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"Possiamo coprirli, vero?" - Romina Tamerici

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view post Posted on 27/7/2012, 15:50
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Romina Tamerici

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"Possiamo coprirli, vero?"

Dietro la porta della cucina, ascoltavo la voce di Emma riempire il salotto. Mi aveva cacciato via in malo modo dicendo che doveva riflettere con calma e risolvere una certa questione. E ora parlava e cercava di spiegarsi nel contorto modo che la contraddistingue. Io origliavo, sì, ma solo in nome dell’affetto che a lei mi lega.

«Come hai potuto? Proprio tu! Ecco, le frasi che mai avrei voluto dire. Mai parole più insulse e abusate furono pronunciate in questo mondo, eppure nella storia continuano a ripetersi, in contesti differenti, tra persone diverse, come ancestrali rosari dimenticati. Se parole più insignificanti un giorno saranno inventate, spero che il loro ideatore abbia il tatto di non venire a raccontarmele. Eppure non posso che cominciare così il mio discorso con te: non ho trovato frasi più adatte. Vorrà dire qualcosa? Forse dovevo solo iniziare a parlare per rompere questo lungo silenzio imbarazzante e ora tutto scivolerà fuori come l’albume da un guscio d’uovo rotto, prima titubante e poi in fuga senza sosta. Non mi aspettavo di rivederti. Non ora. Sapessi quante lettere ti ho scritto. Così tante da riempire cassetti con sogni abortiti da una vita. E che belle parole avevo trovato! Molto più belle di queste che ora mi si confondono dentro con un misto di angoscia e stupore ed escono confuse. Eppure non ne hai mai letta una. Mai. Non te le ho mai spedite per paura di una risposta, per paura di sapere cosa ne pensavi tu. Ora tutto mi sembra così inutile. Ora che sei qui vorrei cominciare dall’inizio e raccontarti tutta la verità, ma non ne sono capace. Voglio solo dirti che non ti ho mai odiata: non ci sono mai riuscita. Ti ho sempre voluto bene anche quando tu mi hai tradita andandotene quando avevo più bisogno di te, quando l’abisso era così nero e profondo da togliermi il fiato. In quelle fredde notti dell’animo, mi pareva che spiriti dispettosi mi toccassero i piedi sottraendomi le coperte, ma erano solo frutto delle creature dei miei incubi. Avrei voluto saperti al mio fianco e invece la tua voce era lontana e il pianto senza sosta affogava ogni residuo di buon senso. Avevo trasformato le mie ipotesi in tesi: ogni ipotesi ne definiva una successiva. Avevo formato una catena di se, ma, però, senza mai un semplice allora a portare conclusioni. Tanti mattoni di ipotesi messi in fila come carrozze di un treno partito senza una destinazione, rassegnato a fermarsi solo al termine dei binari che vincolano il suo inutile cammino. E tu non c’eri. Questo è tradimento. Gli uomini tradiscono, è la vita, ma le amiche? Le amiche non dovrebbero mai tradire. Che ne è stato dei nostri sogni condivisi?, del nostro dirci che non ci saremmo mai lasciate e che avremmo combattuto insieme per quello in cui credevamo? Quando, per un crudele capriccio del destino, la colla che ci teneva unite si è trasformata in poli di calamita capaci solo di respingersi e allontanarci sempre più? Anch’io ho le mie colpe, non lo nego. Non ho avuto la forza di trattenerti, come un bambino che ha visto il suo palloncino volare lontano senza aver la prontezza di riflessi per afferrare il filo e salvarlo dall’oblio. Può il bambino rimproverare al suo palloncino un desiderio di libertà che gli sarà fatale? No. E io non posso farlo con te. Tu hai voluto andare e io ho dovuto accettare la tua scelta. Non si può soffiare su un soffione e poi piangere il volare lontano dei semi. Sì, so anche questo. So tutte queste cose, eppure vedere una tua fotografia o riascoltare la tua voce nei vecchi video d’infanzia mi provoca un dolore folle, del tutto privo di rabbia o risentimento, ma per questo ancora più drammatico. Tu mi hai tradita, ma anch’io l’ho fatto. Possiamo dividerci le colpe, se vuoi, ma ormai non m’importa. Quando ripenso alla nostra antica amicizia, in realtà, ho ormai poco su cui soffermarmi: ho perdonato tutte le tue colpe e dimenticato tutti i tuoi meriti».

