Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

Ido - Rossana Zago

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wyjkz31
view post Posted on 17/7/2012, 19:54




Il suono della sveglia, costante e determinato, risalì il padiglione auricolare, attraversò il timpano, si trasformò in impulso nervoso e, infine, tramite il nervo acustico, arrivò al mio cervello che, con altrettanta costante determinazione, si rifiutò di riconoscerlo.
Quando emersi dal torpore comatoso causato dalle libagioni della sera precedente, avevo già accumulato un discreto ritardo.
Di solito non ci metto molto a prepararmi, ma quel giorno non ero nella mia forma migliore; perciò, dopo aver ulteriormente incrementato il mio ritardo, mi scaraventai fuori di casa e volai in ufficio alla massima velocità consentita dalle mie condizioni.

L’enorme palazzo, sede della grande azienda per cui lavoro, mi aspettava per inghiottirmi, triturarmi e risputarmi fuori a fine giornata.
Non mi posso lamentare della mia posizione: sono sopravvissuto all’ultima grande fusione per incorporazione, di cui ormai si è quasi persa memoria, riuscendo a ricavarmi una nicchia nel processo di riorganizzazione che ha invece travolto molti miei colleghi, più abili e competenti di me. Non è stato facile: ho dovuto accettare compromessi e modifiche sostanziali al mio ruolo, ma sono ancora qui ed è già un bel risultato.
Forte di queste consolanti riflessioni, varcai la soglia e mi imbattei nel primo dei contrattempi che avrebbero caratterizzato quella giornata.
Non si trattava esattamente di un “contrattempo”: se il Capo ti convoca nel suo ufficio, senza preavviso e di prima mattina, il problema è grave, e io sapevo di quale grave problema voleva parlarmi.

Il Capo mi fissò da dietro l’ampia scrivania e, con un unico sguardo di disappunto, mi mise così in imbarazzo da costringermi a fissare le punte delle scarpe che non avevo.
La nostra azienda ha i suoi problemi, primo fra tutti una certa disaffezione del consumatore per il nostro prodotto che la sezione marketing non è ancora riuscita a contenere.
Ad ogni modo, la mia sezione è fra quelle che conseguono i migliori risultati; solo io brillo per la mia scarsa produttività.
Come mi aspettavo, il Capo si lanciò in una bella reprimenda evidenziando le mie carenze e avvalendosi di tutti quegli orribili grafici e tabelle che da qualche tempo gli piacciono tanto.
Non c’era niente da dire, il Capo, come sempre, aveva ragione, e adottai una strategia ampiamente collaudata nel corso di più di duemila anni: rimasi zitto.
La verità è che sono stanco. Stanco di avere il corpo di un fanciullo e due ali rachitiche, stanco di vedere la mia ridicola immagine sulle confezioni di cioccolatini a San Valentino, stanco di dover sottostare a un sacco di restrizioni, stanco di sentirmi sempre inadeguato. A volte penso che farei meglio a lasciar perdere tutto e andarmene, anche se questo vorrebbe dire finire nell’oblio.

«Allora, Cupido, il tuo incarico per oggi è semplice: un uomo, una donna, una freccia.»
Mi porse le schede dei due umani che avrei dovuto far innamorare, finsi di scorrerle e annuii.
«Tieni presente che non contemplo la possibilità di un errore. Quei due devono innamorarsi e hanno bisogno di un aiuto che, purtroppo, sarai proprio tu a dovergli dare.»
«Capo?»
«Sì?»
«Se porto a termine con successo il mio compito, potrò avere un corpo adulto?»
«Ne abbiamo già parlato.»
«Sono passati secoli.»
«E ritieni che sia cambiato qualcosa da allora?»
«Cosa ne pensa di un paio di ali più grandi?»
«Fuori, Ido.»
Quando mi chiama Ido vuol dire che è di buon umore.

