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Illusioni- Simone Pelassa

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kjmon
view post Posted on 27/7/2012, 20:33




Chi si fosse trovato a passare per via Milano un tardo pomeriggio come tanti, avrebbe senza dubbio notato un individuo sostare curiosamente davanti a ogni superficie in grado di riflettere la sua immagine.
Proprio quella sera, un uomo non più giovanissimo aveva bisogno di far colpo a tutti i costi e, per una nervosa mania di perfezionismo, si fermava a ogni vetrina, portone o specchietto di automobile che adocchiava lungo la strada. Guardava dritto negli occhi quell'uomo alto, abbronzato e pensava...
Nei suoi quarantadue anni di esistenza si era sempre chiesto se le donne lo considerassero attraente o meno. La risposta doveva essere sì, evidentemente, se si trovava su un marciapiede con in bocca un sorriso da pubblicità del dentifricio e un mazzo di fiori nella mano destra.

Spinto da una voglia di vivere persa di vista ormai da molto tempo, l'uomo continuava a ispezionarsi fin nel più infimo dei dettagli per convincersi di essere impeccabile: riavviava i lunghi capelli neri e si lisciava la barba riccia, che cominciava a farsi brizzolata; stirava le pieghe sulla maglia nuova o tirava un po' su i pantaloni, avvolti in una cintura da playboy incallito. Aveva persino verificato per quanto tempo avrebbe potuto trattenere quel poco di pancia che aveva, per decidere ben presto di lasciar perdere.

Da quando era uscito di casa, avvertiva la presenza di una gioia quasi insopportabile che gli comprimeva lo stomaco come normalmente si farebbe con una pallina anti-stress e che lui tentava di sfogare muovendo nervosamente la mano sinistra o strizzando convulsamente gli occhi.
La verità era che non era più in grado di sopportare le emozioni, specie se così intense. Da tempo aveva smesso di credere che ci fosse qualcuno nel mondo in grado di ricambiare la sua grande capacità di amare, di colmare il bisogno d'affetto di cui sentiva la mancanza. Il solo pensiero di aver trovato quell'essere umano lo stordiva. E poi quanto... ma quanto era bella?
Intuiva, senza però avere il coraggio di pensarlo chiaramente, che quella sarebbe stata la sua grande occasione per dimostrare almeno a una persona quanto valesse: si sarebbe vendicato di tutti quelli che lo avevano sempre deriso, di tutti i camici bianchi così bravi a trovare tante definizioni per lui, una più incomprensibile dell'altra, che alla fine erano sempre servite a imbottirlo di pastiglie che lo facevano dormire. E poi, gli insegnanti... anche loro, che dicevano che era un buono a nulla: li avrebbe invitati al suo matrimonio, sì, e li avrebbe umiliati, ricordando davanti a tutti come lo avevano torturato negli anni passati. Non avete creduto in me? Guardate cosa sono riuscito a fare: mi sono sposato con una ragazza bellissima, che mi sa capire, che mi ama davvero per come sono! Così avrebbe detto...
Continuava a elettrizzarlo l'eccitazione per quella prospettiva di rivincita, come se ogni passo che muoveva la alimentasse e la facesse crescere di intensità: a metà strada, aveva ormai il cervello completamente annebbiato. Così tanto da pensare già ai nomi dei figli e da fermarsi per l'ennesima volta davanti ad una vetrina. Ma non per specchiarsi: era la vetrina di un'agenzia immobiliare. Iniziò a cercare con lo sguardo l'annuncio di un appartamento che potesse fare al caso suo: spazioso abbastanza per tre o quattro persone.

Lamentandosi tra sé per i prezzi degli appartamenti, riprese a camminare, immerso in un tramonto soffocato dallo smog. Cercava di immaginare, con il cuore che pulsava a mille, il momento in cui l'avrebbe stupita mostrandole i suoi quaderni fitti di poesie o le tele dipinte durante le notti insonni: le avrebbe detto con l'inchiostro ciò che non avrebbe mai avuto il coraggio di comunicare a voce.
Quella ragazza sarebbe stata un'occasione unica per togliere la sua vita da quel limbo in cui era scivolata. Gliel'aveva detto anche sua madre, mentre gli aggiustava i capelli sulla porta di casa: “ Guai a te se te la fai scappare!”. Non sarebbe accaduto.

Procedeva a passo lento, per godersi ancora quel momento così dolce, pieno di attese e aspettative. In quegli istanti si sentiva invincibile: un novello super-man o, per modestia, qualcosa di simile ma dal profilo più basso. Camminava a testa alta, senza curarsi di quelle ragazze che, per chissà quale motivo, gli lanciavano strani sguardi da dietro gli occhiali da sole o di chi si lamentava dei suoi spintoni per farsi largo. Nessuno era degno di attenzione, niente poteva distoglierlo dalla meta: le macchine, le persone, i rumori altro non erano che comparse insignificanti in quell'episodio della sua vita, snodo cruciale per la vendetta del passato e la conquista del futuro.

Controllando l'orologio si accorse che il tempo gli giocava contro. Dato che non aveva certo voglia di arrivare tardi al primo appuntamento, accelerò il passo: ormai mancava poco.

