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Un amore calabro - Davide Conidi

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Devil95
view post Posted on 23/7/2012, 11:36




UN MARE D'AMORE

UN AMORE CALABRO

Serata rovente nella caotica Pizzo Calabro. Le sette erano da poco passate e le vie principali della cittadina pullulavano di turisti stanchi e accaldati, armati di bottigliette d’acqua frizzante e di ventagli variopinti. Sotto il crepuscolo, nessun parcheggio libero. Questa moltitudine di gente si stava spostando di qua e di là sul lungomare, inondando la schiera di palme e le varie panchine in pietra compatta con la furia travolgente di uno tsunami. Un gabbiano in volo sopra le loro testoline indaffarate non sarebbe stato in grado di distinguerne una dall’altra. Eppure in quel minestrone cosmopolita un ragazzo avrebbe attirato la sua attenzione, un giovane pizzitano di nome Maurizio che, terminato il suo turno da cameriere in gelateria, aveva deciso di farsi una passeggiata.
Indossava una deliziosa camicetta, alquanto rosata e leggermente sbottonata, e un paio di pantaloni attillati color latte. Le buie lenti dei suoi nuovi Ray Ban celavano i begli occhioni verdi. All’orecchio destro, e con orgoglio, un orecchino placcato. Ai piedi un paio d’infradito nere. Fin qui nulla di strano. Infatti a destare sospetti non era l’abbigliamento, ma il suo sorriso. Un sorriso grande e ben rifinito dalle labbra sottili che Eros gli aveva da poco concesso. Amore era in lui e per lui Amore in tutto stava. Non si era mai sentito così in vita sua: un vortice di emozioni incontenibili lo stava divorando senza mai saziarsi, ma dai suoi avidi morsi non scaturivano dolore o sofferenza, bensì gioia e magnanimità. Maurizio era sdolcinatamente felice e innamorato.
A passi lenti e con aria pensierosa si era accorto di aver appena sorpassato l’ultima panchina. Quindi si voltò alla sua sinistra, appoggiò gli avanbracci sulla ringhiera e scrutò per un momento il breve tratto di spiaggia coricato parecchi metri al di sotto dei suoi piedi. Tra le piccole dune una lunga scia di vetri di bottiglia e di lattine accartocciate riposava al sole come un enorme serpente dalle squame luccicanti. Poi Maurizio alzò lo sguardo e scorse in acqua una comitiva di giovani che con immenso brio facevano un gran baccano tra uno schizzo e l’altro. Questo sì che pareva interessante. La scenetta gli stava riportando alla mente una marea di ricordi. Gli sembrava solo ieri il giorno in cui aveva incontrato la sua dolce metà.

Erano da poco suonati i rintocchi del mezzogiorno di una mattinata estremamente torrida e Maurizio si era appena concesso una piccola pausa al di fuori del bar per fumarsi in pace una sigaretta, quando improvvisamente un uomo gli si avvicinò per chiedergli indicazioni. Aveva almeno venticinque anni e una barba bruna che non passava di certo inosservata. Disse di chiamarsi Gaspar e con un forte accento spagnolo volle sapere dove si trovassero le poste. Il ragazzo gli rivelò che le poste non avrebbero riaperto i battenti se non dopo un paio d’ore, tuttavia quell’uomo gli era subito parso interessante e mosso dalla curiosità lo aveva invitato ad ammazzare il tempo prendendo un gelato al fresco con lui. L’uomo misterioso accettò con piacere e i due s’incamminarono verso “Forte della Monacella”, un ristorante celebre per le ampie vedute del golfo che era solito offrire.
Gaspar e il suo nuovo accompagnatore si trovarono presto alle prese con delle buone granite. Attaccarono conversazione con estrema facilità e vi fu subito affiatamento. Maurizio seppe così che l’uomo si era da poco allontanato da Madrid ed aveva deciso di restare per qualche tempo a Pizzo per aprire la pasticceria dei suoi sogni. La sua famiglia era rimasta sconcertata quando il loro figliolo appena laureato in Legge aveva rifiutato un impiego sicuro tra le scartoffie di un cupo studio legale della Castiglia per sfornare ensaimadas e semifreddi notte e dì. I suoi non avevano idea di quanto cuore e quanta passione ci mettesse durante l’impasto di un solo biscotto, e non potendo sopportare un giorno di più la loro disapprovazione prese le sue cose e si allontanò da casa. Maurizio lo ascoltava attentamente reggendosi la testa con la mano destra e tenendo i gomiti sul tavolo; l’individuo che gli parlava di fronte non solo aveva una voce attraente e gradevole all’udito ma gli stava rivelando i suoi sogni, le sue riflessioni e i suoi desideri con tanta emozione e confidenza che gli sarebbe dispiaciuto moltissimo rendergli i saluti e attendere un nuovo possibile incontro con lui.
Di discorsi ne stavano affrontando a bizzeffe e di risate ce ne furono tante. Pertanto nel momento in cui Gaspar si accorse che le due erano passate da un pezzo decise di rimandare i suoi impieghi all’ufficio postale per l’indomani e offrì a Maurizio il piacere di continuare lo sproloquio durante una passeggiata per il lungomare. Quanta fu per lui la gioia quando si rese conto che quel giorno in gelateria gli competevano solo le ore mattutine di lavoro! La proposta venne quindi accolta e…

