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La seconda chance

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view post Posted on 24/5/2012, 14:12
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Fabrizia

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La seconda chance
Simonerav


1) Prologo

Era un caldo pomeriggio d’estate. Nel canile di Pavia Lucky, un pastore tedesco di dieci anni, era in attesa del suo nuovo padrone. Lucky non nutriva grandi speranze, dato che si sentiva ormai un cane pensionato. Era convinto di dover trascorrere gli ultimi anni della sua vita in quel luogo triste e umido, in compagnia di altri cani disgraziati.
Era rimasto davvero sorpreso quando aveva appreso di essere stato adottato da una nuova famiglia. Eh già, il canile! Proprio a lui, il grande Lucky, il cane poliziotto della squadra narcotici. Un incrocio tra Rin Tin Tin e Rex, quadrupede abile, coraggioso e con un palmares di tanti successi. Una carriera gloriosa interrotta bruscamente dalla disavventura all’aeroporto.
Quella maledetta mattina del 15 marzo 2010, Lucky non era stato in grado di fiutare il carico di droga, scoperto da un suo “collega” all’aeroporto di destinazione. Per gli umani si chiude un occhio. Una battuta d’arresto è tollerata e giustificata, etichettandola come problema di famiglia, affaticamento e stress o ancora meglio un mix esplosivo di più elementi. In fondo errare è umano. Agli animali non si concede l’appello. Così il povero Lucky, nome nella circostanza poco indicato, si ritrovò di colpo disoccupato e destinato al canile. È vero, il Sovrintendente Esposito e altri colleghi bipedi avevano fatto di tutto per chiedere l’attenuazione della condanna. Ma l’Ispettore Brambilla era stato irremovibile quando aveva detto: « Il tempo non risparmia nessuno, la frutta marcisce, le zinne delle femmine cadono e anche i bei film finiscono.»
Quel triste 15 marzo Lucky si era sentito tradito. È vero, non era il primo: quel giorno non ha mai portato bene. Diamo a Cesare quel che è di Cesare! Un povero servitore dello stato era obbligato a farsi da parte e tutti velocemente si stavano allontanando da lui. Persino Jessie, la cagnetta della reception, quel pomeriggio di un giorno da cani, aveva fatto finta di non vederlo. Pensare che, solo fino al giorno prima, lei faceva di tutto per farsi notare da lui e, appena era in sede, non tardava ad affacciarsi alla finestra e ad abbaiare languidamente. Il povero Lucky, come ulteriore umiliazione, aveva dovuto restituire anche il distintivo, che aveva portato al collo per diversi anni. Gli rimaneva solo la medaglietta col suo nome e tanti ricordi. Be’, non solo; anche un bell’osso, che il Sovrintendente Esposito gli aveva regalato dicendogli: «Goditelo, te lo meriti proprio, sei stato un fedele compagno di avventure.»

Lucky stava finendo di gustarsi l’osso quando sentì il rumore di una frenata. Era il furgoncino di un dipendente del canile municipale. Era venuto a prenderlo.
La storia poi la conoscete, chiaramente fino al pomeriggio d’estate di sei mesi dopo quando Lucky si stava apprestando ad incominciare una nuova vita.

2) Via dal canile.

Il cane Lucky sentì dei rumori e di colpo si trovò davanti l’impiegato del canile in compagnia di un signore e una signora di mezza età e una sorridente bambina dai capelli biondi.
«Ecco, Lucky,» disse l’inserviente del canile «questa è la tua nuova famiglia: i signori Orlandi. Sono stati affascinati da te e dal tuo passato e ti hanno preferito ad altri cani più giovani, che vivono qui da noi in pensione. Mi raccomando però non tradire la loro fiducia.»
Lucky era molto sorpreso e incapace di avere una chiara e decisa reazione. Si limitò semplicemente a seguire i suoi nuovi padroni e salire sul loro fuoristrada di colore grigio, parcheggiato proprio di fronte al canile.
Il viaggio fu tranquillo e, dopo una mezz’oretta scarsa, il cane si trovò di fronte alla sua nuova casa.

