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Occhi neri - Paolo Dapporto

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Lupoalfa
view post Posted on 11/7/2012, 18:38




Occhi neri

A parte le scorrerie di eserciti barbari che uccidevano gli uomini e stupravano le donne, la peste che decimava la popolazione, le carestie e altre calamità naturali, non si viveva male nel dodicesimo secolo in quella valle ai piedi delle Alpi.
Lukas e Hanna si incontravano nel fienile del casolare di lui per fare l’amore. Di nascosto, quando faceva buio, non perché le famiglie fossero contrarie, ma perché Lukas non si decideva a fissare la data delle nozze.
Un motivo valido il giovane ce l’aveva, anche se Hanna non era d’accordo:
“Come la fai lunga per una notte! E noi donne allora che ci tocca subire per tutta la vita?”
“Tu non ti rendi conto, Hanna, che vergogna sia per un uomo dover passare la notte prima del matrimonio a letto con il conte. È vecchio, basta avere un po’ di pazienza. Ci sposeremo quando sarà morto” rispondeva Lukas mentre spogliava la ragazza.
Il conte Arcibald della famiglia Thuner, all’età di sessant’anni, per uno strano scherzo della natura, aveva cominciato ad apprezzare le grazie e i muscoli vigorosi dei giovani contadini e lo ius primae noctis preferiva esercitarlo con loro. Dopo tanti anni, le giovani ragazze lo avevano stufato.
Un giorno di primavera la tranquillità della gente fu sconvolta da una notizia: il conte Arcibald era morto in un incidente di caccia. Era partito di mattina presto a cavallo insieme al figlio Wolfang. Mentre inseguivano un capriolo, Wolfang scoccò una freccia che, invece di colpire l’animale, prese il padre in pieno petto. Davvero un incidente? I contadini, sapendo come scalpitava il giovane rampollo nell’attesa di diventare il padrone assoluto dell’intera valle, erano più propensi a credere che quella freccia non fosse stato un errore di mira.
Sparito l’ostacolo, Lukas e Hanna poterono fissare la data per il loro matrimonio. Il giorno prima delle nozze, Hanna si vestì con la veste da sposa, si sciacquò i denti, si lavò con acqua resa profumata da fiori ed erbe afrodisiache e si avviò al castello del conte. Lukas la salutò con un lungo bacio sulla porta principale, prima di consegnarla a due guardie armate.
L’incontro tra Wolfang e Hanna ebbe un seguito anche dopo la notte passata nel letto a baldacchino tra lenzuola ricamate. Quando il conte vide che la ragazza non era vergine, si offese a morte e decise che il futuro marito avrebbe pagato caro l’oltraggio:
“Io passare di qui dopo un contadino?” storse la bocca, ma ci passò lo stesso.
Il giorno seguente Wolfang firmò la condanna a morte per decapitazione di Lukas. Hanna corse piangendo al castello per implorare la grazia. Il conte l’accolse severo, urlando la sua rabbia per l’offesa ricevuta, poi tentennò la testa e si mise la mano sinistra sotto il mento, gesto che faceva quelle poche volte che era lambito da un pensiero profondo.
Che vantaggi gli avrebbe mai dato la morte di Lukas? Lui non era assetato di sangue, ma di donne e di ricchezza. Fissò gli occhi verdi di Hanna, inquieti, pieni di luce e così diversi dallo scuro dei suoi. La sera prima non li aveva notati. In quella valle di occhi chiari, solo i nati della famiglia Thuner avevano occhi neri, un chiaro segno di potere.
Non gli era dispiaciuta la notte trascorsa con Hanna. Lei si era data da fare, aveva preso iniziative ardite, non come le solite vergini impacciate che gli arrivavano col rosario in mano recitando avemmarie e paternostri. Si prese il diritto di una secunda nox e trasformò la condanna a morte di Lukas in una tassa: un vitello e un porcellino da sacrificare in occasione della prossima festa al castello.
Lukas ringraziò il cielo per lo scampato pericolo, ma si accorse presto che la vita che gli era stata salvata era una vita senza valore. Il conte, oltre ai consueti balzelli, aveva imposto ai contadini tasse nuove: sull’erbatico, l’erba che si tagliava nei campi, e sul polveratico, la polvere che si alzava camminando.
“Il conte giovane il culo ce lo fa con le tasse” diceva Lukas a Hanna che, incinta, aveva bisogno di cibi sostanziosi che purtroppo scarseggiavano.
Partorì lo stesso un bel maschietto, che aveva gli occhi neri come la pece. Lukas non ci fece caso. Dette la colpa alla natura che spesso si diverte a fare degli scherzi. Si presentarono col bambino in braccio al cospetto del conte che, per tradizione, doveva dare la sua approvazione al nome scelto dai genitori.
“Mi piacerebbe tanto chiamarlo Ferdinand” sussurrò Hanna timidamente. Wolfang notò che il bambino aveva degli splendidi occhi neri che rilucevano di intelligenza. Scacciò un altro pensiero profondo e dette il suo responso:
“Ferdinand a un figlio di contadini? Chi ve le mette in testa queste idee? O Peter o Jakob.” Lo chiamarono Jakob.
Al castello il conte si dava ai bagordi più sfrenati, sordo alle insistenze della madre che avrebbe voluto che si sposasse e mettesse al mondo dei figli, idea che il conte aborriva perché i figli sono persone pericolose.
La vita della famigliola, invece, si trascinava negli stenti. Hanna rimase incinta per la seconda volta. E per la seconda volta nacque un maschietto, Peter, con inconfondibili occhi neri che pungevano l’aria. Nella mente di Lukas si insinuò un sospetto. Un pomeriggio rientrò in casa prima del solito dal lavoro nei campi e ci trovò Sara, sua suocera, insieme ai bambini. Di Hanna nessuna traccia. Prese l’arco che si era costruito con il legno di tasso, il migliore, e due frecce con la punta di metallo, quelle che uccidono anche l’orso. Conosceva una via segreta, sotterranea, per entrare all’interno del castello. Non trovò nessun ostacolo fino alla camera di Wolfang.
Lukas socchiuse appena la porta e li vide, eccome se li vide! Wolfang e Hanna, nudi e avvinghiati sul letto a baldacchino, ridevano alla faccia di tutti, del mondo intero, anche di lui.
“Non dirmi che godi così anche con quel tuo contadino!”
“Ah, ah” rise Hanna girandosi “facciamo il gioco della pecorina e del lupo cattivo.”
Fu allora che Lukas tese il suo arco, armato con la freccia che trafisse la schiena di Wolfang. Dalla bocca di Hanna uscì un urlo spaventoso. Era giunta la sua ora. Non chiese pietà, non implorò la grazia, come aveva fatto lei per suo marito. Mentre lui armava l’arco per la seconda volta, Hanna porse il petto alla freccia con fierezza. La mano di Lukas, quella stessa mano che aveva per anni toccato e accarezzato il corpo di Hanna, fino a esplorarne le più intime femminilità, cominciò a tremare, incapace di far flettere l’arco. Lukas tolse la freccia e la gettò con un gesto di disprezzo sul letto insanguinato.
Uscì veloce dal castello, passò da casa, vestì i suoi bambini, li caricò sul carro e li portò via con sé, lontano.
Per molti secoli nessuno vide più occhi neri nella valle.

