Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

весенний ветер, (vento di primavera)

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lux1993
icon7  view post Posted on 11/6/2012, 14:28




«Non è voi che rimpiango, anni della mia primavera, / passati via nei sogni di un vano amore [...]»
(Aleksandr Puškin)

Heidi era piuttosto nervosa quella sera. Nonostante ciò, uscì di casa senza sbattere la porta. Scese i suoi tre piani a piedi e si ritrovò nel cortile deserto, illuminato dalla luce soffusa dei lampioni. Era ancora primavera, ma l’estate si avvicinava in fretta. Tra qualche settimana l’aria sarebbe diventata umida e soffocante. Adesso, invece, l’atmosfera era proprio perfetta per una di quelle passeggiate serali che a Heidi servivano a schiarire le idee. Malgrado fosse quasi mezzanotte, il vento era tiepido e leggero. Respirando a pieni polmoni, Heidi percepiva l’eco pungente della pioggia del giorno prima.
Mentre si avviava verso la strada principale, estrasse dalla tasca un pacco di Winston e se ne accese una. La nicotina non funzionava più come una volta, ma lei si sentiva a suo agio con una sigaretta tra le dita. L’aiutavano a combattere la solitudine che l’assaliva nei momenti più inaspettati. Non fumava spesso; sapeva che prima o poi avrebbe smesso di nuovo. Per poi ricominciare.
Come per provare a se stessa che il fumo non aveva sortito effetti negativi sulla sua salute, tutt’a un tratto si mise a correre. Un cane solitario se ne accorse troppo tardi e si scostò ringhiando, schivandola per un pelo. Dopo neanche trenta secondi, Heidi era sfinita. Rallentò il passo, cercando di respirare esclusivamente dal naso. La sigaretta era ancora accesa.

