Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

Un uomo piccolo, piccolo - Raffaella Clementi

« Older   Newer »
  Share  
mammamimmo
view post Posted on 19/7/2012, 16:41




Ci sono cose che non si possono spiegare di cui non c’è proprio niente da capire. E si accettano così senza farsi troppo domande, come si accetta che la pioggia quando scende bagna la terra, che una stagione segue sempre inevitabilmente un’altra e che il sole quando nasce sorge sempre eternamente a est.
Fu proprio durante un giorno privo di domande in un giorno qualunque, uno di quei giorni in cui qualcosa accade perché deve accadere, che Lei s’innamorò del signor Frederique Francois Emile Dubuaa.
Per una volta i ruoli eterni s’invertirono, spiazzando uomini, poeti e cantautori e tutti quelli che avevano poetizzato il mito della Luna.
I romantici persero le speranze e con queste i pensieri reconditi che per anni le avevano affidato, i pittori cominciarono a sbavare le proprie tele, e molti si persero tra le vie buie, spente e piene dell’assenza del suo chiarore.
Lei, la buona amica di tanti, la musa ispiratrice, la fonte di tanta emozione e di umana poesia, s’innamorò perdutamente, di uomo la cui statura morale coincideva esattamente con quella metrica. Precisamente, un metro e sessantadue centimetri di effimera, vacua, insostenibile sostanza.
Il Signor F.F. Emile Dubuaa era quel tipo di uomo per il quale nessuna donna con un po’ di sale in zucca avrebbe provato il ben che minimo interesse tanto era scialbo e insignificante. Eppure Lei, la quintessenza della femminilità decise caparbiamente di innalzare l’omino sul tipico piedistallo dell’amore, incoronandolo proprio re.
Sarà stato per l’insorgere di un’improvvisa urgenza, o per la stanchezza atavica di essere da sempre la consigliera solitaria degli uomini e degli dei, o chissà per quale stramba coincidenza che, l’uomo suscitò in lei un’intensa passione.
Era stanca, terribilmente stanca e soprattutto profondamente sola.
Millenni di anni a rappresentare un luogo fantastico, qualcosa da catturare e rinchiudere in un pozzo; secoli a sentire i dispiaceri degli animi, i turbamenti; anni passati a consolare a riempire vuoti altrui, anni passati a rifiutare il pretendente per antonomasia il cui calore le toglieva il fiato al solo pensarlo più vicino.
Il tempo l’aveva logorata e l’aveva offesa che, nessuno, sole incluso, si era mai soffermato a chiederle notizie sul suo stato.
Nessuno che le avesse chiesto: “Come stai?”.
Nessuno che l’avesse ascoltata nei suoi momenti bui, nessuno che le avesse detto: ”Beh, adesso siediti, ci penso io a illuminare la notte”.
Tutti da sempre, davano per scontato che Lei fosse meravigliosa, lontana, inafferrabile, quando la realtà era ben diversa.
Lei era un insieme di rocce ignee, un mondo privo di atmosfera e di acqua, inadatta alla vita. Se solo gli altri avessero saputo!
Beh, in realtà c’era stato qualcuno che l’aveva vista da vicino. Due buffi uomini, in un lontano mese di luglio, si erano adagiati sulla sua superficie per pochi istanti. Allora Lei aveva creduto che fossero arrivati per restare, che finalmente qualcuno foss’anche di un altro mondo, fosse venuto a farle compagnia.
Ma niente. I due se ne erano andati così come erano arrivati, saltellando.
Il suo mito continuò ad accompagnarla, come la sua solitudine.
Così quando vide il signor F.F. Emile Dubuaa, nel bel mezzo della notte solo e perduto in mezzo al lago, ramingo come il più randagio degli uomini, le sembrò meraviglioso. Sofferente e focoso, come l’ultimo dei poeti maledetti o dei moicani.
Pensò quindi che, fosse sensibile e dannato al tempo stesso, misterioso e affascinante e che fosse, finalmente, quello giusto, quello da riporre al proprio fianco.
Per intendersi, quello che l’avrebbe stesa, con il solo sguardo.
L’indecifrabilità dell’altro fu colta, come un segnale di sfida.
Fu naturale, come il più atavico dei peccati, l’essere attratta proprio da una situazione difficile a priori.
Lei avrebbe risolto ogni rebus della testa e del cuore di quell’uomo e sarebbe stato come guardarsi allo specchio.
Perché dannazione e sregolatezza erano indici di debolezza e di fragilità; ragioni queste, sufficienti, a farle scattare, oltre all’amore, l’innato istinto materno.
In realtà, l’uomo non aveva niente di diabolicamente attrattivo, tantomeno le caratteristiche tipiche del bello e del dannato. Piuttosto possedeva la mediocrità tipica dello scialbo per antonomasia.
L’indecifrabilità era dovuta a un leggero strabismo, ereditato dalla nonna paterna, mentre l’alone di fascino lo doveva a un quoziente intellettivo, di poco inferiore alla media che lo rendeva leggermente distaccato dalle cose terrene.
Non potendo dormire, non certo a causa di etici turbamenti, ma per colpa di un’ernia iatale che lo infastidiva a dir poco, Frederique Francois Emile Dubuaa aveva deciso di concedersi un giretto in barca e data l’ora, ne aveva approfittato per una pesca notturna. Così’ armato di bigattini, lenza e pazienza, si era inoltrato nel mezzo del lago.
Tutto accadde in una frazione di secondo. Lei illuminò la solitaria barca e il suo cuore fu trafitto dalla freccia del Dio dell’amore che, per volontaria bizzarria, non trafisse il cuore di lui.
Quando Lei cercò di avvicinarsi per esprimergli i suoi più puri sentimenti, quello non fece altro che voltarsi dall’altra parte, dannando quell’improvviso chiarore che gli avrebbe fatto fuggire prede assai più ghiotte.
Lei gli sussurrò parole gentili promettendogli giorni indimenticabili, lui si stropicciò l’orecchio infastidito da un sibilo improvviso.
Gli promise la luce eterna, quella che illumina il cammino senza bruciare, quella che permette di non sbagliare, quella che allontana dall’oscurità.
Gli raccontò di illimitati orizzonti, soffiandogli aria pura, vento nuovo e sogno.
E lui, più duro del granito, non solo non comprese le possibili infinite chances di un amore eterno ma commise l’errore, imperdonabile, di rifiutarle l’immenso sentimento.
Brutto affare rifiutare l’amore di un essere capace di amare e odiare con la stessa intensità.
Ma rendersi conto di essere stati invaghiti e rifiutati da un essere di poco valore, è un affare ancor peggiore.
Così il signor Frederique Francois Emile Dubuaa da super uomo, divenne in un batter di ciglia l’uomo più scadente, ordinario, dozzinale e insignificante che Lei avesse mai incontrato. Quell’essere misero e modesto, insufficiente anche per se stesso, l’aveva rifiutata.
La sua rabbia si trasformò in uragano, il rancore incrinò la notte, il vento del suo soffiò increspò il lago, inondando la barca del signor Emile.
Il livore di Lei non si attenuò neanche di fronte alla richiesta di aiuto dell’uomo.
La fragilità e l’incertezza dell’uno si scontrarono irrimediabilmente con la ruggine del cuore della seconda.
Non ci fu spazio per il perdono e niente la calmò.
Nemmeno quando decise di spegnere la notte e di ritirarsi verso altre galassie riuscì a comprendere che in realtà, il piccolo uomo, tale lo era sempre stato e solo Lei, con i suoi occhi ciechi vi aveva visto dentro cose inesistenti.
Così, inaridita dalla sua stessa sete d’amore, smise di illuminare le notti altrui.
Non cullò più sogni e pensieri e smise di custodire gli affanni e i segreti.
Poeti, scrittori, pittori e politici, non trovando più alcuna ispirazione, si persero tra le pieghe infangate della loro bruttezza.
Insonni, gli uomini tutti, cominciarono ad aggrapparsi a un cielo nero, dimenticando così la bellezza della luce e assomigliando, ogni notte di più, a un certo signor Emile Frederique Francois Dubuaa.
Un uomo piccolo, piccolo.