BAM! Maurizio si voltò, spinto da uno scatto improvviso, e grattandosi la testa trattenne il fastidio di quel fortuito incidente per ricevere le scuse dai soliti marmocchietti impegnati col loro pallone. Egli sbatteva più volte le palpebre, come se per un istante si fosse dimenticato dove si trovasse e cosa facesse lì. Poi ritornò in sé e si avviò verso il breve percorso scavato sulla bassa scogliera. Visto da una certa distanza esso trionfava nella sua solitudine; lungo e spedito come la lingua di un gigante assetato, il tratto petroso incorporava in sé l’essenza del coraggio. Maurizio adorava il misto di sensazioni suscitato da quel temerario defilé, specialmente se in compagnia del suo amato Gaspar. Davanti a lui un unico e solo percorso in linea retta. Sotto i suoi piedi, le varie pozzanghere specchiavano l’immensità celeste.
Alla fine tagliò il traguardo: comodamente appoggiato alla ringhiera, il giovane venne subito travolto dall’incredibile energia del vento, ma non si lasciò impressionare a lungo e spinse lo sguardo verso i confini dell’orizzonte, ove ormai la torcia solare aveva quasi compiuto il suo ennesimo tuffo. Il cielo senza nuvole era ancora intriso di infiniti bagliori scarlatti. Quindi gli occhi precipitarono più in basso e contemplarono il lungo schieramento di frangiflutti tendente verso meridione. La grandezza non sorprendeva ma meravigliava molto lo scontro che essi gestivano contro le onde del mare; l’elemento più fluido si agitava furioso e scagliava tutto sé stesso contro ogni rilievo a lui avverso, volta dopo volta, sempre più accanitamente. E sebbene tale voracità li inglobasse senza sosta, quei massi minuti rimanevano lì, fissi alla loro postazione, senza esitare e senza un minimo di cedimento. L’eterna contesa filosofica tra Essere e Divenire non avrebbe potuto accogliere manifestazione più adeguata di essa. E di certo neanche più coinvolgente, considerati i continui spruzzi che ne scaturivano. Stare dove ora stava Maurizio significava l’onnipotenza. Significava il potere assoluto. Significava essere il capo indiscusso tra gli déi immortali. E non solo, visto che da secoli l’umanità ha sempre collegato la voce suadente del mare con le più vive e profonde riflessioni di sé. Non appena giunse nel suo tempio privato del pensiero, infatti, ci volle poco a fargli ripescare altri ricordi.

