Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

Non mi va - Nicola Orofino vivonic

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view post Posted on 17/7/2012, 00:06
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Finalmente finiva quell’interminabile galleria! Il sole stava già riempiendo coi suoi colori il mattino e dal lato destro della mia auto si intravedeva il mare. Io mi sentivo il cuore in gola; speravo, tuttavia, che le cose sarebbero presto cambiate, e quella era l’unica motivazione che continuava a farmi spingere sull’acceleratore.
Perdersi e ritrovarsi, ogni settimana, ogni volta con un magone diverso: più aumentava l’amore che ci stringeva, più tornare a casa ci uccideva entrambi. All’andata il sole accompagnava la mia allegria, la voglia incredibile di arrivare il prima possibile; al ritorno, era nostalgia, era voglia di tornare indietro, per sempre… Pensavo che questi continui viaggi non fossero altro che effimeri pensieri gioiosi in una vita triste in cui accontentarsi è impossibile, però mi impegnavo affinché simili considerazioni non saltassero fuori finché eravamo insieme…
Il cartello di fine territorio fu una pugnalata al cuore: sapevo che l’avrei visto ma il segnale autostradale mi fece scoppiare a piangere, e a stento riuscivo a vedere la strada. Avevo anche spento l’autoradio per evitare che emozioni improvvise si mischiassero col mio stato d’animo ma era bastato solo un rettangolo verde con una linea diagonale rossa a farmi perdere il controllo.
Ripensavo ai tuoi occhi, ai tuoi capelli, al tuo sorriso, a come era stato assurdo conoscersi, per caso, e a come era incredibile il rapporto che avevamo instaurato, in pochi mesi, contro i pronostici di tutti.
Mi ripetevo che il tempo andava goduto attimo per attimo e che presto questo calvario sarebbe finito, che avremmo potuto vivere insieme! Mi tornò il sorriso. ”Ogni lungo cammino comincia con un primo passo” pensavo, e io mi ero impegnato veramente affinché passo dopo passo potessimo instaurare qualcosa di serio e duraturo.
Solo poche ore prima eravamo insieme, a stringerci, a prometterci che non sarebbe stato così per sempre… Ora io guidavo divorando kilometri, in silenzio, solo coi miei pensieri, riflettendo su come la vita potesse essere impietosa: che senso aveva conoscersi e innamorarsi se poi si doveva soffrire così tanto per stare insieme?
Intanto il sole mi aveva abbandonato e mi ritrovavo immerso in grandi banchi di nebbia, a dimostrazione ulteriore che ormai ero vicino al luogo del ritorno, a quella che però sentivo sempre meno casa mia dato che non c’era nessuno ad aspettarmi, niente a motivarmi, solo il pensiero, in genere, che presto avremmo avuto a disposizione un altro fine settimana da passare insieme in qualche posto meraviglioso.
La nebbia nascondeva tutto: ero davvero solo. Erano sparite le tue risate, la nostra giornata al mare poche ore prima, le nostre portate al ristorante accompagnate da buon vino, la notte insieme a dormire abbracciati: c’era solo una nebbia feroce attorno a me, e già i ricordi dei due giorni precedenti erano stati riposti in qualche angolo del mio cervello e catalogati come passati.
Aprii il finestrino per fumare una sigaretta. L’aria era fredda, pungente, ma la nebbia era così morbida che per un attimo, nonostante la velocità della mia vettura, mi sembrò di accarezzare le tue mani. Era così soffice che sembrava di poterla afferrare, proprio come lo sono sempre state le tue dita e i tuoi palmi quando li portavo teneramente alla bocca, quasi adorandoti.
Purtroppo i miei tristi pensieri continuavano a non lasciarmi in pace, e non c’era modo di vincere la tristezza incredibile che provavo nell’avvicinarmi sempre di più a casa e allontanarmi sempre di più dall’unico posto dove sarei voluto essere.
A nulla serviva ripetersi che presto avremmo ricominciato una nuova vita insieme, che stavamo sfruttando tutto il tempo a nostra disposizione, che nulla sarebbe andato perso anche di questa sofferenza ebdomadaria che puntualmente ci attanagliava quando ci stringevamo l’ultima volta prima di separarci.
Dopo ogni sogno ci si sveglia, e per noi la sveglia era rappresentata dal navigatore che annunciava l’orario di arrivo a destinazione e dalla portiera del passeggero che si richiudeva mentre, volendo rubare ogni attimo al mio nemico Chrònos, continuavo a guardare la tua schiena sempre più lontana, più irraggiungibile, finché essa non spariva dietro alle palme della piazza del tuo paese e poi dietro a un portone, mentre io ripartivo senza distogliere lo sguardo dal sedile accanto a me, rimasto vuoto all’improvviso, dove nessuno più sedeva ad accarezzarmi la testa dolcemente.
