Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

L'occhio di Vento, di Margherita Mariani

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theMarchHare
view post Posted on 21/5/2012, 11:56




Eccomi! Sono tornata e con me porto un'altra storia per un altro concorso...ho cercato di cambiare il più possibile sia il tema che il tono rispetto alla storia per il concorso Vita da Cani. Vediamo che ne pensate! Siate sinceri e spietati, se necessario :)




Già da due giorni il mio cibo era finito. La leggerezza giovanile che proprio questo viaggio doveva aiutarmi a superare mi aveva tradito ancora una volta: il pane che avevo calcolato per la scalata non era abbastanza ed ora non avevo più energia nei piedi che affannosi sembravano inseguirsi sulla neve, come indipendenti dalla mia volontà stremata.
Pensavo ormai che non avrei più raggiunto la vetta.
I cristalli di neve impazziti mi frustavano il volto, la grandine incattivita tagliava la mia pelle gelata; il mio dio, Vento, sembrava accanirsi come per noia contro di me, un semplice giovane modestamente vestito e avvolto in strati di pelliccia cerimoniale di orso, mandato dal suo popolo a compiere il rito d’iniziazione che è passaggio obbligato per ogni apprendista sciamano.
Quattro lunghi giorni avevo camminato, due dei quali senza più provviste. Quand’ecco che, come un miraggio, bianche colonne si ersero prepotenti tra il fitto turbinio di nebbia, neve e ghiaccio. Mille pezzi del miglior pane non avrebbero potuto donare alle mie membra esauste quello che invece questa apparizione donò loro: come rinato sentii la mia testa levarsi di scatto, le mie braccia irrigidirsi d’aspettativa, i miei piedi scattare in avanti, leggeri e rinvigoriti di nuova forza; ben presto alle prime colonne si unì tutto il tempio. Esso era così bello da mozzare il fiato. Intrecci e mulinelli di marmo ne costituivano i meravigliosi fregi, le colonne stesse sembravano avvitarsi su se stesse in eterni balli cangianti; e il frontone raggiungeva altezze strabilianti. Non avrei potuto immaginare dimora migliore per il dio Vento.
Un ultimo sforzo e fui in cima. A due a due, impaziente come mai ero stato prima, salii i gradini consumati dal tempo e mi trovai di fronte all’ingresso. Dentro al possente arco che mi si parò, solo il buio; improvvisamente mi arrestai. Il timore, l’aspettativa si gettarono allora su di me come bestie feroci sulla preda stremata. Anni ed anni di addestramento e meditazione, anni di formule magiche mormorate sottovoce e danze sfrenate nel freddo vento del Nord ed ora eccomi qui, giunto alla degna conclusione che avrebbe segnato un nuovo inizio e la mia rinascita in sacerdote di Vento. Ora avrei imparato a danzare come l’impalpabile; il tempio buio di fronte a me racchiudeva tutto ciò che ancora mi mancava. Per questo motivo, entrare era improvvisamente così dannatamente difficile.
Per quelle che avrebbero potuto essere ore, restai in piedi di fronte a quell’arco, vacillando lievemente nella bufera. Stavo per conoscere Vento. Il dio Vento. Quando questa realizzazione si impresse come un dato inalterabile nella mia mente, di nuovo i miei piedi si mossero ed io varcai la soglia.