Edited by Lupoalfa - 20/8/2012, 21:01
 
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view post Posted on 13/7/2012, 00:06
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Romina Tamerici

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Il racconto mi è piaciuto. Le storie di tradimenti amorosi non sono proprio la mia passione, ma visto il tema del concorso dovrò abituarmi.

Il tuo testo è curioso e la caratteristica degli occhi più volte ribadità dà originalità alla trama. L'unica cosa che non capisco è perché solo i figli maschi della casata nascono con gli occhi neri (dopotutto il fenotipo "occhi neri" deriva da un carattere dominante indipendente dai cromosomi X e Y, se non dico una stupidaggine). Va be', non importa. Il testo è bello e solo una pignola come me poteva appigliarsi a Mendel per lamentarsi!

Ti segnalo solo due piccole cose…

1. A noi donne ci tocca per tutta la vita.
L’obbligo di cui stanno parlando è quello di passare la notte prima delle nozze con il conte, quindi tocca a ogni donna una volta sola nella vita (o più solo in caso di seconde nozze). Quindi o ti stai riferendo ad altre corvée, oppure dovresti riformulare la frase es. “prima è sempre toccato a noi donne” o una cosa del genere.

2. Un giorno di primavera la tranquillità della gente fu sconvolta da una notizia. Il conte Arcibald era morto in un incidente di caccia.

Al posto del punto fermo metterei un due punti.

Se ho trovato così poco da ridire vuol dire che il testo è scritto bene ed è fluido. Bravo! In bocca al lupo...
 