 
Top
view post Posted on 19/7/2012, 21:20
Avatar

Romina Tamerici

Group:
Member
Posts:
4,128

Status:


Ciao mammamimmo! Che bello vederti partecipare a un concorso qui su Abaluth! Il tuo racconto mi è piaciuto davvero molto: è originale, profondo e curioso, perfino nella scelta del nome del protagonista maschile.
L’idea di scrivere un racconto sulla luna e la sua ricerca d’amore è proprio bella! Mi hai piacevolmente stupita. Bellissima anche la parte introduttiva.

Lo so che ci conosciamo da un po’, ma forse non sei abituata al mio comportamento su questo forum, dunque ti avviso che qui mi viene la “pignolite”, quindi non posso non segnalarti alcune cose del tuo racconto che in ogni caso mi piace moltissimo!

1. Ci sono cose che non si possono spiegare di cui non c’è proprio niente da capire.
C’è qualcosa in questa frase che non mi torna. Forse farei “in cui” al posto di “di cui”, oppure ripeterei la parola “cose” per enfatizzarla (es. “spiegare, cose di cui”).

2. farsi troppo domande
Errore di battitura.

3. E si accettano così senza farsi troppo domande, come si accetta che la pioggia quando scende bagna la terra, che una stagione segue sempre inevitabilmente un’altra e che il sole quando nasce sorge sempre eternamente a est.
In questa frase userei i congiuntivi al posto degli indicativi che seguono il che.

4. - Fu proprio durante un giorno privo di domande(,) in un giorno qualunque,
- Eppure Lei, la quintessenza della femminilità(,) decise
- anni passati a consolare(,) a riempire vuoti altrui
- e(,) data l’ora, ne aveva
- solo Lei, con i suoi occhi ciechi(,) vi aveva visto dentro cose inesistenti.

In queste frasi aggiungerei delle virgole (le ho messe tra parentesi).

5. - s’innamorò perdutamente, di uomo la cui statura morale coincideva esattamente con quella metrica.
- Precisamente, un metro
- che, l’uomo suscitò in lei un’intensa passione.
- Pensò quindi che, fosse sensibile
- ragioni queste, sufficienti, a farle scattare
- quoziente intellettivo, di poco inferiore alla media che lo rendeva leggermente distaccato dalle cose terrene.
- gli uomini tutti, cominciarono

In queste frasi toglierei le virgole.

6. Il tempo l’aveva logorata e l’aveva offesa che, nessuno, sole incluso, si era mai soffermato a chiederle notizie sul suo stato.
A volte, come in questo caso, fai uno strano uso del “che”. Forse è un tratto del tuo stile e non è neanche brutto, però in alcuni casi lo eviterei e qui lo sostituirei con il “ché” causale.

7. Così’ armato di bigattini
Errore di battitura “così”.

Veniamo ora alle mie frasi preferite…
CITAZIONE
Lei gli sussurrò parole gentili promettendogli giorni indimenticabili, lui si stropicciò l’orecchio infastidito da un sibilo improvviso. Gli promise la luce eterna, quella che illumina il cammino senza bruciare, quella che permette di non sbagliare, quella che allontana dall’oscurità.

Così, inaridita dalla sua stessa sete d’amore, smise di illuminare le notti altrui.

E per concludere una domanda che mi sorge spontanea (visto il tuo post di oggi): mi parlerai ancora dopo questo commento?

In bocca al lupo per il concorso!
 
