Damasco 2051
Come l'umanità fosse riuscita a raggiungere il suo apice era ancora un mistero, ma nell'anno 2027 tutte le forme di energia sfruttate erano pulite e i combustibili fossili illegali. Ogni stato, dal più piccolo al più potente, provvedeva al proprio fabbisogno energetico con risorse rinnovabili ed ecosostenibili.
Il concetto di denaro era superato, tutti producevano per il bene degli altri, sapendo che a loro volta avrebbero ottenuto qualcosa in cambio dal lavoro svolto.
La Terra era diventata un'utopia: fame, malattie, criminalità erano concetti che risedevano nelle menti dei vecchi, non veniva commesso un furto dal lontano 2019 e l'ultima grande carestia risaliva al 2015.
Il problema della fame nel mondo fu brillantemente risolto con l'impiego di colture geneticamente modificate, che riuscirono a colonizzare le terre più aspre, portando l'abbondanza in ogni Paese.
Nel 2014 la Ty-Co, un'importante azienda farmaceutica, era riuscita a produrre un farmaco in grado di curare ogni malattia esistente e lo distribuì gratuitamente su scala globale, partendo dagli stati che più ne necessitavano. Dopo una decina di mesi il numero di malati si ridusse drasticamente sino a scomparire negli anni successivi.
Terminarono le guerre, cessarono gli attentati, la politica del terrore e della tensione fu neutralizzata e con essa tutti gli eserciti, la Terra divenne un mondo diverso, un luogo di pace e prosperità.
E in questo pianeta, dove l'essere umano aveva smesso di odiarsi e uccidersi, si diede spazio alla cultura e lo studio dell'antichità divenne di vitale importanza.
Conoscere il proprio passato per poter costruire un futuro migliore era lo slogan che si udiva dalle televisioni di tutto il mondo.
I musei ottennero nuovi finanziamenti, paleoantropologi e archeologi lavoravano giorno e notte in tutto il globo, cercando nuove testimonianze del passato dell'umanità, traducendo lingue morte e rinvenendo civiltà perdute. Fu durante uno di questi scavi che vennero portate alla luce quelle che oggi chiamiamo Anfore di Eolo.
Ritrovate in uno scavo delle antiche rovine di Atene, le Anfore erano dei manufatti simili a bisacce fatte di uno strano materiale, simile alla pelle, con sfumature nere e amaranto e nomi dei venti ricamati d'oro in greco antico. Solo tre reperti erano riusciti a resistere al tempo, gli altri sedici erano stati irrimediabilmente danneggiati e la struttura del materiale sconosciuto alterata.
Per anni furono studiati e analizzati, si cercarono riferimenti in altre fonti e culture sino a quando le ricerche non condussero ad un tempio sumero nascosto sotto le rovine dell'antica Damasco.
Tutti seguirono col cuore in gola la notizia, si stava per fare la storia dell'archeologia.
Il tempio,poco più di una semplice sala, aveva l'ingresso posto sul soffitto, uno stretto canale che scendeva per duecento metri per poi allargarsi un'ampia sala.
Non c'erano glifi o bassorilievi, solo la nuda terra e un altare di granito con sopra due vasi, uno fatto di terracotta e l'altro del materiale sconosciuto.
Gli studi vennero svolti in quella camera, poteva essere pericoloso esporre all'atmosfera dei reperti così antichi, solo gli esperti potevano scendere nel tempio e per non più di qualche ora.
Aprirono per primo il vaso di terracotta, dentro c'era un papiro scritto in una lingua simile all'antico sumero, furono usate tutte le conoscenze a disposizione per ottenere una traduzione parzialmente corretta.
Dopo venti anni di studi gli archeologi riuscirono a decifrare solo le prime settanta righe dello scritto. Furono in grado di scoprire solamente di cosa fosse composto il materiale e sintetizzare il primo grammo di quello che nel futuro sarebbe stato chiamato Rete.
27/02/2051 Damasco 15:47,
il Giorno della SvoltaIl sito archeologico era gremito di persone: sicurezza nazionale, studiosi, ricercatori, gente comune e capi di stato. Quel freddo pomeriggio le autorità avrebbero aperto davanti agli occhi del mondo il vaso fatto di Rete.
L'umanità era spaccata in due, chi pensava che sarebbe accaduto un miracolo, che la Divinità sarebbe scesa dal Cielo e avrebbe portato tutti nel suo regno, chi invece credeva fosse come nel mito di Pandora e che il vaso dovesse rimanere sigillato.
La scelta di aprirlo davanti al mondo era stata dibattuta negli ultimi dieci anni da tutti i capi di stato.