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Lupoalfa
view post Posted on 13/7/2012, 06:37




Grazie Romina, sono contento che ti sia piaciuto. In quanto agli occhi neri, tenendo conto tipo di racconto, ho omesso ogni considerazione scientifica.
Per il primo punto: A noi donne ci tocca per tutta la vita, non mi riferisco solo allo ius primae noctis, ma a tutto quello che subiscono le donne nella loro vita.
Aspetto anche un tuo racconto!
Ciao
:) :) :)
 
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view post Posted on 13/7/2012, 09:25
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Romina Tamerici

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Sì, certo che dovevi omettere ogni considerazione scientifica... sono io che ogni tanto straparlo, comunque ti basterebbe dire che "tutti i figli della casata hanno gli occhi scuri" al posto che "i figli maschi" e avresti risolto gran parte della questione.

Le donne subiscono parecchio nella loro vita, comunque la frase messa così non credo abbia il significato che tu vuoi darle. Almeno io non l'avevo intesa così, ma aspetta di vedere che ne pensano gli altri.

Il tuo nuovo avatar è bellissimo e tenerissimo!

Probabilmente arriverà anche un mio racconto, ma non a breve, temo. Ho già scritto la prima versione, ma devo ancora fare tutte le mie revisioni e ultimamente sono un po' presa con altre scadenze! Comunque arriverò! Grazie!
 
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pleiadi
view post Posted on 13/7/2012, 19:20




Finalmente! Mi sentivo sola e abbandonata, in tema ..col tema!
Il racconto prende, è scritto bene, e le piccole imprecisioni a me non infastidiscono, anzi, movimentano lo stile rendendolo più personale.
Un piccolo rilievo, ma solo per trovare qualcosa. All'inizio non è spiegato che il racconto si svolge nel Medio Evo, anche se il contenuto lo fa presumere. Poi è esplicitato. Forse una piccola introduzione, o un inciso iniziale, potrebbe far entrare subito in atmosfera e far fare immediatamente riferimento allo ius primae noctis.
Ciao!

 
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Lupoalfa
view post Posted on 13/7/2012, 20:57




Grazie Pleiadi! Ho modificato l'inizio seguendo il tuo consiglio.
Ho seguito anche il tuo Romina! Al posto di "figli maschi" ho messo "nati", cioè anche le femmine.
Ciao!
 
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pleiadi
view post Posted on 13/7/2012, 21:36




Bello! Così si entra subito. Speriamo presto in altri testi e quindi, in altri commenti e aiuti. Ciao
 
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view post Posted on 13/7/2012, 22:39
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Romina Tamerici

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Mi piace molto il nuovo incipit! Quella parte messa dopo spezzava un po', qui invece è funzionale al contesto e rallenta un po' lo scoppio dell'azione (in senso positivo).

E non devi seguire per forza i miei consigli. Io, da bravo grillo parlante, canto, ma non è detto che debba aver ragione! Anzi...
 
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view post Posted on 15/7/2012, 17:54
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Fabrizia

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Ciao Lupoalfa, ho modificato il titolo della discussione aggiungendo il tuo nome, non dimentichiamoci di dare il buon esempio ai prossimi partecipanti :D


 
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Lupoalfa
view post Posted on 15/7/2012, 21:15




Hai fatto benissimo Abaluth e scusa!
:wacko:
 
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Allison Blunt
view post Posted on 15/7/2012, 22:27




Il racconto è davvero singolare, e preciso che "singolare" vuole essere un complimento!
In realtà non nutro una grandissima passione per i racconti ambientati così in là nel tempo, ma l'ho apprezzato in ogni caso, soprattutto per il fatto che nonostante l'ambientazione alcuni temi e riflessioni che ne derivano sono comunque attualissimi. Forse mi sbaglio nell'interpretarlo, ma l'ho letto come una sorta di metafora articolata, niente male a mio modesto parere!
 
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wyjkz31
view post Posted on 18/7/2012, 21:21




Mi è piaciuto molto. Bravo!
Questa volta non c’è proprio niente che non mi convinca nel tuo racconto. Tutti i personaggi hanno il loro spazio e sono delineati più dall’azione che dalla descrizione e hai disseminato qua e là qualche tocco di ironia che vivacizza la narrazione.
CITAZIONE
A noi donne ci tocca per tutta la vita.

Leggendo la frase ho fatto la stessa identica riflessione di Romina.
Ho letto la tua spiegazione:
CITAZIONE
Per il primo punto: A noi donne ci tocca per tutta la vita, non mi riferisco solo allo ius primae noctis, ma a tutto quello che subiscono le donne nella loro vita.