Nascosto dietro la porta della cucina, mi chiedevo con chi stesse parlando e soprattutto perché l’interlocutrice non rispondesse nemmeno una parola. Feci per aprire la porta, ma ero consapevole che Emma si sarebbe arrabbiata con me, perché per lei la privacy è un diritto inalienabile. Quando però le sue parole si mutarono in lacrime, mi azzardai a entrare in salotto e la trovai sola, seduta davanti allo specchio a cercare di nascondere i segni del pianto pizzicandosi la faccia per renderla tutta uniformemente vermiglia.
«Tutto ok?» le chiesi non ricordando quanto odiasse quella frase quando piangeva «Vuoi dirmi cos’è successo?».
«Una mia cara amica è venuta a trovarmi e io finalmente ho avuto il coraggio di raccontarle il male che mi ha fatto».
Era così fragile mentre pronunciava quelle parole che temevo che anche solo avvicinandomi avrei potuto distruggerla e così stavo a qualche passo da lei.
«E dov’è ora?» chiesi.
«Se n’è appena andata. Puoi lasciarmi sola un momento, per favore?» mi chiese.
Io avrei voluto gridarle di no: volevo starle vicino. Invece le sorrisi debolmente e tornai in cucina, in esilio dal suo amore.
Poco tempo dopo ricominciai a sentire la sua voce quasi sussurrata, a tratti interrotta dai singhiozzi. Pensavo mi chiamasse, ma non era così.

«Che ci fai tu qui ora? Ti avevo giurato che non ti avrei mai permesso di allontanarti, che, anche se tutti ti avessero cacciata e ripudiata, io ti avrei tenuta con me, con lo stesso affetto che destino ai randagi che tutti maltrattano e io invece sfamo e curo. E tu, creatura fragile e inadatta a questo mondo forse ancor più di quanto non sia io oggi, tu avevi bisogno di me, ma te ne sei andata. Sei immagine sbiadita che confonde la realtà degli eventi all'immaginazione del sogno e del possibile. Sei ricordo di ciò che sono stata e di ciò che non sarò mai più. Avevo giurato di non perderti mai e di difenderti, poi invece sono cresciuta e ti ho dimenticata. Tu eri la giovane gemma piena di promesse, eri la speranza, eri gioia e ispirazione, amore e illusione. E io ti ho uccisa, pian piano e senza la decenza di toglierti l’ultimo respiro».

Non potevo più stare ad ascoltare senza intervenire. Misi su un vassoio una bottiglia di tè e due bicchieri ed entrai in salotto con la scusa di offrire da bere a Emma e alla sua ospite che credevo appena ritornata. Con mia grande sorpresa, invece, Emma era ancora immobile e non c’era nessuno con lei, se non il suo antico dolore.
«Dove è andata la tua amica?» chiesi.
«Se n’è andata tempo fa, te l’ho detto. Non ricordi?».
«Ma allora con chi parlavi adesso?» domandai senza riflettere.
Notai il suo respiro farsi veloce: la vena del collo pulsava in modo evidente e mi sembrò di vederla affogare in se stessa. Non era il caso di insistere e non lo feci, ma lei rispose: «Parlavo tra me… il mio io bambina che… non puoi capire!».
Io non potevo mai capire niente.
Se c’era una cosa che avevo capito da quando conoscevo Emma è che l’animo degli altri non si può capire.
Ero però certo che se lei avesse potuto incontrare realmente la sua immagine di quando era bambina, quella piccoletta sarebbe stata fiera della magnifica donna che era diventata. E avrei voluto dirglielo, gridarglielo, farle aprire gli occhi sul meraviglioso fiore che era. Sapevo però che non ci avrebbe creduto, perché troppo intenta a odiarsi per colpe lontane che forse ella stessa aveva dimenticato, ma per le quali sentiva di dover continuare a scontare una pena.

Così, nonostante le innumerevoli cose che avrei voluto dirle, ancora una volta mi allontanai in silenzio per rispettare il suo bisogno di solitudine e perché sapevo che odiava quando io la vedevo piangere. Non riuscii però a lasciarla del tutto sola e così mi appostai dietro la porta socchiusa per poterla spiare senza essere visto. Presto tornai a sentire la sua voce nella solitaria stanza. Quella volta non sussurrava ma gridava con tutta l’angoscia che aveva trattenuto fino a quel momento e che improvvisamente era esplosa bagnandole di lacrime il volto: «Tu no! Ti prego, tu no! Lasciami in pace! E anche voi, voi altri, via! Via da me! Non vi avvicinate!».