Alcuni governanti pensavano che non si dovesse nascondere nulla al popolo e che erano finiti i tempi della censura e della segretezza, altri credevano che prima di divulgare al mondo il contenuto del manufatto dovessero essere certi che non fosse pericoloso per l'umanità, ma la decisione finale spettava alla Siria.
Damasco decise di aprirlo davanti agli occhi dell'umanità.
Gli archeologi tirarono fuori delicatamente il vaso dalla valigetta metallica e lo consegnarono al presidente siriano, gli tremavano le mani dall'emozione.
Ci fu un discorso che infiammò le folle, si parlò di nuove prospettive per il futuro, di nuova conoscenza, si disse che la Divinità sarebbe discesa tra il suo gregge e avrebbe reso la Terra il suo regno, qualcuno svenne, altri piansero, ma alla fine tutti, persino gli scettici, furono concordi col pensiero del presidente e nel consenso generale il vaso fu aperto.
Damasco 16:27La gente fuggiva disperata, ma non c'era alcun luogo sicuro da quelle cose, il vaso non doveva essere aperto, il vaso era la prigione dove gli uomini li avevano rinchiusi per tutto questo tempo e non doveva essere aperto.
Si alzò un freddo vento, sapeva di sangue e bagnato, il cielo sgombro da ogni nube si fece subito plumbeo e pesanti gocce di pioggia cominciarono a cadere copiosamente sulla città.
In pochi minuti le strade divennero torrenti, le piazze vennero invase dalle acque, il cielo pareva piangere per la sorte dell'uomo. Il tuono scosse le fondamenta di Damasco, i lampi illuminarono i volti bagnati delle persone, immobili davanti al vaso, in attesa della Divinità.
E quando i fulmini danzarono nei cieli, qualcosa uscì dal manufatto.
Erano un centinaio, grossi lupi dal manto niveo con occhi color pece, e si scagliarono violentemente contro la folla. Il primo a tingere di rosso il pelo delle bestie fu il presidente siriano, dieci creature furono su di lui, le loro zanne lacerarono la carne dell'uomo, si dissetarono col suo sangue, una furia demoniaca li animava; del presidente rimase solo una carcassa sanguinolenta.
La gente fuggiva disperata, ma non c'era alcun luogo sicuro da quelle cose, il vaso non doveva essere aperto, il vaso era la prigione dove gli uomini li avevano rinchiusi per tutto questo tempo e non doveva essere aperto.
Non c'era alcun luogo sicuro.
I lupi non solo erano veloci, ma possedevano capacità che si potevano definire soprannaturali, pareva potessero piegare il vento ai loro oscuri voleri, scomparire in esso, modificarne l'intensità e la forma.
Chi si sottraeva alle fauci grondanti di cremisi delle creature veniva assalito da potenti raffiche, taglienti come lame, e degli sciagurati rimanevano solo brandelli di carne.
Alcuni, tra i più coraggiosi , tentarono di intrappolare i demoni nel vaso, ma morirono tutti nella vana impresa di imprigionarli. I lupi conoscevano il tremendo potere di quel manufatto, avvicinarglisi significava ritornare in catene, già una volta si erano lasciati ingannare da quelle formiche che popolavano il loro mondo e non ce ne sarebbe stata una seconda.
Fu il più grosso del branco, il demone dal manto che brillava dal biancore, a distruggere l'unica speranza del genere umano, il vento fu come una frusta che frantumò in mille cocci l'antico vaso.
Damasco 16:47Della città rimanevano solo macerie, decine di milioni di persone uccise e altrettante disperse.
I lupi, anzi i Jinn, come il papiro li chiamava, avevano appena cominciato la loro vendetta e non si sarebbero fermati sino a quando la specie uomo non fosse scomparsa dalla faccia della Terra.
I signori del vento si muovevano rapidissimi, come uragani si abbattevano sulle metropoli degli uomini lasciando dietro di loro una scia di sangue e morte. Nessun'arma sembrava ferirli, non c'era modo di difendersi dalla loro furia, chi provava a nascondersi nel sottosuolo vedeva il terreno divelto e i lupi ghermirli tra le fauci, nessun luogo sulla terra era al sicuro e in poche settimane della civiltà umana rimasero solo rovine.
Nei mesi seguenti alla Catastrofe l'uomo tornò a essere la bestia che era.
Anno 50 d.C.L'uomo sapendo di non poter sconfiggere il nemico decise di ritirarsi nei meandri della Terra, nei luoghi dove il vento non giungeva e i Jinn non guardavano, si crearono così centinaia comunità, molte furono trovate e massacrate, altre si salvarono e cominciarono a popolare il sottosuolo.
