UN MARE D'AMORE
Serata rovente nella caotica Pizzo Calabro. Le sette erano da poco passate e le vie principali della cittadina pullulavano di turisti stanchi e accaldati, armati di bottigliette d’acqua frizzante e di ventagli variopinti.
ci sono alcune espressioni volutamente incomprensibili, come questa e altre che ti segnalo in giallo: sono poetiche, incomprensibili per porre interrogativi al lettore, cosa? Sotto il crepuscolo, nessun parcheggio libero. Questa moltitudine di gente si stava spostando di qua e di là sul lungomare, inondando la schiera di palme e le varie panchine in pietra compatta con la furia travolgente di uno t
zunami
tsunami alla fragola. Un gabbiano in volo sopra le loro testoline indaffarate non sarebbe stat
a in grado di distinguerne una dall’altra. Eppure in quel minestrone cosmopolita un ragazzo avrebbe
di certo anticipi troppo senza perchéattirato la sua attenzione.
Parlo di questo riferimento al lettore è evitabile un giovane pizzitano di nome Maurizio che, terminato il suo turno da cameriere in gelateria, aveva deciso di farsi una passeggiata.
Teneva indosso
ma "indossava"? una camicetta
di gusto, alquanto rosata e leggermente sbottonata, e un paio di pantaloni attillati color latte. Le
buie lenti dei suoi nuovi Ray Ban celavano i be
gli occhioni verdi e all’orecchio destro stava
brutto, qui,ilverbo stare orgoglioso un orecchino placcato. Ai piedi un paio d’infradito nere
calzava. dove può averle le infradito, se non ai piedi? . Fin qui nulla di strano,
penserete.
nuovo riferimento al lettore, sempre da evitare Infatti a destare sospetti
sospetti di cosa? non era l’abbigliamento, ma il suo sorriso. Un sorriso grande e ben rifinito dalle labbra sottili che Eros gli aveva da poco concesso. Amore era in lui e per lui Amore in tutto stava. Non si era mai sentito così in vita sua: un vortice di emozioni incontenibili lo stavano divorando senza mai saziarsi, ma
dai loro avidi morsi gli avidi morsi del vortice? non scaturivano dolore o sofferenza, bensì gioia e magnanimità. Maurizio era sdolcinatamente felice e
d innamorato.
A passi lenti e con aria pensierosa si era accorto di aver appena sorpassato l’ultima panchina. Quindi si voltò alla sua sinistra, appoggiò gli avanbracci sulla ringhiera e scrutò per un momento il breve tratto di spiaggia coricato parecchi metri al di sotto dei suoi piedi. Tra le piccole dune una lunga scia di vetri di bottiglia e di lattine accartocciate riposava al sole come un enorme serpente dalle squame luccicanti.
Niente di più.
sta frase non c'entra nulla Di conseguenza Maurizio alzò lo sguardo e scorse in acqua una comitiva di giovani che con immenso brio facevano un gran baccano tra uno schizzo e l’altro. Questo sì che pareva interessante. La scenetta gli stava riportando alla mente una marea di ricordi. Gli sembrava solo ieri il giorno in cui
incontrò aveva incontrato la sua dolce metà.
Erano da poco suonati i rintocchi del mezzogiorno di una mattinata estremamente torrida e Maurizio si era appena concesso una piccola pausa al di fuori del
suo togli aggettivi inutili bar per fumarsi in pace una sigaretta, quando improvvisamente un uomo gli si avvicinò per chiedergli indicazioni. Aveva almeno venticinque anni e una barba bruna che non passava di certo inosservata. Disse di chiamarsi Gaspar e con un forte accento spagnolo volle sapere dove si trovassero le poste. Il ragazzo gli rivelò
che rivelazione che le poste non avrebbero riaperto i battenti se non dopo un paio d’ore, tuttavia quell’uomo gli era subito parso interessante e mosso dalla curiosità lo
invitò aveva invitato ad ammazzare il tempo prendendo un gelato al fresco con lui. L’uomo misterioso accettò con piacere e i due s’incamminarono verso “Forte della Monacella”, un ristorante celebre per le ampie vedute del golfo che era solito offrire.