L’intero pomeriggio trascorso con Gaspar era stato un’esperienza unica, un momento di pura magia in cui tutto aveva sparso piacere. Non era riuscito ancora a credere che in circa sei ore fosse riuscito a legarsi così profondamente a un estraneo. E si sorprese molto quando, al momento del congedo, gli venne proposto di vedersi a mezzanotte sulla spiaggia. Per quanto l’idea gli fosse risultata invitante, Maurizio non era del tutto persuaso ad accettare anche quella proposta. Eppure la giornata era stata veramente eccitante e, soprattutto, il solo constatare l’impossibilità di poter ricevere il medesimo invito da un individuo comparabile a Gaspar lo bombardò di dubbi. Infine dovette arrendersi ai desideri del suo cuore e gli confermò il nuovo appuntamento. Maurizio stava provando fin troppo per quell’uomo e per tutta la sera non aveva fatto altro che pensare e ripensare a ogni sua piccola frase pronunciata durante la loro uscita assieme. I suoi occhi fissi su di lui. Ogni singolo dettaglio avrebbe potuto dare l’impressione di esser stato corteggiato e l’ultimo invito quasi lo avrebbe confermato. E se invece fosse stato tutto un malinteso? Magari Gaspar aveva esagerato con la cortesia nel tentativo di farsi nuove amicizie. O magari no. Magari le avances c’erano state eccome. Ah quanti pensieri stavano trottando all’impazzata nella sua mente! E il suo cuore quanto batteva forte! Maurizio di uomini “adatti” alle sue esigenze ne aveva conosciuti solo durante le sue pazze nottate a Reggio Calabria e un paio di volte a Cosenza. Tuttavia quelle erano solo delle avventure. Erano tanto per vivere un’occasione, pensava. Ma adesso? Adesso come doveva comportarsi? Che fare?
La mezzanotte era scoccata e quando il ragazzo arrivò al luogo d’incontro notò che il suo probabile cavaliere era già seduto sulla sabbia, zitto zitto, a contemplare lo scorcio di mondo di fronte a lui. Una falce argentata tra le stelle. Il suo grande riflesso ansimante sulle acque scure. Qualche fanale scintillava confuso nel lontano orizzonte. Maurizio non aveva l’intenzione di interromperlo e nel frattempo colse l’occasione per dargli un’occhiata: di quel gioiello di Spagna era visibile solo la sagoma nera. I suoi lunghi capelli bruni e riccioluti frusciavano nell’aria con fierezza. Era raccolto a venerare il mare con serietà ed ammirazione, immobile e abbracciato alle sue ginocchia. Addosso teneva una camicetta cobalto in jeans a maniche corte che tremolava per la brezza marina. Più di questo non era riuscito a scorgere, così si decise a chiamarlo. Gaspar si voltò e il sorriso gli si stampò subito in volto. Quindi si alzò e si avvicinò a passi lenti verso Maurizio. Il buio della notte non era stato affatto capace di alzare i suoi veli oscuri su un corpo simile. La veste era sbottonata e aveva lasciato le forme dei grandi pettorali in balia delle ingorde fauci degli occhi indagatori del ragazzo. Le spalle forti che non finivano mai. Le braccia robuste. Gli addominali scolpiti. Sotto, i suoi bermuda violacei in perfetto stile hawaiano coprivano gli atletici tricipiti non oltre le ginocchia. Tutte queste qualità fisiche erano già note allo scapolo, ma non avrebbe mai potuto immaginarle così folgoranti sotto l’atmosfera di quella notte. Era davvero bello, e qualunque cosa fosse accaduta più avanti non se lo sarebbe lasciato scappare per nulla al mondo.
Gaspar si era fermato ed era col viso a cinque centimetri da quello di Maurizio. Le luci della cittadina splendevano su di loro come d’incanto; probabilmente Apollo stava assistendo Maurizio concedendogli la possibilità di specchiarsi nei grandi occhioni color cacao di Gaspar. Quindi ampliò la visuale al suo intero volto. I lineamenti marcati. Il naso larghino e con le narici aperte caricava forse il viso, ma era perfettamente accompagnato dalla tenera barbetta. Le labbra carnose e vive. Insomma, era perfetto. Il quadretto era stato completato in bellezza nel momento in cui lui aveva abbassato lievemente il collo per avvicinarsi all’ orecchio destro del pizzitano e sussurrargli le seguenti appassionate parole:
- “Sono felice che tu sia qui con me, stanotte.”
A quel punto aveva allungato le sue grandi mani da muratore sulle spalle di Maurizio e le aveva tenute ben strette. Si avvicinò ancora, strofinando quasi la punta del naso contro il suo, per guardarlo dolcemente fino a riesumarne l’anima e strappargliela via. Quindi mosse le labbra e lo baciò. Mai Maurizio avrebbe potuto credere a un simile passo, neanche se glielo avessero predetto con la sfera di cristallo. Ne era stato pietrificato. Scosso. Un fulmine lo aveva trapassato da cima a fondo e per un istante non vi era stata risposta alcuna da parte sua. Ma poi il cuore riprese a battere, si diede una svegliata e contraccambiò il sentimento con vigore. Gli stava piacendo da impazzire ed ora che il tutto era cominciato non avrebbe di certo voluto che si concludesse in fretta. Pertanto allungò la sua mano sinistra per accarezzare i capelli di Gaspar e tenerselo ancora più vicino. Minuti così intensi avevano una carica inarrestabile e sembravano durare più dell’eternità. Il bacio stava accendendo un fuoco dentro di loro, la presenza dell’uno stava assalendo i pensieri dell’altro. Poco dopo Gaspar abbassò le mani con l’intento di spogliare il suo amante dall’ingombro della maglietta, ma bastò che lo sfiorasse appena per spingere l’altro a buttarlo sulla sabbia e quindi procedere in quell’atto rovente di amore puro. Amore si era ormai impossessato delle loro volontà e solo l’indomani avrebbe saputo placare i loro desideri carnali.
Quando Maurizio si risvegliò all’alba e se lo ritrovò accanto a dormire beato, si buttò una mano sulla fronte, si rituffò a terra e non poté far altro che sorridere, sorridere in quella rara maniera che stava a significare solo una cosa: era felice. Felice! E una lacrima di gioia, poco prima di morire tra le braccia della soffice rena di Libia, lo stava confermando con poetica tenerezza.