Prima di partire mi fermai a leggere le schede che mi aveva dato. Sospirai. Era la solita storia: due vite grigie e anonime, un incontro senza grandi batticuori, un’unione solida somigliante più a un rapporto di affari che alla fusione di due cuori, scarso e incompleto l’appagamento sessuale.
Il Capo ha un senso dell’umorismo piuttosto particolare e pensai che si fosse divertito nell’assegnarmi un incarico così deprimente.

A volte un corpo piccolino ha i suoi vantaggi: per esempio quello di riuscire a sedersi senza difficoltà anche su un lampione, purché non abbia protuberanze appuntite. E, proprio su di un bel lampione comodo, mi fermai ad aspettare i due piccioncini: le loro strade si sarebbero incrociate alla fermata dell’autobus là sotto e io avrei fatto il mio dovere.
Lui arrivò trafelato per aver accelerato il passo negli ultimi cinquecento metri; la forma fisica degli uomini moderni lascia alquanto a desiderare, fatemelo dire.
Io incoccai la freccia che avevo già preparato, una freccia insipida come l’amore che li avrebbe legati per il resto della vita.
Arrivò l’autobus e lei ne scese trascinando un pesante e ingombrante borsone che atterrò proprio sul piede destro di lui.
Io ero pronto e presi la mira. La mia freccia avrebbe trasformato uno scambio di battute irritate nell’inizio di una storia d’amore.

Porco Diavolo!
È l’unica imprecazione che posso usare per contratto, e alla lunga diventa un po’ monotona, ma quando ci vuole, ci vuole.
Perché non avevo scoccato quella maledetta freccia?
Posizione sbagliata, visuale coperta da un passante, vento contrario, tutte scuse che avrei tentato, senza successo, di rifilare al Capo.
Semplicemente non ero riuscito a condannare quei due alla vita grigia che li aspettava.
Avevo fatto una stupidaggine, niente di nuovo per me, ma ormai non potevo più tornare indietro e non avevo nessuna intenzione di cercare un altro modo per portare a termine il mio compito.
Volevo far provare a quei due un amore tanto intenso da incendiare i sensi e da regalare emozioni che non si dimenticano. Ecco quello che volevo.
Avrei disobbedito, e al Diavolo le conseguenze.

Mi misi a seguire lei.
Trascinò quel pesante borsone fino a casa e ripartì subito dopo diretta al lavoro. La scheda diceva che usciva di rado la sera, perciò, se volevo dare una scossa alla sua esistenza, il luogo di lavoro poteva essere una buona scelta. Per lei avevo in mente una passione breve e violenta e la grande azienda in cui lavorava avrebbe offerto terreno fertile per coltivarla.
Mi intrufolai nei vari uffici a curiosare. Adoro scoprire le tresche che proliferano nei luoghi di lavoro e, ancora di più, i pettegolezzi che le accompagnano. Rimasi all’interno anche durante la pausa pranzo: come noto, durante quel breve lasso di tempo fra il lavoro mattutino e quello pomeridiano, non è il solo pasto a essere consumato. E io mi gustai alcuni amplessi molto soddisfacenti, tanto da farmi quasi dimenticare il motivo per cui mi trovavo lì.
Fu solo nel tardo pomeriggio che scovai il mio uomo. Potrei stare a descrivere tutto quello che non era, e non era molte cose importanti per una donna, ma aveva però due qualità fondamentali: era un ottimo amante ed era invaghito della ragazza; sarebbe stato sufficiente alimentare con misura la passione che già covava dentro di lui per farla divampare in tutta la sua forza.
Mi dedicai all’impresa con la massima diligenza e, per una buona causa, io sono in grado di compiere sforzi notevoli.
Lasciai l’edificio con la soddisfazione di aver compiuto un buon lavoro.
Vi starete chiedendo cosa feci con lei, o quando e come organizzai il loro incontro per scoccare la fatidica freccia.
In verità, non feci niente.
Lei era già pronta per un amore passionale, glielo avevo letto negli occhi, nell’andatura, nel ritmo del respiro. Appena il mio uomo le si fosse avvicinato, e non avevo dubbi che avrebbe trovato da solo il modo, la scintilla della passione sarebbe scoccata senza bisogno di frecce o amuleti vari.