Sfortunatamente, per quanto possa c'entrare la cattiva sorte con uno schizofrenico che da tre giorni non assume medicinali, la gioia e l'eccitazione si trasformarono improvvisamente in paura e profondo pessimismo.
E se poi non si fosse presentata? Però aveva sorriso...
E se fosse stato lui a capire male e invece gli aveva detto di sì per non ferirlo e poi non fosse venuta? O magari sarebbe arrivata, ma con le sue amiche, solo per dire: “Ehi guardate! Quello lì voleva uscire con me! ahah! Ma ci pensate?”.
Non avrebbe potuto sopportarlo, lo sentiva! Sarebbe impazzito, si sarebbe chiuso in casa per il resto della sua esistenza: avrebbe lasciato che la sua vita si consumasse piano piano, giorno per giorno, come una candela lasciata accesa.
Tremava, la mano e gli occhi sempre più nervosi. Aveva una gran voglia di vomitare.

Era finalmente giunto al luogo dell'appuntamento: un'insignificante fermata dell'autobus di periferia, ma di quelle “belle”, con pensilina, panchina e cartellone pubblicitario vicino a quello degli orari. Lei era già là, affascinante come il mare in tempesta, ancora più bella di quando l'aveva incontrata per la prima volta.
Quel giorno, lui aveva notato i suoi sguardi insistenti e i sorrisini timidi, tanto intensi che alla fine aveva raccolto tutto il suo coraggio e le si era avvicinato. Il resto era degno di un noioso film d'amore di serie B: lui che saluta lei, lei che sorride timida, qualche chiacchiera di circostanza; tenero finale con lui paonazzo che chiede, salendo sull'autobus, se potrà rivederla e lei che continua a sorridere mentre lui urla: "Domani qui, a quest'ora!”

Ed eccolo il protagonista, puntuale come non lo era mai stato da quando aveva imparato a leggere le lancette dell'orologio. Insicuro, decise di controllare da lontano se fosse sola. Sembrava di sì!
Ma quando si avvicinò ancora, la terra accelerò bruscamente sotto i suoi piedi e il sangue gli si fermò nelle vene.
Non era sola. Non aveva potuto vederlo prima ma, nel punto esatto in cui si era trovato lui il giorno prima, c'era un altro uomo, più giovane e più bello, da quello che riusciva a scorgere.
Ridevano: sembravano divertirsi.

Le belle speranze si frantumarono e franarono in un tempo infinitesimale. Iniziarono a sfilare nella sua mente le immagini più significative di una vita trascorsa ai margini di tutto, fatta di rabbia, vuoto e solitudine: i bulli a scuola, gli sguardi degli sconosciuti, o infastiditi o compassionevoli, in entrambi i casi ugualmente odiosi; la puzza d'ospedale che resta sui vestiti per giorni e infine la madre, che aveva scolato tutte le confezioni di profumo quando la cirrosi epatica non le aveva più permesso di trascinarsi al supermercato sotto casa.

La disperazione si impadronì di lui. L'incontro che avrebbe dovuto sancire la svolta, la fine di tutto ciò, aveva invece significato l'ultimo tradimento, l'ennesima umiliazione. Un gesto deciso, da uomo vero, lo avrebbe strappato dalla caduta libera in quell'abisso, sarebbe stato come una corda per chi stava affondando nelle sabbie mobili.

Chiunque si fosse trovato a passare per via Milano un tardo pomeriggio come tanti, avrebbe certamente notato un individuo, evidentemente alterato, stringere nella mano destra una grossa pietra, mentre la sinistra si contorceva in preda a degli spasmi. Troppo tardi per fermarlo, ormai: si era già lanciato sulla donna colpendo ogni centimetro, ogni parte del corpo che riuscisse a raggiungere. Non si curava del mondo intorno, di chi avrebbe potuto vederlo. La testa era satura di pensieri terribili, tutti finalizzati ad aumentare la sofferenza della ragazza. Colpiva, colpiva e colpiva ancora.
Ogni fendente sferrato era lo sfogo per ogni parola pensata che non era riuscito a trasformare in poesia, per ogni immagine sognata che non aveva saputo trasformare in dipinto. Voleva vivere, vivere, vivere, come chiunque altro, come poteva fare anche il più noioso degli impiegati delle poste: e più si accaniva su quella sagoma indifesa, più si sentiva libero. Desiderava una vita normale: chiedeva troppo? A lui quella libertà era negata. Aveva bisogno di liberare i pensieri, le paure, le speranze che covava dentro da anni, tanto da formare un tappo che sarebbe saltato solamente con un'esplosione, potente come quella di un vulcano. E alla fine era arrivata.
Quando ebbe finito si voltò, ansante, trovando la sua immagine riflessa sulla pensilina che gli stava di fronte: capì tutto.