Web Contacts  Top
pleiadi
view post Posted on 19/7/2012, 21:30




Il racconto è originale, e di piacevole lettura. Il contrasto tra la bellezza, la magia della luna e la pochezza di questo piccolo, insignificante uomo esprime molto bene il mistero dell'amore, che spesso porta ad idealizzare l'oggetto del desiderio, Forse la frase con cui non mi trovo d'accordo è <nemmeno quando decise di spegnere la notte e di ritirarsi verso altre galassie riuscì a comprendere che in realtà, il piccolo uomo, tale lo era sempre stato e solo Lei, con i suoi occhi ciechi vi aveva visto dentro cose inesistenti.>. Quando si guarisce, qualcosa si capisce! Dal punto di vista formale ti consiglio di rivedere un po' in generale l'uso delle virgole: secondo me a volte mancano, a volte sono di troppo. Ciao!
 
Top
mammamimmo
view post Posted on 20/7/2012, 11:23




Grazie dei suggerimenti e della pignolite. Le virgole sono un mio problema. Crtiche costruttive servono a migliorare.
Raffaella
 
Top
wyjkz31
view post Posted on 21/7/2012, 14:46




Molto bella l’idea di una luna innamorata e ancora più bella l’”umanità” della luna che, come a volte capita alle persone vere, vede in Emile quello che vuole vedere e pensa di riuscire a trasformarlo in ciò che non è.
In conclusione mi è piaciuto molto, brava!

Ti segnalo alcune cose che ho notato.
- “Millenni di anni” io toglierei il “di anni”.
- “anni passati a consolare a riempire vuoti altrui, anni passati a…” parti da millenni, poi secoli, poi anni e va benissimo; ripetere nuovamente anni mi sembra che spezzi il ritmo.
- “infinite chances di un amore” se non sbaglio, non si fa il plurale dei termini stranieri di uso comune.

Questa è la frase che mi è piaciuta di più
CITAZIONE
Fu naturale, come il più atavico dei peccati, l’essere attratta proprio da una situazione difficile a priori.
Lei avrebbe risolto ogni rebus della testa e del cuore di quell’uomo e sarebbe stato come guardarsi allo specchio.

 
Top
view post Posted on 22/7/2012, 18:26
Avatar

Fabrizia

Group:
Administrator
Posts:
862

Status:


Ciao Raffaella, grazie per il tuo racconto!
però non hai indicato il tuo nome nel titolo della discussione, se mi dici anche il tuo cognome provvedo io a modificarlo. Ti ricordo che se non vuoi renderlo pubblico me lo puoi comunicare per email o messaggio privato.


 
Top
Devil95
view post Posted on 23/7/2012, 16:56




con un nome simile ha trovato la fine che meritava ahahaah scherzi a parte, il tuo racconto è affascinante: la prima metà racchiude l'essenza ultima della seduzione astrale, la seconda innesca un'esplosione di malignità divina che davvero fa sentire l'umanità piccola e insignificante. un racconto che raggiunge la mitologia ma antica ma la innova con la sua delicatezza e con la sua ironia nell'espressione dei concetti...a me piacque!
 
Top
view post Posted on 24/7/2012, 21:45
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
405

Status:


Veramente lunare questo racconto.
Fare innamorare la LUNA sarebbe anche ora è millenni che è lì a guadare questo pazzo mondo.

Mi aspettavo, da un momento all'altro che tu scrivessi LUNA a carattere 30.
Invece nulla, peccato.

Comunque il tradimento dell'umano calza a pennello

Mi piace
 
Top
Apollonia Lupinacci
view post Posted on 29/7/2012, 14:12




L'idea è originale. Mi sento, tuttavia, di identificarmi con il poverino, che voleva solo pescare. Che brutta fine! E pensare che molti dicono che la pesca è uno sport noioso e per nulla pericoloso. Si vede che non sono mai incorsi nelle ire lunari!
Bella metafora delle illusioni amorose, ti consiglierei di rivedere punteggiatura e di revisionare in alcuni punti (vanno benissimo le indicazioni di Romina Tamerici) il racconto, giusto per creare un po' di uniformità stilistica.
 
