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Sotto i suoi occhi - Cettina Barbera, racconto partecipante al concorso

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slayercetty
icon5  view post Posted on 26/6/2012, 21:57




Sotto i suoi occhi

Sotto il suo sguardo senza tempo e incolore, l’immensa distesa arida che una volta era stata il mondo si svolgeva senza una fine né un inizio; il suo passo stanco echeggiava nel vuoto, sollevando la sabbia sottile in pallidi vortici.
Volse gli occhi al cielo di piombo che sovrastava il deserto e con un senso ineffabile di amarezza ricordò il tempo dei colori.
Era un tempo lontano, quello, era l’epoca della vita e apparteneva a un altro mondo, un mondo che non era fatto solo di sabbia e nuvole, un mondo che conosceva il bacio caldo del sole, il guizzo dorato dei suoi raggi, il verde di prati e alberi, l’azzurro del mare e il rosso vermiglio dei massicci vulcani, ora per sempre addormentati, levigati nelle forme dal suo respiro smarrito, pallidi riflessi del passato.
Era quello un mondo ormai perduto che andava oltre il grigio silenzio del presente, attraverso cui egli incedeva tristemente, fiacco e solitario.
Impediva quasi sempre alla sua memoria di vagare verso quel mondo, verso quel tempo: era troppo doloroso da portare il fardello di essere l’unico sopravvissuto, il sovrano del nulla.
Egli aveva distrutto, certo, ma aveva anche creato: le sue dita avevano scolpito il volto di quel mondo ormai morto.
Ne era stato lo spirito, il soffio vitale e ora era solo il guardiano delle sue spoglie, troppo fragili per mutare ancora, per tornare alla vita.
Pensava spesso che sarebbe stato meglio non avere né coscienza né ricordo, ma era quello il prezzo da pagare per essere stato lo scrigno dell’essenza dei mortali per così lungo tempo, forse troppo; così tanto che gli era divenuto impossibile comprendere dove finissero loro e cominciasse lui, così tanto che aveva dimenticato il momento nel quale, per la prima volta, il suo sguardo si era aperto al mondo, un barlume di lucidità aveva invaso il suo essere e un cuore invisibile aveva cominciato ad amare, odiare e palpitare.
Forse era capitato quando il primo di loro, gli umani, era morto: dopotutto, da qualche parte doveva pur andare a finire la loro coscienza, era solito dirsi.
E mentre il mondo cresceva e cambiava, molti di loro passavano oltre, al di là dei cancelli della morte e venivano a fortificare il suo spirito, finché il suo essere non divenne una grande anima.
E aveva un viso anche, e occhi e labbra, per piangere, guardare e parlare; ma nessuno poteva vedere ciò che il suo involucro cristallino celava.
Sempre non visto, sempre testimone e mai protagonista, aveva percorso la florida terra degli umani e degli animali, era stato il contesto delle loro vite: prima insensibile, poi partecipe pur nel suo obbligato silenzio.
Le sue membra eteree carezzavano i loro volti quando egli soffiava tra i loro capelli e mormorava loro segrete parole, fischiando nelle strade vuote, picchiettando sulle finestre delle loro case…
E li spaventava anche, quando la rabbia scuoteva il suo spirito: poteva distruggere, se voleva e lo aveva fatto molte volte.
Adesso era il protagonista finalmente, l’unico personaggio, a dire il vero, ma non riusciva ad apprezzare l’ironia della faccenda.
Tutto aveva avuto fine, ma non lui: era stato lasciato indietro, abbandonato in quella morte infinita, con il peso delle loro coscienze a gravargli l’anima.
Non c’era vera luce nel grigiore del giorno e anche il bagliore siderale aveva smesso di illuminare la notte: i suoi, erano gli unici occhi aperti sulla vastità del buio e i ricordi, per quanto egli provasse a tenerli a distanza, non cessavano mai di bussare alla porta della sua coscienza; erano sempre poco al di sotto della superficie e risvegliavano il suo cuore intorpidito, fluendo e rifluendo come le onde di un oscuro oceano indomabile.
