| Come in ogni vita che si rispetti, anche nella sua arrivò l'amore. Non la travolse, non l'aggredì, non la gettò a terra impossessandosi di lei. Si avvicinò da dietro a passo felpato, le diede un colpetto sulla spalla e si fermò a guardarla con l'espressione "Non sarebbe ora anche per te di amare?". E L'amore non accetta rifiuti. Funziona proprio così. Non appena riesci finalmente a capire chi sei arrivano i sentimenti a devastarti l'identità. E lei, lei fece la cosa per cui si era allenata una vita, semplicemente ignorò. Si nascose dietro quel muro di finto cinismo che l'aveva precariamente protetta per tutta la vita, rifiutandosi di aprire una porta che si sarebbe spalancata in ogni caso, prima o poi. E quel prima o poi sembrava essere arrivato. Al mondo ci sono diversi tipi di persone. Quelle che aspettano di innamorarsi dell'altra metà della mela e nella frenesia dell'attesa amano chiunque, quelle che sperano in un "per sempre" e siedono in un angolo ad aspettare un miracolo, quelle che odiano l'amore e attendono che qualcuno cambi la loro idea, e quelle che semplicemente fuggono. Lei probabilmente apparteneva all'ultima categoria; ciò che non si conosce spaventa più di qualsiasi altra cosa, e non vi è cosa più incomprensibile e indefinibile dell'amore. Fu per questo che il suo rapporto con l'amore fu una scalata in discesa nel vuoto. Il massimo del sentimento che avesse mai provato fino a quel momento erano gli innamoramenti incidentali e momentanei sui mezzi pubblici, per strada, alle poste, alla cassa del supermercato. Quegli amori che ti riempiono la testa per una mezz'oretta e poi svaniscono nel nulla, rispuntano quando li incontri di nuovo e si dileguano non appena svolti l'angolo. Le cose cambiarono solo quando, un maledetto giorno che ricorderà sempre -o perlomeno fino a quando una malattia degenerativa glielo farà scordare- incontrò lui. Avete presente il tipico ragazzo della porta accanto? Gentile, buono, dolce.. Ecco, non lui. Quello della porta successiva. Quello strano e incomprensibile. Fu questo che probabilmente la attirò nella trappola del sentimento: una testa di capelli ricci e disordinati che ricopriva quell'ironia che lei aveva sempre amato ma non aveva mai incontrato fino ad allora. Ma più di tutto fu un'idea che l'attirò, la consapevolezza che forse aveva trovato per la prima volta nella sua giovane vita qualcuno disperso, inconsapevole e indifeso come lei. Certamente non l'avrebbe mai ammesso, si limitava a riconoscere a se stessa una vaga attrazione, eppure non riusciva a non pensare a quell'energumeno che senza alcun preavviso era arrivato a sostituire gli inutili pensieri che coltivava nella testa e le aveva letteralmente paralizzato il cervello. Il tempo passato con lui fu certamente il più originale che avesse mai trascorso: silenziosamente adorava ogni singola parola che usciva dalla bocca di lui, e adorava ogni suo sorriso, ogni sua carezza, ogni singolo bacio, ogni abbraccio, ogni movimento che le faceva tremare il cervello e dimenticare di essere cinica e poco incline agli affetti. Ci mise qualche mese a riconoscere di essere innamorata, e non fu per niente facile. Probabilmente avrebbe dovuto capirlo sin da subito che era destinata a soccombere sotto il regime dei sentimenti, sin da quando il cuore le esplodeva nel petto prima di doverlo incontrare. E quel dolore allo stomaco per un po' svanì. Sembrava che finalmente quelle dannate larve si fossero decise a diventare farfalle. Il problema, quando si ama ma non si vuole amare, è che si tende a rifiutare ogni piccolo gesto che possa in qualche modo compromettere tutte le confutabili certezze della vita. E così, mentre si lasciava andare tra le braccia di un amore di cui non poteva fare a meno, dentro la sua testa infuriava la terza guerra mondiale. Molti ignorano però le capacità del grande sentimento. Quando finalmente si spense quel grande, freddo e bastardo interruttore nella sua testa si accorse della verità: si era innamorata. E non si era innamorata di un tipo qualunque, si era innamorata del genere di persona che incrociandola per strada le creava nella testa migliaia di immagini su un futuro improbabile che ora sembrava farsi più nitido. E lei un po' lo odiava. Odiava il fatto di amarlo, di non poter stare senza di lui, di passare le giornate ad aspettare la sera per poterlo vedere, ma soprattutto odiava il fatto di amare più lui che lei stessa. Semplicemente non era abituata a lasciare così tanto spazio ad altri. Con il tempo, però, come ogni essere umano ci si abituò. Si abituò ad aver perso quell'animo gelido e insolito che aveva fatto crescere come un rovo rampicante intorno a un cuore fragile e timoroso. Con il tempo si lasciò andare, riuscì a tenerlo per mano senza sentirsi un'idiota, riuscì addirittura a credere di non smettere mai di amarlo. Si dice che si ama davvero solamente la prima volta che ci si innamora, perché non si sa che si può sopravvivere al dolore di un addio. E lei amava davvero. E lui, beh lui era il davvero che aveva inconsapevolmente aspettato, che aveva cacciato e allontanato in ogni modo, ma che non si era rassegnato all'addio perché l'aveva capito. Aveva capito come il distacco per lei fosse una difesa di cui non aveva realmente bisogno. Non la lasciò andare. E lei, una notte, finalmente si rese conto che amare non significa perdere se stessi. Amare è solo il più grande capitolo della vita di ogni persona, e il capitolo più avvincente di chi l'amore l'ha rifiutato e preso a pugni per anni per poi incontrarlo davvero.
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