3) A casa

Home, sweet home.
Per chi?
Per chi torna, dopo un lungo viaggio, alla propria dimora! Non per Lucky, che si trovava in una casa nuova, in compagnia di persone estranee. Era confuso e sperduto in un ambiente tutto da scoprire. Si sentiva come un astronauta appena atterrato su un nuovo pianeta.
Fuori dalla finestra, si vedeva solo qualche luce artificiale e tra l’altro anche un po’ fioca. Per fortuna in quel momento la padrona entrò nella sua stanza con una ciotola molto promettente. In un attimo le nubi si dissolsero, i pensieri cupi svanirono dalla sua mente. Lucky, con la bava alla bocca, si gettò sulla succulenta pietanza. Se il buongiorno si vede dal mattino, quella cena l’aveva riappacificato col mondo. In fondo, a una certa età, il piacere dl cibo talvolta aiuta gli esseri umani a ritrovare la tranquillità interiore, che sembrava smarrita. Lucky non faceva eccezione, in breve tempo aveva abbandonato l’aspetto da duro e disincantato e nel gustare quel cibo aveva ritrovato sensazioni che sembravano svanite.
Oppure no, forse era solo un fuoco di paglia, probabilmente una volta sazio il suo umore sarebbe tornato malinconico. In fondo a volte i piaceri aiutano a ritrovare la voglia di vivere, ma una volta appagati, ci lasciano con una minor possibilità di scelta. Forse era ora di staccare la spina e mettersi a dormire: provare quella nuova cuccia, che prometteva di essere molto più comoda di quella molto spartana, fornita dal canile pubblico. La stanchezza si stava facendo sentire, era meglio lasciarsi andare nelle braccia di Morfeo. L'indomani mattina lo attendeva il suo debutto ufficiale al parco di Via Crespi, area cani. Il tutto in compagnia della sua padrona e della figlia. Oddio, chiamarla missione era un po’ forte. In realtà sarebbe stata una noiosa uscita, un monotono giro nel parco. Nulla a che fare con le accattivanti operazioni di un cane poliziotto del suo lignaggio.

4) La prima missione

Alla mattina Lucky si svegliò quando sentì dei rumori nel bagno adiacente alla sua stanzetta. Era il padrone, che si era alzato di buon’ora per andare al lavoro. Dopo di lui si svegliò la padrona Teresa e poi, con molta più fatica, la padroncina Elena. Tempo di fare una veloce colazione e Lucky si preparò alla sua prima uscita ufficiale. Il parco distava dieci minuti da casa. Bisognava attraversare quattro strade e percorrere un lungo viale alberato. Lucky era stato tenuto al guinzaglio dalla sua padrona per tutto il percorso, ma quando arrivò a destinazione fu lasciato in libertà.
Pronti e via, appena il tempo di girare la testa ed ecco una cagnetta, una bella giovane bassotta, che scodinzolava per richiamare la sua attenzione.
«Come ti chiami?» chiese la cagnetta.
«Lucky» rispose lui.
«Sei nuovo di qui? Non ti ho mai visto!»
«Si direi proprio di sì, sono arrivato ieri sera.»
«Ti piace il parco?» chiese ancora la cagnetta.
«Direi di sì, ma per deformazione professionale non mi fido mai delle mie prime impressioni.» «Deformazione professionale? Cos’è? Non sarai anche tu come il cane Lapo, che pensa di essere uno stilista e si atteggia a super-cane?»
«No, no, acqua acqua. Io sono un ex cane-poliziotto, licenziato su due piedi, o meglio su quattro zampe per una disavventura e poi finito in un canile comunale. La mia vita sembrava senza via di uscita e mi sentivo già avviato sul viale del tramonto, quando ora mi ritrovo qui.»
«Che storia interessante! Chissà quante avventure hai vissuto! La tua storia suppongo sia molto diversa da quella di un cane da guardia, sempre agganciato a una catena. Per non parlare di un cane da compagnia: privo di libertà e sempre in balia dei capricci del padrone bipede. Loro hanno proprio fatto una vita da cani, mentre tu dovresti sentirti utile e realizzato. O mi sbaglio?»
Lucky si sentiva affascinato da questa nuova compagna, ma voleva rimanere fedele al suo principio di non dare mai confidenza a un estraneo al primo incontro. In fondo il vecchio Groucho Marx non aveva torto quando affermava di rifiutare tutti i circoli che già la prima volta lo volevano tra i loro soci.
Lucky si limitò a rispondere: « Forse hai ragione, pensi quello che pensavo anch’io prima di andare al canile, ma le esperienze, specie quelle negative, ti cambiano. E tu come ti chiami?»
«Lara» rispose la bassotta. Lei voleva aggiungere altro, ma in quell’istante il suo padrone la chiamò a gran voce e lei non si fece certo pregare, salutò e se ne andò.