Avevo già perso parecchio tempo e volevo finire quel che avevo iniziato prima che il Capo mi richiamasse. Spesi tutta la mia energia in un concitato volo di ricerca per raggiungere lui, ma riuscii a rintracciarlo solo quando era già tornato a casa.
Controllai la scheda: come immaginavo, usciva di rado la sera. Un bel guaio.
Dovevo elaborare una strategia e nei dintorni c’erano solo lampioni irti di punte.
Stavo cercando, con scarso successo, di trovare una sistemazione comoda su un albero là vicino, quando uscì di corsa.
Lui non era un tipo atletico, perciò doveva avere un valido motivo per affrettarsi. Mi districai dal ruvido abbraccio dell’albero, passai le mani fra i boccoli per eliminare eventuali foglioline e rametti, e lo seguii.
Lo seguii fino alla casa dei suoi genitori e poi fino al pronto soccorso.
Se fossi stato visibile agli umani, e se avessi avuto un tesserino sanitario, mi sarei messo anch’io in fila all’accettazione: quando volo troppo a lungo o troppo velocemente finisco sempre per sentirmi male.
Mi appollaiai sul monitor che indicava il numero e la priorità dei pazienti e attesi di riprendere fiato.
Quando fui di nuovo in grado di pensare, se non ancora di muovermi, cominciai con il guardare il padre di lui.
Non serviva nemmeno avvicinarsi per capire che non si trattava di niente di grave; quel vecchietto aveva davanti ancora parecchi anni prima di arrivare all’appuntamento con la morte. Ne fui doppiamente felice: primo, perché la morte non mi è simpatica ed evito di incontrarla se appena mi riesce; secondo, perché, dopo la morte di un padre, non si è nelle condizioni di spirito adatte per lanciarsi in un’avventura amorosa.
Non pensiate che sia cinico, sono solo pragmatico.
Non mi era sfuggita la tenerezza con cui lui confortava quel povero vecchio spaventato, o l’amore che traspariva dai suoi gesti e dalle sue parole; e avevo anche notato quanto il padre fosse orgoglioso di lui, e grato, per non essere considerato un peso, o una seccatura.
Per sviluppare questo tipo di sensibilità ci ho messo più di mille anni e ora non tornerei più indietro.

Mi riscossi dalla contemplazione del quadretto idilliaco e cominciai a gironzolare per il pronto soccorso.
Anche gli ospedali sono luoghi adatti alla nascita di passioni amorose. Quale luogo in cui si incontrano molte persone di sesso opposto (o anche dello stesso, dipende dai gusti) non lo è?
Il pronto soccorso difficilmente è “pronto”: i due avevano davanti lunghe ore di attesa prima di poter essere ammessi alla presenza di un medico.
Mi dedicai con paziente attenzione all’esame delle candidate al ruolo di innamorata per il mio lui, iniziando dal personale medico e paramedico. Ebbi scarsa fortuna: le migliori candidate che riuscii a trovare non avrebbero acceso che un focherello in grado di riscaldare a malapena la minestrina in brodo del nonno, mentre il fuoco che avevo in mente io doveva essere in grado di arrostire un elefante.
Chiariamo una cosa: potrei suscitare in chiunque di voi un amore inestinguibile per un attaccapanni, o per i calzini appena gettati nel cesto della biancheria sporca dopo una camminata di sei ore, ma non lo faccio. E non solo perché è vietato dal mio contratto.
Mi vergogno a confessare quanti anni mi sono serviti per capire che la cosa fondamentale del mio lavoro non è far innamorare a casaccio due perfetti sconosciuti, ma aiutare le persone a esprimere l’amore che è già dentro di loro.
Che sia tenero, violento, intenso, passionale, casto, bollente, che duri per l’eternità o per il breve tempo di un incontro clandestino, l’importante è non reprimerlo e viverlo senza paura e senza rimpianti.
Non sono parole mie, sono parole del Capo, che poi mi affida un incarico come quello di oggi. Non lo capirò mai.
Comunque ecco spiegato perché non potevo prendere una bella gnocca qualsiasi, metterla davanti al mio lui e scoccare la mia freccia: sarebbe stata una passione più simile all’ossessione che all’amore e non era quello che volevo; non era quello che si meritava lui.