Quel pomeriggio Kiril le aveva dedicato più attenzioni del solito. Tornata a casa dall’università, lo aveva trovato sdraiato sul letto, in mutande. Al suo ingresso, lui le aveva sorriso in modo particolarmente intenso e si era alzato ad abbracciarla. L’aveva stretta forte a sé, sempre sorridendo. Dopodiché le aveva preso una mano e l’aveva fatta sdraiare sul letto, accanto a lui. Heidi aveva chiuso gli occhi, cercando di non pensare a niente. Come al suo solito, Kiril aveva preso ad intrecciarle delicatamente i capelli, per farla rilassare completamente. Quando la tensione fu scomparsa dal volto di Heidi, sostituita da un’espressione di grato compiacimento, Kiril iniziò a massaggiarle il collo. Heidi, che aveva poche ore di sonno e tanti pensieri per la testa, fu sul punto di addormentarsi.
Ma quando incrociò lo sguardo di Kiril, e gli occhi nocciola di lei si piantarono in quelli profondi come l’oceano di lui, Heidi riuscì solo a dire che i suoi occhi erano meravigliosi. Si erano guardati a lungo: il prezioso turchese di Kiril nell’autunno caldo di Heidi, e viceversa. Kiril le accarezzava il viso, nutrendosi della giovane sensualità di Heidi, da cui non riusciva a distogliere lo sguardo. Heidi, sentendosi un tantino in soggezione, aveva chiuso nuovamente gli occhi.
Quando li aveva riaperti, Kiril aveva posato le labbra sulle sue. Il cuore di Heidi aveva spiccato un balzo, facendola ritrarre immediatamente. Nonostante la sensazione fosse piacevole, era proprio quell’inaspettata voluttà che le metteva paura. Considerava Kiril quasi un amico e non avrebbe dovuto accettare di condividere il letto con lui. Alla reazione di lei, però, Kiril le aveva appoggiato una mano dietro la nuca e aveva ripreso ad accarezzarla teneramente. Come fermarlo? Heidi non poteva negare che le piaceva. Nelle lunghe notti solitarie d’inverno aveva tanto desiderato che qualcuno l’accarezzasse in quel modo, cullandola dolcemente. Perché sottrarsi, allora? Non meritava forse un risarcimento per la gelida morsa di solitudine che così spesso le oppeimeva l’anima? Non poteva semplicemente godersi la vita, una volta tanto?
Certo che poteva... Se solo avesse voluto. Avrebbe potuto concedersi a suo piacimento tutti coloro che glielo chiedevano. Era bella e giovane e nessuno le avrebbe impedito di farlo. Ma Heidi avvertiva che c’era qualcosa di sbagliato. La sottile tentazione di abbandonarsi ai suoi amanti la solleticava ogni volta, senza mai allettarla realmente. Ogni volta che seduceva qualcuno –il più delle volte inconsapevolmente– Heidi sorrideva tra sé di quanto i maschi fossero inclini a perdere la testa per lei. Avrebbe potuto dire di sì a tutti, se solo avesse voluto. Subito dopo, però, si ritraeva disgustata da quelle riflessioni, vergognandosi di se stessa e dell’incapacità degli uomini di tenere a bada i propri istinti animali.
“Gli uomini fraintendono sempre” aveva sentenziato sua madre prima di lasciar partire Heidi per l’università. Non aveva aggiunto altro, ma ora il significato di quelle parole era più trasparente che mai. Ripensandoci, Heidi sorrise amaramente. Quanto aveva ragione, sua madre! Heidi ne era la prova vivente. Ogni volta che li ospitava a casa sua, i ragazzi si presentavano da lei con dei progetti ben chiari. Senza contare tutti quelli con cui era uscita, anche se in occasioni isolate, che avevano preso a guardarla in un modo particolare... Appena si accorgeva di quello sguardo, Heidi li liquidava all’istante.
Anche Kiril, in un certo senso, aveva piantato le tende e sembrava non volersene andare prima di aver ottenuto qualcosa in più della semplice amicizia... Lui però era diverso. Kiril sembrava sinceramente affezionato a lei. Per giunta, era il primo ragazzo che ad Heidi piacesse veramente: non era più, lei, un mero oggetto di desiderio, ma un soggetto desiderante. Amando Kiril, sarebbe divenuta prigioniera della morbosa speranza di essere ricambiata, ma trovarsi dall’altra parte era una sensazione del tutto nuova che affascinava Heidi. L’affascinava e la spaventava terribilmente. La bellezza esteriore di Kiril rispecchiava la sua purezza d’animo?
Kiril era alto, biondo e aveva due occhi incantevoli. Heidi si incantava a fissare il proprio sguardo nel suo, immaginando di perdersi nelle limpide profondità di un lago. Inoltre Kiril veniva da Odessa, e avrebbe potuto insegnare ad Heidi il russo, la lingua dei suoi romanzi preferiti. “Vieni a Odessa. Vieni a Ucraina. Posso ospitarti nella mia casa per quanto tempo vorrai.” Le aveva detto nel suo italiano incerto. Heidi non poteva perdere quell’occasione. Alla fine gli aveva promesso che sarebbe andato a trovarlo quell’estate stessa.
Così, adesso, Kiril la baciava e l’accarezzava, la baciava e l’accarezzava, immaginandosi chissà che cosa. L’espressione beata del suo volto suggeriva che il ragazzo non aveva alcuna fretta di “ottenere di più” da Heidi, fiducioso com’era nella sua promessa. Heidi lo osservava, disteso su un fianco, mentre le sue mani le sfioravano il corpo. Sebbene tenesse i gomiti schiacciati al seno e le gambe serrate, sentiva le sue viscere sciogliersi e la sua anima distendersi tra le braccia levigate di Kiril. Cercò di decifrare i pensieri che si celavano dietro quella candida fronte. I suoi gesti delicati lasciavano intendere che considerava Heidi preziosa. Lei lo avvertiva e questo la rendeva orgogliosa come una regina, ma non meno sola. Neanche Kiril, infatti, poteva comprendere i suoi dissidi interiori. Le venne in mente una poesia che aveva letto a scuola: “Ognuno sta solo sul cuor della Terra...” – chiunque la scrisse, beh, aveva ragione.
La verità è che Heidi non sapeva rilassarsi. I sensi di colpa la tormentavano ogni secondo, e senza che lei riuscisse a spiegarsi il perché. Sarebbe stato già molto meglio se solo fosse riuscita a togliersi dalla testa il dubbio più grande che la ossessionava. La questione era: Kiril le dedicava tante attenzioni soltanto perché era bella, o anche perché la trovava interessante? A lei Kiril piaceva sul serio, ma era vero il contrario? Heidi non osava chiederglielo, e temeva ad ogni minuto di poterlo deludere con un comportamento immaturo. Allo stesso tempo però cercava di tranquillizzarsi – diamine, dopotutto aveva otto anni in meno di lui! Era lei l’inesperta della situazione ed era normale che fosse assalita dai dubbi. Si impose di non pensarci.
Mentre Kiril le massaggiava deliziosamente il collo e le spalle, Heidi allungò una mano ad afferrare un tascabile dalla scrivania. Ricominciò a leggerlo da dove si era interrotta, per distogliere la mente. Quando fu il momento di voltare pagina, Heidi urtò inavvertitamente Kiril con il gomito, che si riscosse. Il ragazzo sollevò la testa e vide il libro. Heidi si voltò leggermente verso di lui, e si ritrovò a navigare in un punto interrogativo azzurro. Piccole rughe di perplessità si disegnavano sulla fronte del ragazzo. Heidi gli sorrise irresistibilmente con i suoi occhi nocciola. Era un sorriso innocente e pieno di divertita ironia. Kiril non poté fare a meno di ricambiarlo e le rughe sulla sua fronte scomparvero.
“Tu vuoi sempre fare qualcosa” le disse. Sospirò – Leggere non era stata una buona mossa, registrò Heidi. “Usciamo. Ha smesso di piovere?”
“No.”
Kiril si tirò su, lentamente. Heidi si mise a sedere accanto a lui e posò le proprie gambe su quelle di lui. Kiril accarezzò le folte ciocche dei suoi capelli lunghi. La pioggia picchiettava incessante sui vetri.
“Usciamo lo stesso” disse. Esitò, poi aggiunse malinconicamente: “Non era simpatico che leggevi quando eravamo sdraiati.”
Erano usciti.
Heidi lo aveva guidato attraverso la città, noncurante della pioggia battente che allagava le strade. Soltanto dopo il tramonto, con i piedi ormai ridotti a spugne, Kiril si era ritenuto soddisfatto della gita turistica ed aveva espresso il desiderio di ritornare a casa. Heidi ce l’aveva portato.
Avevano ordinato due pizze e si erano messi a mangiarle sul letto, direttamente dal cartone tanto erano affamati. Non sazio, Kiril si recò in cucina e iniziò a preparare degli squisiti pancake russi. Heidi fu deliziata da quel cibo che sapeva di dolce e di salato allo stesso tempo. Li divorarono guardando la pioggia infrangersi sui vetri della finestra.
Poi regnò di nuovo il silenzio e Kiril prese a fissare Heidi. Le piantò dritto in faccia la lama azzurra del suo sguardo, in cui alla dolcezza si mescolava una punta di malizia. Le prese le mani e cominciò ad accarezzarle. Heidi passò un dito sull’unghia del suo mignolo. Più tardi erano sul letto, a contemplarsi a vicenda. Ma Kiril chiuse gli occhi inaspettatamente presto, questa volta. Nel giro di pochi secondi era già profondamente addormentato.
Heidi invece non riusciva a prendere sonno. C’era qualcosa di irrimediabilmente sbagliato nel dormire nello stesso letto con Kiril. Sentiva che se si fosse abbandonata tra le sue braccia non avrebbe più potuto fermare il resto. E lei non voleva una “storia romantica” con Kiril –come lui l’aveva chiamata. Allora si era alzata dal letto senza far rumore e vi si era seduta per osservare Kiril riposare. Il suo lieve russare emanava una calma benefica.
 Tuttavia, Heidi percepiva che l’effetto rassicurante di Kiril non sarebbe durato a lungo. La sua tenerezza non sarebbe bastata a ridarle la gioia di vivere, né ad aiutarla a risolvere i suoi problemi. Con una lucidità quasi impressionante, Heidi ammise a se stessa che mai avrebbe potuto amare Kiril. Avrebbe voluto abbandonarsi completamente a lui, ma qualcosa nei suoi gesti la bloccava ogni volta. Forse erano la differenza d’età, forse i mezzi comunicativi insufficienti. Come sarebbe Heidi potuta entrare nella vita di Kiril, lei che era quasi una ragazzina? Inoltre, con Kiril aveva sempre la sensazione di non potersi esprimere liberamente. Siccome lui non conosceva perfettamente l’italiano, Heidi doveva semplificare molto il suo linguaggio. Si dice che gran parte della comunicazione sia non verbale, eppure per Heidi erano troppe cose inespresse che le impedivano di conoscere a fondo Kiril. E questo era davvero insopportabile.
Mentre fumava, quella notte, decise che l’indomani avrebbe mandato Kiril via da casa sua. Gettò il mozzicone, e senza che se accorgesse, un gabbiano atterrò silenzioso alle sue spalle. Heidi si sentì triste ma allo stesso tempo scaricata di un grosso peso: quello della decisione o dell’indecisione? Si chiese. In fondo era la stessa cosa. Fece per tornare verso casa, e in quel momento il gabbiano afferrò il mozzicone nel becco.

