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L'occhio di Vento, di Margherita Mariani

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justadream12
view post Posted on 31/5/2012, 12:35




WOW e ancora WOW!!! The MarchHare... che dirti?
Sono piacevolmente sorpresa dalla tua storia immaginaria e molto umana allo stesso tempo: l'eterno paragone tra dei e umani, grandezza e piccolezza, eternità ed effimero!
Quanta amarezza ho letto nella voce del tuo Vento mentre esaltava le qualità di un piccolo uomo, fortunato per poter vivere libero, seppur brevemente. E pensare che il Vento è quasi il simbolo della libertà e dell'imprevidibilità: anche lui ha i suoi tormenti.
Tante immagini mi sono davvero piaciute una su tutte:
CITAZIONE
facendo rannicchiare su sé stessa la fiamma della torcia, terrorizzata.

Ma quella che mi ha toccato è questa:
CITAZIONE
Ma non chiuderti tra le quattro mura di un triste santuario, privandoti di tutto ciò; non nasconderti a me per onorarmi. Il vero dio sei tu, perché il mondo si manifesta a te come a me mai si manifesterà. Va’ dalla tua gente, e rendi omaggio alla lentezza della tua esistenza”.

Complimenti di cuore, la tua storia si distingue tra tutte - secondo me - almeno finora, per originalità e potere visivo: chi legge vuole vedere, in fondo!
Hai dimostrato di saper far vivere la tua storia e anche la saggezza del Vento. Brava. Nulla più.

Edited by justadream12 - 1/6/2012, 16:26
 
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theMarchHare
view post Posted on 3/6/2012, 14:17




Che bello! Sono davvero felice che pensi questo della mia storia. Mi hai detto tantissime cose bellissime! Me lo ricorderò, fa sempre piacere.
Grazie del tuo commento :)
 
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wyjkz31
view post Posted on 3/6/2012, 19:50




Mi è piaciuto. E’ molto scorrevole, ha bei personaggi e una storia che ondeggia fra l’ironia e la serietà.
Ti segnalo una svista:
CITAZIONE
accettato quale sacer-“

 
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view post Posted on 6/6/2012, 01:48
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Romina Tamerici

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Ho deciso di cominciare a leggere i racconti e sono partita dal tuo. Del resto, dal concorso precedente avevo grandi aspettative nei tuoi confronti e le hai soddisfatte tutte.
Questo testo è davvero bello, forse anche migliore dell’altro o almeno suo pari. Il tuo modo di raccontare mi piace e il tuo “metterci la morale” mi piace ancora di più. Non ho letto gli altri testi e non ho ancora deciso se partecipare o no, ma credo che al massimo potrei ambire a un secondo posto!
Ora, tanto per frenare questo entusiasmo dilagante, ti segnalo alcune piccolezze…

1. il pane che avevo calcolato per la scalata non era abbastanza ed ora non avevo più energia nei piedi che affannosi sembravano inseguirsi sulla neve, come indipendenti dalla mia volontà stremata.
Io farei “non era stato abbastanza”.

2. Un ultimo sforzo e fui in cima. A due a due, impaziente come mai ero stato prima, salii i gradini consumati dal tempo e fui di fronte all’ingresso.
Ripetizione di “fui” che poi è poco usato, io sostituirei uno dei due es. “ e mi trovai di fronte all’ingresso”.

3. Il timore, l’aspettativa si gettarono ora su di me come bestie feroci sulla preda stremata.
Per far quadrare il verbo farei: “Il timore e l’aspettativa si gettarono in quel momento su di me come bestie feroci sulla preda stremata”. Ho cambiato anche “ora” che usato al passato non sempre mi convince.

4. Quando questa realizzazione si impresse come un dato inalterabile nella mia mente, di nuovo i miei piedi si mossero ed io varcai la soglia.
Non mi piace “realizzazione”, userei un sinonimo oppure “concetto” o altro…

5. Vento, il mio dio…un giovane ricettacolo di tic nervosi?
Qui e in molte altre frasi manca lo spazio dopo i tre puntini (credo serva).