L'uomo che poteva vedere grazie all'ultima luce del tramonto non era quello alto di poco prima e non sembrava neppure lontanamente abbronzato, anzi. I lunghi capelli neri erano in realtà corti e grigi mentre la pelle, più gialla che pallida, aveva l'aspetto tipico di chi non esce di casa da molto tempo.
Comprese che il mondo in cui aveva vissuto fino a pochi minuti prima era esistito solo nella sua mente; si presentava allora per ciò che era: il delirio di un disadattato che non trovava spazio nel mondo di tutti i giorni. La voglia di pace, di normalità, di risate era stata un inganno svelato dalla sua stessa immagine: nulla di tutto ciò sarebbe stato mai concesso a uno come lui.
Osservò ancora la sua bocca storta, i lineamenti irregolari, brutti come i denti anneriti; la pancia tonda che tendeva una maglietta dei Sex Pistols sudicia più dei pantaloni che teneva legati con uno spago. Ricordò che sua madre era morta anni prima e che le poesie e le tele dipinte erano poco più che scarabocchi incomprensibili e pasticci di pennarelli.
Il colpo che aveva ricevuto, lo shock, l'adrenalina liberata durante l'aggressione lo avevano strappato a quel torpore in cui aveva vissuto per tutti quegli anni. Finalmente si era incontrato, aveva scoperto la sua natura. Rise istericamente per il timore di impazzire che aveva avuto qualche istante prima. Non poteva diventare pazzo, semplicemente perché lo era già!

Era stato costretto a ingannarsi fino ad allora per poter sopravvivere, convincendosi di essere in qualche modo speciale: una sorta di genio incompreso, circondato da gente crudele e irrimediabilmente conformista. Invece, era soltanto uno psicopatico con tendenze aggressive e un aspetto piuttosto repellente.
Guardò un ultima volta la ragazza, ridotta a brandelli. Poi emise un suono rauco e risucchiò in gola un po' di saliva. Ridacchiò tra sé scuotendo la testa.
Mentre zigzagava sul marciapiede, riuscì a pensare che fino a quando aveva vissuto nella menzogna, aveva potuto conservare perlomeno la speranza nella speranza; ora, anche se aveva conquistato la verità, sapeva che nulla avrebbe potuto cambiare in modo significativo la sua vita.
I bei sogni avevano avuto la durata di un lampo in un temporale estivo, eppure quel lampo era stato la cosa più vicina alla felicità che avesse mai provato. Non ci sarebbe mai più cascato.
Era solo, lo sarebbe stato per sempre.

Quanto alla ragazza, non doveva aver provato molto dolore, in fin dei conti. Forse, anche per via del fatto che si trovasse a qualche fuso orario di distanza da via Milano, impegnata a farsi fotografare in bikini su una qualche spiaggia caraibica. Non seppe mai che uno squilibrato si era innamorato perdutamente di uno dei tanti cartelloni pubblicitari sui cui faceva bella presenza. Del resto, lei non aveva occhi che per quel Cristiano Ronaldo della pubblicità accanto.

Edited by kjmon - 6/9/2012, 22:46
 
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wyjkz31
view post Posted on 28/7/2012, 21:33




Non ho la più pallida idea di che cosa possa passare per la testa di uno schizofrenico ma quello che hai narrato tu è senza dubbio molto toccante: un mondo fantastico che si sgretola improvvisamente lasciando il posto a una realtà in cui il protagonista non ha nessuna possibilità di essere felice.
In conclusione il racconto mi è piaciuto molto, l’ho trovato scorrevole e ben condotto.

C’è un’unica cosa che mi ha un po’ disturbato: di solito preferisco che il narratore non “inganni” così spudoratamente il lettore come hai fatto tu all’inizio della storia, ma in questo caso dovevi rendere il mondo distorto del protagonista e mi rendo conto che non avevi molte altre possibilità. Ho apprezzato molto di più il finale con i cartelloni pubblicitari.

Ti segnalo anche alcune cose che ho notato.
"Eppoi quanto" ma esiste eppoi?
"E se fosse stato lui a capire male e invece le aveva detto di sì..." metterei gli invece che le
"Osservò ancora la sua bocca storta, i lineamenti irregolari, brutti come i denti storti;" ci sono due storti attaccati, magari potresti sostituirne uno con un altro termine.
 
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Devil95
view post Posted on 28/7/2012, 22:49




Un racconto da immortalare, incorniciare, premiare, pubblicizzare: semplicemente STREPITOSO! il testo così lungo all'inizio potrebbe spaventare, ma nella lettura avviene una magica serie di metamorfosi, una cascata di sfumature che veramente attirano a sé i lettori increduli! l'idea di vedersi eroe per strada è buonissima, ma avrei preferito altro all'antica roma. il resto va benone!
 
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view post Posted on 28/7/2012, 23:07
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Romina Tamerici

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Questo racconto mi ha colpito per il modo originale di sviluppare il tema. Mi è piaciuto molto il modo in cui hai descritto una realtà inesistente per farla poi scoprire improvvisamente e per poi far capire che anche quella realtà era falsa. È stato come aprire una matriosca pezzo per pezzo. Bello.
Lo stile del racconto mi è piaciuto, anche se ci sono alcune imperfezioni, secondo me.

Sei nuovo del forum? Mi pare di sì, in tal caso ti avviso che sono pignola. Non prendertela dunque se ti segnalo molte cose. Io credo che questi forum servano a migliorare e quindi do commenti articolati e spero di riceverne.