Heidi entrò in camera cautamente, per non svegliare Kiril. Alla luce dei lampioni che filtrava dalla finestra, si accorse che il letto di Kiril era vuoto. Il ragazzo si era infatti trasferito nel letto di Heidi, dove giaceva supinamente abbandonato al sonno. Una mano riposava lungo il fianco, l’altra sullo stomaco che si alzava e abbassava lentamente al ritmo del suo placido sonno. Heidi non riuscì a trattenere un sospiro esasperato. Poi, però, la tenerezza sopraffece l’irritazione, e Heidi rimase per un po’ ad osservarlo nella penombra, con la testa leggermente piegata di lato. Le ricordava un bambino che si rifugia dagli incubi notturni nel lettone dei genitori. Come poteva Heidi cacciarlo? Sarebbe già stato abbastanza difficile, l’indomani, trovare le parole per fargli capire che doveva sloggiare. Così, dopo un attimo di esitazione, si svestì e si sdraiò accanto a lui. In fondo, pensò, sarebbe stata l’ultima notte piacevole per entrambi. Si strinse il più possibile contro la metà libera del letto, ma lasciò scivolare i suoi piedi freddi tra quelli di Kiril.


Quella mattina non furono i gabbiani a svegliare Heidi, ma il rumore improvviso di un’imposta sbattuta dal vento. Quando si destò, le parve di aver dormito cent’anni. Captò subito qualcosa di strano, ma lì per lì non capì cosa. Allungò una mano alla scrivania per controllare l’ora sul cellulare. Le dieci e un quarto. Di solito era in piedi almeno un’ora prima. Dannato telefono, perché la sveglia non aveva funzionato? E perché gli scuri erano socchiusi, se la sera prima lei li aveva lasciati aperti, esattamente come piaceva a Kiril...?
Heidi si accorse con sgomento di essere da sola. Kiril non era né nel suo letto, né in quello per gli ospiti. Anche il suo zaino era sparito. A parte Heidi, la stanza era completamente vuota. Provò un misto di sollievo misto a vergogna per i quali si adirò con se stessa. Non aveva più l’incombenza di mandarlo via, se n’era andato da solo. Heidi provò ulteriore disgusto verso di sé. Le lacrime le si affacciarono agli occhi, ma senza avere il coraggio di scendere.
Interdetta, Heidi si sfilò le coperte di dosso con un gesto meccanico. Continuava a guardarsi in giro, senza capire, mentre la sua vista si sfocava sempre di più. “Non era quello che volevi?” le disse una sarcastica voce interiore. “Hai cose più importanti a cui badare e lui si è sentito di troppo”. Aveva persino chiuso gli scuri. Il suo era stato un gesto gentile o beffardo? Heidi non riusciva a concepire che Kiril le portasse rancore. Se n’era andato sicuramente col cuore pesante, agendo a causa di un fraintendimento, ma mai per prenderla in giro...
Senza rendersene conto, Heidi aveva aperto l’armadio e aveva cominciato a tirarne fuori abiti alla rinfusa. Nella sua mente lampeggiava la vaga idea di vestirsi e di correre a cercare Kiril da qualche parte nel mondo. L’avrebbe seguito fino in Ucraina, se necessario. Doveva assolutamente spiegargli che c’era un errore.
A un certo punto, nello sfilare un jeans da una gruccia, le sue dita urtarono qualcosa che cadde. Heidi raccolse la piccola calamita di legno che qualcuno aveva attaccato alla gruccia. Se la rigirò tra le mani: una matrioska variopinta. Per un po’ Heidi non si mosse. Frugò nel suo cuore e fu sorpresa di trovarci gioia mista ad eccitazione mista a rimpianto e a sensi di colpa. Rimase immobile con la matrioska in mano, lasciando che tutte queste emozioni esplodessero dentro di lei. Lanciò un’occhiata fuori dalla finestra. Un vento impetuoso, per nulla somigliante alla tiepida brezza della sera prima, faceva ondeggiare le chiome degli alberi. Strappava via i cappelli dei passanti e sollevava una gran polvere come per spazzare via gli ultimi brandelli di primavera: l’estate era arrivata. Come ogni mattina, i gabbiani strepitavano in coro dall’alto dei tetti, indifferenti alle umane sorti.
Fu allora che le lacrime cominciarono finalmente a sgorgare sul viso di Heidi.

Edited by lux1993 - 4/7/2012, 19:22
 
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justadream12
view post Posted on 12/6/2012, 09:23




Ciao Lux
ma il vento dov'è? Ricordo solo un lieve venticello all'inizio ma il tuo racconto è molto lungo e forse mi sono persa!
Certo che questa Heidi se ne fa di problemi! Un sacco di condizionali, se e ma, giri di pensieri. Effettivamente molto complicata dentro.
La sigaretta che ha buttato a metà all'inizio poi la butta di nuovo verso la fine? Confesso che mi sono persa nei meandri di Heidi.

Mi permetto alcune osservazioni a titolo puramente personale:


CITAZIONE
Adesso, invece, l’atmosfera era proprio perfetta

:
Adesso (...) era, secondo me stona.

CITAZIONE
Ogni volta che sentiva sola e abbandonata

:che si sentiva(...)
CITAZIONE
avevano insegnato a kung fu.

:non mi piace "a kung fu" (durante le lezioni di K.)