6. solstizio d’Autunno
In realtà si parla di “equinozio di autunno”, almeno credo.

7. “Si si si. Mi fa piacere, Sven, ma vedi, io sono stufo delle tre prove.
“Sì” accentato.

8. Le corse ed i salti
Toglierei la “d” eufonica.

9. sé stesso
Per la maggior parte degli studiosi va senza accento, per altri con. Io sono del gruppo dei “senza”.

Ovviamente sono solo pignolerie senza fine e quasi tutte opinioni personali del tutto confutabili. Il testo è bellissimo. Bravissima e complimenti anche per i tuoi blog, già che ci sono.
 
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theMarchHare
view post Posted on 7/6/2012, 10:25




Grazie Romina! Devo dire che le tue correzioni mi hanno aiutata molto... hai colto tutte quelle cose dei miei stessi testi che sfuggono al mio occhio, anche dopo svariate letture da parte mia. Non so perchè, ma sono completamente cieca ad alcune ridondanze o ripetizioni che magari, impietosamente, noterei subito nel testo di qualcun altro :) è tipo la mia maledizione.
In quanto al "sì" accentato... in genere sono troppo pigra per allungare il dito fino alla "ì" :) Però hai ragione, senza accento non è la stessa cosa (nè la stessa parola).

Allora provvedo subito a correggere alcune cose che mi hai segnalato (tra l'altro, non sapevo nemmeno che dopo i tre puntini andasse messo uno spazio... grazie mille dell'informazione!!)

INOLTRE, mi fa piacere che ti piacciano i miei blog :D Andrò a curiosare anche sul tuo, adesso...ho appena notato che ne hai uno anche tu!
 
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view post Posted on 7/6/2012, 11:55
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Romina Tamerici

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Sono felice di essere stata utile. Anch'io tendo a non vedere gli errori nei miei testi, anche se sono molto severa anche con me stessa, in genere. Penso comunque sia più facile correggere un testo altrui, perché c'è un maggior distacco e non si conosce la vicenda così come era nella mente prima di essere scritta.
Per lo sforzo della "ì", non posso farci niente... a meno che tu non ti dia alla "grammatica funzionale", ma, ti prego, non farlo!
I puntini di sospensione ultimamente sono un argomento molto gettonato.
Ho appena visto un tuo commento sul mio blog, grazie di essere passata!
 
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macchiavelli3
view post Posted on 12/6/2012, 18:11




genere fantasy..e per il genere, direi ottimo lavoro :) Frasi lunghe ed epiche, sintassi direi perfetta e arzigogolata..ottimo lavoro davvero ^^ In bocca al lupo!
 
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theMarchHare
view post Posted on 13/6/2012, 15:21




Ahah! Non volevo fare esattamente un fantasy, diciamo che più che altro lo definirei "fantastico". Però sì, insomma, la differenza è poca :)
Grazie!!
 
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view post Posted on 14/6/2012, 11:30
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CITAZIONE (theMarchHare @ 21/5/2012, 12:56) 
Eccomi! Sono tornata e con me porto un'altra storia per un altro concorso...ho cercato di cambiare il più possibile sia il tema che il tono rispetto alla storia per il concorso Vita da Cani. Vediamo che ne pensate! Siate sinceri e spietati, se necessario :)




