriele. Non parlerei dunque di cherubino. Le distinzioni angeliche, soprattutto in epoca medievale, sono molto nette e trovo che un racconto, bello o brutto che sia, non possa avere di queste imprecisioni.
 
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alessandra s.
view post Posted on 22/8/2012, 17:15




grazi a tutti per i commenti!

Esterella hai ragione, la ripetitività è un mio difetto,ma è anche il mio "marchio di fabbrica"....comunque grazie mille.

Devil95, grazie e sono felice che la mia statua ti sia piaciuta, era un'immagine che avevo in testa e che dovevo rendere reale.

Nunziadaquale, grzie per i complimenti...

apollonia grazie per la tua annotazione sugli angeli, ammetto di non essere un'esperta! ho seguito semplicemente la mia ispirazione di quel momento!=)
 
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view post Posted on 27/8/2012, 00:02
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La nota di Apollonia sarebbe stata il mio punto di partenza: perché chiamare due cherubini con un nome d'arcangelo, che sono solo tre? I nomi ipotizzati per i Cherubini sono ben altri...
Soprattutto, hai presente com'è un cherubino? Sono degli esseri dotati di quattro facce e di ali, ma senza corpo. Già non amo il soprannaturale, ma poi con queste imperfezioni lo amo ancora di meno, ahimé...
Per come è scritto, si legge che è una meraviglia. C'è solo una schiera infinita di D eufoniche che un po' rallentano, un refuso (Ero uno stupida!) e poi un "cosa" interrogativo che, con buona pace della mia prof d'italiano, dovrebbe essere "che cosa", ma non so citare fonti in merito se non lei, appunto.
Una domanda mia: l'idea, per caso, ti è venuta da X-Files stagione sette? Me lo ricordo come fosse ieri questo episodio degli Angeli che si coprivano il volto con le mani :D
Insomma, è scritto bene ma non m'ha preso, non m'è piaciuto.
Alla prossima, spero ;)
 
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view post Posted on 27/8/2012, 00:35
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Romina Tamerici

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@Vivonic: Da futura maestra... mi permetto una puntualizzazione su "cosa". L'italiano standard prevedeva la sola forma "che cosa... ?", mentre nell'italiano regionale erano presente forme differenti (nelle zone settentrionali "cosa... ?" e in quelle meridionali "che... ?", ovviamente semplificando molto). In seguito alla ristandardizzazione dell'italiano la forma regionale settentrionale "cosa... ?" è diventata accettata anche nell'italiano normativo. Io in genere uso "che cosa?", perché più corretto, però nei dialoghi mi concedo tranquillamente il "cosa?" che è comunque non errato e più vicino all'uso del parlato. Ok, fine della lezioncina... ah!



@Alessandra: Scusa l'off-topic, ma io e vivonic siamo due pignoli (in senso buono, eh!) e abbiamo bisogno di fare discorsi astrusi su queste cose per poi dormire pacifici!
 
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