Tornai alla sala d’aspetto piuttosto abbacchiato: il tempo ormai stringeva e dovevo inventarmi qualcosa.
Non ebbi però bisogno di spremermi a fondo le meningi, perché il nostro lui aveva iniziato a conversare con una donna che, a un primo esame, prometteva bene.
I maschietti evitino di lasciar correre la fantasia immaginando nei più minuti dettagli la bella gnocca citata prima.
Io mi riferivo più a una compatibilità caratteriale, all’essere pronti e disponibili ad avere una intensa e passionale storia d’amore; e all’essere una bella gnocca, cosa che non guasta mai.
Per le femminucce presenti dirò che, nonostante una propensione alla sedentarietà, anche lui non era male dal lato fisico: aveva spalle ampie, fianchi stretti, un bel culetto rotondo, e altre cose di sicuro interesse che si potevano solo intuire sotto i vestiti; poi c’erano occhi, mani, bocca, eccetera, ma questi sono solo dettagli.
Mi concentrai su di lei.
Perfetta.
Avrebbero fatto fuochi d’artificio insieme, se solo fossero riusciti a vincere la timidezza.
Ero preoccupato: anche la ragazza stava accompagnando un familiare e il loro turno sarebbe arrivato fra poco; non ci sarebbe stato tempo a sufficienza perché approfondissero la conoscenza, o perché io riuscissi a infondergli una maggiore fiducia in se stessi.
Frugai nella faretra alla ricerca della freccia adatta. Mi serviva solo qualcosa che li rendesse più intraprendenti, ogni altro tipo di intervento sarebbe stato deleterio. Trovai quello che cercavo, o almeno sperai che fosse così, perché non ero proprio sicuro al cento per cento dell’effetto di quella freccia. A essere sincero, in quel momento mi sarebbe proprio servito un aiutino da parte del Capo, ma, vista la mia situazione, pensai che fosse inappropriato chiederlo.
Per la seconda volta quel giorno incoccai la freccia, presi la mira e… riuscii a fermarmi appena in tempo per evitare di colpire l’uomo con il pigiama a righe che mi era comparso davanti.
Porco Diavolo!
Tutta la sala d’aspetto era scossa da un’agitazione spiegabile solo con la presenza della morte a fianco dell’uomo appena arrivato in barella.
Come sua abitudine lei non si curò dei vivi, rispose con un cenno impercettibile al mio saluto di circostanza e dedicò tutta la sua attenzione a quel poveretto; solo quando furono inghiottiti dagli ambulatori, nella sala d’aspetto ritornò la calma.
Per la terza volta quel giorno, incoccai la freccia, presi la mira e, finalmente, scoccai il mio dardo che, al termine di una traiettoria pressoché perfetta, trafisse il cuore dei miei due protetti.
Solo quando fui certo che l’effetto fosse quello desiderato, lasciai andare un lungo sospiro di soddisfazione.
Il primo che oserà fare una battutina su “Agenzia anima gemella Cupido” o simili, si ritroverà innamorato perdutamente dei propri calzini. Siete avvisati.