Già da due giorni il mio cibo era finito. La leggerezza giovanile che proprio questo viaggio doveva aiutarmi a superare mi aveva tradito ancora una volta: il pane che avevo calcolato per la scalata non era abbastanza ed ora non avevo più energia nei piedi che affannosi sembravano inseguirsi sulla neve, come indipendenti dalla mia volontà stremata.
Pensavo ormai che non avrei mai raggiunto la vetta.
I cristalli di neve impazziti mi frustavano il volto, la grandine incattivita tagliava la mia pelle gelata; il mio dio, Vento, sembrava accanirsi come per noia contro di me, un semplice giovane modestamente vestito e avvolto in strati di pelliccia cerimoniale di orso, mandato dal suo popolo a compiere il rito d’iniziazione che è passaggio obbligato per ogni apprendista sciamano.
Quattro lunghi giorni avevo camminato necessario? Non è meglio "avevo camminato quattro lunghi giorni"?, due dei quali senza più provviste. Quand’ecco che, come un miraggio, bianche colonne si ersero prepotenti tra il fitto turbinio di nebbia, neve e ghiaccio. Mille pezzi del miglior pane non avrebbero potuto donare alle mie membra esauste quello che gli donò voluta? invece questa apparizione: come rinato sentii la mia testa levarsi di scatto, le mie braccia irrigidirsi d’aspettativa, i miei piedi scattare in avanti, leggeri e rinvigoriti di nuova forza; puntoben presto alle prime colonne si unì tutto il tempio. Esso che era così bello da mozzare il fiato. Intrecci e mulinelli di marmo ne costituivano i meravigliosi fregi, le colonne stesse sembravano avvitarsi su sé stesse in eterni balli cangianti; e il frontone raggiungeva altezze strabilianti. Non avrei potuto immaginare dimora migliore per il dio Vento.
Un ultimo sforzo e fui in cima. A due a due, impaziente come mai ero stato prima, salii i gradini consumati dal tempo e mi trovai di fronte all’ingresso. Dentro al possente arco che mi trovai davanti, solo il buio; improvvisamente mi arrestai. Il timore, el’aspettativa si gettarono allora su di me come bestie feroci sulla preda stremata. Anni ed anni di addestramento e meditazione, anni non c'è bisogno di ripeterlo per la terza volta di formule magiche mormorate sottovoce e danze sfrenate nel freddo vento del Nord ed ora eccomi qui, giunto alla degna conclusione che avrebbe segnato un nuovo inizio e la mia rinascita in sacerdote di Vento. Ora avrei imparato a danzare come l’impalpabile; il tempio buio di fronte a me racchiudeva tutto ciò che ancora mi mancava. Per questo motivo, entrare era improvvisamente così dannatamente difficile.
Per quelle che avrebbero[ non sarebbero?/color] potuto essere ore, restai in piedi di fronte a quell’arco, vacillando lievemente nella bufera. Stavo per conoscere Vento. Il dio Vento. Quando questa realizzazione si impresse come un dato inalterabile nella mia mente, di nuovo i miei piedi si mossero ed io varcai la soglia.