Fatta questa doverosa premessa, ecco i miei spunti di riflessione…

1. - Chi si fosse trovato a passare per via Milano un tardo pomeriggio come tanti/,/ avrebbe senza dubbio notato un individuo sostare curiosamente davanti ad ogni superficie in grado di riflettere la sua immagine.
- Proprio quella sera, un uomo non più giovanissimo aveva bisogno di far colpo a tutti i costi e per una nervosa mania di perfezionismo/,/ si fermava ad ogni vetrina,
- L'uomo che poteva vedere grazie all'ultima luce del tramonto/,/ non era quello alto di poco prima e non sembrava neppure lontanamente abbronzato,anzi.

In queste frasi ci sono virgole tra soggetto e predicato che vanno eliminate oppure trasformate in incisi. Indico tali virgole tra due barrette, poi vedi tu se togliere le virgole o fare gli incisi (i sensi delle frasi cambierebbero profondamente in base alla scelta).

2. - ad ogni
- ad una
- ad ingannarsi

Rimuoverei queste “d” eufoniche (la nuova regola della Crusca prevede l’utilizzo sono tra vocali uguali, ma ci sono altre correnti di pensiero).

3. Nei i suoi quarantadue anni
“Nei” è una preposizione articolata quindi non serve l’articolo “i”.

4. gli strizzava lo stomaco come si farebbe con una pallina anti-stress

Non mi convince per niente la costruzione, quindi “gli strizzava lo stomaco come si può fare con una pallina anti-stress”. Ma ci sono anche altre possibilità.

5. Il solo pensiero di averlo trovato, quell'essere umano, lo stordiva.
Costruzione marcata, a mio avviso, non necessaria. “Il solo pensiero di aver trovato quell’essere umano lo stordiva”.

6. Eppoi quanto...ma quanto era bella?
“Eppoi” esiste davvero? [Vedi punto 12]

7. un buono nulla

Manca “a”.

8. li avrebbe invitati al suo matrimonio, sì!, e li
Qui eviterei il punto esclamativo all’interno dell’inciso.

9. spazioso abbastanza per due persone.

Poche righe prima pensa ai nomi dei figli, quindi io qui non parlerei di due persone.

10. Gliel'aveva detto anche la madre, mentre gli aggiustava i capelli sulla porta di casa: “guai a te se te la fai scappare!”. Non sarebbe accaduto.
Metterei “sua” al posto di “la”. Manca l’iniziale dopo le virgolette aperte. Non mi convince la seconda parte.

11. Sfortunatamente, ma come prevedibile per uno schizofrenico che da tre giorni non assume i medicinali che dovrebbe prendere quotidianamente, la gioia e l'eccitazione si trasformarono improvvisamente in paura e profondo pessimismo.
Geniale l’idea, ma, a mio avviso, pessima costruzione della frase. Troppo falsa, troppo evidente.

12. Quello lì voleva uscire con me...ma ci pensate?”.
I puntini di sospensione devono essere attaccati alla parola che seguono ma separati da quella che precedono. In questo caso comunque li avrei tolti, mettendo una virgola.

13. più bella ancora del giorno in cui l'aveva incontrata

Per una questione di suono, farei “ancora più bella”.

14. ” Domani qui, a quest'ora!”
Spazio di troppo dopo la virgoletta (che per questo si è “girata”).

15. fatta di rabbia, vuoto e solitudine: i bulli a scuola, gli sguardi degli sconosciuti: o infastiditi o compassionevoli,
I due punti non si possono usare due volte all’interno della stessa frase.

16. abbronzato,anzi
Manca uno spazio dopo la virgola.


Veniamo ora alla mia frase preferita (anche se ce ne sono molte davvero ben riuscite):

CITAZIONE
I bei sogni avevano avuto la durata di un lampo in un temporale estivo, eppure quel lampo era stato la cosa più vicina alla felicità che avesse mai provato. Non ci sarebbe mai più cascato.
Era solo, lo sarebbe stato per sempre.

In sintesi mi è piaciuta molto l’idea di questo racconto e il modo in cui l’hai sviluppata, salvo forse una rivelazione troppo brusca del primo colpo di scena. Ci sono alcuni errori, ma tutti sistemabili in due minuti, quindi ottimo lavoro! Ovviamente questi sono giudizi personali che puoi anche ignorare.
In bocca a la lupo!
 
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Apollonia Lupinacci
view post Posted on 29/7/2012, 14:42




Bello davvero, il tuo racconto! E' una descrizione ben riuscita della duplice personalità di uno schizofrenico. Con un finale rivelatore e ironico, che nulla ha a che fare con i tormenti del protagonista. C'è qualche errorino, ma ti sono stati tutti evidenziati dalla solerte Romina Tamerici. Bravo!
 
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Esterella
view post Posted on 29/7/2012, 16:42




Un ottimo lavoro. Un racconto raccontato e benchè a me piacciono molto i dialoghi qui non ne sento la mancanza perchè la storia è talmente ricca dei pensieri del protagonista e animata dalle sue azioni che va benissimo così. Solo pochi errori che già ti sono stati segnalati.
Io avrei solo una cosa da dirti: mi è mancato un poco il nome del protagonista che da pazzo, psicopatico, sarebbe potuto diventare più umano, nemmeno sua madre lo chiama per nome, ma forse è tutto voluto.
E siccome lo descrivi .
"...invincibile: un guerriero dell'antica Roma" , io lo avrei chiamato Massimo .
Ma sono solo fantasie di una vecchia signora.
Complimenti per il racconto. ;)
 
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kjmon
view post Posted on 29/7/2012, 18:48




Per prima cosa devo ringraziare tutti voi per i commenti! non mi aspettavo giudizi così positivi e sono davvero contento...
Detto questo...