Arrivai alla sede a notte fonda, sognando solo di rifugiarmi fra le lenzuola del mio letto e dormire per i successivi mille anni.
Ma il Capo non avrebbe aspettato tanto per parlarmi.
Aprii la porta del suo ufficio con comprensibile riluttanza ed entrai in punta di piedi; in quel momento il mio piccolo corpo mi sembrava anche troppo grande.
Mi aspettava Lei.
Mi piace quando si mostra come Lei, mi sento più a mio agio, più libero di esprimermi.
Quella sera non osai nemmeno guardarla, deludere Lei è molto più doloroso che deludere Lui.
Non spettava e me avviare la conversazione e Lei prolungò quel silenzio pesante per un tempo infinito prima di rivolgermi la parola.
«Speravo che tornassi prima.»
«Ero un po’ stanco e la strada dalla terra a qui è lunga.»
«Stai chiedendomi un paio di ali più grandi?»
«Nossignora, non le merito.»
«Non hai portato a termine il tuo compito?»
«Ha visto anche Lei quello che ho fatto.»
«Sì, l’ho visto. Ricordami qual era il comando.»
«Un uomo, una donna e una freccia, e i due umani dovevano innamorarsi.»
«Direi che ci sei riuscito. Allora per quale motivo sei così in imbarazzo?»

In quel momento sì che La guardai. Mi sorrise mostrando le fossette. Non sarei mai riuscito a capire il suo senso dell’umorismo.

«Avrebbe anche potuto essere più chiara.»
«Volevo lasciarti il piacere di disobbedirmi. Non dirmi che non ti sei divertito.»
Stavo per rispondere che non mi ero divertito per niente, ma a Lei non si può mentire.
«Lasciamo perdere. Piuttosto, se ho portato a termine il mio compito, cosa ne direbbe di valutare l’ipotesi di regalarmi un corpo adulto?»
«Ne abbiamo già parlato questa mattina.»
«E un paio di ali più grandi?»
«Fuori, Ido.»
«Sissignora.»

Edited by wyjkz31 - 8/9/2012, 22:41
 
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pleiadi
view post Posted on 17/7/2012, 21:43




Racconto delizioso, dal taglio particolare, piacevolissimo da leggere! Non saprei proprio cosa suggerire. Ho trovato un solo errore di battitura: penasi (pensai), ma lo rileggerò volentieri. Brava!
 
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wyjkz31
view post Posted on 18/7/2012, 21:29




Ti ringrazio per il bel commento.
 
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view post Posted on 18/7/2012, 22:28
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Un incipit incantevole.
Sei riuscito ad imbrogliarmi fino a quando riveli la vera identità del personaggio.
Cupido idea geniale.

Il racconto è buffo :P e un Cupido pasticcione non l'avevo mai visto.

:D
 
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view post Posted on 19/7/2012, 22:51
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Romina Tamerici

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Il tuo racconto è curioso. L’identità del protagonista è ben celata fino al punto giusto. Mi piace anche il tuo modo di parlare di amore in un’ottica un po’ disincantata e ironizzando su Cupido e i suoi compiti.

Ti segnalo, a titolo informativo perché il testo è proprio bello…

1. ma quel giorno non ero esattamente al massimo della forma;
Userei “in piena forma”.

2. Ci sono molte virgole prima delle “e”, forse alcune le toglierei.

3. evito di incontrarla se appena mi riesce
Io farei: “Ogni volta che mi è possibile evito di incontrarla”.

4. fiducia in sé stessi.
Qui normalmente si scrive “se stessi”, anche se non è un errore. Dipende da quale regola usi.

5. «Speravo che tornassi più presto.»
O il personaggio che parla è poco colto e allora va bene, oppure scriverei “prima” al posto di “più presto”.

Passiamo ora alle mie due frasi preferite:
CITAZIONE
Il pronto soccorso difficilmente è “pronto”

Il primo che oserà fare una battutina su “Agenzia anima gemella Cupido” o simili, si ritroverà innamorato perdutamente dei propri calzini. Siete avvisati.

L’idea è simpatica e ben sviluppata. Brava!
 
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wyjkz31
view post Posted on 20/7/2012, 21:50




solenebbia
Grazie per il bel commento.