Top
Esterella
view post Posted on 29/7/2012, 16:59




Bella favola, molto poetica e infine crudele. Quando si ama anche la persona più insulsa ci appare misteriosa, affascinante, com'è vulnerabile l'animo umano e ancor più quello della signora LUNA che si rifiuta di offrisi dopo la grave offesa. Ma nemmeno un ripensamento piccolo, piccolo alla fine ci starebbe?
Gli errori ti sono stati segnalati, poche cose.
In bocca al lupo. ;)
 
Top
Lupoalfa
view post Posted on 7/8/2012, 16:44




Non è il mio genere, ma a me è piaciuto. Più l'omino piccolo piccolo che la luna che, con la mia visione materialistica un po' limitata continuo a vedere come una grossa roccia che ci gira intorno. Invece l'omino mi è simpatico: è andato a pescare e la luna gli dà noia. Cosa dovrebbe fare se non girarsi?
Hai un modo di scrivere molto piacevole.
Complimenti!
:) :) :)
 
Top
alessandra s.
view post Posted on 22/8/2012, 13:35




Fantasia e originalità sono il punto di forza di questo racconto. L’idea della Luna che si innamora e poi volta le spalle a tutto il genere umano è geniale. Mi è piaciuto molto anche per l’eleganza della sua narrazione, una narrazione esterna e impersonale, ma che non priva la protagonista della sua dimensione interiore. Mi piace anche il fatto che la Luna in realtà potrebbe essere una qualunque ragazza (o ragazzo) che guardando l’altro con gli occhi dell’amore non vede la realtà ma solo ciò che vuole vedere, bella metafora insomma! Complimenti!
 
Top
view post Posted on 23/8/2012, 02:04
Avatar

Advanced Member

Group:
Member
Posts:
6,189
Location:
Ravenna

Status:


CITAZIONE (mammamimmo @ 19/7/2012, 17:41) 
Ci sono cose che non si possono spiegare di cui non c’è proprio niente da capire. E si accettano così senza farsi troppo domande, come si accetta che la pioggia quando scende bagna la terra, che una stagione segue sempre inevitabilmente un’altra e che il sole quando nasce sorge sempre eternamente a est.
Fu proprio durante un giorno privo di domande in un giorno qualunque, uno di quei giorni in cui qualcosa accade perché deve accadere, che Lei s’innamorò del signor Frederique Francois Emile Dubuaa.
Per una volta i ruoli eterni s’invertirono, spiazzando uomini, poeti e cantautori e tutti quelli che avevano poetizzato il mito della Luna.
I romantici persero le speranze e con queste i pensieri reconditi che per anni le avevano affidato, i pittori cominciarono a sbavare le proprie tele, e molti si persero tra le vie buie, spente e piene dell’assenza del suo chiarore.
Lei, la buona amica di tanti, la musa ispiratrice, la fonte di tanta emozione e di umana poesia, s’innamorò perdutamente, di un? uomo la cui statura morale coincideva esattamente con quella metrica. Precisamente, un metro e sessantadue centimetri di effimera, vacua, insostenibile sostanza.
Il Signor F.F. Emile Dubuaa era quel tipo di uomo per il quale nessuna donna con un po’ di sale in zucca avrebbe provato il ben che minimo interesse virgola? tanto era scialbo e insignificante. Eppure Lei, la quintessenza della femminilità qui chiudi l'incisiva: virgola decise caparbiamente di innalzare l’omino sul tipico piedistallo dell’amore, incoronandolo proprio re.
Sarà stato per l’insorgere di un’improvvisa urgenza, o per la stanchezza atavica di essere da sempre la consigliera solitaria degli uomini e degli dei, o chissà per quale stramba coincidenza che, via sta virgola l’uomo suscitò in lei un’intensa passione.
Era stanca, terribilmente stanca e soprattutto profondamente sola.
Millenni di anni a rappresentare un luogo fantastico, qualcosa da catturare e rinchiudere in un pozzo; secoli a sentire i dispiaceri degli animi, i turbamenti; anni passati a consolare a questa a è forse una e? riempire vuoti altrui, anni perché qui ripeti anni? non ci sta megliomesi, dato l'excursus temporale? :) passati a rifiutare il pretendente per antonomasia il cui calore le toglieva il fiato al solo pensarlo più vicino.
Il tempo l’aveva logorata e l’aveva offesa che, nessuno, sole incluso, si era mai soffermato a chiederle notizie sul suo stato. che?
Nessuno che le avesse chiesto: “Come stai?”.
Nessuno che l’avesse ascoltata nei suoi momenti bui, nessuno che le avesse detto: ”Beh, adesso siediti, ci penso io a illuminare la notte”.
Tutti da sempre, o togli sta virgola o la metti anche dopo tutti davano per scontato che Lei fosse meravigliosa, lontana, inafferrabile, quando la realtà era ben diversa.
Lei era un insieme di rocce ignee, un mondo privo di atmosfera e di acqua, inadatta alla vita. Se solo gli altri avessero saputo!
Beh, in realtà c’era stato qualcuno che l’aveva vista da vicino. Due buffi uomini, in un lontano mese di luglio, si erano adagiati sulla sua superficie per pochi istanti. Allora Lei aveva creduto che fossero arrivati per restare, che finalmente qualcuno foss’anche di un altro mondo, fosse venuto a farle compagnia. io toglierei quello in mezzo
Ma niente. I due se ne erano andati così come erano arrivati, saltellando.
Il suo mito continuò ad accompagnarla, come la sua solitudine.
Così quando vide il signor F.F. Emile Dubuaa, nel bel mezzo della notte solo e perduto in mezzo al lago, ramingo come il più randagio degli uomini, le sembrò meraviglioso. Sofferente e focoso, come l’ultimo dei poeti maledetti o dei mohicani.
Pensò quindi che, via la virgola fosse sensibile e dannato al tempo stesso, misterioso e affascinante e che fosse, finalmente, quello giusto, quello da riporre al proprio fianco. riporre? mmm
Per intendersi, quello che l’avrebbe stesa, con il solo sguardo.