@wyjkz31: mi spiace che ti sia sentita "ingannata" ma la mia intenzione era quella di provocare nel lettore uno "shock" paragonabile a quella del protagonista...in quanto a eppoi
credevo esistesse, ma ora mi fai venire il dubbio! controllerò!!

@Devil95: ti ringrazio moltissimo per i complimenti! sono contento che ti sia piaciuto così tanto!

@Romina: a te un grazie speciale per il tempo che hai impiegato per il tuo lavoro. hai ragione su tutta la linea
correggerò al più presto!

@ Apollonia: Grazie!

@Esterella: In effetti credo che il racconto sia più incisivo con un protagonista spersonalizzato. ma, se dovessi decidere contrariamente, lo chiamerò senz'altro Massimo!
 
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view post Posted on 30/7/2012, 20:52
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:sick: .....questo narciso che si specchia ovunque, agitato per il suo primo appuntamento.
Mi hai orientato sulla classica storia d'amore, monotona e noiosa, lui ama lei, lei ama lui.
Vanno a viviere insieme ....poi arriva il paragone dell'antica Roma il guerriero il prode l'impavido.
Ritorna alla sua realtà pensando di non aver preso le pastiglie da tempo.
Lì incomincia, ad insinuarsi, un tarlo nella mia testa.
Poi la sua rivalsa verso il mondo.
dopo questa immagine si inizia a capire che questo personaggio solare e bello ha
un problema con la società.
La sua futura vita a due viene spezzata alla fermata di quell'autubus dove li ha visti vicini e sorridenti.


Come ti hanno già scritto gli altri hai snodato una storia veramente avvincente e sorprendente.

Bravo

Per qualche imperfezione c'e' sempre l'analisi di Romina

Ti consiglierei anche Massimo, calzerebbe a pennello.
 
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Lupoalfa
view post Posted on 15/8/2012, 18:41




Mi è piaciuto molto, soprattutto il finale a sorpresa. Ero molto preoccupato per quello che l'uomo aveva fatto alla ragazza e quando ho letto che era solo un manifesto ho tirato un sospiro di sollievo.
L'unico punto che mi è sembrato esagerato è quando il personaggio pensa di essere un guerriero dell'antica Roma. Secondo il mio modesto punto di vista, è un qualcosa in più che spezza la storia.
Comunque complimenti!
 
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nunziadaquale
view post Posted on 17/8/2012, 12:06




Mi piacciono molto questo genere di racconti, incentrati sui pensieri del protagonista, sulla sua mente, sul suo spessore psicologico, anch'io ho molto apprezzato l'epilogo davvero sorprendente di questa storia e al di là di alcune piccole imprecisioni, credo che sia davvero valido. Fossi in te proverei a sviluppare il personaggio e a farne un romanzo, magari approfondendo la figura della madre e degli eventi accaduti nel passato, secondo me, potrebbe davvero funzionare!
 
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alessandra s.
view post Posted on 19/8/2012, 09:41




Il racconto è nel complesso ben scritto e coinvolgente. La sua particolarità è che non si riesce a capire dove l’autore/autrice voglia portare i suoi personaggi. Si passa da un’atmosfera di gioiosa agitazione a un incedere cupo e dai risvolti drammatici, per poi riportare il tutto a una conclusione più pacata. Bella anche l’idea dell’innamoramento nei confronti di un’immagine, confesso che giunta a metà credevo che il testo fosse uscito dal tema di partenza, ma nel finale mi sono in parte ricreduta. Una piccola osservazione o consiglio, questa parte: “Sfortunatamente, per quanto possa c'entrare la cattiva sorte con uno schizofrenico che da tre giorni non assume medicinali, la gioia e l'eccitazione si trasformarono improvvisamente in paura e profondo pessimismo.”, l’avrei omessa lasciando che fosse la narrazione a condurre il lettore alla conclusione che il protagonista fosse uno psicopatico, perché in questo modo, a mio parere, viene troppo anticipato quello che sta per avvenire.
 
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view post Posted on 26/8/2012, 04:25
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CITAZIONE (kjmon @ 27/7/2012, 21:33) 
Chi si fosse trovato a passare per via Milano un tardo pomeriggio come tanti avrebbe senza dubbio notato un individuo sostare curiosamente davanti ad ogni superficie in grado di riflettere la sua immagine.
Proprio quella sera, un uomo non più giovanissimo aveva bisogno di far colpo a tutti i costi e, per una nervosa mania di perfezionismo, si fermava ad ogni vetrina, portone o specchietto di automobile che adocchiava lungo la strada. Guardava dritto negli occhi quell'uomo alto, abbronzato e pensava...
Nei suoi quarantadue anni di esistenza si era sempre chiesto se le donne lo trovassero attraente o meno. La risposta doveva essere sì, evidentemente, se si trovava su un marciapiede con in bocca un sorriso da pubblicità del dentifricio e un mazzo di fiori nella mano destra.