ma che frasi complicate scrivi??? Gaspar e il suo nuovo accompagnatore si trovarono presto alle prese con delle buone granite
immagino la difficoltà di trovarsi alle prese con esse Devi cercare di rendere tutto più semplice, non di orpellare ogni frase come se fosse una poesia! . Attaccarono conversazione con estrema facilità e vi fu subito affiatamento. Maurizio seppe così che l’uomo si era da poco allontanato da Madrid e
d aveva deciso di restare per qualche tempo a Pizzo per aprire la pasticceria dei suoi sogni. La sua famiglia era rimasta sconcertata quando il loro figliolo appena laureato in Legge aveva rifiutato un impiego sicuro tra le scartoffie di un cupo studio legale della Castiglia per sfornare pasti
ccini e semifreddi notte e dì. I suoi non avevano idea di quanto cuore e quanta passione ci mettesse durante l’impasto di un solo biscotto, e non potendo sopportare un giorno di più la loro disapprovazione prese le sue cose e si allontanò
aveva preso e si era allontanato da casa. Maurizio lo ascoltava attentamente reggendosi la testa con la mano destra e tenendo i gomiti sul tavolo; l’individuo che gli parlava di fronte non solo aveva una voce attraente e gradevole all’udito ma gli stava rivelando i suoi sogni, le sue riflessioni e i suoi desideri con tanta emozione e confidenza che gli sarebbe dispiaciuto moltissimo rendergli i saluti e
d attendere un nuovo possibile incontro con lui.
Di discorsi ne stavano affrontando a bizzeffe e di risate ce ne furono tante. Pertanto
nel momento in cui Gaspar si accorse che le due erano passate da un pezzo decise di rimandare i suoi impieghi all’ufficio postale per l’indomani e offrì a Maurizio il piacere di
continuare lo sproloquio durante una passeggiata per il lungomare. Quanta fu per lui la gioia
nel momento in cui si rese conto che quel giorno in gelateria gli competevano solo le ore mattutine di lavoro! La proposta venne quindi accolta e…
BAM! Maurizio si voltò, spinto da uno scatto improvviso, e grattandosi la testa trattenne il fastidio di quel fortuito incidente per ricevere le scuse dai soliti marmocchietti impegnati col loro pallone. Egli sbatteva più volte le palpebre, come se per un istante si fosse dimenticato dove si trovasse e cosa facesse lì. Poi ritornò in sé e si avviò verso il breve percorso scavato sulla bassa scogliera. Visto da una certa distanza esso trionfava nella sua solitudine; lungo e spedito come la lingua di un gigante assetato, il tratto petroso incorporava in sé l’essenza del coraggio, essendo
l’unico elemento terrestre costantemente in lotta con le arcane forze marine. Maurizio adorava il misto di sensazioni suscitato da quel temerario defilé, specialmente se in compagnia del suo amato Gaspar. Davanti a lui un unico e solo percorso in linea retta. Sotto i suoi piedi, le varie pozzanghere specchiavano l’immensità celeste.
Alla fine egli
ok un egli, ma due così vicini e così non necessari... tagliò il traguardo: comodamente appoggiato alla ringhiera, il giovane venne subito travolto dall’incredibile energia del vento, ma non si lasciò impressionare a lungo e spinse lo sguardo verso i confini dell’orizzonte, ove ormai la torcia solare aveva quasi compiuto il suo ennesimo tuffo. Il cielo senza nuvole era ancora intriso di infiniti bagliori scarlatti. Quindi gli occhi precipitarono più in basso e contemplarono il lungo schieramento di frangiflutti tendente verso meridione. La grandezza non sorprendeva ma meravigliava molto lo scontro che essi gestivano contro le onde del mare; l’elemento più fluido si agitava furioso e scagliava tutto s
é stesso contro ogni rilievo a lui avverso, volta dopo volta, sempre più accanitamente. E sebbene tale voracità li inglobasse senza sosta, quei massi minuti rimanevano lì, fissi alla loro postazione, senza esitare e senza un minimo di cedimento. L’eterna contesa filosofica tra Essere e Divenire non avrebbe potuto accogliere manifestazione più adeguata di essa. E di certo neanche più coinvolgente, considerati i continui spruzzi che ne scaturivano. Stare dove ora stava Maurizio significava l’onnipotenza. Significava il potere assoluto. Significava essere il capo indiscusso tra gli déi immortali. E non solo, visto che da secoli l’umanità ha sempre collegato la voce suadente del mare con le più vive e profonde riflessioni di sé. Non appena giunse nel suo tempio privato del pensiero, infatti, ci volle poco a fargli ripescare altri ricordi.