Nel tempio, tutto era immobile. Il buio era totale, il silenzio assordante. Le leggende narravano di un interno pregno di incredibili decorazioni e proporzioni che sembravano sfidare ogni legge naturale; io vedevo solo oscurità. E di Vento, nessuna traccia.
Quand’ecco, un sibilo, un velocissimo movimento ed improvvisamente una forza familiare mi spinse violentemente alle spalle, facendomi incespicare in avanti. Spaventato, mi voltai di scatto.
Davanti a me v’era un giovane che sembrava avere la mia età. I capelli argentati, le lunghe vesti bianche, gli occhi color del ghiaccio, in mano reggeva una torcia la cui fiamma ballava follemente, come tentando di fuggire. Ed egli stesso si agitava, sembrava non riuscire a star fermo, strusciava i piedi per terra, inclinava la testa a destra e a sinistra, si scrocchiava le dita senza sosta.
Non avevo dubbi: mi trovavo di fronte al dio Vento.
“Non ho la barba”, disse Vento.
“Prego?”
“La barba. So che ti aspettavi che avessi la barba. Pensavi fossi vecchio e brutto. Ma rifletti invece: sai che ci sarò fino alla fine del mondo. Se fossi già vecchio ora, quanto ancora pensi che durerei, eh?!”
“Io…”
“Presto, tienila tu”. Vento mi rifilò bruscamente la torcia e iniziò a volteggiarmi intorno. “A me si spegne sempre. Proprio non le piaccio”
Stringendo la torcia tra le mani come una fanciulletta stringe la sua bambola per trovarvi conforto, io ero stupefatto. Vento, il mio dio… un giovane ricettacolo di tic nervosi?
“Allora allora allora… ripetimi come ti chiami”, continuò Vento, girando su se stesso.
“Sono Sven, signore. Sono qui per le tre prove d’iniziazione sciamanica”, risposi, e tentai eroicamente di nascondere la mia sorpresa.
“Sven, Sven Sven. Ma certo, sei quello che mi manda tutte quelle ghiande all'equinozio d’Autunno! Molto carino da parte tua, devo dirtelo”. Vento parlava e contemporaneamente eseguiva esercizi di allungamento muscolare per le braccia. “Ti sono riconoscente. Davvero. Per questo voglio darti qualcosa di speciale anche io. Caro Sven, non ci sarà nessuna prova”
Questa poi!
“Signore!”, sbottai, “ho aspettato per anni questo momento! Senza le prove non potrò mai essere accettato quale sacer-“
Vento si materializzò alla mia destra e mi diede un colpetto sulla spalla che mi fece barcollare pericolosamente.
“Sì sì sì. Mi fa piacere, Sven, ma vedi, io sono stufo delle tre prove. Mille e mille anni di tre prove. Migliaia di tre prove. Corri più veloce di questo, salta più in alto di quest’altro… diciamocelo, mio caro ragazzo, chi non si stuferebbe di queste amenità dopo, che so, anche solo tremila anni? È tutto molto divertente all’inizio, certo, un’idea carina per passare il tempo, ma poi… !”
“Ma… !”
“Sapevo che avresti capito”. Una forza invisibile mi spinse a sedere sul gelido pavimento di pietra. “Le corse e i salti non sono fatti per gente come noi. No, a te, Sven, voglio mostrare la mia storia”
“La tua storia.”, ripetei io da terra, perplesso. Il Dio mi volteggiò intorno, facendo rannicchiare su sé stessa la fiamma della torcia, terrorizzata.
Finalmente Vento si fermò, si sedette a gambe incrociate di fronte a me, appoggiò i polsi bianchi alle ginocchia e mi fissò negli occhi. Nei suoi, di occhi, qualcosa turbinava e si agitava senza posa, tanto che non riuscivo più a distoglierne lo sguardo.
“La mia storia, Sven. Ti piacerà. Parlerò io col tuo sacerdote capo, se ancora lo vorrai. Gli dirò quanto veloce tu abbia corso e quanto in alto tu abbia saltato. E ora, da bravo, sta’ zitto e guarda.”
Non ci sarebbe stato bisogno di dirlo: il vortice negli occhi di Vento turbinò più forte e più forte e più forte e quando sembrava che esso avrebbe dovuto espandersi a tutto il corpo del dio, il vortice balzò invece in avanti e mi avvolse nelle sue spire.


Vento. Intorno a me, tutto era Vento, tutto era tempesta. Ero improvvisamente circondato da folli mulinelli e colori; cose irriconoscibili mi sfrecciavano attorno a velocità inimmaginabili; a grandi periodi di quiete, in cui io ero fermo e grandi ombre si susseguivano di fronte ai miei occhi, si alternavano periodi di furia in cui ero frenetico, afferravo e spezzavo. La luce e il buio si rincorrevano incessantemente, quelle che sembravano velocissime ombre di montagne diventavano verdi pianure e poi di nuovo montagne. Confuse sagome umane arrivavano, si affaccendavano e sparivano di nuovo. Percepivo amore, disperazione e tranquillità da tutti i viventi a cui mi avvicinavo, gli alberi crescevano e morivano in meno di un secondo, intere valli venivano invase dall’acqua. Il clima cambiava, vulcani morivano, creature scomparivano per sempre ed io me ne accorgevo appena. Nulla era capace di tenermi appresso, nulla rallentava la mia folle danza, nulla intaccava il gelido blu dei miei occhi. Degli occhi di Vento.