Il cielo si era oscurato ormai. Maurizio mise una mano nella tasca, ne ricavò il cellulare e lo portò davanti agli occhi. Le otto passate. Gli dispiaceva lasciare il suo luogo favorito ma doveva saper muoversi con saggezza: chi avrebbe preparato la cena se non lui? Gaspar? L’ultima volta che si era affidato alle sue abilità in cucina si erano ritrovati a ordinare due capricciose alle dieci di sera. Incredibile: riusciva a soddisfare i gusti più bizzarri dei suoi clienti in pasticceria e non era in grado di friggere un uovo!? La questione lo incoraggiava a rincasare, ma alla fine privilegiò il caro vecchio mare nostrano. Per Maurizio, la cornice dei suoi momenti più appassionati.
La notte non era scesa affatto ma il buio era già padrone indiscussa del luogo. Sotto i suoi piedi non più una distesa azzurrina, ma una grande colata di cemento irrequieto. Il ritmo del suo spumeggiante fragore con la scogliera valeva più di ogni terapia anti-stress. Le acque giocavano nascoste nelle tenebre. Lo chiamava-no, lo incitavano, lo consolavano. Ma non si facevano più vedere. Non occorreva la loro presenza ma la loro esistenza. Era sufficiente la sola certezza che loro fossero lì ad ascoltare tutti i pensieri di questo mondo. La voce del mare è persuasione, è l’incantesimo di Madre Natura che seduce gli uomini e li migliora. L’odore di salsedine giova alla salute. Sfidare a nuoto le sue onde fortifica le membra. Ascoltare i suoi infiniti richiami spinge alla conoscenza. Il mare è necessità. La sua presenza è vita per noi. E Maurizio, ogni volta come quella sera ormai passata, arrivava a quella sacrosanta conclusione e se ne rallegrava sempre.
Pertanto volle dare un ultimo saluto al suo affezionato benefattore, quando giunse la foschia più cupa. Blackout totale. Due grandi mani lo trattenevano in quello stato di cecità, poi una voce si alzò:
- “Indovina chi sono?”
Maurizio si girò e si ritrovò di fronte il suo tenace boyfriend. Grande e forzuto, col sorriso stampato in faccia.
- “Ore fa ho prenotato per due qui al Forte per le otto e mezza. Sarà una romantica cenetta a lume di candela, solo io e te. Ho fatto bene, amor de mi vida?”
Gli aveva fatto una sorpresa. Un’altra. Gaspar era davvero l’uomo della sua vita, non c’era alcun dubbio. Niente avrebbe osteggiato la sua felicità. Niente gli avrebbe potuto portare via un amore così vero e passionale. E aveva già deciso che non avrebbe sprecato alcuna occasione per stare assieme a lui e goderselo più che mai. Così lo abbracciò, poi lo fissò sorridente negli occhi e infine lo baciò. Un bacio, di certo non intenso quanto il primo. Di certo non sarebbe stato l’ultimo. Era solo un bacio, ma quel bacio era il simbolo di quel nuovo rapporto appena sbocciato, la chiara dimostrazione che l’Amore regna sovrano nell’universo e che ogni sua manifestazione è veneranda e indiscutibile. Quindi si tennero a braccetto e si avviarono verso il loro tavolo.









http://video.repubblica.it/cronaca/gay-l-a...e/101921/100302

Edited by Devil95 - 31/8/2012, 10:41
 
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wyjkz31
view post Posted on 23/7/2012, 22:05




Quello che mi è piaciuto del tuo racconto è la mancanza di originalità (in senso buono) che dimostra come non ci sia differenza fra amore etero o omosessuale: i sentimenti che lo accompagnano sono esattamente identici.