L’angoscia lasciava poi sempre posto alla rabbia: quante altre portiere si sarebbero dovute richiudere, e quanti viaggi di ritorno ci sarebbero dovuti essere, prima di poter godere anche noi di un po’ di felicità? Se esisteva una qualche ricompensa divina per i sacrifici, io dovevo usufruirne certamente!
Mentre riflettevo iroso, mi tornarono in mente le storie passate, le sicure promesse già rivolte ad altre persone che ormai non facevano più parte della mia vita, e il coraggio che spesso mi aiutava a superare questi momenti deprimenti restava dilaniato, e io mi sentivo veramente solo, consapevole che tutto può cambiare, che certe volte può davvero sembrare tutto uguale, e la paura di vivere troppe volte ci ferma.
Allora mi dicevo che il timore di compiere scelte sbagliate era il quid che ci permetteva di impegnarci con tutte le nostre energie per raggiungere i nostri scopi, e quindi amavo le mie paure e ragionavo su esse per vincerle.
Solo durante i viaggi di ritorno esse vincevano su di me e mi portavano a stare male tanto da non vedere più nessuna via d’uscita alla mia continua sofferenza, stavolta più che mai.
Ero arrivato. ‘Chissà se anche da te c’è questa stupida nebbia che avvolge la città’ pensai, poi mi ricordai di quanto l’avevi trovata suggestiva quei due giorni che eravamo stati a casa mia, l’unica volta, e avevo scoperto che da voi la nebbia non si vedeva mai…
Chissà che cosa stavi facendo mentre io parcheggiavo la macchina e mi preparavo ad andarmene a letto stanco per le ore di guida. Avevo voglia di urlare, di ripartire, invece salii le scale, aprii la porta, accesi il riscaldamento, mi spogliai e m’infilai sotto le coperte.
Avevo ancora addosso il tuo profumo o il mio cervello me lo faceva sentire per averti più vicino? O stavo semplicemente negando quello che era successo poco prima che salissi in macchina?
Stavamo passeggiando mano nella mano e all’improvviso quel suono del cellulare. Ho letto il tuo nome e ho capito subito che ancora una volta avevi dimenticato di mettere quel maledetto blocca tasti!
“Amore – ti ho sussurrato – mi hai mandato un messaggio!”
“Ma no, ce l’ho in tasca il cell” mi hai risposto, troncando la parola cellulare con quel tuo accento stupendo.
Con gesto meccanico l’hai tirato fuori dai pantaloni e l’hai scoperto illuminato. Hai sorriso e mi hai chiesto cosa mi avessi scritto. Io non avevo neanche letto il contenuto fino a quel momento, allora ho visualizzato e mi sono bloccato. Ho smesso di passeggiare e l’ho riletto una seconda volta, poi una terza. Il messaggio diceva (lo ricordo ancora a memoria): “A me non và che tu lo veda ancora dopo che siamo stati insieme! Mi avevi detto che non vi frequentavate più, che non ti interessava più nulla di lui, e adesso ci esci ancora? Sei incoerente!”.
Te l’ho letto e ti ho chiesto cosa significasse. Tu hai risposto con la tranquillità che ti aveva sempre contraddistinto, spiegandomi: “È un messaggio vecchissimo rimasto salvato in bozze da almeno due anni. Era per Letizia, figurati!” e hai sorriso, quasi sbeffeggiando la mia preoccupazione circa la tua fedeltà.
Ho sorriso anch’io e abbiamo continuato a passeggiare sul lungomare col sole che ci picchiava in testa, finché non mi sono bloccato di nuovo e ti ho chiesto: “Ma è proprio vero che l’hai scritto tu questo messaggio?”.
Stavolta era impossibile non individuare una punta di fastidio e di risentimento nella tua voce quando hai ribadito di sì. Allora io ti ho guardato negli occhi, quegli occhi neri da corvo così penetranti da lasciarmi nudo ogni volta che sostenevi il mio sguardo.
Ho farfugliato: “Non l’hai scritto tu. Tu non commetteresti mai un errore ortografico nemmeno in un sms. Non puoi aver scritto va con l’accento!”.
Mi hai sempre fronteggiato a viso aperto ogni volta che abbiamo litigato. Hai mentito varie volte anche negando l’evidenza e sempre puntandomi i tuoi occhioni dolcissimi addosso tanto da farmi dimenticare qualsiasi cosa e farmi ricordare solo quanto ti amassi. Allora perché il tuo sguardo, stavolta, era fisso a terra?
Ho iniziato a piangere come un bambino mentre ti supplicavo: “Guardami, ti prego, guardami…” e man mano la mia voce si affievoliva sempre più e perdevo le speranze per ogni secondo che i tuoi occhi passavano a guardare il selciato.
L’ultimo ricordo nitido che ho di oggi sei tu che mi dici, dopo un intervallo di tempo interminabile: “Andiamo al bar e ti racconto tutto”, poi il ricordo si confonde completamente e non capisco più chi è Andrea, perché lo frequenti da un mese, perché non mi dici più che mi ami, perché paghi il conto del bar e mi lasci seduto a fissarti mentre ti allontani, e perché il sedile accanto a me è vuoto quando mancano ancora quaranta minuti prima di doverti riaccompagnare a casa per imboccare l’autostrada.