Non c’era oblio per lui e forse non ci sarebbe mai stato, ma non osava mai indugiare più di tanto sulla soglia di quel timore: aveva bisogno di credere che in un futuro prossimo e indefinito, senza più neppure lo scandire del tempo a fargli compagnia, senza né giorni né notti, la sua essenza si sarebbe sciolta dall’abbraccio delle coscienze dei mortali, liberandolo e consegnandolo finalmente a un torpore senza memoria o intelletto.
Molte erano le cose che aveva dimenticato, tante di più quelle che continuava a ricordare, dopotutto c’era sempre stato e aveva sempre osservato.
A volte, mentre strisciava languido sulla nuda schiena della terra tetra, i ricordi lo colpivano con tale forza, che pareva quasi rivivessero dinanzi a lui.
Quanto sangue aveva visto scorrere, quante urla aveva trasportato sulle sue ali leggere!
C’erano state le guerre, le morti, le nascite, in un processo di creazione e distruzione che, ingenuamente, egli aveva creduto senza fine.
Ricordava con chiarezza adamantina il suono dei sospiri degli amanti, stretti nel caldo abbraccio del loro amore, le note musicali di armoniose melodie che vestivano l’aria di un mutevole mantello, le gocce di pioggia autunnale che si intrecciavano alle sue spire di seta iridescente mentre egli, sbuffando, sollevava in vorticosi turbini variopinti le foglie cadute dagli alberi possenti, piegati dal freddo venturo.
Un ricordo, in particolare, sembrava non lasciare mai del tutto la sua mente: era a un tempo il pensiero che più rifuggiva e quello cui più anelava.
Per uno strano paradosso, il ricordo che più lo rattristava, quello che più gli stringeva il cuore, era anche quello che lo spingeva a cedere alle lusinghe della memoria, a rivivere tutto.
Quel ricordo aveva grandi occhi liquidi, del colore delle cascate, un sorriso candido, racchiuso entro il molle anello roseo di due labbra sottili e corposi capelli ramati che si libravano in tutte le direzioni al suo passaggio.
Era poco più di una bambina quel ricordo soave, il giorno in cui l’aveva vista per la prima volta.
Ricordava ogni dettaglio, come se il fatto fosse avvenuto solo un istante prima.
Soffiava forte quel giorno, muggiva quasi, scorrazzando rapido fra i fiocchi di neve, non c’era altro che bianco intorno a lui, non si capiva dove finisse il cielo e cominciasse la terra, le sue membra ghiacciate non erano più invisibili: aveva indosso la candida neve che sferzava incessante l’aria, zigzagando nel vuoto, fine come sabbia.
Dovunque volgesse lo sguardo, non c’era che quel glaciale candore, non un uccello sorvolava l’orizzonte, non un animale attraversava il suo cammino, persino le piante e gli alberi parevano intrappolati nella morsa di vetro del gelo, poi le vide: piccole orme sul manto niveo.
Le seguì fino a una radura, fu lì che la scorse.
Era da sola, accanto ad un pupazzo di neve, saltellava e canticchiava, la sua vocina tintinnava come un campanello d’argento, portava un soprabito del colore delle fragole mature e scarponcini della stessa tonalità.
Ricordava di essersi avvicinato alla ragazzina con una certa titubanza: sapeva bene quanto in fretta gli umani cercassero riparo quando egli si accostava loro, come fuggissero via al suo passaggio, specialmente nei mesi in cui a dominare era l’inverno.
Aveva cercato di trattenere il respiro, ma soffiare e fischiare erano cose nella sua natura: aveva ululato forte, mandando spruzzi di neve tutt’intorno e poi si era fermato, certo che la piccola sarebbe scappata, lasciandolo di nuovo alla sua solitudine.
Era stato allora che lei lo aveva sorpreso: non era sobbalzata né fuggita via, aveva sorriso, gli era corsa incontro e aveva danzato gioiosamente tra le sue gelide spire, vorticando freneticamente, fino a quando ai suoi occhi non era parsa che una macchia scarlatta.
Avevano volteggiato a lungo, finché le gote le si erano fatte rosse e le sue dolci risa non avevano sovrastato il suo fischio e il silenzio circostante.
Come aveva amato la vita in quel momento!