CITAZIONE
Heidi si sentiva un tantino in soggezione, perciò aveva chiuso nuovamente gli occhi

"si era sentita", forse mi suona meglio
CITAZIONE
Kiril le aveva posato le labbra sulle sue

toglierei "le": le labbra sono le sue!
CITAZIONE
che sarebbe andato a trovarlo

errore di battitura
CITAZIONE
ei gli sorrise amabilmente –nessuno sapeva resistere al sorriso dei suoi occhi nocciola

...il trattino ?
CITAZIONE
tanto che erano affamati

:preferirei "tanto erano affamati"
CITAZIONE
Kiril si recò in cucina e iniziò a preparare degli squisiti pancakes.

: un russo che sa fare i Pancakes! Avrei preferito una specialità russa...
CITAZIONE
Ma Kiril chiuse gli occhi inaspettatamente presto, questa volta. Nel giro di pochi secondi era già profondamente addormentato.

:i verbi non mi convincono.

Scusa se sono stata un po' "pesante" però ho cercato di leggere attentamente e non è stato facile ad essere sincera. Come ti ho detto all'inizio ho faticato a districarmi.
Comunque buona fortuna per il concorso, sicuramente hai delle doti narrative.
 
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wyjkz31
view post Posted on 12/6/2012, 15:57




Una classica storia d’amore mancava proprio fra i racconti del concorso.
Alcune parti del tuo scritto sono piacevoli da leggere e ben descritte, i protagonisti però non mi convincono del tutto. Ci hai detto un sacco di cose su di loro, anche troppe, mi sono fatta confusione. Forse togliere qualche parte gioverebbe alla leggibilità.
In effetti anch’io ho trovato poco vento nella tua storia ma aggiungerne un po’ non dovrebbe essere difficile. In bocca al lupo.
 
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Lupoalfa
view post Posted on 12/6/2012, 16:38




Lux, è una bella storia intima. Hai ragione: solo le donne sono capaci di sentimenti cosi' profondi. Come dici tu, gli uomini sono incapaci di tenere a bada le loro pulsioni sessuali. Pero' possono cercare di capire, di andare oltre, come forse fa Kiril, anche se non deve essere stato facile.
Mi ha molto colpito la complessità dei sentimenti di Heidi. In effetti le donne spesso sono un mistero: non le ho mai capite proprio per bene.
Il tuo racconto è il mistero di Heidi (avresti potuto dargli questo titolo).
Complimenti
:) :) :)
 
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macchiavelli3
view post Posted on 12/6/2012, 17:58




Molto bella la scrittura, molto vivibile...ci si fionda abbastanza dentro :)
Non ho altro da dire, ben fatto..
ps. Ma proprio heidi doveva essere? :( non mi si scollava di dosso l'idea di Heidi ti sorridono i monti
 
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lux1993
view post Posted on 12/6/2012, 19:40




Salve a tutti! Grazie per le risposte, farò tesoro dei vostri consigli :)
ps. per justadream12: Kiril è ucraino..e comunque lo so che sembra incredibile ma io ho amici russi e ucraini che preparano dei pancake ottimi! (Olad'yi in russo). Grazie per le correzioni.

pps. macchiavelli3, il pensiero di Heidi e il suo seguito di caprette che le fanno ciao ha un effetto innegabilmente comico, ma la coppia "Heidi e Kiril "suona bene, non trovi?
Però grazie, mi hai dato un'idea per trasformare la storia in una commedia! Magari al prossimo concorso XD
 
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macchiavelli3
view post Posted on 12/6/2012, 23:18




Ehehheheh infatti :D sìsì, suona bene :) Però non riuscivo, ti giuro, a non immaginare un riferimento alla Heidi che tutti conosciamo :DDDD
 
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view post Posted on 13/6/2012, 10:28
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Fabrizia

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Ciao lux1993, avresti dovuto aprire una discussione in Presentazioni prima di proporre il tuo racconto, passa a presentarti...
Inoltre per partecipare al concorso devi indicare il tuo nome completo o comunicarmelo per email o messaggio privato
E poi... mi raccomando il vento! ^_^


 
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view post Posted on 13/6/2012, 12:04
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Romina Tamerici

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Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Ti segnalo solo che non so se il "vento" citato all'inizio sia sufficiente per farti ammettere al concorso, ma è già passata a Abaluth a fare una "soffiata"...
Sarebbe davvero un peccato veder escluso il tuo racconto perché lo trovo bello. Io non mi sono persa nei pensieri di Heidi, forse perché sono ancora più contorta di lei.
Non mi convince molto il titolo, potrebbe essere più incisivo vista la muscialità del racconto. Sono straordinari i tanti modi e le metafore che usi per gli sgardi e per gli occhi. Davvero brava.

Ti faccio solo qualche appunto.

1. Ogni volta che sentiva sola e abbandonata come adesso,

Manca un “si”.

2. Nelle lunghe notte solitarie d’inverno
Errore di battitura “notti”.

3. Avrebbe potuto concedersi a suo piacimento tutti gli uomini e ragazzi che glielo chiedevano e quando lei avesse gradito.
Credo che il verbo “concedersi” nel senso in cui lo usi qui necessiti una preposizione diversa (non concedersi qualcosa, ma concedersi a qualcuno).

4. a tutti,se
Errore di battitura, manca lo spazio dopo la virgola.

5. Ci sono alcune “d” eufoniche che non mi suonano bene e un po’ troppe virgole prima delle “e”. Ovviamente sono opinioni personali e molto dipende dalle scelte stilistiche.

6. “Vieni a Odessa. Vieni a Ucraina. Posso ospitarti nella mia casa per quanto tempo vorrai.” – Le aveva detto in un italiano stentato.
Secondo me potevi rendere più stentato l’italiano… poi non ho capito il perché del trattino.

7. Alla fine gli aveva promesso che sarebbe andato a trovarlo quell’estate stessa.
“Andata”, errore di concordanza o forse di battitura… forse te l’hanno già segnalato, non ricordo.

8. Ragazze, ne aveva avute? Voleva sapere Heidi.
La dislocazione sintattica rende poco musicale la frase. Io avrei fatto: “Ne aveva avute di ragazze? Alla fine era questo che Heidi voleva sapere.”

9. Kiril rispose che sì, era stato fidanzato due volte nel periodo dell’università.
Non mi piace la costruzione con il “che”. Io direi: “Kiril rispose di sì: era stato fidanzato due volte nel periodo dell’università”.