Edited by vivonic - 4/9/2012, 19:42
 
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view post Posted on 17/7/2012, 11:02
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Fabrizia

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Anche a te ho modificato il titolo della discussione aggiungendo il tuo nome... Il buon esempio, mi raccomando ^_^


 
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view post Posted on 17/7/2012, 14:29
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CITAZIONE (abaluth @ 17/7/2012, 12:02) 
Anche a te ho modificato il titolo della discussione aggiungendo il tuo nome... Il buon esempio, mi raccomando ^_^

Ci ho pensato dopo averlo inviato :D
E mi son detto: "Tanto ci pensa Abaluth"... :rolleyes:
 
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view post Posted on 17/7/2012, 15:16
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Fabrizia

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Lupoalfa
view post Posted on 17/7/2012, 16:31




Vivo! E' u7n racconto bellissimo che mi commuove. Ricco di umanità, di tristezza, ma anche di voglia di vivere! Le ultime cinque righe sono da incorniciare. Lo rileggerò ancora e ti farò un commento meno frettoloso e più meditato.
Complimenti veramente!
 
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view post Posted on 17/7/2012, 17:43
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Un primo commento così, e da te poi, dà una gran carica! Speriamo bene :) Grazie :wub:
 
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Allison Blunt
view post Posted on 17/7/2012, 18:34




Oddio davvero è bellissimo, sì insomma mi ha coinvolta un sacco. Capisco quando un racconto mi piace davvero tanto perchè mi creo nella testa delle immagini nitide e chiare, ed è quello che è successo in questo caso, e non mi capita spesso di pensare per un attimo di voler abbracciare il protagonista e dargli delle pacche sulla spalla per dirgli "tranquillo, passerà tutto, lo supererai", stavolta è successo, devo davvero congratularmi! E il finale è davvero ben scritto!
 
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view post Posted on 17/7/2012, 18:45
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CITAZIONE (Allison Blunt @ 17/7/2012, 19:34) 
e non mi capita spesso di pensare per un attimo di voler abbracciare il protagonista e dargli delle pacche sulla spalla per dirgli "tranquillo, passerà tutto, lo supererai",

Carissima Allison, l'hai appena fatto... :unsure:
Una delle cose più difficili, quando si scrive un qualcosa di autobiografico, è riuscire a rendere la storia universale, in modo da interessare il lettore, e non tenersela ancorata ai propri ricordi.
Su questo racconto ci ho lavorato davvero tanto: pensa che questa è la quinta stesura e finalmente mi riesce a convincere. Col tuo commento, siete già in due a esser stati convinti, oltre a me. Ciò mi fa ben pensare, se non di aver scritto un buon racconto, quantomeno di aver migliorato le prime stesure (che non ti avrebbero coinvolta affatto, ne sono certo).
Grazie ancora delle tue stupende parole. :wub:
 
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pleiadi
view post Posted on 17/7/2012, 22:43




Eh sì, l'argomento, apparentemente banale, in quanti modi può essere sviscerato! Per ora non c'è un testo simile ad un altro, tutti sono diversi e originali. Il tuo è vero, non vola di fantasia e non si maschera da letteratura, i personaggi sono quelli che tutti noi abbiamo conosciuto almeno una volta. E, come dice Allison, viene voglia non di esaminare il testo in quanto tale, ma di fare il tifo per lui, e dirgli che tutto considerato gli è andata bene, che cosa se ne faceva di una così... !
Da questo però se ne deduce che in chi legge c'è coinvolgimento, e quindi maestria nello scrivere, coraggio nel raccontare. Anche se un testo contiene sempre una parte di letteratura, si capisce quando nasce da sentimenti veri. Sulla correttezza formale nulla da eccepire, bravo, come sempre. Ciao!
 