Per anni l’aveva osservata da lontano e aveva danzato con lei in tutte le stagioni, aveva cancellato con un soffio le lacrime dal suo viso quando era triste, aveva cantato per lei, cullandola nelle notti d’estate e aveva allietato il suo risveglio a primavera con il profumo dei suoi fiori preferiti.
Aveva vissuto attraverso di lei, la dolce eterna bambina che lo aveva inconsapevolmente aiutato a sopportare la sua solitudine e il suo perpetuo esilio. Poi, una notte, tutto era finito.
Quanto dolore gli procurava rivedere il suo volto, freddo, immobile e quanto odio sentiva ancora, verso colui che aveva reciso il fragile filo che la legava alla vita!
Ricordava la pioggia battente, l’asfalto lucido e scuro, chiazzato dalla luce dei fari dei grandi dinosauri metallici che gli uomini chiamavano “auto”; anche quella sera, come il giorno in cui per la prima volta l’aveva incontrata, ella indossava abiti color del sangue, ricordava di aver potuto sentire il suo cuore impaziente tamburellarle nel petto, mentre le camminava accanto.
Sul suo volto sottile e pallido, scorrevano lacrime lucenti che si confondevano con la pioggia fitta che le scuriva i riccioli rossi. Si guardava continuamente alle spalle, aveva paura, stava scappando: qualcuno la braccava, persino lui poteva sentirne i passi affrettati e il respiro famelico.
Non c’era nessuno che potesse aiutarla, le strade erano ormai buie e desolate, lampi purpurei infrangevano il cielo gonfio di pioggia.
Aveva visto una grande mano scattare in avanti e afferrarle la gola sottile, ella non aveva emesso che un debole singulto e i suoi occhi si erano spalancati per il terrore, poi era scomparsa, inghiottita nell’oscurità di un vicolo.
Quando l’aveva raggiunta, era troppo tardi.
Una sagoma scura la osservava a testa china e lei, la bambina che aveva tanto amato, ora donna, giaceva inerte sul nero vellutato dell’asfalto.
Il suo volto era esangue e sui suoi grandi occhi vitrei, ormai privi di vita, danzava il riflesso intermittente dei fulmini.
Come aveva desiderato di essere fatto di carne e sangue e non solo di memoria e respiro, in quel momento!
Le sue urla sibilanti avevano riempito il silenzio, le sue membra avevano schiaffeggiato il volto di colui che le aveva tolto la vita ed egli lo aveva inseguito, ululando e sollevando zampilli di pioggia, mentre scappava nella notte, in cerca di riparo dalla follia che lo aveva condotto a quel brutale gesto.
L’orrore di quella notte perseguitava il suo spirito da tempo immemore.
Era tornato da lei, infine: non poteva sopportare il pensiero che stesse da sola, l’aveva vegliata, cantando per lei fino a che la pioggia non era cessata e la luce dorata dell’alba non aveva acceso l’orizzonte.
Era questo il ricordo più tenero e terribile che il suo cuore racchiudeva e, per quanto lo facesse soffrire, non poteva fare a meno di rievocare il trillo infantile delle sue risa così come il tetro pallore del suo viso esanime; ma più di tutto, egli ricordava quel giorno magico.
Il giorno in cui lei, poco più che bambina, aveva danzato fra le sue braccia trasparenti, sul biancore scintillante della neve.
Aveva fatto sì che amasse gli umani, quella piccina che sempre danzava e cantava tra le sue spire come una farfalla leggiadra e glieli aveva fatti odiare anche, perché, per mano di uno di loro, tale e quale a quella di una farfalla era stata la sua vita: breve, effimera, meravigliosa e fugace come la scia di una cometa.
Sempre quel ricordo sarebbe riemerso dalla sua memoria e per sempre a esso egli avrebbe ceduto.
Troppo dolce era la rimembranza del loro danzare sulla neve, perché la potesse dimenticare, pensò il vento, mentre creava dune nella sabbia morta, scavando solchi con il suo respiro perenne: l’avrebbe rivista danzare come una farfalla vermiglia, giorno dopo giorno, notte dopo notte, finché non ci sarebbe più stato un mondo su cui soffiare e anche per lui non sarebbe giunta la fine e con essa, un meritato riposo senza più colori, fra le braccia di un sonno senza sogni né ricordi.