Il testo è piuttosto lungo e abbondano le descrizioni e questo mi è piaciuto molto meno. Premetto che non amo particolarmente le descrizioni particolareggiate e quindi sono un po’ prevenuta in partenza, ma ti consiglierei di “sfrondare” un pochino il tuo racconto: secondo me ne guadagnerebbe in leggibilità e l’amore fra i due protagonisti risalterebbe meglio.

Ti faccio un esempio per cercare di farti capire meglio quello che intendo:
CITAZIONE
L’uomo misterioso accettò con piacere e i due s’incamminarono verso “Forte della Monacella”, un ristorante nato dalla ristrutturazione di un complesso sistema di fortificazione in pietra della costa fatto erigere dal nipotino del Bonaparte agli inizi del XIX secolo. L’ambiente aveva allora ed ha tuttora a disposizione la Torre Rotonda, la cui cima si estende per svariati metri quadri di terrazza panoramica dove i clienti, sommersi sin dal principio dalle idilliache forme del golfo, potevano deliziarsi coi diversi frutti gastronomici di quella terra meravigliosa tra le carezze del venticello estivo.

Potresti scrivere:
L’uomo misterioso accettò con piacere e i due s’incamminarono verso “Forte della Monacella”: un ristorante dalla cui terrazza panoramica si poteva godere delle idilliache forme del golfo lasciandosi accarezzare dal venticello estivo.
(Abbi pazienza se sembra la pubblicità del ristorante, è solo per fare un esempio).

Ha senso tenere la parte più di “atmosfera” perché serve per far capire che si trovano in un posto romantico e si riallaccia con quel che segue, lascerei perdere la descrizione della fortificazione perché, secondo me, non aggiunge niente al racconto.

La mia idea, che puoi condividere o meno, è che tutto quello che non serve per la storia è meglio toglierlo.
 
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Devil95
view post Posted on 23/7/2012, 22:39




La mia idea, oltre a quella di demolire ogni forma di pregiudizio sull'amore omosessuale, era anche quella di risaltare l'amore di un uomo per la sua città, l'amore per il paesaggio che alla fine può considerarsi la cornice dei nostri sogni romantici. sono anch'io convinto che le mie descrizioni appesantiscono la storia però nei miei pensieri c'è esattamente quello che ho scritto. il tuo commento mi ha convinto: rileggerò il testo e se il mio cuore lo sopporterà proverò a "tagliare" quelle descrizioni meno riflessive e/o emotive :)
 
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pleiadi
view post Posted on 24/7/2012, 09:46




Non c’è dubbio: hai una notevole capacità descrittiva, e mentre leggevo pensavo che la storia d’amore fosse proprio per la città e il paesaggio, magico agli occhi di chi lo descrive persino nella < lunga scia di vetri di bottiglia e lattine accartocciate > che <riposava al sole come un enorme serpente dalle squame luccicanti>.
Però poi la storia diventa un’altra, allora il tutto si sbilancia un po’.
Ho notato alcuni errori di battitura, che non ti segnalo, basta rileggere.
Finalmente una storia d’amore senza tradimenti! Sì, il tuo racconto mi è piaciuto, e rende la magia e l'incanto del primo incontro.
 
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Devil95
view post Posted on 24/7/2012, 10:49




il tuo commento mi ha tirato su d'umore ahah grazie :) errori di battitura? mi sto spaventando controllo SUBITO!
 
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Esterella
view post Posted on 24/7/2012, 17:36




Ottima la tua idea Devil. un amore omosessuale ma ne parli con naturalezza e semplicità, quindi va benissimo come argomento.
Solo che con le descrizioni che fai (alcune stupende) del territorio divaghi un po' per un racconto di queste dimensioni, mentre potresti sfruttare questa tua idea, mantenendone la bellezza in un lavoro di più ampio respiro. A volte usi termini poco adeguati al resto del racconto, naturalmente è solo una mia opinione però ti dico lo stesso cosa cambierei e anche cosa mi piace invece.


