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Trump il temerario

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view post Posted on 21/5/2012, 08:39
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Fabrizia

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Trump il temerario
Gloria Scaioli


Lo chiamavano Trump il temerario. Da dove venisse nessuno sapeva dirlo con certezza, il suo passato era un mistero, il suo presente una leggenda. Era sbarcato nello spazioporto del pianeta Tombstone-upon-a-star da un’astronave ultra-dimensionale e aveva resistito alle moine di molte signore interessate a mettergli il guinzaglio: “così carino”, ecco come lo definivano. Balle! Quale carino e carino. Un carlino ecco quello che era, discendente di un cane appartenuto all’imperatore galattico Wu Lim Emmagnà, un “mascherina nera” con tutte le carte in regola, ma soprattutto un duro. Appena arrivato nella principale città del pianeta aveva subito dato un’odorata in giro e aveva sentito puzza di marcio. Per la strada la gente era spaventata e sui muri molti avevano disegnato con il carbone sagome dell’urlo di Munch, segno che il clima non era proprio idilliaco. Trump aveva colto brandelli di conversazione e aveva intuito che un certo Sam faceva il prepotente in città. Così si era infilato dritto nell’ufficio dello sceriffo, per proporsi come vice. Lo sceriffo si chiamava Slim Danny ed era un peso massimo che aveva ereditato il soprannome dal padre, morto in condizione troppo misera per lasciargli qualcos’altro. Trump avanzò con passo elastico, la coda arricciata e l’occhio estroflesso. In seguito il noto giornalista Al “La Notizia” McCoy avrebbe descritto Trump come “un John Wayne con due gambe in più”.
Il carlino si avviò verso la scrivania dello sceriffo e gli piantò gli occhi negli occhi. Non abbaiò perché era un tipo di poche abbaiate. Slim Danny sostenne lo sguardo masticando la presa di tabacco scadente ricavato dalle piantagioni del pianeta Piantagioni, noto sulle guide universali come il secondo pianeta con meno fantasia dell’universo. Il primato è tuttora detenuto dal pianeta Pianeta.
«Spiacente, amico, l’ufficio è chiuso. Da quando in giro c’è Sam Grilletto-facile dobbiamo fare un solo turno: dalle 6:30 alle 6:31, con una pausa colazione di un minuto. Sam tiene in pugno la città, amico, non che la cosa mi faccia piacere, ma non posso farci niente.»
Trump ringhiò con tono basso. Quindi Slim riprese: «Cerchi rogna, straniero?»
Il carlino indicò la stella di latta con la zampa e l’uomo rise.
«Cosa? Fuori questione, amico, ho già un vice-sceriffo, si chiama Buddy Paura ed è un giovanotto in gamba. Nel senso che ha una gamba sola ma, essendo mio cognato, non lo posso licenziare. Come? Pensi di saper fare di meglio? Dimostralo, allora: vai al saloon e metti a posto Sam Grilletto-facile, se ne sei capace» Slim sbatté sul tavolino un ditone minaccioso «e poi ne riparliamo.»
Slim Danny pensava che Trump desistesse, ma il cane si girò verso la porta e uscì senza sprecare un guaito, perché un vero duro non si fa ripetere due volte le cose, a meno che non sia un duro d’orecchie. Trovò Sam intento a gozzovigliare nel saloon, il ceffo immerso in un boccale di whisky. Non è un errore, il whisky era proprio in un boccale, perché Sam non era tipo da scegliere fra la botte piena e la moglie ubriaca, nel dubbio la botte la beveva lui e presentava carte di divorzio. Sam squadrò torvo il cane che era entrato da sotto la porta a battenti del saloon. L’ambiente si fece silenzioso che neanche nelle sconfinate praterie del pianeta Silenzio c’è una tale assenza di rumore. Tutti si chiedevano se lo straniero era giunto in città per liberarli dalle angherie di Sam. Un garzone che si mangiava le unghie fu quasi ammazzato di botte dall’oste, perché rompeva il momento magico. Si creò una tale confusione con le grida dell’oste stesso che per un po’ la gente si dimenticò dei due contendenti. Ma Trump non si muoveva, piantato sulle zampe come un antico cane foo dalle molte pieghe. Poi però tutto tornò silenzioso e Sam tolse la faccia dal boccale.
«E tu da dove sbuchi, piccolo sgorbio?»
Trump non cedette alla provocazione, i dentini davanti si piegarono in un blando sorriso.
«Vattene, prima che aggiunga un ulteriore riccio a quella codina da maiale che ti ritrovi!»
Il silenzio si poteva tagliare con un coltello. Qualcuno ci provò facendosi male a un dito.
I passi del carlino lo portarono vicino al bancone e un salto, agilissimo tenuto conto della lunghezza delle sue zampe, lo portò a livello della faccia dell’uomo.
«Allora vuoi la guerra?»