10. Provò un misto di sollievo misto a vergogna per i quali si adirò contro se stessa.
Questo l’ho notato in vari punti del romanzo e non so se sia una scelta o un errore. Io non ripeterei la parola “misto”, scegliendo tra: “Provò un misto di sollievo e vergogna per i quali si adirò contro se stessa.” Oppure “Provò una strana sensazione, un misto tra il sollievo e la vergogna, per la quale si adirò contro se stessa.”
Inoltre credo che adirare voglia il “con” e non il “contro”. Io mi arrabbio con qualcuno e non contro qualcuno.
La stessa cosa vale per “Frugò nel suo cuore e fu sorpresa di trovarci gioia mista ad eccitazione mista a rimpianto e a sensi di colpa”.

Ok, questo è tutto. Ovviamente è inutile dire che sono solo mie opinioni personali e che hai il diritto (e/o il dovere) di ignorarle se non ne sei convinta. Per il resto il testo è molto bello, secondo me, puoi aggiungere il vento da qualche parte e rimetterti in pista!

 
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theMarchHare
view post Posted on 13/6/2012, 15:20




Ciao lux, per prima cosa ti dirò che sono rimasta molto colpita dalla tua abilità nello scrivere. La narrazione scorre fluente, immergendo il lettore sempre di più nell'atmosfera del racconto, usi una grande varietà di parole che rendono le immagini più arzigogolate ed evitano il pericolo delle ripetizioni.
Solo qui, per un attimo, la vocina che leggeva nella mia testa ha stonato:
"La verità è che i problemi della sua vita non si sarebbero risolti", invece di "è" avrei messo "era".

Per il resto, il genere non è certo il mio preferito ma sono stata coinvolta comunque dalla tua scrittura. E ovviamente, anch'io devo lamentarmi dell'assenza di vento nel tuo racconto :) Sorry, ma vento, vento, vento!! In un concorso del genere, è anche interessante vedere quante cose diverse possono uscire fuori su uno stesso tema dai racconti di persone eterogenee. Magari quel che hai scritto ti è stato in qualche modo ispirato dal tema del vento. In questo caso basta spiegarlo, penso.
Anyway, non so se il mio commento è stato chiaro al riguardo, ma la tua storia mi è piaciuta molto! Penso sia una delle mie preferite, tra quelle scritte fino ad ora :)
 
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pleiadi
view post Posted on 13/6/2012, 20:25




La storia è delicata, scritta bene, al femminile, e riscatta anche un po' gli uomini che, vivaddio, non sono tutti uguali!
Ho solo trovato un po' lungo il flash back centrale: aggiunge poco all'atmosfera, rende lunga la storia ( ma è un mio chiodo fisso, la brevitas!), spezza la tensione. Ma è scritta proprio bene!
 
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view post Posted on 14/6/2012, 13:23
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CITAZIONE (lux1993 @ 11/6/2012, 15:28) 
Heidi era piuttosto nervosa quella sera. Nonostante ciò, uscì di casa senza sbattere la porta. Scese i suoi tre piani a piedi e si ritrovò nel cortile deserto, illuminato dalla luce soffusa dei lampioni. Era ancora primavera, ma l’estate si avvicinava in fretta. Ancora poche settimane e l’aria sarebbe diventata umida e soffocante. Adesso, invece, l’atmosfera era proprio perfetta per una di quelle passeggiate serali che a Heidi servivano a schiarire le idee. Malgrado fosse quasi mezzanotte, il vento era ancora tiepido e leggero. Respirando a pieni polmoni, Heidi percepiva l’eco pungente della pioggia del giorno prima.
Mentre si avviava verso la strada principale, estrasse dalla tasca un pacco di Winston e se ne accese una. La nicotina non funzionava più come una volta, ma lei si sentiva a suo agio con una sigaretta tra le dita. Ogni volta che sisentiva sola e abbandonata come adesso, Heidi cominciava a frugare nel taschino della sua giacca, alla ricerca di una sigaretta dimenticata. Non fumava spesso; due punti?sapeva che prima o poi avrebbe smesso di nuovo, per poi ricominciare.
Come per provare a se stessa che il fumo non aveva sortito effetti negativi sulla sua efficienza fisica, lanciò la sigaretta nel buio quando era soltanto a metà capisco cosa vuoi dire, è la sigaretta a essere a metà,ma forse un non fumatore non la capisce questa frase. e tutt’a un tratto si mise a correre. Un cane solitario se ne accorse troppo tardi e si scostò ringhiando, schivandola per un pelo. Dopo neanche trenta secondi, Heidi era sfinita. Rallentò il passo, cercando di respirare esclusivamente dal naso, come le avevano insegnato a kung fu. Cominciava già a calmarsi.