QUOTE=Devil95,23/7/2012, 12:36]

UN AMORE CALABRO

Era una bella e afosa giornata di fine luglio. Erano pressappoco le sette di sera passate e il sole traspariva( in che senso traspariva?) ormai pronto, anche questa volta, a lasciarsi da parte la lunga distesa bianca e color castagna di case, le aspre alture alberate e la calma distesa azzurrina a cui fino a poco prima si era degnato di offrire la massima lucentezza.

Ogni sera a Pizzo Calabro tutti gli abitanti rinunciano ai propri affari e sgattaiolano fuori dai propri locali, ansiosi di godere del magico, incantevole e suggestivo incontro che sempre avviene tra le acque marine e il fuoco cosmico. Tale evento prodigioso è visibile in ogni dove della cittadina, ma è solo passeggiando per il lungomare C. Colombo che l’attento sguardo dell’uomo può finalmente intravedere un dolce roseo frammento di Paradiso.
Bella immagine anche se un tantino smielata.


Siffatta giovane creatura(immagine poetica però il linguaggio un po' aulico stona con i Ray Ban e altri termini moderni usati nel racconto, o no?) dai corti capelli bruni e lisci sfoggiava tutta sé stessa con aria decisa; egli adorava essere osservato da compaesani e turisti tanto quanto osservarli.


Quindi si voltò alla sua sinistra, appoggiò gli avanbracci alla quadra ringhiera e scrutò per un momento il breve tratto di spiaggia coricato parecchi metri al di sotto dei suoi piedi. A pochi minuti dal crepuscolo sulla distesa di bionda sabbia granulosa erano rimasti solo due grandi ombrelloni dal tessuto scarlatto e qualche telo variopinto lasciato lì a scaldare. Tra le piccole dune una lunga scia di vetri di bottiglia e lattine accartocciate riposava al sole come un enorme serpente dalle squame luccicanti. Ad un angolo la veduta era completata dalla presenza di alcuni pescherecci azzurri ben appoggiati su una pista asfaltata in discesa per permettere ai pizzitani la possibilità di un bagno. In acqua Maurizio scorgeva solo una comitiva di giovani che con immensa gioia facevano un gran baccano tra uno schizzo e l’altro. Il paesaggio non avrebbe potuto di certo competere con le soffici spiagge caraibiche di Malibù che i cartelloni pubblicitari sono soliti offrire all’attenzione dei comuni cittadini in lotta col carovita e gocciolanti di sudore.
bravo davvero in questa parte.

Ma al mio amico non importava affatto. Chi parla? un narratore? Forse basterebbe: Ma a lui non importava affatto.


Non ricordo dove hai usato la parola plumbeo riferito a corrimano, insomma anche questo rivedrei. corrimano grigio ferro oppure corrimano soltanto suonerebbe meglio.

La notte non era scesa affatto ma il buio era già padrona indiscussa del luogo. Sotto i suoi piedi non più una distesa azzurrina, ma una grande colata di cemento irrequieto. Il ritmo del suo spumeggiante fragore con la scogliera valeva più di ogni terapia anti-stress. Le acque giocavano nascoste nelle tenebre. Lo chiamava-no, lo incitavano, lo consolavano. Ma non si facevano più vedere. Non occorreva la loro presenza ma la loro esistenza. Era sufficiente la sola certezza che loro fossero lì ad ascoltare tutti i pensieri di questo mondo. La voce del mare è persuasione, è l’incantesimo di Madre Natura che seduce gli uomini e li migliora. L’odore di salsedine giova la salute. Sfidare a nuoto le sue onde fortifica le membra. Ascoltare i suoi infiniti richiami spinge alla conoscenza. Il mare è necessità. La sua presenza è vita per noi. E Maurizio, ogni volta come quella sera ormai passata, arrivava a quella sacrosanta conclusione e se ne rallegrava sempre.
Molto bello, bravo!

 
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Devil95
view post Posted on 24/7/2012, 19:28




grazie davvero del tuo giudizio! ci tenevo tanto :D lo so quando mi appresto a descrivere mi tuffo nell'idilliaco e mi ci perdo sempre (sono un romanticone...) all'inizio del racconto ho presentato Maurizio come "un caro amico mio" e per "trasparire" intendevo un "tramontare" più come "abbandonare cielo e terra...è troppo criptico?
 