Romina Tamerici
Grazie anche a te per il bel commento e per l'aiuto.
Hai trovato veramente poco da segnalarmi, sono stupita.
Per quanto riguarda il punto 5 direi che Lei un po' di cultura dovrebbe averla e non scompare solo perchè sta parlando: perciò modifico.
Gli altri punti me li guardo con calma.
 
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Devil95
view post Posted on 23/7/2012, 17:14




un racconto assai divertente e fantasioso! la lettura è scorrevolissima e non credo possa esistere per te un lettore che dopo le prime 15 righe non s'innamori del tuo Ido e non s'incuriosisca delle sue avventure! forse parlo così perché adoro personalmente la figura del bebè alato; in ogni caso, il tuo racconto è OK!
 
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wyjkz31
view post Posted on 23/7/2012, 20:03




Sono contenta che Ido ti stia simpatico. Grazie per il commento.
 
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Apollonia Lupinacci
view post Posted on 25/7/2012, 21:53




Che meraviglia! Un racconto divertente, scorrevole e che ha il giusto grado di sorpresa. Il personaggio di Ido Cupido è ben delineato e simpatico al punto giusto. Un dio dell'amore che non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno, men che meno dal suo capo. Mi è proprio piaciuto. Complimenti davvero!

Edited by Apollonia Lupinacci - 2/8/2012, 16:39
 
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wyjkz31
view post Posted on 27/7/2012, 20:49




Non posso che ripetere di essere contenta che il mio Ido sia piaciuto. Grazie per il commento.
 
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Esterella
view post Posted on 29/7/2012, 17:18




Simpaticissima l'idea di Cupido, fanciullo disobbediente in nome di un amore autentico, passionale che vale la pena di vivere. Il racconto non manca di spunti ironici che lo rendono ancora più gradevole.
Très bien :B):
 
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Lupoalfa
view post Posted on 7/8/2012, 07:35




Bello, è piaciuto anche a me che di solito leggo con una certa prevenzione i racconti in cui ci sono figure fantasiose. Questo racconto invece l'ho letto volentieri perché l'ho preso come una metafora sull'amore ricondicendolo così alla vita reale dei personaggi che Ido deve colpire. Mi è piaciuta molto la parte che si svolge nel Pronto Soccorso. Molto realistica.
In bocca al lupo per il concorso! :) :) :)
 
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wyjkz31
view post Posted on 8/8/2012, 20:25




Grazie a Esterlla e Lupoalfa per il commento.
@Lupoalfa
Quando sono arrivata a scrivere la parte in cui "svelo" l'identità di cupido ho pensato che almeno un lettore lo avrei scontentato. Sono contenta che non sia successo.
 
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alessandra s.
view post Posted on 19/8/2012, 16:41




Finora è il racconto che ho preferito. Originale, spiritoso e anche profondo in alcune sfumature. L’immagine di un Cupido imbranato, ma con le idee chiare funziona. È bello il fatto che rinunci a un incarico facile per concentrarsi su sentimenti veri senza rinunciare alla sua caratteristica ironia. Interessante anche la doppia natura del Capo, perché giustamente l’amore è maschile e femminile insieme. Lo svolgimento è fluido e per quanto non mi piaccia molto quando il personaggio si rivolge direttamente al lettore, in questo testo funziona. Complimenti.
 
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nunziadaquale
view post Posted on 22/8/2012, 16:48




...sai che mi sono immaginata di vedere un film? secondo me sarebbe una sceneggiatura perfetta per una bella commedia! Ma anche come semplice racconto è molto scorrevole. Complimenti!


Ho riletto il racconto e trovo che l'idea di contestualizzarlo in un ambiente moderno sia veramente buona. Hai fatto di un personaggio mitologico un eroe del mondo moderno e questo lo rende più dinamico e meno classico e pesante. Mi piace davvero!

Edited by nunziadaquale - 30/8/2012, 09:52
 
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39 replies since 17/7/2012, 19:54   417 views
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