5) Gioco di bimba

Lucky voleva conoscere meglio Lara, ma quando si trovò da solo, pensò che forse era meglio così. Decise di guardarsi intorno per vedere se c’erano altri cani. Ebbe giusto il tempo di segnare il territorio, o quasi, perché la sua padroncina richiamò la sua attenzione con una pallina da tennis gialla.
«Forza Lucky, fammi vedere come te la cavi! Su prendila e riportamela.»
“Che gioco stupido!” pensava il nostro eroe “lo facevo anni fa come allenamento alla scuola allievi poliziotti, unità cinofila.” Questa riflessione negativa lasciò ben presto spazio a un’altra molto più conciliante.
“La bambina” pensò “vuole giocare. La cena di ieri era gustosa, mi sento in debito verso questa famiglia, che mi ha dato una nuova possibilità.”
Lucky abbaiò per far segno alla bambina che era pronto. La bimba tirò la pallina e Lucky con un gesto atletico riuscì a prenderla al volo. Ottima presa. La sua forma era ancora buona, nonostante gli anni passati e quel triste periodo trascorso nell’umido canile. La bambina aveva appena ricevuto la pallina da Lucky, si girò e la tirò per la seconda volta.
Il gioco fu ripetuto ancora tre o quattro volte e Lucky stava per cedere, quando la padrona lo trasse d’impaccio richiamando a sé la figlia. Era tempo di ritornare a casa. Lucky era contento perché aveva ormai la lingua a penzoloni. Un po’ di riposo gli avrebbe fatto bene. Il giorno seguente, se le condizioni atmosferiche l’avessero permesso, poteva sempre ritornare al parco e trovare ancora Lara. Questa volta sarebbe stato un rivedersi e quindi avrebbe potuto mettere da parte timori e perplessità, Groucho Marx compreso.