L’intero pomeriggio trascorso con Gaspar era stat
a il pomeriggio è maschile un’esperienza unica, un momento di pura magia in cui tutto aveva sparso piacere. Non era riuscito ancora a credere che in circa sei ore fosse riuscito a legarsi così profondamente
con a un estraneo. E
venne posseduto dalla sorpresa quando, al momento del congedo, gli venne proposto di vedersi a mezzanotte sulla spiaggia. Per quanto l’idea gli fosse risultata invitante, Maurizio non era del tutto persuaso ad accettare anche quella proposta. Eppure la giornata era stata veramente eccitante e, soprattutto, il solo constatare l’impossibilità di poter ricevere il medesimo invito da un individuo comparabile a Gaspar lo bombardò di dubbi. Infine dovette arrendersi ai desideri del suo cuore e gli confermò il nuovo ap
-puntamento. Maurizio stava provando fin troppo per quell’uomo e per tutta la sera non aveva fatto altro che pensare e ripensare a ogni sua piccola frase pronunciata durante la loro uscita assieme. I suoi occhi fissi su di lui. Ogni singolo dettaglio avrebbe potuto dare l’impressione di esser stato corteggiato e l’ultimo invito quasi lo avrebbe confermato. E se invece fosse stato tutto un malinteso? Magari Gaspar aveva esagerato con la cortesia nel tentativo di farsi nuove amicizie. O magari no. Magari le avances c’erano state eccome. Ah quanti pensieri stavano trottando all’impazzata nella sua mente! E il suo cuore quanto batteva forte! Maurizio di uomini “adatti” alle sue esigenze ne aveva conosciuti solo durante le sue pazze nottate a Reggio Calabria e un paio di volte a Cosenza. Tuttavia quelle erano solo delle avventure. Erano tanto per vivere un’occasione, pensava. Ma adesso? Adesso come doveva comportarsi? Che fare?
La mezzanotte era scoccata e quando il ragazzo arrivò al luogo d’incontro notò che il suo probabile cavaliere era già seduto sulla sabbia, zitto zitto, a contemplare lo scorcio di mondo di fronte a lui. Una falce argentata tra le stelle. Il suo grande riflesso ansimante sulle acque scure. Qualche fanale scintillava confuso nel lontano orizzonte. Maurizio non aveva l’intenzione di interromperlo e nel frattempo colse l’occasione per dargli un’occhiata: di quel gioiello di Spagna era visibile solo la sagoma nera. I suoi lunghi capelli bruni e riccioluti frusciavano nell’aria con fierezza. Era raccolto a venerare il mare con serietà e
d ammirazione, immobile e abbracciato alle sue ginocchia. Addosso teneva una camicetta cobalto in jeans a maniche corte che tremolava per la brezza marina. Più di questo non era riuscito a scorgere, così si decise a chiamarlo. Gaspar si voltò e il sorriso gli si stampò subito in volto. Quindi si alzò e si avvicinò a passi lenti verso Maurizio. Il buio della notte non era stat
ail buio affatto capace di alzare i suoi veli oscuri su un corpo simile. La veste era sbottonata e aveva lasciato le forme dei grandi pettorali in balia delle ingorde fauci degli occhi indagatori del ragazzo. Le spalle forti che non finivano mai. Le braccia robuste. Gli addominali scolpiti. Sotto, i suoi bermuda violacei in perfetto stile hawaiano coprivano gli atletici tricipiti non oltre le ginocchia. Tutte queste qualità fisiche erano già note allo scapolo, ma non avrebbe mai potuto immaginarle così folgoranti sotto l’atmosfera di quella notte. Era davvero bello, e qualunque cosa fosse accaduta più avanti non se lo sarebbe lasciato scappare per nulla al mondo.
Gaspar si era fermato ed era col viso a cinque centimetri da quello di Maurizio. Le luci della cittadina splendevano su di loro come d’incanto; probabilmente Apollo stava assistendo Maurizio concedendogli la possibilità di specchiarsi nei grandi occhioni color cacao di Gaspar. Quindi ampliò la visuale al suo intero volto. I lineamenti marcati. Il naso larghino e con le narici aperte caricava forse il viso, ma era perfettamente accompagnato dalla tenera barbetta. Le labbra carnose e vive. Insomma, era perfetto. Il quadretto era stato completato in bellezza nel momento in cui lui
abbassò aveva abbassato lievemente il collo per avvicinarsi all’ orecchio destro del pizzitano e sussurrargli le seguenti appassionate parole:
- “Sono felice che tu sia qui con me, stanotte.”