Nel tempio, tutto era immobile. Il buio era totale, il silenzio assordante. Le leggende narravano di un interno pregno di incredibili decorazioni e proporzioni che sembravano sfidare ogni legge naturale; io vedevo solo oscurità. E di Vento, nessuna traccia.
Quand’ecco, un sibilo, un velocissimo movimento ed improvvisamente una forza familiare mi spinse violentemente alle spalle, facendomi incespicare in avanti. Spaventato, mi voltai di scatto.
Davanti a me v’era un giovane che sembrava avere la mia età. I capelli argentati, le lunghe vesti bianche, gli occhi color del ghiaccio, in mano reggeva una torcia la cui fiamma ballava follemente, come tentando di fuggire. Ed egli stesso si agitava, sembrava non riuscire a star fermo, strusciava i piedi per terra, inclinava la testa a destra e a sinistra, si scrocchiava le dita senza sosta.
Non avevo dubbi: mi trovavo di fronte al dio Vento.
“Non ho la barba”, disse Vento.
“Prego?”
“La barba. So che ti aspettavi che avessi la barba. Pensavi fossi vecchio e brutto. Ma rifletti invece: sai che ci sarò fino alla fine del mondo. Se fossi già vecchio ora, quanto ancora pensi che durerei, eh?!”
“Io…”
“Presto, tienila tu”. Vento mi rifilò bruscamente la torcia e iniziò a volteggiarmi intorno. “A me si spegne sempre. Proprio non le piaccio”
Stringendo la torcia tra le mani come una fanciulletta stringe la sua bambola per trovarvi conforto, io ero stupefatto. Vento, il mio dio… un giovane ricettacolo di tic nervosi?
“Allora allora allora… ripetimi come ti chiami”, continuò Vento, girando su sé stesso.
“Sono Sven, signore. Sono qui per le tre prove d’iniziazione sciamanica”, risposi, e tentai eroicamente di nascondere la mia sorpresa.
“Sven, Sven Sven. Ma certo, sei quello che mi manda tutte quelle ghiande all'equinozio d’Autunno! Molto carino da parte tua, devo dirtelo”. Vento parlava e contemporaneamente eseguiva esercizi di allungamento muscolare per le braccia. “Ti sono riconoscente un dio riconoscente a un uomo???. Davvero. Per questo voglio darti qualcosa di speciale anche io. Caro Sven, non ci sarà nessuna prova”
Questa poi!
“Signore!”, sbottai, “ho aspettato per anni questo momento! Senza le prove non potrò mai essere accettato quale sacerrefuso-“
Vento si materializzò alla mia destra e mi diede un colpetto sulla spalla che mi fece barcollare pericolosamente.
“Sì sì sì. Mi fa piacere, Sven, ma vedi, io sono stufo delle tre prove. Mille e mille anni di tre prove. Migliaia di tre prove. Corri più veloce di questo, salta più in alto di quest’altro… diciamocelo, mio caro ragazzo, chi non si stuferebbe di queste amenità dopo, che so, anche solo tremila anni? È tutto molto divertente all’inizio, certo, un’idea carina per passare il tempo, ma poi… !”
“Ma… !”
“Sapevo che avresti capito”. Una forza invisibile mi spinse a sedere sul gelido pavimento di pietra. “Le corse e i salti non sono fatti per gente come noi. No, a te, Sven, voglio mostrare la mia storia”
“La tua storia.”, ripetei io da terra, perplesso. Il Dio mi volteggiò intorno, facendo rannicchiare su sé [color=purple]davanti a stesso, il se non si accenta
stessa la fiamma della torcia, terrorizzata.
Finalmente Vento si fermò, si sedette a gambe incrociate di fronte a me, appoggiò i polsi bianchi alle ginocchia e mi fissò negli occhi. Nei suoi, di occhi,mi fissò. Nei suoi occhi qualcosa turbinava e si agitava senza posa, tanto che non riuscivo più a distoglierne lo sguardo.
“La mia storia, Sven. Ti piacerà. Parlerò io col tuo sacerdote capo, se ancora lo vorrai. Gli dirò quanto veloce tu abbia corso e quanto in alto tu abbia saltato. E ora, da bravo, sta’ zitto e guarda.”
Non ci sarebbe stato bisogno di dirlo: il vortice negli occhi di Vento turbinò più forte e più forte e più forte tre volte apposta, immaginoe quando sembrava che esso avrebbe dovuto espandersi a tutto il corpo del dio, il vortice balzò invece in avanti e mi avvolse nelle sue spire.


Vento. Intorno a me, tutto era Vento, tutto era tempesta. Ero improvvisamente circondato da folli mulinelli e colori; cose irriconoscibili mi sfrecciavano attorno a velocità inimmaginabili; a grandi periodi di quiete, in cui io ero fermo e grandi ombre si susseguivano di fronte ai miei occhi, si alternavano periodi di furia in cui ero frenetico, afferravo e spezzavo. La luce e il buio si rincorrevano incessantemente, quelle che sembravano velocissime ombre di montagne diventavano verdi pianure e poi di nuovo montagne. Confuse sagome umane arrivavano, si affaccendavano e sparivano di nuovo. Percepivo amore, disperazione e tranquillità da tutti i viventi a cui mi avvicinavo, gli alberi crescevano e morivano in meno di un secondo, intere valli venivano invase dall’acqua. Il clima cambiava, vulcani morivano, creature scomparivano per sempre ed io me ne accorgevo appena. Nulla era capace di tenermi appresso, nulla rallentava la mia folle danza, nulla intaccava il gelido blu dei miei occhi. Degli occhi di Vento.