E poi improvvisamente tutto finì. Il mondo tornò alla velocità che conoscevo. Caddi di faccia sul marmo.
Risate simili a fischi riempirono l’aria. Vento mi afferrò e mi tirò di nuovo su, con tanta veemenza che quasi caddi nuovamente, ma all’indietro.
“Che cosa hai visto, Sven?”. Palesemente incapace di stare fermo un attimo di più, il mio Dio si era alzato e stava ora mulinando su se stesso a mezz’aria.
“Io…non ne sono del tutto certo”
“Esatto! Ovvio che è così! E lo sai perché, bambino?”, Vento frenetico non aspettò che io potessi anche solo pensare di rispondere, “Perché io sono il Vento! Il Vento, cribbio! E tu sei un umano. Umano, una piccola creatura fortunata. Umano, tra migliaia di umani. Ed è degli umani che devi preoccuparti, non di me”.
Seduto per terra, guardare Vento mulinare in giro mentre parlava con la sua voce sibilante di sicuro non mi aiutava a riavermi da tutto quel vorticare e svolazzare che avevo appena sperimentato in prima persona. Lo guardai senza capire.
Vento sorrise e si sedette. I suoi denti erano aguzzi come stalattiti.
“Sven. Non dedicare la tua vita a me. Non vivere per me, non intraprendere la strada del sacerdote. Quello che mi compete, per tua natura tu non lo puoi capire. Vivi per te e per tutti quelli che si muovono alla tua velocità sulla strada della vita. Vivi per gli uomini e per le donne, per i ruscelli e per i cervi. Vivi per le piante! Pure per gli alberi puoi vivere, santissimi dei.
Ma io? Per migliaia di anni sono stato qui e lì, e ovunque al contempo. Migliaia di anni ho visto passare, tanto che essi ora mi sembrano pari a pochi minuti. Il nostro incontro? Inesistente, ai miei occhi. Io sono maledetto, Sven. Destinato a correre sui prati, senza davvero sentire l’erba sotto i piedi. Destinato a sfiorare le persone, senza poter trovare conforto nella loro amicizia. Solo nel volare trovo piacere.
Lasciatemi volare, voi piccoli umani. Io non vi guardo più, io non mi interesso più di voi. Voi passerete ed io resterò; non voglio essere legato a nessuno.
Allo stesso modo, tu non legarti a me. Godi della mia brezza, quando giaci in un campo; temi la mia furia, quando attraversi un oceano; e meravigliati della mia forza, quando per capriccio ucciderò un albero.
Ma non chiuderti tra le quattro mura di un triste santuario, privandoti di tutto ciò; non nasconderti a me per onorarmi. Il vero dio sei tu, perché il mondo si manifesta a te come a me mai si manifesterà. Va’ dalla tua gente, e rendi omaggio alla lentezza della tua esistenza”.


Tornai a casa, e non divenni mai sciamano. Mia madre non comprese la mia scelta e ancor meno la mia repentina decisione di girare il mondo a cavallo.
Eppure Vento aveva ragione: ovunque io sia durante i miei viaggi, anche se lontano, so di essere legato alla mia vecchia mamma, ai miei amici e a tutti coloro che, umani e non, vivono lentamente i loro pochi anni di vita. Ciò resterà sempre la mia più grande gioia.
Su una cosa, comunque, Vento si era sbagliato: quando sprono il mio Piuma al galoppo e sento quel ben noto fischio nelle orecchie, quando la pioggia mi si precipita sulla faccia e i miei capelli si agitano come danzando nell’aria, allora io percepisco chiaramente il mio vecchio dio Vento e la sua gioia di essere e so che lui è il compagno insostituibile di tutti gli esseri viventi; ah, non sarà mai solo come crede, quel pazzo Vento.

