| ***Ho scritto questo racconto ascoltando O'Children di Nick Cave. Per chi volesse leggere il racconto ascoltando il brano, lo potrà fare cliccando sul link inserito al posto della mia firma. Grazie mille***
Il soffio del vento mi scuote la testa. Svenuto in strada non so da quanto, cerco di alzarmi. Ho il corpo indolenzito e i vestiti sporchi di terra, una fitta di dolore a una gamba mi fa stringere i denti. Il vento continua a crescere d’intensità trascinando con sé sempre più terra che pian piano si deposita plasmando ogni cosa con forme nuove, più morbide; mi tappo la bocca con un braccio per non respirarla e cerco una via d’uscita. Il rantolare degli oggetti, il fischio del vento e la notte fonda non mi aiutano a capire dove mi trovo e cosa sta succedendo. Il vento aumenta la sua forza e io faccio sempre più fatica a muovermi. Non molto distante dal punto in cui sono intravedo un gruppo di luci fioche che si agitano, poi una forte raffica le spegne lasciandone solo una superstite. Sono colpito da un oggetto portato dal vento, solo un lieve taglio al petto e uno strappo sulla camicia, guardo di nuovo la luce e scelgo di andare in quella direzione. Respiro a fatica, deglutisco e sputo sperando di togliermi dalla gola il fastidioso sapore della terra. Uso lo strappo della camicia per ricavarne uno straccio che metto a protezione della bocca. Sotto di me è diventato tutto più soffice, sembra di essere su una spiaggia, la forma delle mie scarpe marca il territorio. Sono quasi arrivato alla luce, la riconosco: è del lampione che ho sotto casa, infilo la mano nella tasca per cercare le chiavi, la terra è entrata anche lì ma riesco comunque a prenderle. Apro la porta e faccio le scale a due a due e inciampo colpendo il ginocchio destro sul bordo dello scalino, il dolore mi fa ricordare che da bambino avevo sbattuto sullo stesso punto, quanto piansi allora. Chiudo la porta lasciandomi alle spalle il rumore del vento che fischia senza sosta. Sono salvo! Tutto in casa è ancora tranquillo e tutto è come l’avevo lasciato prima di uscire, musica in sottofondo che sta ancora andando, Nick Cave con la sua “O Children”, la tavola apparecchiata e alcune luci sono accese, non le spengo se so che rientrerò a breve. Il vento inizia a farsi sentire scuotendo ripetutamente le finestre. “Guarda che sto per entrare” sembra dirmi. I vetri esterni sono imbrattati da un velo di terra. Mi avvicino e apro un’anta. Il soffio di vento che entra chiude la porta della camera da letto. Il cielo è nero, nessuna stella a fargli luce, nessuna nuvola a ricoprire il suo manto, il cielo è nero come l’abisso. Pulisco il vetro della parte esterna e poi richiudo in fretta la finestra. In cerca di una risposta, getto lo sguardo un po’ ovunque lì fuori, ma purtroppo a parte il flusso continuo del vento e la terra che continua a depositarsi e che oramai ha raggiunto e superato il marciapiede, non riesco a vedere nulla. Prendo il cellulare e provo a chiamare i miei genitori, ma nessuno dei due mi risponde. Accendo la televisione ma tutti i canali sono a sabbia. È arrivata la fine del mondo, non ci sto capendo nulla. Riprovo a chiamarli ma purtroppo l’esito è sempre lo stesso: non mi rispondono. Decido nel frattempo di farmi una doccia. Che giornata! Esco dalla doccia, indosso l’accappatoio e con la manica tolgo la patina di vapore dallo specchio e disinfetto la ferita sul petto. Sento uno scoppio violento provenire dal salone. La terra ha raggiunto la finestra che purtroppo non ha retto. L'onda marrone viene verso di me minacciosa, non so cosa fare, provo a scappare dal portone, ma è bloccato, dalla fessura della chiave scorre un piccolo fiume di sabbia. Annunciata da un boato, un’onda di terra entra dalla finestra e mi travolge sbattendomi in terra.
Mentre soffoco, stringo forte l'Amore e congedo il Dolore con un sorriso. Saluto me stesso sfiorando la ferita sul petto.
Il mio cielo è marrone come la terra.
Edited by marcosanti74 - 27/6/2012, 16:02
|