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wyjkz31
view post Posted on 24/7/2012, 19:39




@Devil95
CITAZIONE
il tuo commento mi ha tirato su d'umore ahah

Non era mia intenzione buttarti giù. Esiste una faccina che batte amorevolmente sulla spalla per rincuorare? Fai conto che l'abbia messa qui. :D
 
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Devil95
view post Posted on 24/7/2012, 19:41




nonono il mio non era ironia mi hai davvero tirato su ahah ;)
 
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Esterella
view post Posted on 24/7/2012, 19:41




CITAZIONE (Devil95 @ 24/7/2012, 20:28)
grazie davvero del tuo giudizio! ci tenevo tanto :D lo so quando mi appresto a descrivere mi tuffo nell'idilliaco e mi ci perdo sempre (sono un romanticone...) all'inizio del racconto ho presentato Maurizio come "un caro amico mio" e per "trasparire" intendevo un "tramontare" più come "abbandonare cielo e terra...è troppo criptico?

Un pizzico di semplicità in più, figliolo.
Vedi se ti piace così:
Era una bella e afosa giornata di fine luglio. Erano pressappoco le sette di sera passate e il sole abbandonava cielo e terra, ormai pronto, anche questa volta, a lasciare da parte la lunga distesa bianca e castagna di case, le aspre alture alberate e la calma distesa azzurrina a cui fino a poco prima aveva offerto la massima lucentezza.
wink(1)
 
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wyjkz31
view post Posted on 24/7/2012, 19:59




@Devil95
Ti ho fatto un po' di confusione: citare la tua risposta al commento di Pleiadi non è stata una buona idea.
Io sono quella del primo commento, quella che vuole potare gli alberi per capirci.
Il mio cercava di essere un commento costruttivo; con il tuo racconto non hai solo detto qualcosa, hai anche fatto passare un concetto e non è affatto male come risultato.
 
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view post Posted on 25/7/2012, 13:50
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Romina Tamerici

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Ho letto questo racconto e anche a me sono sembrate un po’ eccessive le descrizioni. Se il racconto fosse stato sull’amore per un luogo forse sarebbe stato davvero splendido, ma come cornice è un po’ troppo pesante, a mio avviso, e toglie forza al contenuto dell’opera.

L’argomento non è molto originale: è una storia d’amore e forse fin troppo rosa e fiori (scusate il cinismo, ma tutto questo amore nell’aria… mai niente che va storto?). Apprezzo molto la tua volontà di portare qui una tematica sociale molto importante che è una cosa che cerco di fare anch’io ogni volta che posso. Forse ti ha anche consentito di uscire un po’ dal banale della narrazione, che stilisticamente è apprezzabile per il linguaggio forbito e per alcune perle descrittive che però si perdono un po’ nel mare delle descrizioni.

Sicuramente hai uno stile particolare, forse devi solo lavorarci un po’ per smussare gli angoli, ma non lasciarti scoraggiare da queste parole… ho visto nei commenti precedenti che sei un po’ incline a buttarti giù, quindi non so quanto sia utile segnalarti le tue carenze.

In ogni caso, io segnalo comunque ciò che ho notato, ma metto tutto in uno spoiler, così se non ti va di leggere ciò che penso non lo vedi nemmeno.

1. - il sole traspariva ormai pronto, anche questa volta,
- Era proprio qui che quella sera

Se la frase è al passato, i deittici sono sbagliati. Quindi “quella volta” e “lì”.

2. pan-china, orgo-glio, ap-puntamento, chiamava-no,
Quando ha incollato qui il testo, è cambiata la formattazione, quindi ci sono parole che presentano una divisione in sillabe.

3. ad ottenere, ed ha, ad un, ed attendere, ed ora
In tutti questi casi io avrei tolto la “d” eufonica, seguendo la nuova regola della Crusca, però in base al suono alcune potresti lasciarle.

4. CHE FARE?
Non mi piacciono le frasi tutte in maiuscolo. Scrivere in maiuscolo equivale a gridare e poi questa frase non mi sembra poi così importante nel racconto.

5. all’ orecchio
Spazio di troppo dopo l’apostrofo.