Spinto da una voglia di vivere persa di vista ormai da molto tempo, l'uomo continuava a ispezionarsi fin nel più infimo dei dettagli per convincersi di essere impeccabile: riavviava i lunghi capelli neri e si lisciava la barba riccia, che cominciava a farsi brizzolata; stirava le pieghe sulla maglia nuova o tirava un po' su i pantaloni, avvolti in una cintura da playboy incallito. Aveva persino verificato per quanto tempo avrebbe potuto trattenere quel poco di pancia che aveva, per decidere ben presto di lasciar perdere.

Da quando era uscito di casa, avvertiva la presenza di una gioia quasi insopportabile che gli strizzava lo stomaco come normalmente si farebbe con una pallina anti-stress e che lui tentava di sfogare muovendo nervosamente la mano sinistra o strizzando convulsamente gli occhi.
La verità era che non era più in grado di sopportare le emozioni, specie se così intense. Da tempo aveva smesso di credere che ci fosse qualcuno nel mondo in grado di ricambiare la sua grande capacità di amare, di colmare il bisogno d'affetto di cui sentiva la mancanza. Il solo pensiero di aver trovato quell'essere umano lo stordiva. E poi quanto... ma quanto era bella?
Intuiva, senza però avere il coraggio di pensarlo chiaramente, che quella sarebbe stata la sua grande occasione per dimostrare almeno a una persona quanto valesse: si sarebbe vendicato di tutti quelli che lo avevano sempre deriso, di tutti i camici bianchi così bravi a trovare tante definizioni per lui, una più incomprensibile dell'altra, che alla fine erano sempre servite a imbottirlo di pastiglie che lo facevano dormire. E poi, gli insegnanti... anche loro, che dicevano che era un buono nulla: li avrebbe invitati al suo matrimonio, sì, e li avrebbe umiliati, ricordando davanti a tutti come lo avevano torturato negli anni passati. Non avete creduto in me? Guardate cosa sono riuscito a fare: mi sono sposato con una ragazza bellissima, che mi sa capire, che mi ama davvero per come sono! Così avrebbe detto...
Continuava a elettrizzarlo l'eccitazione per quella prospettiva di rivincita, come se ogni passo che muoveva la alimentasse e la facesse crescere di intensità: a metà strada, aveva ormai il cervello completamente annebbiato. Così tanto da pensare già ai nomi dei figli e da fermarsi per l'ennesima volta davanti ad una vetrina. Ma non per specchiarsi: era la vetrina di un'agenzia immobiliare e iniziò a cercare con lo sguardo l'annuncio di un appartamento che potesse fare al caso suo: spazioso abbastanza per tre o quattro persone. metterei punto dopo immobiliare, eliminando la congiunzione

Lamentandosi tra sé per i prezzi degli appartamenti, riprese a camminare, immerso in un tramonto soffocato dallo smog. Cercava di immaginare, con il cuore che pulsava a mille, il momento in cui l'avrebbe stupita mostrandole i suoi quaderni fitti di poesie o le tele dipinte durante le notti insonni: le avrebbe detto con l'inchiostro ciò che non avrebbe mai avuto il coraggio di comunicare a voce.
Quella ragazza sarebbe stata un'occasione unica per togliere la sua vita da quel limbo in cui era scivolata. Gliel'aveva detto anche sua madre, mentre gli aggiustava i capelli sulla porta di casa: “ Guai a te se te la fai scappare!”. Non sarebbe accaduto.

Procedeva a passo lento, per godersi ancora quel momento così dolce, pieno di attese e aspettative. In quell'istante si sentiva invincibile: un guerriero dell'antica Roma; le macchine che passavano vicine erano bighe dei patrizi accorsi da tutte le province dell'Impero per poterlo ammirare nei suoi vestiti nuovi, dono dell'Imperatore stesso. Intorno a lui, le persone sul marciapiede di ritorno dallo shopping erano comuni plebei, che speravano di poterlo toccare ma che si accontentavano di urlare a squarciagola il suo nome. L'asfalto e il cemento erano scomparsi: sotto i suoi piedi solo ciottoli polverosi. Si immaginava chiaramente avanzare tra la gente, diretto verso il palazzo dove lo attendevano l'imperatore e i generali più importanti dell'esercito. Tutto il mondo ruotava intorno a lui.
Ma non gli interessava della folla, né delle sue azioni da eroe di guerra né tantomeno o né o tantomeno dei premi che l'imperatore aveva in serbo per lui. Gli interessava solo incontrare lo sguardo di quella ragazza che aveva conosciuto alla fermata dell'autobus, prima di essere richiamato sotto le armi...

Controllando l'orologio si accorse che il tempo gli giocava contro, dato che non aveva certo voglia di arrivare tardi al primo appuntamento per colpa di discutibili rievocazioni storiche, non ci vedo bene la virgola qui, ma un punto e virgola smise di fantasticare e accelerò il passo. Ormai mancava poco.