Spaventato, corsi da lei. Questa volta era in piedi e gesticolava furente davanti allo specchio.
Non sapevo cosa fare.
Chiamai il suo nome.
«Mandali via, ti prego!».
Era la prima volta che mi chiedeva aiuto e io, che aspettavo da tempo un’occasione per mostrarle che poteva fidarsi di me, non sapevo cosa fare.
«Chi? Chi devo mandare via?».
«Tutti, tutti, mandali via tutti!».
Fissava lo specchio e capii che qualcosa la turbava in quell’immagine riflessa.
«Non è successo niente, è solo un riflesso. Non preoccuparti».
Era una frase da abbraccio e da pianto su una spalla amica, ma io mi limitai, con un dito, ad asciugarle una lacrima che dispettosa le rigava il viso.
Le trote possono sopportare sanguinanti ami nella pelle senza morire, riescono a inglobarli fino a corroderli, ma non possono sopportare che qualcuno le sfiori fuori dall’acqua. Emma è esattamente come una trota: può sopravvivere al male del mondo, ma lo incamera in sé e non accetta di essere sfiorata. E io lo sapevo. Avevo osato troppo con quel piccolo gesto, ma come potevo ignorare la sua angoscia così manifesta?
Lei indietreggiò di scatto, osservandomi come se fossi una fiera pericolosa e desiderosa solo di sbranarla.
«Stammi lontano!» gridò rivolto a me o a qualcuno dentro lo specchio, forse a entrambi.
I fantasmi del suo passato le mordevano l’anima e io, come sempre, non potevo capire.
Ero presente ma ero meno concreto per lei di quelle oscure presenze.
«Ho perso tutto: la mia migliore amica, me stessa bambina e tutti gli altri tornano per… per…».
Non poteva continuare.
Non poteva.
«Possiamo coprirli, vero? Possiamo? Eh, possiamo coprirli?» continuava a ripetere come fosse stato uno di quei motivetti insulsi che una volta sentiti alla radio non ti abbandonano per tutta la giornata.
«Cosa?».
«Gli specchi… possiamo coprirli, vero?».
Io presi il telo che rivestiva il divano nuovo e lo gettai sullo specchio del salotto.
Lei fece un sospiro, come se si fosse appena liberata dalla morsa di un boa che le avvolgeva il collo.
«Puoi coprire anche quello della mia stanza e del bagno? E anche quello nel corridoio, per favore!».
Ansimava ancora una po’, ma sembrava più calma, come se tutte le sue angosce riposassero ora dietro quel tessuto, ma nei suoi occhi continuavano a combattersi guerre di amicizie tradite, sentimenti disillusi, promesse infrante: dolori insormontabili e cangianti nell’inconsistenza di ricordi troppo nitidi ma che appaiono in attimi fugaci. Coprire una macchia mettendoci sopra un tappeto non la pulisce, dopotutto.

So che è difficile crederlo, però io amavo Emma nonostante la follia e gli spiriti che popolavano i suoi sogni e gli specchi. La amavo pur sapendo che non mi avrebbe mai amato, che per lei sarei stato solo un vicino di casa, forse nemmeno un vero amico. La proteggevo dalle ombre che ogni tanto riaffioravano alla sua mente. Coprii tutti gli specchi ma lei prima o poi avrebbe visto i suoi fantasmi in una tazza di tè o nell’acqua della vasca da bagno oppure nel riflesso della vetrina di un negozio. E io lo sapevo già. Anche mentre nascondevo gli specchi sapevo che non avrei risolto nulla. Nonostante questo continuavo a cercare di proteggerla da ciò da cui non poteva sfuggire. La proteggevo da se stessa in nome di un amore che non avrebbe mai ricambiato.