Quel pomeriggio Kiril le aveva dedicato più attenzioni del solito. Tornata a casa dall’università, lo aveva trovato sdraiato sul letto, in mutande. Al suo ingresso, lui le aveva sorriso in modo particolarmente intenso e si era alzato ad abbracciarla. L’aveva stretta forte a sé, sempre sorridendo. Dopodiché le aveva preso una mano e l’aveva fatta sdraiare sul letto, accanto a lui. Heidi aveva chiuso gli occhi, cercando di non pensare a niente. Come al suo solito, Kiril aveva preso ad intrecciarle delicatamente i capelli, per farla rilassare completamente. Quando la tensione fu scomparsa dal volto di Heidi, lasciando al suo posto un’espressione di grato compiacimento, Kiril iniziò a massaggiarle il collo. Heidi, che aveva poche ore di sonno e tanti pensieri per la testa, stava quasi per addormentarsi.
A un tratto, però, si ricordò che aveva molte, troppe cose da fare e che non poteva permettersi di perdere tutto quel tempo. Allora aveva aperto gli occhi, cercando quelli grandi e azzurri di Kiril, che le stava a fianco. Avrebbe voluto ringraziarlo per il favoloso massaggio e dirgli di fermarsi lì.virgola?
Ma quando incrociò lo sguardo di Kiril, e gli occhi nocciola di lei si piantarono in quelli profondi come l’oceano di lui, Heidi riuscì solo a dire che i suoi occhi erano meravigliosi. Si erano guardati a lungo: il prezioso turchese di Kiril nell’autunno caldo di Heidi, e viceversa. Kiril le accarezzava il viso, nutrendosi della giovane sensualità di Heidi, da cui non riusciva a distogliere lo sguardo. Heidi si sentiva un tantino in soggezione, perciò aveva chiuso nuovamente gli occhi.
Quando li aveva riaperti, Kiril le aveva posato le labbra sulle sue. Il cuore di Heidi aveva spiccato un balzo, facendola ritrarre immediatamente. Nonostante la sensazione fosse piacevole, era proprio quell’improvvisa e inaspettata voluttà che le metteva paura. Lo considerava quasi un amico e non avrebbe dovuto accettare di condividere il letto con lui. Alla reazione di lei, però, Kiril le aveva appoggiato una mano dietro la nuca e aveva ripreso ad accarezzarla teneramente. Come fermarlo? Heidi non poteva negare che le piaceva. Nelle lunghe notte solitarie d’invernovirgola aveva tanto desiderato che qualcuno l’accarezzasse in quel modo, cullandola dolcemente fino a farla addormentare. Perché sottrarsi, allora? Non meritava forse un risarcimento per quella gelida morsa di solitudine che tanto spesso le aveva oppresso l’anima? Non poteva semplicemente godersi la vita, una volta tanto?
Certo che poteva... Se solo avesse voluto. Avrebbe potuto concedersi a suo piacimento tutti gli uomini e ragazzi che glielo chiedevano e quando lei avesse gradito. Era bella e giovane e nessuno le avrebbe impedito di farlo. Il fatto è che se metti un però è tutto più scorrevoleHeidi avvertiva che c’era qualcosa di sbagliato in questo. La sottile tentazione di abbandonarsi ai suoi amanti la solleticava ogni volta, senza mai allettarla realmente. Ogni volta che seduceva qualcuno –il più delle volte inconsapevolmente– Heidi sorrideva tra sé di quanto i maschi fossero inclini a perdere la testa per lei. Avrebbe potuto concedersi a tutti,spaziose solo avesse voluto. Subito dopo, però, si ritraeva disgustata da quelle riflessioni, vergognandosi di se stessa e dell’incapacità degli uomini di tenere a bada le proprie pulsioni sessuali.
“Gli uomini fraintendono sempre” aveva sentenziato sua madre prima di lasciar partire Heidi per l’università. Non aveva aggiunto altro, ma ora il significato di quelle parole appariva più trasparente che mai. Heidi sorrideva amaramente ogni volta che ci ripensava. Quanto aveva avuto ragione, sua madre! Heidi ne era la prova vivente e consapevole. Ogni volta che aveva offerto ospitalità ad un ragazzo, assicurandogli un posto dove alloggiare per qualche notte, il furbone era arrivato a casa sua con dei progetti ben chiari. Kiril era già il quarto che tentava di ottenere qualcosa in più rispetto a semplice amicizia. Senza contare tutti quelli con cui era uscita, anche se in occasioni isolate, che avevano preso a guardarla in un modo particolare... Appena si accorgeva di quello sguardo, Heidi li liquidava all’istante.
Ma con Kiril era diverso.
Kiril era veramente un ragazzo dolce, speciale, ma soprattutto carino. Per una volta, si consolava Heidi, non si trattava di un caprone arrapato che avrebbe potuto avere l’età di suo padre.
Kiril era alto, biondo e aveva due occhi azzurri favolosi. Heidi si incantava a fissare il proprio sguardo nel suo, immaginando di perdersi in un cielo infinito o nelle limpide profondità di un lago. Inoltre Kiril veniva da Odessa, e avrebbe potuto insegnare ad Heidi il russo, la lingua dei suoi romanzi preferiti.
“Vieni a Odessa. Vieni a Ucraina. Posso ospitarti nella mia casa per quanto tempo vorrai.” – Le aveva detto in un italiano stentato. Heidi non poteva perdere quell’occasione. Alla fine gli aveva promesso che sarebbe andato a trovarlo quell’estate stessa.
Così, adesso, Kiril la baciava e l’accarezzava, la baciava e l’accarezzava, ripetutamente?immaginandosi chissà che cosa. L’espressione beata del suo volto suggeriva che il ragazzo non aveva alcuna fretta di “ottenere di più” da Heidi, fiducioso com’era nella sua promessa. Heidi lo osservava, disteso su un fianco, mentre le sue mani le sfioravano il corpo. Sebbene lei avesse i gomiti schiacciati al seno e le gambe serrate, sentiva le sue viscere sciogliersi a quel tocco soave e la sua anima distendersi tra le braccia levigate di Kiril. Allo stesso tempo, cercava di leggere i pensieri che si celavano dietro quella candida fronte. I suoi gesti delicati lasciavano intendere che considerava Heidi preziosa. Lei lo avvertiva e questo la faceva sentire orgogliosa come una regina, anche se non meno sola.
La verità è che come soprai problemi della sua vita non si sarebbero risolti. L’università, gli esami, il lavoro, la famiglia: una marea di questioni di cui Kiril ignorava quasi del tutto l’esistenza. E lei non osava angosciarlo con le sue preoccupazioni. Anche se Kiril aveva otto anni in più di lei, Heidi non lo riteneva capace di comprendere la complessità di certi argomenti.
Ma si sbagliava.
Mentre Kiril le massaggiava –in modo a dir poco delizioso– il collo e le spalle, Heidi allungò una mano ad afferrare dalla scrivania il tascabile che aveva interrotto. Tanto per scacciare la sensazione di spreco del tempo, ricominciò a leggerlo. Era arrivata a pagina 258. Quando fu il momento di girare pagina, Heidi fece un movimento brusco con il gomito che risvegliò Kiril dalla sua estasi immaginaria. Il ragazzo sollevò la testa e vide il libro. Heidi si voltò leggermente verso di lui, e si ritrovò a navigare in un interrogativo azzurro. Piccole rughe di perplessità si disegnavano sulla sua fronte. In risposta, lei gli sorrise amabilmente –nessuno sapeva resistere al sorriso dei suoi occhi nocciola. Era un sorriso innocente e pieno di divertita ironia. Le sopracciglia di Kiril si distesero nuovamente, e lui non poté fare a meno di sorridere a sua volta.
“Tu vuoi sempre fare qualcosa” – le disse. Sospirò. “Usciamo. Ha smesso di piovere?”
“No.”
Kiril si tirò su, lentamente. Heidi si mise a sedere accanto a lui e posò le proprie gambe su quelle di lui. Kiril accarezzò le folte ciocche dei suoi capelli lunghi. La pioggia picchiettava incessante sui vetri.
“Usciamo lo stesso” disse. Esitò, poi aggiunse tristemente: “Non era simpatico che leggevi quando eravamo sdraiati.”
Erano usciti.
Heidi lo aveva guidato attraverso la città, nonostante la pioggia. Era stata il suo instancabile Cicerone, noncurante della pioggia battente che allagava le strade. Soltanto dopo il tramonto, con le scarpe talmente inzuppate che i piedi erano ridotti a spugne, Kiril si era ritenuto soddisfatto della sua gita turistica ed aveva espresso il desiderio di ritornare a casa. Heidi ce l’aveva portato.
Avevano ordinato due pizze e si erano messi a mangiarle sul letto, direttamente dal cartone, tanto che erano affamati. Non ritenendosi sazio, Kiril si recò in cucina e iniziò a preparare degli squisiti pancakes. Heidi fu deliziata da quel cibo che sapeva di dolce e di salato allo stesso tempo. Mentre li divoravano, guardando la pioggia infrangersi sui vetri della finestra, Heidi chiese a Kiril di raccontarle la storia della sua vita. Si sentiva in vena di ascoltare.
“Voglio sapere tutto, dall’inizio.”
Kiril la accontentò.
Cominciò dal suo primo giorno di scuola, raccontò di come non avesse mai particolarmente gradito i suoi compagni di classe e di come gli altri non gradissero lui. Heidi apprese che Kiril non aveva mai amato lo studio, ma intendeva assumersi le proprie responsabilità. Una volta iscrittosi all’università, infatti, aveva subito trovato lavoro, in modo che le sue spese non gravassero sulla suaalleggerisci togliendolo, di chi altri può essere la famiglia? famiglia. I ritmi di lavoro erano però molto intensi, e Kiril aveva trascorso mesi interi senza mai vedere la luce del sole. Inoltreinutile era andato a vivere da solo e i suoi pasti erano scarsi e sregolati. Finché inutileun giorno non si era ammalato. Le sue difese immunitarie si erano indebolite a tal punto che gli ci era voluto un anno per rimettersi da una semplice operazione chirurgica al mignolo. Adesso, dopo essersi ripreso completamente, aveva intrapreso un viaggio in Italia per capire cosa voleva fare della sua vita.
Ragazze, ne aveva avute? Voleva sapere Heidi.riformula, così è terribile
Kiril rispose che sì, era stato fidanzato due volte nel periodo dell’università. La prima l’aveva mollato perché voleva avere presto dei bambini e costruirsi una famiglia, cosa a cui lui non era pronto. Si erano lasciati dopo due anni e mezzo. La seconda aveva sostanzialmente gli “stessi difetti della prima”, anche se Kiril fu piuttosto vago al riguardo e non volle aggiungere altro. Né Heidi osò insistere.
Finiti i pancakes, Kiril tacque e prese a fissare Heidi. Le piantò dritto in faccia la lama azzurra del suo sguardo, in cui alla dolcezza si mescolava una punta di malizia. Le prese le mani e cominciò ad accarezzarle. Heidi passò un dito sull’unghia del suo mignolo. Più tardi erano sul letto, a contemplarsi a vicenda. Ma Kiril chiuse gli occhi inaspettatamente presto, questa volta. Nel giro di pochi secondi era già profondamente addormentato.
Heidi invece non riusciva a prendere sonno. C’era qualcosa di irrimediabilmente sbagliato nel dormire nello stesso letto con Kiril. Sentiva che se si fosse abbandonata tra le sue braccia non avrebbe più potuto fermare il resto. E lei non voleva una “storia romantica” con Kiril –come lui l’aveva chiamata. Allora si era alzata dal letto senza far rumore e vi si era seduta per osservare Kiril riposare. Il suo lieve russare emanava una calma benefica.
 Tuttavia, Heidi percepiva che l’effetto rassicurante di Kiril non sarebbe durato a lungo. La sua tenerezza non sarebbe bastata a ridarle la gioia di vivere, né ad aiutarla a risolvere i suoi problemi. Con una lucidità quasi impressionante, Heidi ammise a se stessa che mai avrebbe potuto amare Kiril. E anche se avesse potuto, lui aveva troppi anni in più di lei. Aveva la sensazione che avrebbe dovuto cercarsi di meglio che una ragazzina. Ecco cos’era che non andava. Heidi temeva che la sua naturale inesperienza giovanile, celata dietro l’apparenza del suo carattere maturo, potesse sgusciare fuori all’improvviso e rovinare tutto. Heidi voleva bene a Kiril, ma l’ultima cosa che desiderava era deluderlo con le ingenue aspettative tipiche della sua generazione.
Mentre fumava, nella notte, decise che l’indomani avrebbe mandato Kiril via da casa sua.come sopra