Sfortunatamente, per quanto possa c'entrare la cattiva sorte con uno schizofrenico che da tre giorni non assume medicinali, la gioia e l'eccitazione si trasformarono improvvisamente in paura e profondo pessimismo.
E se poi non si fosse presentata? Però aveva sorriso...
E se fosse stato lui a capire male e invece gli aveva detto di sì per non ferirlo e poi non si sarebbe presentata? O magari si sarebbe presentata ma con le sue amiche per dire: “Ehi guardate! Quello lì voleva uscire con me! ahah! Ma ci pensate?”.
Non avrebbe potuto sopportarlo, lo sentiva! Sarebbe impazzito, si sarebbe chiuso in casa per il resto della sua esistenza: avrebbe lasciato che la sua vita si consumasse piano piano, giorno per giorno, come una candela lasciata accesa.
Tremava, la mano e gli occhi sempre più nervosi. Aveva una gran voglia di vomitare.

Era finalmente giunto al luogo dell'appuntamento: un'insignificante fermata dell'autobus di periferia, ma di quelle “belle”, con pensilina, panchina e cartellone pubblicitario vicino a quello degli orari. Lei era già là, affascinante come il mare in tempesta, ancora più bella del giorno in cui l'aveva incontrata per la prima volta.
Quel giorno, lui aveva notato i suoi sguardi insistenti e i sorrisini timidi, tanto intensi che alla fine aveva raccolto tutto il suo coraggio e le si era avvicinato. Il resto era degno di un noioso film d'amore di serie B: lui che saluta lei, lei che sorride timida, qualche chiacchiera di circostanza; tenero finale con lui paonazzo che chiede, salendo sull'autobus, se potrà rivederla e lei che continua a sorridere mentre lui urla: "Domani qui, a quest'ora!”

Ed eccolo il protagonista, puntuale come non lo era mai stato da quando aveva imparato a leggere le lancette dell'orologio. Insicuro, decise di controllare da lontano se fosse sola. Sembrava di sì!
Ma quando si avvicinò ancora, la terra accelerò bruscamente sotto i suoi piedi e il sangue si fermò nelle vene.
Non era sola. Non aveva potuto vederlo prima ma, nel punto esatto in cui si era trovato lui il giorno prima, c'era un altro uomo, più giovane e più bello, da quello che riusciva a scorgere.
Ridevano: sembravano divertirsi.

Le belle speranze si frantumarono e franarono in un tempo infinitesimale. Iniziarono a sfilare nella sua mente le immagini più significative di una vita trascorsa ai margini di tutto, fatta di rabbia, vuoto e solitudine: i bulli a scuola, gli sguardi degli sconosciuti, o infastiditi o compassionevoli, in entrambi i casi ugualmente odiosi; la puzza d'ospedale che resta sui vestiti per giorni e infine la madre, che aveva scolato tutte le confezioni di profumo quando la cirrosi epatica non le aveva più permesso di trascinarsi al supermercato sotto casa.

La disperazione si impadronì di lui. L'incontro che avrebbe dovuto sancire la svolta, la fine di tutto ciò, aveva invece significato l'ultimo tradimento, l'ennesima umiliazione. Un gesto deciso, da uomo vero, lo avrebbe strappato dalla caduta libera in quell'abisso, sarebbe stato come una corda per chi stava affondando nelle sabbie mobili.

Chiunque si fosse trovato a passare per via Milano un tardo pomeriggio come tanti, avrebbe certamente notato un individuo, evidentemente alterato, stringere nella mano destra una grossa pietra, mentre la sinistra si contorceva in preda a degli spasmi. Troppo tardi per fermarlo, ormai: quell'uomo si lanciò sulla siccome riprendi il discorso e dici "un individuo", forse andrebbe bene anche qui l'indeterminativo donna colpendo ogni centimetro, ogni parte del corpo che riuscisse a raggiungere. Non si curava del mondo intorno, di chi avrebbe potuto vederlo. La testa era satura di pensieri terribili, tutti finalizzati ad aumentare la sofferenza della ragazza. Colpiva, colpiva e colpiva ancora.
Ogni fendente sferrato era lo sfogo per ogni parola pensata che non era riuscito a trasformare in poesia, per ogni immagine sognata che non aveva saputo trasformare in dipinto. Voleva vivere, vivere, vivere, come chiunque altro, come poteva fare anche il più noioso degli impiegati delle poste: e più si accaniva su quella sagoma indifesa, più si sentiva libero. Desiderava una vita normale: chiedeva troppo? A lui quella libertà era negata. Aveva bisogno di liberare i pensieri, le paure, le speranze che covava dentro da anni, tanto da formare un tappo che sarebbe saltato solamente con un'esplosione, potente come quella di un vulcano. E alla fine era arrivata.
Quando ebbe finito si voltò ansante, trovando la sua immagine riflessa sulla pensilina che gli stava di fronte: capì tutto.