6) Parco 2: il ritorno

Il giorno seguente ecco di nuovo Lucky al parco. Quel giorno il suo obiettivo era ben chiaro: voleva solo ritrovare al più presto Lara. Si lasciò andare al suo fiuto da segugio e in poco tempo si ritrovò sulle tracce di una bella cagnetta. Sì, era proprio lei: Lara.
Lucky pensava di avere la cagnetta ai suoi piedi, o meglio zampe. Invece no. Lara appariva molto preoccupata e non si era quasi accorta della sua presenza.
«Lara» disse Lucky «cosa c’è che non va? Ti vedo preoccupata.»
« Hai ragione» rispose Lara. «Sono tornata di corsa dal boschetto perché ho sentito degli strani rumori, quasi delle urla. Mi sono proprio spaventata, sono fuggita a perdifiato. Pensa, mi tremano ancora le zampe. Non voglio più andare nella zona sud del parco, né tanto meno uscire dal cancelletto e avventurarmi da sola.»
«Da sola, hai detto? Da sola? Ragioni così perché temi l’ignoto e non sei sicura di te stessa. Devi invece superare la paura. Posso accompagnarti?» chiese Lucky.
«Tutti uguali voi maschi, uomini o cani che siano. Approfittate delle nostre paure per cercare di conquistarci, mostrandovi coraggiosi e decisi. Dovevi sentire che rumori sinistri. La paura mi aveva bloccato.»
«E va bene» proseguì Lucky «se la pensi così, mettiamoci una pietra sopra. Anzi giochiamo un po’ insieme e dimentichiamo le cose negative.»
«Tutti uguali, voi maschi. Non ci prendete mai sul serio. Deridete le nostre paure invece di aiutarci a superarle. Non è così che volevo che finisse. Pensavo che tu fossi diverso e che fossi disposto a venire con me per aiutarmi ad affrontare con successo le mie sfide.»
«Ma, veramente...» borbottò Lucky «Io…»
Lara lo interruppe subito: «Voi maschi non capite la nostra psicologia. Quando diciamo sì intendiamo no e vice versa. È logico. In fondo, per capirci dovete pensare ad un rullino fotografico. Quello che sul negativo è nero è in realtà bianco e quello che è bianco è in realtà nero. Per capirci ci vuole flessibilità, dovete apprezzarci non per quello che sembriamo ma per quello che siamo. Il ramo appare spezzato se è immerso nell’acqua. Chiaro?»
«Chiaro intendi scuro, oppure dato che mi pare scuro in realtà è chiaro? Oddio un cagnetta sofista! Povero me. Ti faccio una proposta. A minuti, se non a secondi, arriverà la mia padroncina a lanciarmi una pallina gialla e non ci sarà più tempo. Se vuoi che andiamo a vedere dobbiamo farlo ora. Potrei decidere io, ma non me lo permetteresti. Se invece fossi tu a decidere finiremmo in stallo, dato che dovrei essere io a decodificare i tuoi voleri. Ti faccio allora una proposta: affidiamoci al caso.»
«In che senso?» chiese Lara.
«Io nasconderò sotto una zampa un sassolino. Se lo trovi, restiamo qui e non ci pensiamo più, mentre se non lo trovi, andiamo. Il caso è il caso. Non si può opporsi.»
Pronti e via. Il cane si girò e si rigirò e fiero sulle zampe chiese a Lara di indicare la zampa con il sasso.
Lara, decisa, indicò la destra.
«Risposta errata. Non c’è un bel nulla: corriamo!»
I due partirono verso la zona sud del parco. Partirono di corsa e Lara non ebbe il tempo di verificare cosa nascondeva la zampa sinistra di quel furbone di Lucky, che non aveva nascosto nessun sasso sotto le sue zampe. Pensate forse che un cane poliziotto si lasci scappare una così ghiotta occasione di visitare un’area nascosta ai confini del parco e da cui provengono rumori sinistri? Il lupo, o in questo caso, il cane-lupo perde il pelo, ma non il vizio.
Dopo qualche minuto di corsa i due cani erano vicini al punto X. In effetti il luogo era davvero poco accessibile, ma comunque molto silenzioso.
«Vedi, carissima Lara, non c’è nulla, Ti sei immaginata il tutto. Non c’è nessuna traccia di… O no, ma quello cos’è?»
Nascosto, dietro un fitto cespuglio, s’intravedeva qualcosa di strano. Era un fagotto che si muoveva. Lucky si avvicinò molto cautamente convinto di trovarsi di fronte a qualche animale. Si trattava invece di un neonato, abbandonato tutto solo ai confini del parco. Il piccolino appariva infreddolito e sofferente.
Lucky pensò che doveva fare qualcosa al più presto, altrimenti il neonato, che ormai non piangeva quasi più ed era disidratato, avrebbe abbandonato, decisamente anzi tempo, la vita. Fare subito qualcosa, ma cosa?
Lucky chiese a Lara di farsi coraggio e rimanere da sola vicino al bambino tenendolo sveglio, mentre lui avrebbe fatto una velocissima corsa per andare a cercare aiuto.
La corsa di Lucky fu una delle più veloci corse di tutti i tempi. Lucky si diresse come una saetta a cercare rinforzi.