Edited by slayercetty - 30/6/2012, 01:12
 
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pleiadi
view post Posted on 26/6/2012, 22:41




Racconto molto suggestivo, scritto con efficacia e prosa in molti punti davvero poetica; alcune immagini bellissime, trama avvincente in cui il Vento è davvero protagonista. Decisamente uno sei racconti più belli. Ti segnalo quelle che a me sono sembrate imprecisioni:

Sotto il suo sguardo senza tempo e incolore, l’immensa distesa arida che una volta era stata il mondo si svolgeva senza una fine né un inizio, il suo passo stanco echeggiava nel vuoto, sollevando la sabbia sottile in pallidi vortici. ( il suo passo... sembra concordare con l'immensa distesa. Basterebbe mettere un ; al posto della ,
per così lungo tempo, forse troppo. (Toglierei il -forse troppo- che non aggiunge concetti e spezza il ritmo della prosa)
finché il suo essere non divenne una grande anima. (toglierei il NON pleonastico)
il suo perpetuo esilio e poi, una notte, tutto era finito. ( il suo perpetuo esilio. Poi, una notte, tutto era finito.)
Qualche termine un po' arcaico (rimembranza, vermiglio) che però nel contesto di un racconto d'atmosfera come questo non guasta.
Complimenti e in bocca al lupo! Pleiadi
 
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slayercetty
view post Posted on 26/6/2012, 23:05




CITAZIONE
Racconto molto suggestivo, scritto con efficacia e prosa in molti punti davvero poetica; alcune immagini bellissime, trama avvincente in cui il Vento è davvero protagonista. Decisamente uno sei racconti più belli.

Grazie mille, sei davvero molto gentile.

Sono contenta che la mia storia ti sia piaciuta. :D

Ho già applicato alcune delle correzioni che mi hai suggerito, quelle "tecniche".

Sulle altre, devo ancora riflettere, invece.

Comunque grazie per i consigli.

Vado subito a leggere il tuo racconto :P
 
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view post Posted on 27/6/2012, 16:19
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Ti dico subito che c'è qualche imperfezione qua e là, tra cui ti segnalo:
- E aveva un viso, anche e occhi e labbra,
- E li spaventava anche, quando la rabbia scuoteva il suo spirito a meno che la virgola non sia voluta proprio lì per cambiare completamente intonazione
- in un processo di creazione e distruzione che ingenuamente, egli aveva creduto senza fine.

Il tuo raconto è molto bello ma c'è un problema.
I racconti, per me, devono essere scorrevoli, liberi. Nel tuo ravviso un'eccessiva retorica, molti aggettivi da asciugare, che rendono la narrazione lenta e impedisce un coinvolgimento che sarebbe molto maggiore in presenza di una narrazione più snella.
Ovvio che questo commento esprime un mio parere e, quindi, pecca del mio soggettivissimo punto di vista :)
 
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wyjkz31
view post Posted on 27/6/2012, 21:07




Non amo la poesia e quindi un racconto poetico come il tuo, non è fra i miei generi preferiti. Invece l'ho letto volentieri e ho trovato la storia coinvolgente.
C'è un solo punto dove proprio mi sono inceppata e ho perso completamente la concentrazione:
CITAZIONE
Dovunque volgesse lo sguardo, non c’era che quel glaciale candore, non un uccello sorvolava l’orizzonte, non un animale attraversava il suo cammino, persino le piante e gli alberi parevano intrappolati nella morsa di vetro del gelo, poi le vide: piccole orme sul manto niveo.
Le seguì fino a una radura, fu lì che la scorse.
Era da sola, accanto ad un pupazzo di neve, saltellava e canticchiava, la sua vocina tintinnava come un campanello d’argento, portava un soprabito del colore delle fragole mature e SCARPINE della stessa tonalità.