Modifiche apportate in seguito ai vostri commenti
- avrebbe visto i suoi fantasmi in una tazza di te --> tè
- Io la spiavo, sì, ma solo in nome dello strano affetto che a lei mi lega. --> origliavo.
- Non ho avuto la forza di trattenerti a me.
- ma ormai non m’importa --> aggiunto punto alla fine della frase.
- offrire da bere a Emma e la sua ospite --> alla.
- Ben presto, però, tornai a sentire la sua voce nella solitaria stanza e non mi servì origliare perché gridava con tutta l’angoscia che aveva trattenuto fino a quel momento e che improvvisamente era esplosa come un gavettone bagnandole di lacrime il volto: «Tu no! Ti prego, tu no! Lasciami in pace! E anche voi, voi altri, via! Via da me! Non vi avvicinate». -->
Non riuscii però a lasciarla del tutto sola e così mi appostai dietro la porta socchiusa per poterla spiare senza essere visto. Presto tornai a sentire la sua voce nella solitaria stanza. Quella volta non sussurrava ma...
[Modifica apportata perché lui origliava ma descriveva le lacrime di Emma e poi così almeno non origlia sempre]
- So tutte queste cose(,) eppure vedere una tua fotografia --> aggiunta la virgola tra parentesi.
- Avevo giurato di non perderti mai e di difenderti(,) poi invece sono cresciuta e ti ho dimenticata. --> aggiunta la virgola tra parentesi.
- So che è difficile crederlo(,) però io amavo Emma nonostante la follia e gli spiriti che popolavano i suoi sogni e gli specchi. --> aggiunta la virgola tra parentesi.
- quei motivettoi
- Non si può soffiare su un soffione e poi piangere il volare lontano dei semi legati a quegli insoliti mezzi di locomozione.
- Molto più belle di queste che ora mi si confondono dentro con un misto di angoscia e stupore ed escono confuse come pezzi di puzzle non assemblati.
- Quando la colla che ci teneva unite si è trasformata in poli di calamita capaci solo di respingersi e allontanarci sempre più? --> Quando, per un crudele capriccio del destino,



Modifiche apportate per mia pignoleria, senza segnalazioni nei commenti
- dello strano affetto che a lei mi lega. --> dell'
- Mai parole più insulse e abusate vennero pronunciate --> furono
- un giorno verranno inventate --> saranno
- Così tante da riempire cassetti di sogni abortiti --> con
- E che belle parole --> E che belle parole avevo trovato!
- ma erano solo frutto degli incubi --> delle creature dei miei
- Avrei solo voluto saperti al mio fianco

- Avevo formato una catena di se, ma, però, senza mai un semplice allora a portare conclusioni. --> Aggiunti i corsivi
- privo del tutto di rabbia o risentimento --> del tutto privo
- ho ormai poco a cui pensare --> su cui soffermarmi
- Quando però le sue parole si mutarono in pianto --> lacrime
- «Vuoi dirmi cosa è successo?». --> cos’è
- ho avuto il coraggio di raccontare il male che mi ha fatto --> raccontarle
- Invece però le sorrisi debolmente
- in quell’esilio dal suo amore --> in esilio
- Tu eri il giovane virgulto pieno di promesse --> la giovane gemma piena
- Presi una bottiglia di tè --> Misi su un vassoio una bottiglia di tè e due bicchieri
- «Se n’è andata tempo fa, non ricordi che te l’ho detto? --> te l'ho detto. Non ricordi?
- Notai il suo respiro farsi veloce, la vena del collo pulsava --> :
- Se c’era una cosa che avevo capito da quando conoscevo Emma è che l’animo degli altri non si può comprendere e capire -->
Aggiunto corsivo e tolta la parte barrata.
- Sapevo però che Emma non ci avrebbe creduto,
- Non vi avvicinate --> Non vi avvicinate!
- Non sapevo cosa fare. La chiamai. --> Chiamai il suo nome
- Era una frase da abbraccio e da pianto su una spalla amica, ma io non mi azzardai ad andare oltre un dito che le asciugava una lacrima che dispettosa le rigava il viso. --> mi limitai, con un dito, ad asciugarle
- «Stammi lontano» --> «Stammi lontano!».
- continuava a ripetere come un motivetto insulso che una volta sentito alla radio non ti abbandona per tutta la giornata. --> come fosse stato uno di quei motivetti insulsi che una volta sentiti alla radio non ti abbandonano per tutta la giornata.
- Io presi il telo che copriva il divano --> rivestiva
- So che è difficile crederlo però io la amavo nonostante la sua follia e gli spiriti che popolavano i suoi sogni e gli specchi. --> amavo Emma
- in una tazza di te --> tè

- eppure nella storia continuano a ripetersi, in contesti diversi, tra persone diverse --> differenti
- Forse dovevo solo cominciare a parlare --> iniziare
- domandai istintivamente e senza riflettere.
- come se fossi una fiera pericolosa, desiderosa solo di sbranarla. --> e