A quel punto aveva allungato le sue grandi mani da muratore sulle spalle di Maurizio e le
stava tenendo aveva tenute ben strette. Si avvicinò ancora, strofinando quasi la punta del naso contro il suo, per guardarlo dolcemente fino a
riesumarne l’anima e strappargliela via. Quindi mosse le labbra e lo baciò. Mai Maurizio avrebbe potuto credere a un simile passo, neanche se glielo avessero predetto con la sfera di cristallo. Ne era stato pietrificato. Scosso. Un fulmine lo aveva trapassato da cima a fondo e per un istante non ci
fu stata risposta alcuna da parte sua. Ma poi il cuore riprese a battere, si diede una svegliata e contraccambiò il sentimento con vigore. Gli stava piacendo da impazzire e
d ora che il tutto era cominciato non avrebbe di certo voluto che si concludesse in fretta. Pertanto allungò la sua mano sinistra per accarezzare i capelli di Gaspar e tenerselo ancora più vicino. Minuti così intensi avevano una carica inarrestabile e sembravano durare più dell’eternità. Il bacio stava accendendo un fuoco dentro di loro, la presenza dell’uno stava assalendo i pensieri dell’altro. Poco dopo Gaspar abbassò le mani con l’intento di spogliare il suo amante dall’ingombro della maglietta, ma bastò che lo sfiorasse appena per spingere l’altro a buttarlo sulla sabbia e quindi procedere in quell’atto rovente di amore puro. Eros si era ormai impossessato delle loro volontà e solo l’indomani avrebbe saputo placare i loro desideri carnali.
Quando Maurizio si risvegliò all’alba e se lo ritrovò accanto a dormire beato, si buttò una mano sulla fronte, si rituffò a terra e non poté far altro che sorridere, sorridere in quella rara maniera che stava a significare solo una cosa: era felice. Felice! E una lacrima di gioia, poco prima di morire tra le braccia della soffice rena di Libia, lo stava confermando con poetica tenerezza.
Il cielo si era oscurato ormai. Maurizio mise una mano nella tasca, ne ricavò il cellulare e lo portò davanti agli occhi. Le otto passate. Gli dispiaceva lasciare il suo luogo favorito ma doveva saper muoversi con saggezza: chi avrebbe preparato la cena se non lui? Gaspar? L’ultima volta che si era affidato alle sue abilità in cucina si erano ritrovati a ordinare due capricciose alle dieci di sera. Incredibile: riusciva a soddisfare i gusti più bizzarri dei suoi clienti in pasticceria e non era in grado di friggere un uovo!? La questione lo incoraggiava a rincasare, ma alla fine privilegiò il caro vecchio mare nostrano. Per Maurizio, la cornice dei suoi momenti più appassionati.
La notte non era scesa affatto ma il buio era già padron
a indiscussa del luogo. Sotto i suoi piedi non più una distesa azzurrina, ma una grande colata di cemento irrequieto. Il ritmo del suo spumeggiante fragore con la scogliera valeva più di ogni terapia anti-stress. Le acque giocavano nascoste nelle tenebre. Lo chiamava
-no, lo incitavano, lo consolavano. Ma non si facevano più vedere. Non occorreva la loro presenza ma la loro esistenza. Era sufficiente la sola certezza che loro fossero lì ad ascoltare tutti i pensieri di questo mondo. La voce del mare è persuasione, è l’incantesimo di Madre Natura che seduce gli uomini e li migliora. L’odore di salsedine giova
alla salute. Sfidare a nuoto le sue onde fortifica le membra. Ascoltare i suoi infiniti richiami spinge alla conoscenza. Il mare è necessità. La sua presenza è vita per noi. E Maurizio, ogni volta come quella sera ormai passata, arrivava a quella sacrosanta conclusione e se ne rallegrava sempre.
Pertanto volle dare un ultimo saluto al suo affezionato benefattore, quando giunse la foschia più cupa. Blackout totale. Due grandi mani lo trattenevano in quello stato di cecità, poi una voce si alzò:
- “Indovina chi sono?”
Maurizio si girò e si ritrovò di fronte il suo tenace boyfriend. Grande e forzuto, col sorriso stampato in faccia.
- “Ore fa ho prenotato per due qui al Forte per le otto e mezza. Sarà una romantica cenetta a lume di candela, solo io e te. Ho fatto bene, amor de mi vida?”
Gli aveva fatto una sorpresa. Un’altra. Gaspar era davvero l’uomo della sua vita, non c’era alcun dubbio. Niente avrebbe osteggiato la sua felicità. Niente gli avrebbe potuto portare via un amore così vero e passionale. E aveva già deciso che non avrebbe sprecato alcuna occasione per stare assieme a lui e goderselo più che mai. Così lo abbracciò, poi lo fissò sorridente negli occhi e infine lo baciò. Un bacio, di certo non intenso quanto il primo. Di certo non sarebbe stato l’ultimo. Era solo un bacio, ma quel bacio era il simbolo di quel nuovo rapporto appena sbocciato, la chiara dimostrazione che l’Amore regna sovrano nell’universo e che ogni sua manifestazione è veneranda e indiscutibile. Quindi si tennero a braccetto e si avviarono verso il loro tavolo.
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