Trump piegò il muso come spesso fanno quelli della sua razza. Gli umani pensano che questo sia un gesto vezzoso che manifesta attenzione, in realtà è una mossa zen, appresa nel lontano quadrante orientale, che prelude all’assalto frontale con frequente rimozione del naso dell’avversario. E il naso di Sam era terribilmente vicino. Con un morso rapido e ben calibrato Trump gli fece capire perché non è mai bene chiamare “piccolo sgorbio” un cane e come sia da veri imbecilli farlo con un carlino. Sam tentò di reagire scompostamente, colto dalla sorpresa e ancorato alla morsa d’acciaio delle fauci dell’avversario. Mise mano al cinturone mentre si agitava incerto se dare per persa la punta del naso o tentare di staccare il cane senza danni. Non poteva, però, sparare così vicino alla sua faccia e così tentò una mossa disperata, slanciandosi indietro. Colto di sorpresa Trump liberò il naso, ma balzò giù dal bancone, più agguerrito che Mai. Mai è stata una pechinese da battaglia, nota per la sua collezione di armi da fuoco, circa un milione di pezzi, tutte modificate per essere utilizzate da zampe canine. Il bandito tentò di passare al contrattacco, puntando disperatamente la pistola contro il velocissimo carlino. Fallì. Da quel giorno il soprannome di Sam divenne Sam Grilletto fa cile-cca, perché scaricò la sua laser sei colpi nel vano tentativo di colpire Trump e finì per beccarsi un morso nel didietro. A memoria d’uomo e di esseri a base carbonio, quello fu l’arresto più rapido di sempre, seguito dal vano tentativo di fuggire dalle autorità del conte Dracula di Mercurio (che dormiva di giorno infilato nel termometro della piazza) e dalla cattura di Ulpio Alatriste che pensava di saper volare per l’errata interpretazione della sua carta d’identità, su cui era stata stampata, chissà come, la pagina di un fumetto di Batman.
Il vecchio Slim Danny assistette esterrefatto all’immagine del peggior criminale di Tombstone-upon-a-star che entrava mesto in galera con un carlino agganciato al suo deretano fuorilegge.
«Come ti chiami?» riuscì solo a chiedere Slim, agitando per lo stupore i suoi svariati menti. Trump balzò sulla scrivania e posò la zampetta ungulata su un mazzo di quaranta carte.
«Briscola?»
Il duro dei territori di frontiera, come fu poi soprannominato, si fece scuro in volto, cosa che, grazie alla mascherina nera nel suo vello, non gli veniva difficile. Indicò con il naso una vecchia bandiera britannica appoggiata a una sedia.
«Briscola in inglese? Trump?»
Slim Danny era uno sveglio, dopotutto, e poi sapeva le lingue. Alzino la mano, senza barare, quanti sapevano come si dice “briscola” in inglese. Mica che sia una cosa che ti cambia la vita, siamo intesi. È stato calcolato che metà dell’universo umanoide non conosce più di una lingua e l’altra metà non ne conosce nessuna. C’è infine una terza metà che ha ucciso gli addetti della società di sondaggi che andavano in giro per l’universo a raccogliere questi dati inutili e anche un po’ offensivi.
Così Trump guadagnò la sua stelletta da vice-sceriffo. Per appuntarla necessitava di una giacca e così il vecchio nativo Kalumet, così chiamato perché aveva fumato la carta costituzionale del pianeta, gli cucì una bella giacca in pelle di Knut e gli fece anche un cappello su misura. Sono tutte storie vere, signori, e se non avete mai sentito parlare degli Knut è perché sono estinti, mentre pare che le loro pelli vivano un’esistenza soddisfacente sul pianeta Loop, tutta la settimana tranne che nei week end, perché con il traffico del sabato quel quadrante diventa una vera bolgia.
Sono molte le avventure di Trump e del suo amico Slim Danny, le trovate nelle migliori edicole galattiche e in allegato alla rivista distribuita per corrispondenza “Domande senza risposta. Non facciamo economia di punti interrogativi”. Ma se vi trovate di passaggio, o avete bisogno di una zampa, chiedete di Trump il temerario, è un tipo di poche parole, ma ha sempre pronto uno scodinzolio per un amico e un morso nel didietro per un nemico.


 
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GloriaS
view post Posted on 28/5/2012, 10:05




Trump fa sapere, tramite il suo agente che il racconto lo soddisfa. impronta
Io sono d'accordo, per me potete procedere :D
 
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view post Posted on 28/5/2012, 13:37
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Fabrizia

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Ok, grazie :)


 
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2 replies since 21/5/2012, 08:39   31 views
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