Cose che mi avete segnalato e io non ho modificato (motivazioni)
- Emma è troppo razionale quando parla delle sue visioni? [Emma è una persona contorta e si esprime in modo complesso. Di fatto parla con le figure che vede nello specchio ritenendole reali, quindi si esprime come se le avesse davanti]
- Valutare se ridurre le entrate di lui nel salotto e/o sfoltire i monologhi di Emma. [Non ho ridotto le entrate ma ho cambiato alcuni dettagli]
- Valutare se togliere la similitudine della trota (perché non in linea con il tono delle altre) [Io ho inserito questa similitudine con l’intento di farne una più vicina al modo di pensare maschile del personaggio. Dato che mi hanno chiesto di togliere questa similitudine delle donne e l’hanno invece appoggiata gli uomini, credo di aver raggiunto lo scopo, forse]
- che a lei mi lega [Ho lasciato il presente, qui e in un altro passaggio, perché lo immagino come un segno di un amore che comunque continua].
- Valutare se cambiare il titolo [Solo una persona me l’ha segnalato, quindi l’ho lasciato invariato, ma siete ancora in tempo per farmi cambiare idea!]




Grazie a tutti!

---
Ho scritto un numero elevato di versioni e corretto refusi duemila volte. Potrei andare avanti ancora qualche giorno, ma sento che se non posto il testo oggi, domani ricomincerò a revisionarlo ancora mille volte e alla fine non lo posterò più. Sto diventando decisamente troppo pignola, soprattutto con me stessa.
Ora sono arrivata alla conclusione che preferisco sapere cosa ne pensate voi. Se non vi piace o trovate errori e imprecisioni, vi prego di farmelo sapere. Tanto io partecipo a questi concorsi per migliorare. Grazie!

Edited by Romina Tamerici - 3/9/2012, 23:56
 
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Devil95
view post Posted on 27/7/2012, 17:20




L'idea delle lotte interiori è molto buona, ma non ho apprezzato due cose: innanzitutto, nel racconto è emma (nome che adoro alla follia) che dichiara le identità dei suoi "avversari", cosa secondo me inverosimile poiché in uno stato come il suo non si può essere così razionali da descrivere ciò che si vede al prossimo (magari nei momenti meno irrequieti). se poi è stata una decisione dell'autore per permettersi di trattare meglio la sua storia, questo non lo so. la seconda cosa che poco ho apprezzato sono le uova, i palloncini e le trote; leggendo io adoro queste metafore fantasiose ed inaspettate, ma in un testo così breve ritrovarsi di fronte una catena di metafore è pesante. togline una, se ti è possibile. non sono mai stato così critico in vita mia forse è una mia giornata-no. te lo dico perché ho notato in te una grande abilità nello scrivere e non voglio scoraggiarti o altro :) l'amore inconfessabile di lui è toccante e molto ben espresso!
 
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view post Posted on 27/7/2012, 17:29
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Romina Tamerici

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Grazie per l'interessante commento.

Emma vede le persone che l'hanno turbata nella sua vita dentro lo specchio, quindi sa esattamente chi le compare davanti e può rivelarlo, anche se con fatica. Quando invece le figure diventano tante e più confuse le è impossibile spiegare.

Per quanto riguarda le metafore io ne uso sempre molte. O meglio, uso molte similitudini. Fa parte del mio stile, poi può essere apprezzabile o no.

Comunque inserisco le tue osservazioni nelle cose su cui riflettere.

Non sei stato eccessivamente critico, anzi ti ringrazio. Se ti può consolare ho avuto una pessima giornata anch'io.

Non sono affatto scoraggiata, tranquillo! Grazie davvero.
 
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Apollonia Lupinacci
view post Posted on 27/7/2012, 17:39




Secondo me questo racconto è stupendo così com'è. Hai descritto le fobie e le ossessioni di Emma in modo molto verosimile. Devo anche aggiungere che a me le tue similitudini non disturbano per niente, anzi... Unico appunto: in italiano la bevanda si scrive tè per distinguerla dalla particella pronominale.

Edited by Apollonia Lupinacci - 8/8/2012, 15:15
 
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Esterella
view post Posted on 27/7/2012, 17:42




Un racconto molto intenso, che prende cattura, condotto molto bene dall'autrice tranne piccoli particolari. Romina ti dirò alcune cose che secondo me stonano un poco . Per esempio fai troppi paragoni e, forse, in alcuni casi non sarebbero necessari. L'ultima parte è davvero molto bella e vale da sola tutto il racconto.
Scusami se mi permetto,



Ti ho sempre voluto bene anche quando tu mi hai tradita andandotene quando avevo più bisogno di te, quando l’abisso era così nero e profondo da togliermi il fiato. In quelle fredde notti dell’animo, mi pareva che spiriti dispettosi mi toccassero i piedi sottraendomi le coperte, ma erano solo frutto degli incubi.
Molto bello.