Forte di questa convinzione, che pure aveva preso a malincuore, Heidi si era diretta verso casa. Prima di entrare nel portone aveva gettato via il mozzicone. Aveva la bocca impastata di fumo, ma si sentiva stranamente scaricata di un grosso peso. Il peso della decisione, o dell’indecisione? In fondo era la stessa cosa.
Entrò in camera cautamente, per non svegliare Kiril. Alla luce dei lampioni che filtrava dalla finestra, si accorse che il letto di Kiril era vuoto. Il ragazzo si era infatti trasferito nel letto di Heidi, dove giaceva supinamente abbandonato al sonno. Una mano riposava lungo il fianco, l’altra sullo stomaco che si alzava e abbassava lentamente al ritmo del suo respiro. Heidi non riuscì a trattenere un sospiro esasperato. Poi, però, la tenerezza sopraffece l’irritazione, e Heidi si sorprese ad osservarlo nella penombra, con la testa leggermente piegata di lato. In quel momento, Kiril era come un bambino spaventato dagli incubi notturni che si rifugia nel lettone dei genitori. Come poteva Heidi cacciarlo? Sarebbe già stato abbastanza difficile, l’indomani, trovare le parole per fargli capire che doveva andarsene. Così, dopo un attimo di esitazione, si svestì e si sdraiò accanto a lui. In fondo, pensò Heidi, sarebbe stata l’ultima notte piacevole per entrambi. Si strinse il più possibile contro la metà libera del letto, ma lasciò scivolare i suoi piedi freddi tra quelli di Kiril per riscaldarli.