Dopo aver visualizzato tutto quel gelo e quella neve che descrivi così bene, immaginare una bambina che gioca nella neve già mi è costato un po' di fatica, ma pensarla con le "scarpine" mi ha fatto un po' ridere (rompendo così la concentrazione). Cosa ne diresti di farle indossare dei caldi scarponcini?
 
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view post Posted on 27/6/2012, 23:21
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Romina Tamerici

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Tu non mi conosci bene, ma vorrei che sapessi quando sono pignola per poter apprezzare ancora di più il fatto che non ho praticamente nulla da dirti. Questo racconto mi è piaciuto tantissimo e io ho i gusti un po’ difficili. È difficile che qualcosa non mi piaccia, ma piacermi proprio così tanto non è facile! Insomma, ottimo lavoro. Un testo davvero azzeccato dal mio punto di vista, per me tra i più belli in concorso e tra i più belli che anche in altri contesti ho letto ultimamente. E poi grazie per aver usato “rimembranza”, una parola che io adoro e non sento quasi mai!

Ti segnalo solo tre errori nella spaziatura della punteggiatura, certamente delle sviste:
1. case …
2. attraverso di lei , la dolce
3. perché , per mano


Per il resto, io che non amo quotare troppe frasi mi limiterò qui a citare alcuni tuoi brani che mi hanno proprio colpita, perché di fronte a un testo così la mia pignoleria va in frantumi e non mi resta che dire “wow”.

CITAZIONE
Pensava spesso che sarebbe stato meglio non avere né coscienza né ricordo, ma era quello il prezzo da pagare per essere stato lo scrigno dell’essenza dei mortali per così lungo tempo, forse troppo

Tutto aveva avuto fine, ma non lui: era stato lasciato indietro, abbandonato in quella morte infinita, con il peso delle loro coscienze a gravargli l’anima.

aveva bisogno di credere che in un futuro prossimo e indefinito, senza più neppure lo scandire del tempo a fargli compagnia, senza né giorni né notti, la sua essenza si sarebbe sciolta dall’abbraccio delle coscienze dei mortali, liberandolo e consegnandolo finalmente a un torpore senza memoria o intelletto.

Il suo volto era esangue e sui suoi grandi occhi vitrei, ormai privi di vita, danzava il riflesso intermittente dei fulmini.

E molte altre ancora.
In bocca al lupo per il concorso, inutile dirti che il tuo racconto è uno di quelli per cui farò il tifo più sfegatato!
 
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slayercetty
view post Posted on 27/6/2012, 23:51




Premetto che ringrazio tutti per i preziosi suggerimenti e per le vostre opinioni.

Ma andiamo con ordine...

In risposta a Vivonic

CITAZIONE
E li spaventava anche, quando la rabbia scuoteva il suo spirito a meno che la virgola non sia voluta proprio lì per cambiare completamente intonazione

Esattamente...

Ho corretto le imperfezioni che mi hai fatto notare.

Per quanto riguarda lo stile, diciamo che ho voluto calcare un po' la mano, proprio per comunicare un senso di lentezza, di stanchezza a chi legge, per far sì che ci si possa sentire un po' come il "mio" vento che è stanco, pronto a passare oltre...

Sono contenta che, però, un po' ti sia piaciuto.

Per wyjkz31:

CITAZIONE
Non amo la poesia e quindi un racconto poetico come il tuo, non è fra i miei generi preferiti. Invece l'ho letto volentieri e ho trovato la storia coinvolgente.