Non si può soffiare su un soffione e poi piangere il volare lontano dei semi( legati a quegli insoliti mezzi di locomozione, questo lo toglierei).


.Molto più belle di queste che ora mi si confondono dentro con un misto di angoscia e stupore ed escono confuse. (come pezzi di puzzle non assemblati) troppi paragoni lascerei quello del treno e della trota e toglierei questo

.Se c’era una cosa che avevo capito da quando conoscevo Emma è che l’animo degli altri non si può comprendere e capire.

Parole sante
.


Così, nonostante le innumerevoli cose che avrei voluto dirle, ancora una volta mi allontanai in silenzio per rispettare il suo bisogno di solitudine e perché sapevo che odiava quando io la vedevo piangere. Ben presto, però, tornai a sentire la sua voce nella solitaria stanza e non mi servì origliare perché gridava con tutta l’angoscia che aveva trattenuto fino a quel momento e che improvvisamente era esplosa (come un gavettone, lo toglierei abbrutisce la frase) bagnandole di lacrime il volto.


...con tutta l’angoscia che aveva trattenuto fino a quel momento e che improvvisamente era esplosa bagnandole di lacrime il volto.
È così bella questa frase non servono aggiunte.




Non poteva continuare.
Non poteva.
«Possiamo coprirli, vero? Possiamo? Eh, possiamo coprirli?» continuava a ripetere come un motivetto insulso che una volta sentito alla radio non ti abbandona per tutta la giornata.
«Cosa?».
«Gli specchi… possiamo coprirli, vero?».
Io presi il telo che copriva il divano nuovo e lo gettai sullo specchio del salotto.
Lei fece un sospiro, come se si fosse appena liberata dalla morsa di un boa che le avvolgeva il collo.
«Puoi coprire anche quello della mia stanza e del bagno? E anche quello nel corridoio, per favore!».
Ansimava ancora una po’, ma sembrava più calma, come se tutte le sue angosce riposassero ora dietro quel tessuto, ma nei suoi occhi continuavano a combattersi guerre di amicizie tradite, sentimenti disillusi, promesse infrante: dolori insormontabili e cangianti nell’inconsistenza di ricordi troppo nitidi ma che appaiono in attimi fugaci. Coprire una macchia mettendoci sopra un tappeto non la pulisce, dopotutto.
So che è difficile crederlo però io la amavo nonostante la sua follia e gli spiriti che popolavano i suoi sogni e gli specchi. La amavo pur sapendo che non mi avrebbe mai amato, che per lei sarei stato solo un vicino di casa, forse nemmeno un vero amico. La proteggevo dalle ombre che ogni tanto riaffioravano alla sua mente. Coprii tutti gli specchi ma lei prima o poi avrebbe visto i suoi fantasmi in una tazza di te o nell’acqua della vasca da bagno oppure nel riflesso della vetrina di un negozio. E io lo sapevo già. Anche mentre nascondevo gli specchi sapevo che non avrei risolto nulla. Nonostante questo continuavo a cercare di proteggerla da ciò da cui non poteva sfuggire. La proteggevo da se stessa in nome di un amore che non avrebbe mai ricambiato.

Questa parte la trovo deliziosa.


Forse, dovresti ridurre le entrate di lui nel salotto ne basterebbero due e sfoltire un poco i monologhi di Emma. Naturalmente è solo una mia personale opinione del tutto discutibile. Mettici mano comunque , il racconto merita. In bocca al lupo. e scusami per aver osato.../color]
 
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view post Posted on 27/7/2012, 18:55
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Romina Tamerici

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@Apollonia Lupinacci: L'accento l'ho messo per distinguere la bevanda dalla particella pronominale, solo la prima volta, mentre nel secondo caso mi è sfuggito! Help! Correggo subito. Grazie mille! Sono contenta che le mie similitudini ti siano piaciute.

@Esterella: Non devi chiedermi il permesso o scusarti per l'aiuto che mi dai! Sei stata davvero gentile ad analizzare nel dettaglio il racconto. Dopo il racconto io appunto sempre le cose su cui devo riflettere, poi a una settimana circa dalla fine del concorso spiego cosa ho cambiato e cosa no, quindi grazie per i validissimi suggerimenti. Credo proprio che il gavettone sparirà e anche il puzzle (ho cambiato una metafora che mi convinceva di più, ma che ho preferito usare in un altro testo). Grazie ancora!
 