L'uomo che poteva vedere grazie all'ultima luce del tramonto non era quello alto di poco prima e non sembrava neppure lontanamente abbronzato, anzi. I lunghi capelli neri erano in realtà corti e grigi mentre la pelle, più gialla che pallida, aveva l'aspetto tipico di chi non esce di casa da molto tempo.
Comprese che il mondo in cui aveva vissuto fino a pochi minuti prima era esistito solo nella sua mente; si presentava allora per ciò che era: il delirio di un disadattato che non trovava spazio nel mondo di tutti i giorni. La voglia di pace, di normalità, di risate era stata un inganno svelato dalla sua stessa immagine: nulla di tutto ciò sarebbe stato mai concesso a uno come lui.
Osservò ancora la sua bocca storta, i lineamenti irregolari, brutti come i denti anneriti; la pancia tonda che tendeva una maglietta dei Sex Pistols sudicia più dei pantaloni che teneva legati con uno spago. Ricordò che sua madre era morta anni prima e che le poesie e le tele dipinte erano poco più che scarabocchi incomprensibili e pasticci di pennarelli.
Il colpo che aveva ricevuto, lo shock, l'adrenalina liberata durante l'aggressione lo avevano strappato a quel torpore in cui aveva vissuto per tutti quegli anni. Finalmente si era incontrato, aveva scoperto la sua natura. Rise istericamente per il timore di impazzire che aveva avuto qualche istante prima. Non poteva diventare pazzo, semplicemente perché lo era già!

Era stato costretto a ingannarsi fino ad allora per poter sopravvivere, convincendosi di essere in qualche modo speciale: una sorta di genio incompreso, circondato da gente crudele e irrimediabilmente conformista. Invece, era soltanto uno psicopatico con tendenze aggressive e un aspetto piuttosto repellente.
Guardò un ultima volta la ragazza, ridotta a brandelli. Poi emise un suono rauco e risucchiò in gola un po' di saliva. Ridacchiò tra sé scuotendo la testa.
Mentre zigzagava sul marciapiede riuscì a pensare che fino a quando aveva vissuto nella menzogna, aveva potuto conservare perlomeno la speranza nella speranza; ora, anche se aveva conquistato la verità, sapeva che nulla avrebbe potuto cambiare in modo significativo la sua vita.
I bei sogni avevano avuto la durata di un lampo in un temporale estivo, eppure quel lampo era stato la cosa più vicina alla felicità che avesse mai provato. Non ci sarebbe mai più cascato.
Era solo, lo sarebbe stato per sempre.

Quanto alla ragazza, non doveva aver provato molto dolore, in fin dei conti. Forse, anche per via del fatto che si trovasse a qualche fuso orario di distanza da via Milano, impegnata a farsi fotografare in bikini su una qualche spiaggia caraibica. Non seppe mai che uno squilibrato si era innamorato perdutamente di uno dei tanti cartelloni pubblicitari sui cui faceva bella presenza. Del resto, lei non aveva occhi che per quel Cristiano Ronaldo della pubblicità accanto.



Ciao Simone, eccomi giunto anche al tuo racconto!
Devo dire che ci sono parecchie ripetizioni, e trovare così tanti particolari da segnalarti dopo che è già passata Romina... mmm...
Comunque il racconto m'è piaciuto! La trama è condotta davvero in modo magistrale, con un bel colpo di scena finale che spiazza il lettore, me compreso.
Non posso certo entrare nel merito dello schizofrenico, ma anch'io, come l'amico Lupoalfa, ho trovato un po' "fuori luogo" la comparsa di Massimo :P
Comunque, nel complesso, è un lavoro senz'altro positivo. Provi a correggere le ripetizioni in viola con qualche sinonimo? :D
In bocca al lupo!
 
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kjmon
view post Posted on 26/8/2012, 20:05




@ vivonic: grazie mille per l'aiuto, provvedo subito a correggere!

Per quanto riguarda "Massimo", non convince nemmeno me, però non so ancora se lo
toglierò...mi spiace che tu lo abbia trovato fuori luogo, però a me sembra che aiuti a capire lo stato di euforia in cui si trova il personaggio.
comunque, grazie e ancora grazie!!
 
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view post Posted on 26/8/2012, 22:45
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CITAZIONE (kjmon @ 26/8/2012, 21:05) 
@ vivonic: grazie mille per l'aiuto, provvedo subito a correggere!

Per quanto riguarda "Massimo", non convince nemmeno me, però non so ancora se lo
toglierò...mi spiace che tu lo abbia trovato fuori luogo, però a me sembra che aiuti a capire lo stato di euforia in cui si trova il personaggio.
comunque, grazie e ancora grazie!!

Fino al dieci settembre qualcosa potrebbe illuminarci... Magari manca un particolare che colleghi i passaggi, o trovi qualcosa di meglio per descriverne l'euforia...
Se saprò indirizzarti in qualche modo, tornerò per dirtelo.
E per l'aiuto, è un vero piacere ;)
 
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Diana Ecilef
view post Posted on 29/8/2012, 18:49




Mi è piaciuto molto! Dopo il primo colpo di scena non mi aspettavo nient'altro: lui si sveglia dalla sua illusione, e poverino, in uno scatto d'ira, uno psicopatico aggredisce una ragazza per gelosia! Già questo mi aveva sconvolto (in senso positivo!!). Il secondo colpo di scena mi ha spiazzato, non me l'aspettavo proprio che lei fosse solo l'immagine di un cartellone pubblicitario! Complimenti!
 
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22 replies since 27/7/2012, 20:33   370 views
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