Secondo me, per dare questo significato alla frase di Hanna dovresti formularla diversamente. Comunque, per come ho interpretato la tua storia, potresti anche tralasciare “tutto quello che subiscono le donne” senza nessun danno per il senso complessivo; poi dipende sempre da quanto è importante per te, dire questa cosa.
CITAZIONE
Non chiese pietà, non implorò la grazia, come aveva fatto lei per suo marito.

Alla prima lettura sono inciampata in quel “lei”: mi è venuto il dubbio che non stessi parlando di Hanna.
Forse si potrebbe dire: "come aveva fatto a suo tempo per il marito" o qualcosa del genere.
E per finire:
CITAZIONE
aveva imposto ai contadini tasse nuove: sull’erbatico, l’erba che si tagliava nei campi, e sul polveratico, la polvere che si alzava camminando.

se verrà istituita la tassazione sul polveratico (magari comprendendo anche quello sollevato dagli pneumatici) ti riterrò personalmente responsabile.
CITAZIONE
Uscì veloce dal castello, passò da casa, vestì i suoi bambini, li caricò sul carro e li portò via con sé, lontano.

Non sono sicura se sia un atto di amore verso quei bambini non suoi, una forma di vendetta nei confronti di Hanna, o entrambi, comunque il finale mi è piaciuto.
 
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view post Posted on 18/7/2012, 21:24
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Racconto scritto con molta cura.
I vocaboli sono adatti all'epoca.


Quindi anche il figlio aveva lo stesso vizietto del padre.
Solo che il padre con i vigorosi contadini e il figlio con le belle vichinghe.

Spero tu non voglia intraprendere la via della politica.
Perche' avresti un futuro, tra i gorvernanti con questa legge

tasse nuove: sull’erbatico, l’erba che si tagliava nei campi, e sul polveratico, la polvere che si alzava camminando.

Visto le incalzanti evoluzioni che hai dato al racconto, il finale lo pensavo, originale come la parte del testo precedente.

Il marito che perdona e' ok, ma il fatto che va a casa li veste ecc, sembra una flash dei nostri giorni.

Comunque veramente bello
 
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Devil95
view post Posted on 22/7/2012, 18:09




la fantasia non manca, bravo :) comprendo i limiti sanciti dal concorso ma la storia in certi punti andrebbe sviluppata con più esercizio. la figura di Hanna, però, non mi convince affatto. la frase che spara a letto col conte, poi, non mi ha dato niente di buono. anzi. la parte del contadino tradito è invece molto ben espressa nella conclusione. la battuta delle tasse mi ha esilarato! TITOLO? ECCELLENTE!
 
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Esterella
view post Posted on 23/7/2012, 18:22




Ciao Lupo Alfa, devo dire che hai scritto davvero un bel racconto. piaciuta l'ambientazione. Audace il mettere in luce il vizietto del conte e poi i soprusi che i nobili erano soliti fare ai danni dei poveri contadini.
Il racconto è molto fluido. L'unica cosa che non mi convince è il modo di esprimersi di Hanna

QUOTE=Lupoalfa,11/7/2012, 19:38]
Occhi neri


“Come la fai lunga. Cosa vuoi che sia? A noi donne ci tocca per tutta la vita. Cosa dovremmo dire?”

Beh, sembra un linguaggio molto moderno che però non esprime ne rassegnazione ne rabbia.
Io avrei detto:
"Lo so, è tremendo quello che ti aspetta. Noi donne sappiamo bene cosa significa subire".



“Io passare di qui dopo un contadino?” storse la bocca, ma ci passò lo stesso.
insomma le donne erano proprio una merce di consumo...

.
Lukas ringraziò il cielo per lo scampato pericolo, ma si accorse presto che la vita che gli era stata salvata era una vita senza valore. Il conte, oltre ai consueti balzelli, aveva imposto ai contadini tasse nuove: sull’erbatico, l’erba che si tagliava nei campi, e sul polveratico, la polvere che si alzava camminando.
Bravo!
Uscì veloce dal castello, passò da casa, vestì(Forse basta un semplice. prese) i suoi bambini, li caricò sul carro e li portò via con sé, lontano.
Per molti secoli nessuno vide più occhi neri nella valle.
[/QUOTE]
Bel racconto in bocca al lupo.,
 
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33 replies since 11/7/2012, 18:38   477 views
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