| LA LINEA 92
Fa freddo. Come piace a me. C'è un vento leggero, che mi scompiglia i capelli e mi confonde i pensieri, mescolandoli tra loro e regalandomi una sensazione di euforia, un piacevole smarrimento.
Ho finito di lavorare un pò prima del solito, verso le 18. Ho camminato, curiosando tra gli ultimi saldi nelle vetrine dei negozi. I miei stivaletti neri, gessato grigio con sottilissime righe azzurre, camicia chiara, cravatta vistosa e cappotto nero. E' strano come gli sguardi dei commessi cambino a seconda di come sei vestito. Oggi mi sorridono, sono gentili, servizievoli, mi danno del Lei e si preparano a chiedermi se voglio pagare con carta di credito. Avrò l’aria di uno che compra. Le stesse persone che, non più tardi di sabato scorso, mi avevano visto entrare con le mie vecchie Fila slacciate, i jeans consumati ed una camicia stropicciata metà fuori e metà dentro i pantaloni. Non mi avevano nemmeno salutato, mi seguivano con la coda dell'occhio mentre ispezionavo gli scaffali. Avrò avuto l'aria di uno che ruba.
Non ho rubato sabato, non ho comprato oggi.
A casa, sono tornato ad essere quello che sono. Una doccia calda, immobile sotto il getto d'acqua. Ho raccolto i jeans consumati da terra, il primo maglione capitato tra le mani aprendo l'armadio, le Fila slacciate, una giacca a vento, cappello, guanti e di nuovo fuori.
E' una cosa che faccio, ogni tanto. Mi rasserena, mi rilassa, faccio pace con la città: aspetto che la tempesta di gente dell'ora di punta si plachi, compro il biglietto e salgo sull'autobus. Uno qualunque, basta che sia uno di quelli che tagliano Milano da una parte a quell'altra. Spesso non prendo il primo che arriva, aspetto di vederne uno che abbia libero il mio posto preferito, più o meno a metà della carrozza, dal lato della strada. E' come andare al cinema. Per un'ora buona mi dimentico di tutto e mi concentro sulla città. Ai semafori guardo dentro le macchine che aspettano il verde, osservo dall'alto del mio sedile i colori dell'illuminazione dei cruscotti: le Renault brillano di arancione nell'abitacolo buio, le Fiat di verde, le Opel di un giallino opaco, le Alfa di rosso, le Volkswagen di blu, con le lancette rosse.
Guardo scorrere i palazzi e cerco di capirne i colori, anche se è difficile, per via del buio e di quei nuovi lampioni che ovattano tutto, anche i rumori. Ci sono file interminabili di macchine parcheggiate da ogni parte. Provo a comporre parole con le lettere delle targhe: AN 381 EC. Cane!! Ogni tanto vengo distratto da qualcuno che sale sull'autobus. Molti leggono, le donne hanno quasi sempre la borsa appoggiata sulle ginocchia e c'è un tipo, accanto al conducente, che se ne sta in piedi da almeno sei fermate. Ci sono dieci posti liberi, perché non si siede?
Torno alla città, la divagazione sui passeggeri mi ha fatto perdere un paio di svolte ed ora devo cercare dei punti di riferimento per capire dove siamo. Ecco il Bar Basso, abbiamo già imboccato V.le Abruzzi allora. I miei pensieri scorrono veloci, appaiono e scompaiono come le insegne luminose dei negozi chiusi che si susseguono: un phone center, un solarium, una panetteria, un bar tabacchi 24 ore, un elettrauto, un rivenditore di telefonia mobile. Ogni insegna un pensiero, ogni albero della carreggiata centrale un altro pensiero. Non cerco di fermarli, li lascio liberi di vagare. Passano come linee orizzontali da un capo all'altro del cervello. E poi si dileguano, apparentemente senza lasciare traccia di sè. I passanti sono pochissimi e sembra che abbiano tutti fretta. Forse c'è qualcuno che li aspetta a casa, forse invece stanno scappando da qualcosa. Ma sono solo ombre, li posso solo intuire, sagome di cartone che si muovono, senza volto.
Superiamo P.zza Lodi, me ne accorgo dai cartelloni pubblicitari del cinema Maestoso. Tra due fermate devo scendere, sono arrivato. Prenoto la fermata, mi alzo e lancio un'ultima occhiata ai passeggeri. Il tizio in piedi è ancora lì, gli altri sono sconosciuti, non c'erano prima. Si aprono le porte;durante tutto il viaggio non mi ero accorto del rumore che fanno quando sbattono contro il passamano.
Scendo dall'autobus. Respiro l'aria gelida. E mi accorgo di conoscermi un pò meglio.
Edited by Robbie1967 - 10/6/2012, 16:29
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