L’indecifrabilità dell’altro fu colta, come un segnale di sfida.
Fu naturale, come il più atavico dei peccati, l’essere attratta proprio da una situazione difficile a priori.
Lei avrebbe risolto ogni rebus della testa e del cuore di quell’uomo e sarebbe stato come guardarsi allo specchio.
Perché dannazione e sregolatezza erano indici di debolezza e di fragilità; ragioni queste, sufficienti, a farle scattare, oltre all’amore, l’innato istinto materno.
In realtà, l’uomo non aveva niente di diabolicamente attrattivo, tantomeno le caratteristiche tipiche del bello e del dannato. Piuttosto possedeva la mediocrità tipica dello scialbo per antonomasia.
L’indecifrabilità era dovuta a un leggero strabismo, ereditato dalla nonna paterna, mentre l’alone di fascino lo doveva a un quoziente intellettivo, di poco inferiore alla media che lo rendeva leggermente distaccato dalle cose terrene.
Non potendo dormire, non certo a causa di etici turbamenti, ma per colpa di un’ernia iatale che lo infastidiva a dir poco, Frederique Francois Emile Dubuaa aveva deciso di concedersi un giretto in barca evirgola data l’ora, ne aveva approfittato per una pesca notturna. Cosìarmato di bigattini, lenza e pazienza, si era inoltrato nel mezzo del lago.
Tutto accadde in una frazione di secondo. Lei illuminò la solitaria barca e il suo cuore fu trafitto dalla freccia del Dio dell’amore che, per volontaria bizzarria, non trafisse il cuore di lui.
Quando Lei cercò di avvicinarsi per esprimergli i suoi più puri sentimenti, quello non fece altro che voltarsi dall’altra parte, dannandoil verbo maledire non èmeglio? quell’improvviso chiarore che gli avrebbe fatto fuggire prede assai più ghiotte.
Lei gli sussurrò parole gentili promettendogli giorni indimenticabili, lui si stropicciò l’orecchio infastidito da un sibilo improvviso.
Gli promise la luce eterna, quella che illumina il cammino senza bruciare, quella che permette di non sbagliare, quella che allontana dall’oscurità.
Gli raccontò di illimitati orizzonti, soffiandogli aria pura, vento nuovo e sogno.
E lui, più duro del granito, non solo non comprese le possibili infinite chances di un amore eterno ma commise l’errore, imperdonabile, di rifiutarle l’immenso sentimento.
Brutto affare rifiutare l’amore di un essere capace di amare e odiare con la stessa intensità.
Ma rendersi conto di essere stati invaghiti e rifiutati da un essere di poco valore, virgola tra soggetto e predicato è un affare ancor peggiore.
Così il signor Frederique Francois Emile Dubuaa da super uomo,la virgola la metterei prima di da e toglierei questa divenne in un batter di ciglia l’uomo più scadente, ordinario, dozzinale e insignificante che Lei avesse mai incontrato. Quell’essere misero e modesto, insufficiente anche per se stesso, l’aveva rifiutata.
La sua rabbia si trasformò in uragano, il rancore incrinò la notte, il vento del suo soffiò increspò il lago, inondando la barca del signor Emile.
Il livore di Lei non si attenuò neanche di fronte alla richiesta di aiuto dell’uomo.
La fragilità e l’incertezza dell’uno si scontrarono irrimediabilmente con la ruggine del cuore della seconda.
Non ci fu spazio per il perdono e niente la calmò.
Nemmeno quando decise di spegnere la notte e di ritirarsi verso altre galassie riuscì a comprendere che in realtà, il piccolo uomo, tale lo era sempre stato e solo Lei, con i suoi occhi ciechi vi aveva visto dentro cose inesistenti.
Così, inaridita dalla sua stessa sete d’amore, smise di illuminare le notti altrui.
Non cullò più sogni e pensieri e smise di custodire gli affanni e i segreti.
Poeti, scrittori, pittori e politici, non trovando più alcuna ispirazione, si persero tra le pieghe infangate della loro bruttezza.
Insonni, gli uomini tutti, cominciarono ad aggrapparsi a un cielo nero, dimenticando così la bellezza della luce e assomigliando, ogni notte di più, a un certo signor Emile Frederique Francois Dubuaa.
Un uomo piccolo, piccolo.