Edited by theMarchHare - 21/6/2012, 20:16
 
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Flamer
view post Posted on 21/5/2012, 12:15




Wow! Non avrei mai immaginato di sentire queste parole dal dio Vento.
Gran bel racconto, alla fine Vento sta dicendo a Sven di vivere la sua vita libero, che forza questa divinità!
Complimenti!
 
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theMarchHare
view post Posted on 21/5/2012, 12:20




Grazie :) il dio Vento è un po' il mio dio ideale. Sta lì, fa cose belle, tipo agitare le foglie, e soprattutto si fa anche gli affari suoi :D
Ahah stiamo scrivendo e commentando incrociandoci continuamente!
 
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Flamer
view post Posted on 21/5/2012, 12:43




Lo sai che mi ricorda molto il Vento Matteo ne Il segreto del Bosco Vecchio.
C'è stata una parte che mi ha fatto morire dal ridere, povero Vento che non può tenere in mano le torce :D
 
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view post Posted on 21/5/2012, 21:36
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Accipicchia!!!
Sembra di leggere un racconto tipo Potter oppure il signore degli anelli.
Il paragone vien da se per la precisione nello specificare tutti i particolari che circondano il povero Sven.
Non ho letto gli altri tuoi racconti e al primo impatto ho faticato ad inquadrare la storia.
Poi ho capito, e ti faccio i complimenti per la tua vena
Anche se a volte ci sono dei paradossi Tipo
Nel tempo, tutto era immobile Il buio totale
Se il buio e' totale come fai a sapere se tutto è immobile?
Comunque in questo tipo di racconto ci può stare ugualmente.
Ancora bravo,
 
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theMarchHare
view post Posted on 21/5/2012, 23:32




@Flamer, non conosco la storia di cui parli...cos'è? La voglio! Potrebbe piacermi. Dimmi, dimmi :)

@Solenebbia, con la seconda riga del tuo commento ti sei guadagnata il mio imperituro amore, perchè il signore degli anelli ed harry potter sono i miei libri sacri!! YAY! In quanto al buio totale ed al tutto immobile etc etc, masssssì, diciamo che è una cosa un po' astratta...diciamo così!!!! ;P

vi ringraaaazio per i bei commenti :D
 
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shearlong
view post Posted on 22/5/2012, 01:38




Sono stato attratto principalmente dal titolo che hai scelto per il tuo racconto. Ne avevo letti un paio prima di questo ripromettendomi di commentare a tempo debito solo dopo essermi concentrato su quello che mi avrebbe colpito maggiormente.
Debbo dire che il tuo racconto mi ha preso molto e non è stato difficile capire il tema principale su cui hai centrato la storia,seppur bisogna giungere alla fine per capirlo,o comunque la morale che ho percepito io mentre magari volevi dire altro XD

L'utilizzo che hai fatto degli ossimori,all'inizio del testo come "silenzio assordante", l'ho visto come un modo per istruire il lettore riguardo le sensazioni di Sven,magari facendogli provare le stesse cose del protagonista. Mi sembrava di trovarmi nel tempio,quindi ho molto apprezzato.

Hai dato una descrizione del Dio,però non ne hai fornita alcuna sul personaggio chiave(magari non ci avrò fatto caso io vista l'ora). Dunque io ti consiglierei di farlo,almeno dai la possibilità a chi ti legge di vedere con i propri occhi(quelli della fantasia ovviamente) ciò che vedi tu. In questo modo crei un legame maggiore con la storia che racconti.