Nelle grotte sotterranee nei pressi di Tokyo si trovava una delle più grandi comunità umane, almeno mille anime, il settanta percento erano giapponesi, il restante trenta un misto di americani e europei. C'erano scienziati, militari, ingegneri, banchieri, ex-politici, ma anche semplici insegnanti che svolgevano il compito più difficile di tutti: quello di ricordare alla nuove generazioni che cosa ci fosse sulla superficie prima della Catastrofe.
Tra i membri della comunità, c'erano alcuni archeologi e scienziati che avevano lavorato a
Project Eolo e non avevano mai interrotto le loro ricerche, qualcuno di loro aveva letto il contenuto del papiro, scoprendo le sostanze che componevano la Rete.
Le migliori menti giapponesi cominciarono a lavorare vetro e petrolio, per intrappolare la forza del vento, e sangue, per attirare i Jinn in trappola.
Fecero una moltitudine di esperimenti, provarono prima col sangue bovino, ma non reagiva nel modo corretto, passarono a quello ovino, suino, catturarono diverse specie animali e provarono anche col loro, ma nulla. Alla fine decisero di testare il sangue umano e, con loro grande dispiacere, i risultati furono ottimi.
I test continuarono,
Project Eolo sembrava andare a gonfie vele sino a quando non si scoprì che per fabbricare una semplice bisaccia serviva il sangue di almeno cento persone.
Si pensò di organizzare centri di raccolta, fare dei prelievi giornalieri per poter ottenere la quantità necessaria, ma i righi tradotti spiegavano che solo la morte avrebbe donato potere alla linfa dell'uomo.
Poiché è solo la Portatrice dell'Eterna Pace l'unica a poter imbrigliare la furia del vento recitavano le antiche scritture.
Le speranze dell'umanità vennero di nuovo infrante, nessuno avrebbe permesso a cento umani di sacrificarsi per qualcosa che forse poteva non funzionare e così per anni
Eolo fu accantonato, ma non dimenticato.
Anno 67 d.C.La comunità di Tokyo era cresciuta, dopo diciassette anni il numero delle persone si era triplicato, ma non tutti potevano rimanere all'interno delle grotte, non c'era abbastanza spazio, pochi uomini in più e la segretezza del luogo sarebbe stata compromessa per sempre.
La decisione del consiglio fu unanime: duecentoventuno anime dovevano abbandonare le caverne e cercare riparo da un'altra parte.
Furono scelti a caso, tra tutti i membri della comunità, indipendentemente dal ceto sociale. Cento giapponesi, trentasette statunitensi, quattordici francesi, undici italiani e cinquantanove indiani vennero estratti.
Uomini, donne e bambini che accettarono la decisione senza lamentarsi e a testa alta imboccarono la strada che portava in superficie, sapendo di salvare col loro sacrificio migliaia di persone. Nessuno più li rivide.
Nell'atmosfera di lutto, gli scienziati di
Eolo videro la soluzione al loro problema, tutti sapevano che quei poveri disgraziati sarebbero sopravvissuti solo qualche giorno prima di divenire prede dei Jinn, ma cento di loro non avrebbero condiviso la stessa sorte.
Raggiunsero il gruppo poco prima che arrivasse al portellone d'uscita e chiesero cento volontari per creare le Anfore, spiegando che il sacrificio avrebbe permesso a tutti di uscire dal sottosuolo e riprendersi la superficie.
Finito il discorso, i condannati proseguirono il loro viaggio verso il patibolo, ma erano un centinaio in meno, solo i giapponesi si erano lasciati convincere dalle parole degli scienziati e dalla luce che brillava nei loro occhi.
Dopo anni nascosti nel sottosuolo senza un'arma per potersi difendere,
Eolo riuscì a creare la prima Anfora, ma sapeva che il test finale doveva essere compiuto su un vero Jinn.
Un mese dopo una squadra di giapponesi uscì con l'unica Anfora, rimasero in contatto con il sottosuolo per un paio di giorni, poi di loro non si seppe nulla.
Un anno dopo la comunità era scomparsa e al suo posto era sorta la prima città: Nuova Tokyo.
Anno 99 d.C.Ci stiamo avviando nel primo secolo dopo la Catastrofe, le notizie che arrivano dal mondo non sono per niente rassicuranti: i Jinn sono diventati miliardi, si sono riappropriati del loro pianeta.
L'uomo adesso ha un nuovo nemico: l'uomo.
La guerra è tornata, ma gli ordini sono nuovi: i soldati devono difendere a costo della vita i rari pozzi petroliferi e devono rapire il maggior numero di civili nemici.
In questa era il sangue è la risorsa più importante, è col sangue che governi riescono a imprigionare i Jinn e il sangue non può essere sprecato in inutili massacri.
E mentre noi ci uccidiamo a vicenda i Signori del Vento ci osservano divertiti.
Edited by Flamer - 9/7/2012, 15:27