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view post Posted on 17/7/2012, 22:48
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CITAZIONE (pleiadi @ 17/7/2012, 23:43) 
Eh sì, l'argomento, apparentemente banale, in quanti modi può essere sviscerato! Per ora non c'è un testo simile ad un altro, tutti sono diversi e originali. Il tuo è vero, non vola di fantasia e non si maschera da letteratura, i personaggi sono quelli che tutti noi abbiamo conosciuto almeno una volta. E, come dice Allison, viene voglia non di esaminare il testo in quanto tale, ma di fare il tifo per lui, e dirgli che tutto considerato gli è andata bene, che cosa se ne faceva di una così... !
Da questo però se ne deduce che in chi legge c'è coinvolgimento, e quindi maestria nello scrivere, coraggio nel raccontare. Anche se un testo contiene sempre una parte di letteratura, si capisce quando nasce da sentimenti veri. Sulla correttezza formale nulla da eccepire, bravo, come sempre. Ciao!

Grazie :wub: :wub: :wub:
 
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view post Posted on 19/7/2012, 22:24
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Romina Tamerici

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Un bel racconto. Niente demoni che si uccidono in modi assurdi e già questo mi predispone bene alla lettura. Insomma, per me è molto, molto, molto meglio di quello del concorso precedente (opinione personale)!

Di per sé la trama non è molto originale, ma visto che è un racconto autobiografico non mi metterò a sindacare. Dopotutto i tradimenti si somigliano un po’ tutti e il dolore che si prova è universale, lascia in bocca il sapore del già noto, anche se non è così.

Spero che non offenda la tua sensibilità il fatto che io lucidamente riesca comunque ad analizzare il racconto prescindendo dal tuo vissuto personale. Non è menefreghismo, sono una persona che sa consolare, ma se hai presentato qui questo testo credo che tu l’abbia fatto per avere dei commenti sulla qualità letteraria del brano e non solo per parlare di te, quindi…

In ogni caso ho poco da segnalare perché tu scrivi bene e lo sai.

1. Mi ripetevo che il tempo andava goduto attimo per attimo e che presto questo calvario

Qui io userei “quel” al posto di “questo”, perché la frase è al passato, però dipende dalla sfumatura di significato che vuoi attribuire alla frase.

2. Kilometri
So che si può scrivere anche così, ma io preferisco “chilometri”. E tu dirai: A chi interessa cosa preferisci tu? E io rispondo che hai ragione.

3. Ci sono troppe virgole prima delle “e”, almeno alcune le toglierei.

Quando ho letto la frase “A me non và che tu lo veda ancora dopo esser stato con me!”, mi sono subito appuntata l’errore, chiedendomi quale colpo di sole te l’avesse causato, visto che non fai mai errori del genere. Poi ho capito e depennato.

Grazie per avermi insegnato una nuova parola (“ebdomadaria”) che non avevo mai sentito. Anche se nel contesto forse è troppo aulica, visto che il testo è costruito sui pensieri del protagonista, ma dato che il protagonista sei tu, non escludo che tu utilizzi questa parola abitualmente.

Veniamo ora alla mia frase preferita:
CITAZIONE
Pensavo che questi continui viaggi non fossero altro che effimeri pensieri gioiosi in una vita triste in cui accontentarsi è impossibile, però mi impegnavo affinché simili considerazioni non saltassero fuori finché eravamo insieme…

In bocca al lupo per il concorso!
 
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view post Posted on 19/7/2012, 22:43
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Romina carissima, mi hai anche fatto sorridere :) In effetti la parola ebdomadario la uso :P
Mi ha fatto sorridere anche il mio improvviso colpo di sole...
Comunque, in effetti la sfumatura della tua prima osservazione è quella che desidero, mentre la seconda è una mia fissazione: i nomi scientifici li scrivo sempre come in originale. Altrimenti, dovremmo scrivere vatt, gioule, ecc ecc...
Grazie comunque del bel commento; comunque i demoni ci sono anche in questo racconto, anche se meno espliciti... :P
 
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view post Posted on 19/7/2012, 22:57
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Romina Tamerici

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Lieta di averti strappato un sorriso! Da oggi anch'io voglio usare "ebdomadario"!
Grazie per aver replicato a tempo di record.
Per quanto riguarda i demoni... sì, ci sono anche qui e forse sono ancora più terribili degli altri. Dopotutto a volte fa più male sentirsi traditi da una persona che si amava piuttosto che farsi sbranare, almeno credo.
 
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view post Posted on 19/7/2012, 23:03
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Almeno una volta sbranati la sofferenza finisce...
 
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view post Posted on 19/7/2012, 23:21
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Romina Tamerici

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Eh già... come darti torto!
 
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