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wyjkz31
view post Posted on 27/7/2012, 22:43




È un racconto toccante: tristissimo e pieno di sofferenza. I fantasmi che tormentano lei e l’impotenza di lui che non può far altro che restare ai margini della vita di Emma, senza speranza. Mi è piaciuto veramente molto.

Ci sono alcune cose che non mi convincono del tutto però.
“Io la spiavo, sì, ma solo in nome dello strano affetto che a lei mi lega.”
Spiare fa pensare a qualcuno che guarda di nascosto, invece in seguito lui si stupisce che non ci sia nessuno nel salotto con Emma. Forse sarebbe meglio dire che origliava.
In effetti più avanti parli di sentire e origliare ma poi continui con
“l’angoscia che aveva trattenuto fino a quel momento e che improvvisamente era esplosa come un gavettone bagnandole di lacrime il volto:” qui mi associo a quelli che non hanno apprezzato il gavettone, ma soprattutto è quel “bagnandole di lacrime il volto” che non ci sta proprio perché, da quello che ho capito, lui non la vede ma sente solamente la sua voce.
Forse sarebbe meglio che invertissi l’origliare con lo spiare.
Io toglierei anche qualcosa dal primo monologo di Emma perché l’ho trovato piuttosto lungo nonostante le immagini che evochi siano tutte molto belle. Invece non ridurrei il numero delle entrate di lui nel salotto.

Ti segnalo anche alcune cose che ho notato.
“Quando la colla…” cosa dici di una virgola dopo il quando? Leggendo non ho capito immediatamente a cosa si riferiva quel quando.
"Non ho avuto la forza di trattenerti a me"
penso che tu abbia messo quel “a me” per rafforzare l’immagine ma non mi convince molto.
Non si può soffiare su un soffione e poi piangere il volare lontano dei semi legati a quegli insoliti mezzi di locomozione.
Anch'io toglierei "legati… ", mi sembra che senza suoni meglio.
“ma ormai non m’importa” manca il punto.
“offrire da bere a Emma e la sua ospite” e alla sua ospite.
 
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view post Posted on 27/7/2012, 23:01
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Romina Tamerici

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Grazie mille per il commento e gli interessanti spunti di riflessione.
Hai perfettamente ragione su “spiavo/origliavo”, infatti lui ascoltava e non guardava.
Hai ragione anche sul fatto che lui non la vede quando c’è quella farse che descrive le sue lacrime. Potrei sostituire "origliare" con "spiare", ma nella prima parte lui non può vedere Emma, forse nella seconda potrei lasciarlo spiare, in modo da variare anche un po' la scena, che ne dici?

La virgola dopo il “quando” mi lascia un po’ perplessa, però penso a una soluzione. In effetti, la frase è poco chiara alla prima lettura.

Per il resto cambio le cose che hai suggerito oppure le metto nelle cose su cui riflettere che puoi leggere, se ti interessa, subito dopo il racconto. Grazie mille davvero!


 
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view post Posted on 28/7/2012, 14:58
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Non poteva che essere un bel racconto il tuo.
Infatti è molto coinvolgente.

Questa è una frase molto reale, mi è piaciuta.
----ora tutto scivolerà fuori come l’albume da un guscio d’uovo rotto,-----

Poi ho letto quella trota.
Non la incollo perchè, anche se è vero quello che scrivi, mi vengo i brivi vederla inserita in un racconto come questo.
Scusa, ma la lettura scorre veloce, soave tra i tuoi paragoni e la tua scrittura molto sobria, e poi ci metti la " trota"? :wacko: :wacko: :wacko:

PS Non so se ho visto bene, ma mi sembra che manchino dei punti dopo le >>

:D :D :D
 
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view post Posted on 28/7/2012, 15:42
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Romina Tamerici

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Grazie per l'analisi e per i complimenti.
E anche per la fiducia ("non poteva che essere un bel racconto il tuo"... ma dai!).

Mi dispiace che non ti sia piaciuta la mia trota. Di certo spezza un po' il tono più aulico del racconto. Però a parlare è un uomo e volevo inserire una similitudine che poteva derivare da un ambito a lui più vicino (e ora gli uomini del forum si rivolteranno contro di me). Non so, magari dovrei toglierla... lo metto nei punti di riflessione. Comunque devi prendertela con mio fratello: è lui che mi ha parlato delle trote che sopportano gli ami, ma non il calore sulla pelle. Lui non aveva fatto nessuna similitudine però! Mi sembrava un modo carino per definire Emma.