Grazie :P

CITAZIONE
Dopo aver visualizzato tutto quel gelo e quella neve che descrivi così bene, immaginare una bambina che gioca nella neve già mi è costato un po' di fatica, ma pensarla con le "scarpine" mi ha fatto un po' ridere (rompendo così la concentrazione). Cosa ne diresti di farle indossare dei caldi scarponcini?

Sai che hai proprio ragione!
Avevo parlato di scarpine in senso di "piccole scarpe", non mi ero resa conto di dare l'impressione che la bambina indossasse scarpette a bambola, ma in effetti, sembra un po' così, perciò sì: le faccio indossare immediatamente degli scarponcini!

In risposta a Romina:


CITAZIONE
Ti segnalo solo tre errori nella spaziatura della punteggiatura, certamente delle sviste:
1. case …
2. attraverso di lei , la dolce
3. perché , per mano

Grazie per avermi fatto notare queste imperfezioni, provvederò immediatamente a correggerle.

E, in generale, grazie del tuo commento, sono contenta che la mia storia ti sia piaciuta.

Poi, sai, anche io sono una fan della vecchia cara, forse un po' troppo spesso dimenticata, rimembranza!

CITAZIONE
In bocca al lupo per il concorso, inutile dirti che il tuo racconto è uno di quelli per cui farò il tifo più sfegatato!

In bocca al lupo anche a te e al tuo splendido racconto :D







 
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Lupoalfa
view post Posted on 28/6/2012, 08:25




Come ho scritto in molti dei miei commenti, io non amo molto i racconti troppo fantasiosi. La prima pagina del tuo racconto l'ho letta a fatica.
Ma la seconda parte, quando entra la bambina! Mi è così piaciuta. mi ha così emozionato che ho lasciato perdere ogni altra considerazione!
Complementi davvero e in bocca al lupo!
 
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slayercetty
view post Posted on 28/6/2012, 23:23




CITAZIONE (Lupoalfa @ 28/6/2012, 09:25) 
Come ho scritto in molti dei miei commenti, io non amo molto i racconti troppo fantasiosi. La prima pagina del tuo racconto l'ho letta a fatica.
Ma la seconda parte, quando entra la bambina! Mi è così piaciuta. mi ha così emozionato che ho lasciato perdere ogni altra considerazione!
Complementi davvero e in bocca al lupo!

Grazie :wub:
 
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lux1993
view post Posted on 29/6/2012, 13:43




Il tuo racconto mi ha davvero fatto emozionare.
Complimenti per la storia, anche a me piace pensare agli elementi della natura come dotati di un'anima umana.
Lo stile è molto ben curato e anche se nella prima parte la lettura è piuttosto lenta, la narrazione della seconda parte crea un effetto sorpresa piacevolmente contrapposto alla prima.
Il tono è malinconico, ma la rassegnazione è quella tipica di chi col tempo è riuscito ad accettare con saggezza il proprio passato.

Il finale lascia semplicemente senza fiato.

i miei più sinceri complimenti ! :)
 
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justadream12
view post Posted on 29/6/2012, 16:49




Ciao
concordo con il commento che ravvisa una certa lentezza (credo vivonic) nel tuo racconto che comunque è uno dei migliori, a mio parere, per correttezza e suggestione. La prima parte soprattutto è lentissima da leggere. Alcune imprecisioni ti sono già state segnalate anche se davvero molto "nascoste" in una scrittura prolifica e abbondante.
La figura della bambina è semplicemente dolcissima. Attira solo consensi! Poverina...

CITAZIONE
scorazzando

secondo me deriva da correre, no? scorrazzando.

Questo finale è davvero stupendo:
CITAZIONE
Aveva fatto sì che amasse gli umani, quella piccina che sempre danzava e cantava tra le sue spire come una farfalla leggiadra e glieli aveva fatti odiare anche, perché, per mano di uno di loro, tale e quale a quella di una farfalla era stata la sua vita: breve, effimera, meravigliosa e fugace come la scia di una cometa.
Sempre quel ricordo sarebbe riemerso dalla sua memoria e per sempre a esso egli avrebbe ceduto.
Troppo dolce era la rimembranza del loro danzare sulla neve, perché la potesse dimenticare, pensò il vento, mentre creava dune nella sabbia morta, scavando solchi con il suo respiro perenne: l’avrebbe rivista danzare come una farfalla vermiglia, giorno dopo giorno, notte dopo notte, finché non ci sarebbe più stato un mondo su cui soffiare e anche per lui non sarebbe giunta la fine e con essa, un meritato riposo senza più colori, fra le braccia di un sonno senza sogni né ricordi.