La luce invadente del sole, respinta dietro gli scuri delle finestre, svegliò Heidi abbondantemente tardi. Quando aprì gli occhi, le parve di aver dormito cent’anni. Captò subito qualcosa di strano, ma lì per lì non capì cosa. Allungò una mano alla scrivania per controllare l’ora sul cellulare. Le dieci e un quarto. Di solito era in piedi almeno un’ora prima. Dannato telefono, perché la sveglia non aveva funzionato? E perché gli scuri erano socchiusi, se la sera prima lei li aveva lasciati aperti, esattamente come piaceva a Kiril...?
Heidi si accorse con sgomento di essere da sola. Kiril non era né nel suo letto, né in quello per gli ospiti. Anche il suo zaino era sparito. A parte Heidi, la stanza era completamente vuota. Provò un misto di sollievo misto a vergogna per i quali si adirò contro se stessa. Non aveva più l’incombenza di mandarlo via, se n’era andato da solo. Heidi provò ulteriore disgusto verso di sé. Le lacrime le si affacciarono agli occhi, ma senza avere il coraggio di scendere.
Interdetta, Heidi si sfilò le coperte di dosso con un gesto meccanico. Continuava a guardarsi in giro, senza capire, mentre la sua vista si sfocava sempre di più. “Non era quello che volevi?” le disse una sarcastica voce interiore. “Hai cose più importanti a cui badare e lui si è sentito di troppo”. Aveva persino chiuso gli scuri. Il suo era stato un gesto gentile o beffardo? Heidi non riusciva a concepire che Kiril le portasse rancore. Se n’era andato sicuramente col cuore pesante, agendo a causa di un fraintendimento, ma mai per prenderla in giro...
Senza rendersene conto, Heidi aveva aperto l’armadio e aveva cominciato a tirarne fuori abiti alla rinfusa. Nella sua mente lampeggiava la vaga idea di vestirsi e di correre a cercare Kiril da qualche parte nel mondo. L’avrebbe seguito fino in Ucraina, se necessario. Doveva assolutamente spiegargli che c’era un errore.
A un certo punto, nello sfilare un jeans da una gruccia, le sue dita urtarono qualcosa che cadde. Heidi raccolse una piccola calamita di legno che qualcuno aveva appeso alla gruccia. Se la rigirò tra le mani: era una matrioska variopinta. Per un po’ Heidi non si mosse. Frugò nel suo cuore e fu sorpresa di trovarci gioia mista ad eccitazione mista a rimpianto e a sensi di colpa. Rimase immobile con la matrioska in mano, lasciando che tutte queste emozioni esplodessero dentro di lei. Fu allora che le lacrime cominciarono finalmente a sgorgare.



Ho provato a darti una vaga idea su qualcosina in qua e in là. Il tuo racconto non mi è piaciuto: lo trovo banale, già visto. Inoltre è scritto davvero in modo pesantissimo: troppi aggettivi inutili, giri di parole, costruzioni di frasi non troppo felici.
Il vento manca completamente, ma come ho avuto modo di notare iniziando a leggere anche altri racconti, ciò è dovuto probabilmente a una non cristallina chiarezza del regolamento.
In tutti i casi, così com'è, questo racconto non può rientrare nel concorso. Inoltre, ribadisco, non mi piace com'è scritto: troppo ridondante e senza troppo da comunicare. Io ci rimetterei mani...
Un abbraccio :)
 
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view post Posted on 16/6/2012, 18:07
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ciao, Heidi e Kirl potevano essere una bella coppia, nonostante tu li abbia divisi
Il racconto come hanno fatto già notare, chi con discrezione chi invece con poco tatto, lamenta delle lacune.
Ma tutto si può sistemare. Anch'io ho riletto e aggiustato il mio racconto, ma non e' mai abbastanza, perchè tutte le volte che lo si rilegge trovi
sempre qualche variazione da fare.
Quindi a me e' piaciuta questa storia tra Heidi e Kirl, mi piacerebbe rileggerla.
:D :D :D
 
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view post Posted on 28/6/2012, 00:14
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Romina Tamerici

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Credevo di aver ancora un racconto da leggere e invece... hai cambiato il titolo o sono io a essere impazzita? Sto tenendo un elenco con i titoli dei racconti letti e questo non c'è, però sono sicura di averlo letto a parte la citazione iniziale e alcune modifiche. Devo aver fatto qualche pasticcio, come mio solito.
 
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slayercetty
view post Posted on 28/6/2012, 01:36




Certo, questo, è un racconto diverso dagli altri...
complimenti per lo stile, belle le figure descrittive adoperate per gli sguardi e i colori degli occhi
(anche se forse ci sono troppe frasi che ribadiscono che lui ha gli occhi azzurri e lei nocciola), ma magari è una cosa voluta, non saprei: non sono proprio un esperta in merito ai racconti romantici.

Anche io devo farti notare che, in funzione di una maggiore concordanza con il tema del concorso, nel tuo racconto, ci dovrebbe essere più vento.

Detto questo, ci sono alcuni punti che vorrei farti notare:

CITAZIONE
Non merita va forse un risarcimento per la gelida morsa di solitudine che così spesso le oppeimeva opprimeva l’anima?

CITAZIONE
Ogni volta che seduceva qualcuno –il più delle volte inconsapevolmente– Heidi sorrideva tra sé di quanto i maschi fossero inclini a perdere la testa per lei.

Il sorridere tra sé denoterebbe una certa consapevolezza, ma tra i trattini tu specifichi il contrario, quindi si crea un po' di confusione.

CITAZIONE
Lui però era diverso. Kiril era sinceramente affezionato a lei, e soprattutto era carino.

La seconda parte della frase, mi sembra un po' contrastante con il personaggio di Heidi:
se ho capito il tipo, stiamo parlando di una ragazza profonda, no?!
Una che potrebbe avere chiunque desideri e allora come mai è soprattuto il fatto che lui sia carino ad essere importante per lei?!


CITAZIONE
A lei Kiril piaceva sul serio, ma era vero il contrario?

Non so se ho capito bene cosa si intende, ma se così fosse, penso che la frase risulterebbe più chiara così:

"A lei Kiril piaceva sul serio, ma lui corrispondeva i suoi sentimenti?" oppure "ma lui provava le stesse cose?" (sono solo suggerimenti, ovviamente)

In breve, ti consiglio di rivedere ancora il racconto e magari, se ti è possibile, considera di dare al vento un qualche ruolo o funzione, in merito alla narrazione.

ciao
 
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18 replies since 11/6/2012, 14:28   196 views
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