E poi improvvisamente tutto finì. Il mondo tornò alla velocità che conoscevo. Caddi di faccia sul marmo.
Risate simili a fischi riempirono l’aria. Vento mi afferrò e mi tirò di nuovo su, con tanta veemenza che quasi caddi nuovamente, ma all’indietro.
“Che cosa hai visto, Sven?”. Palesemente incapace di stare fermo un attimo di più, il mio Dio si era alzato e stava ora mulinando su stesso a mezz’aria.
“Io…non ne sono del tutto certo”
“Esatto! Ovvio che è così! E lo sai perché, bambino?”, Vento frenetico non aspettò che io potessi anche solo pensare di rispondere, “Perché io sono il Vento! Il Vento, cribbio! E tu sei un umano. Umano, una piccola creatura fortunata. Umano, tra migliaia di umani. Ed è degli umani che devi preoccuparti, non di me”.
Seduto per terra, guardare Vento mulinare in giro mentre parlava con la sua voce sibilante di sicuro non mi aiutava a riavermi da tutto quel vorticare e svolazzare che avevo appena sperimentato in prima persona. Lo guardai senza capire.
Vento sorrise e si sedette. I suoi denti erano aguzzi come stalattiti.
“Sven. Non dedicare la tua vita a me. Non vivere per me, non intraprendere la strada del sacerdote. Quello che mi compete, per tua natura tu non lo puoi capire. Vivi per te e per tutti quelli che si muovono alla tua velocità sulla strada della vita. Vivi per gli uomini e per le donne, per i ruscelli e per i cervi. Vivi per le piante! Pure per gli alberi puoi vivere, santissimi dei.
Ma io? Per migliaia di anni sono stato qui e lì, e ovunque al contempo. Migliaia di anni ho visto passare, tanto che essi ora mi sembrano pari a pochi minuti. Il nostro incontro? Inesistente, ai miei occhi. Io sono maledetto, Sven. Destinato a correre sui prati, senza davvero sentire l’erba sotto i piedi. Destinato a sfiorare le persone, senza poter trovare conforto nella loro amicizia. Solo nel volare trovo provo?piacere.
Lasciatemi volare, voi piccoli umani. Io non vi guardo più, io non mi interesso più di voi. Voi passerete ed io resterò; non voglio essere legato a nessuno.
Allo stesso modo, tu non legarti a me. Godi della mia brezza, quando giaci in un campo; temi la mia furia, quando attraversi un oceano; e meravigliati della mia forza, quando per capriccio ucciderò un albero.
Ma non chiuderti tra le quattro mura di un triste santuario, privandoti di tutto ciò; non nasconderti a me per onorarmi. Il vero dio sei tu, perché il mondo si manifesta a te come a me mai si manifesterà. Va’ dalla tua gente, e rendi omaggio alla lentezza della tua esistenza”.


Tornai a casa, e non divenni mai sciamano. Mia madre non comprese la mia scelta e ancor meno la mia repentina decisione di girare il mondo a cavallo.
Eppure Vento aveva ragione: ovunque io sia durante i miei viaggi, anche se lontano, so di essere legato alla mia vecchia mamma, ai miei amici e a tutti coloro che, umani e non, vivono lentamente i loro pochi anni di vita. Ciò resterà sempre la mia più grande gioia.
Su una cosa, comunque, Vento si era sbagliato: quando sprono il mio Piuma al galoppo e sento quel ben noto fischio nelle orecchie, quando la pioggia mi si precipita sulla faccia e i miei capelli si agitano come danzando nell’aria, allora io percepisco chiaramente il mio vecchio dio Vento e la sua gioia di essere e so che lui è il compagno insostituibile di tutti gli esseri viventi; ah, non sarà mai solo come crede, quel pazzo Vento.