Ripeto il racconto, per come è scritto, è quasi ineccepibile. Di mio gusto l'argomento ma un po' lungo, avrei stretto di più.

Complimenti e in bocca al lupo!
 
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slayercetty
view post Posted on 29/6/2012, 18:09




CITAZIONE (lux1993 @ 29/6/2012, 14:43) 
Il tuo racconto mi ha davvero fatto emozionare.
Complimenti per la storia, anche a me piace pensare agli elementi della natura come dotati di un'anima umana.
Lo stile è molto ben curato e anche se nella prima parte la lettura è piuttosto lenta, la narrazione della seconda parte crea un effetto sorpresa piacevolmente contrapposto alla prima.
Il tono è malinconico, ma la rassegnazione è quella tipica di chi col tempo è riuscito ad accettare con saggezza il proprio passato.

Il finale lascia semplicemente senza fiato.

i miei più sinceri complimenti ! :)

Grazie mille!
:D

CITAZIONE
La figura della bambina è semplicemente dolcissima. Attira solo consensi! Poverina...

Grazie... :cry:

CITAZIONE
scorazzando

secondo me deriva da correre, no? scorrazzando.

Sì... è vero. Grazie di avermi segnalato questa svista, correggo subito.


Sono contenta che il racconto ti sia piaciuto. :P
 
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DOMENICO MANTOVANI
view post Posted on 2/7/2012, 17:03




Il tuo racconto è molto suggestivo. L'idea risponde in modo veramente efficace al tema in concorso!
La prima parte forse è un po' lenta, ma questa è un'opinione personale.
Non so perché, ma questa frase non mi suona bene: Forse era capitato quando il primo di loro, gli umani, era morto".
Secondo me è uno tra i migliori racconti che ho letto, fino a questo momento.
In bocca al lupo!
 
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slayercetty
view post Posted on 2/7/2012, 18:08




CITAZIONE (DOMENICO MANTOVANI @ 2/7/2012, 18:03) 
Il tuo racconto è molto suggestivo. L'idea risponde in modo veramente efficace al tema in concorso!

Grazie :D e di nuovo in bocca al lupo anche a te! :lol:
 
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theMarchHare
view post Posted on 2/7/2012, 22:21




WOWWWW!!! Ma che racconto meraviglioso! Complimenti e complimentissimi! Credo sia il mio preferito in concorso, per ora. Mi hanno detto che scrivo per immagini, ma questa caratteristica la vedo molto di più in te. Hai fatto baluginare davanti ai miei occhi tutte le diverse scene, veloci come il vento. Hai scelto anche elementi molto scenici, come il classico vestito rosso (che non stona mai).
Veramente, la tua storia mi è piaciuta così tanto che non so bene che altro dirti... se non che è ben scritta, fantasiosa, romantica (nel senso "storico" del termine), scorrevole, vivida, emozionante.

Tanto per segnalarti qualcosa, che sennò mi sento un'adulatrice, ti dirò che "Dovunque volgesse lo sguardo, non c’era che quel glaciale candore, non un uccello sorvolava l’orizzonte, non un animale attraversava il suo cammino, persino le piante e gli alberi parevano intrappolati nella morsa di vetro del gelo, poi le vide: piccole orme sul manto niveo" pare un po' brusco, come periodo, là dove dici "poi le vide" così improvvisamente. Ma se l'hai fatto apposta, allora non metto becco!

Ancora bravo/a e bravissimo/a! Miao!
 
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19 replies since 26/6/2012, 21:57   261 views
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