Quando dici "forza familiare" riferendoti alla prima spinta che riceve Sven,ti riferisci a quella del vento. Il mio dubbio è: come fa ad essere familiare se prima di quel momento ha avvertito solo l'essenza del vento?(come tutti noi d'altronde quando veniamo accarezzati dalle sue folate) Presumo che quello ricevuta nel tempio sia un contatto fisico,quindi se è così dovrebbe essere una sensazione nuova,no? Te lo chiedo perchè io mi sono posto il dubbio su dove l'avesse sentita prima di quel momento. Quindi te lo faccio presente più per una mia curiosità,non voglio di certo criticare questa tua scelta sia chiaro ^^

"Ricettacolo di Tic" è stata stupenda,ho riso nel leggerla, davvero geniale XD

Ho apprezzato molto la forma del dialogo del Dio. E' molto azzeccata con la descrizione che fornisci di lui. Il fatto di fargli ripetere alcuni termini(il Si,il nome di Sven) gli conferisce un aria da ragazzotto,sbarazzina oserei dire,nonostante sia millenaria. A tale proposito la cosa assume i connotati di un Ossimoro rispetto al pensiero comune, in quanto la forma del dialogo è un paradosso a confronto della figura del Dio,questo perchè quando si parla di questi esseri,si pensa ad una figura di spessore...e come hai scritto tu: vecchia e barbuta).

Qui giungo al tema percepito da me: la vita e le istruzioni su come "viverla" perdona il gioco di parole.
Voglio quotare un bel pezzo di racconto perchè l'ho trovato davvero bello:

CITAZIONE
“Sven. Non dedicare la tua vita a me. Non vivere per me, non intraprendere la strada del sacerdote. Quello che mi compete, per tua natura tu non lo puoi capire. Vivi per te e per tutti quelli che si muovono alla tua velocità sulla strada della vita. Vivi per gli uomini e per le donne, per i ruscelli e per i cervi. Vivi per le piante! Pure per gli alberi puoi vivere, santissimi dei.
Ma io? Per migliaia di anni sono stato qui e lì, e ovunque al contempo. Migliaia di anni ho visto passare, tanto che essi ora mi sembrano pari a pochi minuti. Il nostro incontro? Inesistente, ai miei occhi. Io sono maledetto, Sven. Destinato a correre sui prati, senza davvero sentire l’erba sotto i piedi. Destinato a sfiorare le persone, senza poter trovare conforto nella loro amicizia. Solo nel volare trovo piacere.
Lasciatemi volare, voi piccoli umani. Io non vi guardo più, io non mi interesso più di voi. Voi passerete ed io resterò; non voglio essere legato a nessuno.
Allo stesso modo, tu non legarti a me. Godi della mia brezza, quando giaci in un campo; temi la mia furia, quando attraversi un oceano; e meravigliati della mia forza, quando per capriccio ucciderò un albero.
Ma non chiuderti tra le quattro mura di un triste santuario, privandoti di tutto ciò; non nasconderti a me per onorarmi. Il vero dio sei tu, perché il mondo si manifesta a te come a me mai si manifesterà. Va’ dalla tua gente, e rendi omaggio alla lentezza della tua esistenza”.

Davvero un bel pezzo. Ho avuto come l'impressione di leggere un manuale di istruzioni che solitamente consulti per montare un mobile.
Vivi la vita,fallo in tutte le sue forme. Vivi gli amici,i tuoi genitori. Vivila senza preoccuparti di farlo,fallo sempre con "il vento in poppa"!

 
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vieffe
view post Posted on 22/5/2012, 16:50




Davvero fantastico O_O
Questo tuo racconto mi ha fatto provare le emozioni dei personaggi, me li ha fatti immaginare, quasi sentivo le voci, i suoni....
I tic nervosi di Vento e l'incredulità di Sven nel rendersene conto, la fortuna/maledizione di poter essere ovunque e non poter vivere intensamente alcune emozioni...
Inutile fare un elenco....rileggiamo la novella intera che si fa prima *__*
Sei veramente in gamba.
 
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theMarchHare
view post Posted on 22/5/2012, 17:17




@Shearlong, grazie per il tuo commento lunghissimo! Ti sei veramente preso del tempo per leggere a fondo la mia storia, vedo :) fa sempre piacere!
L'ossimoro del "silenzio assordante" è una formula che mi piace molto, perchè compara l'effetto di un grande silenzio a quello di un forte rumore: secondo me, entrambi colpiscono l'udito allo stesso modo, causando una specie di stordimento. Non si può ignorare nessuno dei due!