Grazie ancora!
 
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wyjkz31
view post Posted on 28/7/2012, 22:02




@ Romina
Stavo per rispondere al "che ne dici" sullo spiare/origliare quando ho visto che avevi modificato e, ovviamente, mi sembra meglio così.
Sul "quando" sono d'accordo che nemmeno la virgola risolve il problema: non si corre il rischio di collegare il quando alla colla ma uno si chiede cosa ci faccia una virgola là e la lettura si inceppa comunque; però mi piace la frase scritta così e, anche se non trovi il modo di evidenziare l'intonazione interrogativa del quando, non mi preoccuperei troppo.
 
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view post Posted on 28/7/2012, 22:17
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Romina Tamerici

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Sono contenta di sapere che la modifica ha migliorato la parte. Volevo aspettare il tuo parere (per questo l'ho chiesto), poi però ho fatto una prova e mi sembrava meglio così, quindi l'ho modificato, tanto segno sempre tutto, quindi si può sempre tornare indietro.

Sul "quando" sto ancora meditando...
Da così:
CITAZIONE
Quando la colla che ci teneva unite si è trasformata in poli di calamita capaci solo di respingersi e allontanarci sempre più?

Credo che farò una cosa del genere:
CITAZIONE
La colla che ci teneva unite si è trasformata in poli di calamita capaci solo di respingersi e allontanarci sempre più. Continuo a chiedermi quando sia successo, ma sinceramente non lo so.

Che ne dici? (Stavolta aspetto, giuro...).

Grazie per i consigli!
 
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wyjkz31
view post Posted on 29/7/2012, 13:15




Non serve certo che aspetti il mio parere per fare modifiche! È solo che non sapevo se, dopo aver modificato, ti aspettavi ancora una risposta e, nel dubbio, ho preferito rispondere ugualmente.
Per il nostro “quando” sono molto indecisa: con la modifica si evitano incertezze nella lettura, ma la frase originale secondo me è più bella perché rende meglio l’idea del parlato.
Se nessun altro segnala di aver avuto un’incertezza nella lettura io la lascerei com’è; se invece hai deciso che quel “quando” ti disturba, la modifica che hai fatto va benissimo.
 
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view post Posted on 29/7/2012, 13:49
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Romina Tamerici

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Hai fatto benissimo a rispondere sia l'altra volta sia in questo caso. Anche a me la frase originale sembra più incisiva, però la seconda dà meno problemi di interpretazione. Ho già messo l'appunto su questa cosa, quindi ci penserò, ma grazie per avermi dato il tuo parere!


Ho avuto un'altra idea... la virgola non mi convinceva, ma un inciso potrebbe far fare la pausa necessaria senza uscire dalle regole grammaticali! Qualcosa tipo:

CITAZIONE
Quando, per un crudele capriccio del destino, la colla che ci teneva unite si è trasformata in poli di calamita capaci solo di respingersi e allontanarci sempre più?

 
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Lupoalfa
view post Posted on 9/8/2012, 15:17




Cara Romina, scusami per il ritardo con cui invio il mio commento sul tuo scritto, ma sono stato alcune settimane al mare col mio nipotino, la gioia della mia vita. Lui mi ha fatto capire quanto grande possa essere un amore verso un'altra persona e da quando c'è lui (ha tre anni) sono diventato molto ricettivo all'amore in tutti i sensi.
La figura di Emma mi ha commosso nel suo dolore, ma mi ha colpito molto anche la figura dell'anonimo narratore col suo amore non solo non ricambiato, ma neppure considerato.
E' un racconto fantastico Romina. Io non cambierei neppure una virgola.
Tra le tante frasi che ho apprezzato, quella che mi ha colpito di più è questa:

Ero però certo che se lei avesse potuto incontrare realmente la sua immagine di quando era bambina, quella piccoletta sarebbe stata fiera della magnifica donna che era diventata. E avrei voluto dirglielo, gridarglielo, farle aprire gli occhi sul meraviglioso fiore che era. Sapevo però che Emma non ci avrebbe creduto, perché troppo intenta a odiarsi per colpe lontane che forse ella stessa aveva dimenticato, ma per le quali sentiva di dover continuare a scontare una pena.

Un'ultima cosa: il paragone con la trota per me è molto calzante.

Complimenti e in bocca al lupo!

:) :) :)
 
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57 replies since 27/7/2012, 15:50   495 views
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