Purtroppo il tuo racconto si legge molto male.
L'uso dei segni d'interpunzione non agevola la lettura di un testo un po' faticoso e a tratti ripetitivo, con molti aggettivi e pronomi e un uso del relativo "che" spropositato.
L'idea c'è ma manca lo svolgimento; tra l'altro non è proprio il massimo dell'originalità, vista la nota canzone "E la luna bussò" che è in pratica la trama del tuo racconto (omaggio, ispirazione troppo poco rielaborata o soltanto spiacevole coincidenza?).
Insomma, a mio avviso c'è molto da sistemare... Spero che il mio editing ti aiuti in qualche modo. Per ora, non mi ha convinto :(
 
Top
Dorylis
view post Posted on 26/8/2012, 11:07




Un bel racconto, il passaggio da Luna innamorata a Luna vendicativa forse è un po' eccessivo, ma mi piace come hai saputo interpretare i sentimenti della Luna e così pure la descrizione dello strano omino.
Brava! Io avrei cambiato il finale, ma per il resto va benissimo!
 
Top
nunziadaquale
view post Posted on 30/8/2012, 08:57




L'atmosfera è di quelle romantiche, la dolce luna che s'innamora perdutamente e sogna. D'improvviso la scena cambia, la luna diviene addirittura feroce e vendicativa verso quel povero ignaro omino sulla barca, che nulla immagina o percepisce di quanto sta accadendo. Mi è piaciuta l'idea di umanizzare la luna, però il finale mi ha convinto poco, forse avrei dato una piccola lezioncina all'uomo, ma poi l'avrei lasciato andare, visto che di problemi da affrontare nella sua vita già ne aveva abbastanza!
 
Top
20 replies since 19/7/2012, 16:41   283 views
  Share