6. I suoi bei occhioni verdi li teneva celati dietro alle buie lenti dei suoi nuovi Ray Ban, i quali forse un po’ troppo grandi e pesanti per i teneri lineamenti di quel suo volto da ventunenne e che tuttavia non destavano tanta attenzione quanto il suo noto orecchino placcato posto con orgo-glio nel lobo sinistro.
Questa frase proprio non mi convince per svariati motivi. Provo a fornirti una nuova versione, ma non mi convince del tutto, forse la frase va spezzata:
“Teneva i suoi bellissimi occhi verdi celati dietro alle buie lenti dei suoi nuovi Ray Ban, probabilmente un po’ troppo grandi e pesanti per i teneri lineamenti di quel suo volto da ventunenne, anche se non si notavano tanto quanto il suo orecchino placcato posto con orgoglio nel lobo sinistro.”

7. sé stessa e sé stesso
Queste formule sono accettate scritte così anche se è preferibile non accentarle.

8. Ma al mio amico non importava affatto.
Eviterei di cominciare con un “ma” questa frase, inserendo un “però” dopo “amico”.

9. Disse di chiamarsi Gaspar e con un forte accento spagnolo volle sapere dove si trovassero le poste
Preferirei “dove trovare le poste”. E poi meglio “ufficio postale”.

10. Il ragazzo gli rivelò che le poste non avrebbero riaperto i battenti se non tra un paio d’ore,

Il “tra” esprime futuro, ma la frase è al passato, qui userei “dopo”.

11. La sua famiglia era rimasta sconcertata quando il loro figliolo appena laureato in Legge
“Sua” e “loro” non concordano. Io farei “quando l’amato figliolo”.

12. e non potendo sopportare un giorno di più la loro disapprovazione prese le sue cose e si allontanò da casa.

Inserirei qui un inciso.

13. gli sarebbe dispiaciuto moltissimo rendergli i saluti ed attendere un nuovo possibile incontro con lui.
Forse non ho capito cosa intendi… in ogni caso “rendergli i saluti” non credo sia una forma del tutto corretta.

14. Defilè, sè
Gli accenti di queste e accentate sono sbagliati (defilé, sé).

15. pozzanghere di media e piccole dimensioni
Errori di concordanza.

16. L’intero pomeriggio trascorso con Gaspar era stata un’esperienza unica, un momento di pura magia in cui tutto aveva sparso piacere.

Problemi di concordanza. La versione corretta sarebbe poco musicale, quindi io consiglio:
“L’intero pomeriggio trascorso con Gaspar era stato un momento di pura magia in cui tutto aveva sparso piacere, un’esperienza unica.”


Veniamo ora alla mia frase preferita. Un esempio di come sai fare delle belle descrizioni e un invito a puntare su questo senza però trasformare un racconto in un testo descrittivo.
CITAZIONE
L’eterna contesa filosofica tra Essere e Divenire non avrebbe potuto accogliere manifestazione più adeguata di essa.

Ci sono margini di miglioramento, ma nel complesso questo tuo racconto è scritto bene. Limitando un minimo le descrizioni e rendendo meno banale la narrazione potresti far crescere molto questo testo, ma è solo la mia opinione quindi puoi anche non ascoltarla, ovviamente!
 
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Apollonia Lupinacci
view post Posted on 25/7/2012, 15:01




Concordo con i giudizi precedenti. Hai una capacità descrittiva invidiabile e una ricchezza lessicale inesauribile, ma una tale abilità finisce per mettere in secondo piano la vicenda amorosa. Il tema omosessuale è interessante. Secondo me sei già molto bravo. Devi solo lavorare sulla capacità di accattivarti il pubblico.
 
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view post Posted on 25/7/2012, 21:39
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Ho letto il racconto.
Replico le risposte sopra, splendide descrizioni ma un po' troppo lunghe.
Coraggioso, hai affrontato questo argomento con semplicità.
Se posso dire, di smussare, levigare e ancora tagliare, altrimenti l'argomento scelto non emerge.
;) ;)

 
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Devil95
view post Posted on 25/7/2012, 22:40




ho scritto così questo racconto poiché è stato il mio PRIMO racconto ed ho voluto rendere più educativa l'esperienza cercando di mettermi alla prova in più punti possibili. i vostri commenti li sto apprezzando moltissimo perché sento che parzialmente il mio test è stato superato :) non appena avrò tempo mi ci metterò davvero d'impegno e renderò d'oro il mio debutto ahah
 
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41 replies since 23/7/2012, 11:36   473 views
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