Cara Margherita, ho voluto segnalarti qualche ripetizione e qualche refuso.
Come ben puoi immaginare, il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo. Non tanto per la narrazione che forse, stavolta, è un po' troppo austera, quanto per l'idea originalissima! Trattare l'argomento Vento facendone il protagonista principale, e con quali pensieri in testa e che valori d'animo! Mi hai entusiasmato!
Il mio in bocca al lupo per il concorso. Non ho ancora letto quasi nulla (sto andando in ordine di "conoscenza" degli autori) ma credo che se non vinci anche questo, ci vai vicino :D
 
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theMarchHare
view post Posted on 14/6/2012, 16:13




Mio buon Vivonic,
ho corretto alcune ripetize non siano troppo terribili ^^ in effetti la storia deve risultare piacevole non solo a me, ma anche al lettore!ioni ed inesattezze che da sola non avevo notato (ad esempio, la regola del "SE stesso" non la conoscevo, ma l'onniscente Google l'ha confermata!). Però io ritengo in qualche modo necessarie, o forse caratteristiche, molte di quelle che tu consideri ripetizioni. Ad esempio "Mille e mille anni di tre prove. Migliaia di tre prove" serve chiaramente a sottolineare il carattere reiterato, fin quasi a risultare insopportabile, di queste usanze. Anche "donare...donò" si trova lì apposta per evidenziare la contrapposizione tra il vigore dato da una visione come quella che Sven si trova davanti rispetto al rinvigorimento che del buon cibo può offrire. Insomma, ho ripetuto il verbo, con apposito "invece", per distinguere fortemente le due cose.
Poi può anche essere che ad un lettore queste ripetizioni possano risultare "d'intoppo". Avendo scritto io la storia, ogni volta che la leggo so già dove andrò a parare, e certe cose non le noto, come ho detto a Romina.
Spero che queste ripetizioni volute non siano poi così fastidiose ^^ Effettivamente la storia non deve piacere solo a me, ma anche ai lettori!
 
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view post Posted on 14/6/2012, 23:27
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No, non sono fastidiose. Infatti le ho segnate con un timido viola, come a dire: "Era proprio un tuo intento o non te ne sei accorta?"
Essendotene accorta eccome, direi che va benissimo così!
 
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theMarchHare
view post Posted on 18/6/2012, 09:43




Grazie per avermi segnalato tutto, comunque, ogni tanto delle ripetizioni indesiderate sfuggono dispettose ai miei occhi miopi ;)
 
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pleiadi
view post Posted on 18/6/2012, 22:28




Racconto fantastico molto bello, ma soprattutto scritto davvero bene! Gli altri lettori ti hanno già segnalato qualche piccola imprecisione, io te ne segnalo una sola, che una volta sarebbe stato considerato un grave errore di grammatica, ora è più tollerato, ma dal momento che la scrittura è molto buona, io lo correggerei:

"donare alle mie membra esauste quello che gli donò invece questa apparizione" -donare alle mie membra esauste quello che donò loro questa apparizione- -le membra- è plurale, -gli- è singolare
Ciao, e complimenti!
 
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theMarchHare
view post Posted on 21/6/2012, 19:15




UUUUH è vero!! Grazie per la dritta ;)

 
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DOMENICO MANTOVANI
view post Posted on 21/6/2012, 22:33




Per te scrivere o disegnare hanno la stessa forza evocativa. Il racconto mi ha preso, ma ho anche VISTO. Se una narrazione si muove solo fra gli eventi, ti prende ma non ti resta. Invece, tu hai la dote di trasformare le parole in quadri, sollecitando la memoria visiva, semplice e duratura.
Hai una pacata tecnica narrativa, molto ben cesellata e ricca di sfumature.
Il tuo racconto mi accompagnerà... Perchè "ho visto" e non solo "udito".
COMPLIMENTI!!
 
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35 replies since 21/5/2012, 11:56   373 views
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