In quanto al descrivere Sven, non mi sembrava necessario, in quanto lui è principalmente un mezzo, una specie di telecamera attraverso cui il lettore osserva la vicenda, e in cui forse ci si può un po' immedesimare (anche lui, come il lettore e anche come me mentre scrivevo, non capisce una mazza di quello che sta succedendo, all'inizio! :D )

La "forza familiare" invece ha dato da pensare anche a me, forse non è un punto molto chiaro, devo rivederlo. La forza è familiare perchè, in fin dei conti, a spingere Sven in quel momento è proprio il vento, come quello che soffia tutti i giorni sul pianeta terra (o almeno non si stanca mai di farlo, qui ad Amburgo!! Quell'infame...), anche se in questo racconto ha le mani.


@Vieffe, il tuo commento mi sembra pieno di sincera approvazione (in particolare questa faccina O_O mi ha fatto molto piacere :) ), e ciò mi rende così felice!!

Grazie a tutti per i commenti! Ora non posso, ma più tardi o domani leggerò anche le storie che per ora mi sono persa...a presto ^^
 
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dea700
view post Posted on 23/5/2012, 00:21




Davvero bello *_* belle parole del dio del vento, prende molto e ti fa venire voglia di scrivere scrivere e ancora scrivere oltre che leggere leggere e rileggere, complimenti ancora ;)
 
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shearlong
view post Posted on 23/5/2012, 13:14




La cosa del personaggio non descritto,ora che mi hai spiegato l'intenzione,mi sembra una bella cosa...come se si concedesse al lettore un'ampia scelta :D
Cmq si,mi sono preso il mio tempo per commentare adeguatamente,non trovo costruttivo il solito: bel lavoro o ben fatto.
E' interessante esprimere quello che si è provato nel leggere,i dubbi ecc..
;)
 
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marcosanti74
view post Posted on 23/5/2012, 18:24




Gran bel punto di vista!!!
Davvero un bel lavoro. Mi ha fatto immaginare, ridere e riflettere.
La prima parte mi è piaciuta molto, sopratutto per la qualità delle descrizioni.
La parte centrale mi ha fatto innamorare del dio Vento, lo voglio come amico!!! :D
Vento è si un Dio, ma non è detto che abbia sempre ragione!!!
Ottimo abbondante
 
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theMarchHare
view post Posted on 24/5/2012, 13:43




Grazie grazie! Ahah sí, Vento è un giovane delinquente :) nonostante quello che dice al riguardo,è molto umano, soprattutto nella sua irrazionale inconsolabilità...il tuo ottimo abbondante mi fa immensamente piacere!
 
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Lupoalfa
view post Posted on 30/5/2012, 16:21




Mi associo con grande piacere ai commenti lusinghieri ed entusiasti degli amici che mi hanno preceduto. L'inizio mi ha riportato alla mente un episodio di diversi anni fa, quando mi ero perso sul monte Cimone mentre stavo sciando. Il vento era così forte che mi impediva i movimenti. Non so come abbia fatto a ritornare giù.
Qui sotto ho citato le frasi che più mi hanno colpito per la loro bellezza. Sei veramente brava!

Vento. Intorno a me, tutto era Vento, tutto era tempesta. Ero improvvisamente circondato da folli mulinelli e colori; cose irriconoscibili mi sfrecciavano attorno a velocità inimmaginabili; a grandi periodi di quiete, in cui io ero fermo e grandi ombre si susseguivano di fronte ai miei occhi, si alternavano periodi di furia in cui ero frenetico, afferravo e spezzavo. La luce e il buio si rincorrevano incessantemente, quelle che sembravano velocissime ombre di montagne diventavano verdi pianure e poi di nuovo montagne.


Vivi per te e per tutti quelli che si muovono alla tua velocità sulla strada della vita. Vivi per gli uomini e per le donne, per i ruscelli e per i cervi. Vivi per le piante! Pure per gli alberi puoi vivere, santissimi dei.


Destinato a correre sui prati, senza davvero sentire l’erba sotto i piedi. Destinato a sfiorare le persone, senza poter trovare conforto nella loro amicizia.


 
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theMarchHare
view post Posted on 30/5/2012, 17:59




Ti ringrazio ancora una volta :)
 
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35 replies since 21/5/2012, 11:56   373 views
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