7) Epilogo

Lucky si sentì nuovamente utile. La conoscenza della cagnetta Lara e la missione gli avevano dato nuovi insperati stimoli. Mai avrebbe immaginato di poter tornare al centro dell’azione e tornare a vestire i panni dell’eroe di strada.
Questa nuova consapevolezza delle proprie capacità e questa determinazione di mettere il cuore davanti all’ostacolo lo spinsero ad aumentare l’andatura e a cercare in giro la soluzione. Si avvicinò a un vigile e incominciò ad abbaiare per richiamare la sua attenzione. Purtroppo il vigile Bianchi, che non amava i cani, si spaventò alla vista di quell’inatteso quanto indesiderato ospite a quattro zampe.
« Via, via, bestiaccia, che ti prende? Vattene, torna dal tuo padrone. Eh già, la moda dei padroni di lasciare liberi i cani e di non preoccuparsi dei frequentatori del parco, desiderosi di una dose di tranquillità.»
Lucky non si diede per vinto e continuò ad abbaiare. Il vigile era, però, un osso duro e questa volta passò dalle parole alle minacce. Prese il manganello e lo mostrò in gesto di sfida.
«Ehi, cane, è questo che vuoi? Le parole non ti convincono e allora ti convincerò in altro modo.»
Lucky stava perdendo la speranza, forse il Signor Bianchi era un ostacolo davvero insormontabile. Lucky pensò che doveva fare qualcosa. In quel momento gli balenò per la testa la massima che il Sovrintendente Esposito ripeteva sempre: « Se una cosa non puoi farla da solo, falla in compagnia. La squadra è una grande famiglia!»
Lucky si ricordò in quell’istante di aver visto, lungo il cammino, un gruppo di cani. Un cane solo poteva essere allontanato da un vigile panciuto, ma un gruppo di cani che abbaiava all’unisono avrebbe avuto un altro effetto.
Lucky ritornò indietro sulla strada per tre o quattrocento metri e lì vide alcuni cani. Non fu difficile richiamare la loro attenzione e convincerli a seguirlo.
«Cari amici, ho bisogno del vostro aiuto per una questione importante. Conto sulla solidarietà che, ahimè, non è diffusa in tutto il mondo animale e ancor meno presso gli umani.»
«È vero» disse il primo.
«Condivido» disse il secondo.
«Andiamo» dissero in coro altri tre cani.
Il gruppetto, deciso, si diresse verso il vigile Bianchi, che era spaventato e non credeva ai suoi occhi. La sua reazione fu quella di prendere il manganello e ripetere: «Via bestiacce, andate via o finisce male!»
Tutto quell’abbaiare aveva però richiamato l’attenzione di un’altra pattuglia di vigili in bicicletta, in servizio nel parco. I vigili si diressero verso il vigile Bianchi per cercare di aiutarlo, ma uno di loro, il Signor Morini, s’insospettì. Pensò che forse i cani stavano abbaiando non per spaventare quel fannullone di Bianchi, ma per segnalare qualcosa. Il nostro Lucky, capace di comprendere il pensiero umano, con una certa deformazione professionale maturata sul campo, guardò dritto negli occhi il suo nuovo alleato. In quell’istante l’abbaiare cessò e Lucky si mise alla testa del gruppo e si mosse di qualche passo. Il Signor Morini capì in quell’istante che il suo sesto senso non lo aveva ingannato e disse: «Colleghi, i cani ci stanno segnalando qualcosa. Seguiamoli!»
Lucky, contento di aver stabilito un contatto, incominciò a muoversi, seguito dal gruppo di simili e dai vigili in bicicletta.
Arrivati sul posto, trovarono la cagnetta Lara in compagnia del neonato. I vigili chiamarono con il cellulare l’ambulanza, che giunse in tempo per salvare la vita della creatura. La notizia del salvataggio si diffuse presso la stampa locale e ben presto il cane Lucky divenne un piccolo eroe, degno di essere insignito di una splendida medaglia.
In occasione della cerimonia ufficiale in suo onore, Lucky rivide velocemente il film della sua vita e abbaiando soddisfatto, pareva dire: « Nella vita non dobbiamo mai disperare: a volte abbiamo una seconda chance.»


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Anche a te una domanda importante: sei sicuro ci voler usare lo pseudonimo Simonerav per firmare il racconto?


 
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Simonerav
view post Posted on 29/5/2012, 20:18




Ciao Abaluth,

grazie mille per la revisione.

Ok sostituisci pure lo pseudonimo con Simone Ravazzin.

Ciao

Simone
 
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view post Posted on 29/5/2012, 20:23
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Fabrizia

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Benissimo, grazie! :)


 
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