Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

un attimo anzi due Isabella Galeotti

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view post Posted on 20/5/2012, 21:11
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Fu un secondo anzi due
1962
La mia casa era immersa nei campi di grano della bassa padana.
Mio padre e tutti gli zii la sera rientravano stanchi, io la nonna, la mamma e la zia Titta
ci occupavamo delle faccende domestiche.
Alcune donne della famiglia, decisero di andare a vivere in città. La cugina Elsa partì per Torino dove stava frequentando un corso per diventare modista. Aveva la fissa per i cappelli. Sua madre dopo varie discussioni per tenerla in fattoria, la mandò da un lontano parente che abitava in città, facendogli promettere che si sarebbe preso cura della ragazza. La cugina Zoraide, chiamata la rossa per via delle labbrone molto procaci, e sempre pittate di rosso fuoco, frequentava la scuola di ragioneria a Parma. Non veniva mai a casa se non nelle feste comandate. Viveva con sua madre in un locale senza servizi dietro il Battistero.
Per raccontare di tutto il parentado non mi basterebbero due vite.
Comunque, quel giorno, noi donne eravamo indaffarate ad addobbare sia la casa che le stalle. Il giorno dopo si festeggiava il patrono del paese. Se non ricordo male, è la seconda domenica di maggio.
Vista la bella stagione, il giardino antistante l'entrata era tutto un bocciolo, ma non ci bastava. Volevamo rendere la fattoria più allegra e colorata. Allora io e mamma appendemmo delle coccarde, dei tulle color lilla e dei fiocchi tinta sabbia. Il mattino della festa, il nonno, prima di andare nei campi con il vecchio furgone Ford, lasciò detto a Pericle di non allontanarsi da casa per via del terribile temporale che stava devastando la zona. Purtroppo sarebbe proprio passato sopra le nostre teste. Pericle era il matto del paese. Noi gli davamo un tetto e un po' di calore famigliare, non aveva nessuno e tutti lo deridevano, giù in piazza, per i suoi modi un po' fuori dagli schemi. Lui correva sempre, poi si fermava, cercava ansiosamente qualche cosa nelle tasche, non trovando nulla, riprendeva a correre.
Il cielo stava diventando sempre più scuro all'orizzonte, perpendicolarmente alla terra vedevo brillare i fulmini. La mamma urlò di scendere dalla scala e di andare in casa. Infatti una volta tutti al riparo, restammo in attesa che il temporale passasse. Ricordo che, sbirciando dalle fessure della persiana, un vento terribilmente violento faceva roteare tutta la sabbia mista a fieno creando degli enormi imbuti che risucchiavano qualsiasi cosa. La sua forza spalancò alcune finestre, facendoci sussultare e portando nella stanza sabbia, odore acre e polvere. Una valanga di polvere. Poco dopo, più nulla, il silenzio, il rombo assordante di poco prima non si sentiva più, tutto era statico, incollato a terra. Mamma si guardò attorno per cercare un uomo. Voleva uscire, e aveva bisogno di braccia muscolose per farsi tenere, una volta aperta la porta. L'unico era Pericle. Purtroppo il ragazzo giaceva seduto in un angolo, a terra, con le braccia rivolte al cielo e la testa che sbatteva a destra e a sinistra, la bocca era spalancata, ma da lì non emergeva alcun suono. Visto la carenza di maschi uscì sola. La nonna la esortò di non farlo, spiegando che, quella quiete era dovuta perché eravamo nell'occhio del vortice d'aria, ma da lì a poco si sarebbe ancora scatenato il finimondo. La mamma, cocciuta come sempre, non volle ascoltarla. Con molta cautela aprì la porta a doppio battente e mise fuori dapprima la testa poi tutto il corpo. L'ampia gonna di velluto verde, cadeva perfettamente a piombo sulla esile figura, e la camicia di un leggero cotone champagne non svolazzava.
Si girò verso di noi, facendoci segno con il braccio che era tutto passato.
In un secondo, non la vedemmo più. Io stavo per correre fuori, ma la zia prontamente mi afferrò scagliandomi a terra, poi chiuse la porta con molta fatica.
La disperazione ci assalì, la mamma era bloccata là fuori, ma non potevamo mettere a repentaglio anche le nostre vite, non potevamo uscire, se l'avessimo fatto, sarebbe stato un disastro per tutti. Una volta cessato l'uragano ci riversammo sull'aia, ma della mia mamma nulla. Non solo noi subimmo delle perdite, anche nelle fattorie vicine persero dei famigliari, così dalla festa ne uscì un funerale generale, dove i superstiti non sapevano su chi piangere.
Quasi tutti i corpi furono trovati, mesi dopo nei luoghi più svariati. La mamma la trovarono in fondo ad un vecchio pozzo. Solo allora fui certa della sua morte, fino a qual momento cera sempre la speranza che tornasse. Da quell'episodio sono passati moltissimi anni.

Il tempo cicatrizza tutto anche una scomparsa così violenta, avvenuta proprio sotto i miei
occhi di dodicenne. Cambiai vita e città, la nonna e il nonno morirono nel letto della casa immersa nel grano.
Pericle fu adottato dai preti del paese. Io Elsa e Zoraide aprimmo un negozietto in provincia di Torino. Vendevamo cappelli. Il negozio era in piazza proprio di fronte alla chiesa. Fortunatamente la nostra cittadina era in una zona molto turistica, quindi gli affari andavano bene.
Una mattina, facendo colazione in pasticceria, la tv diede l'allarme per un potenziale nubifragio proprio nella nostra provincia. Naturalmente io mi preoccupai un po' e mi riaffiorò tutto il passato. Zoraide vide il mio viso pensieroso, capì al volo, e mi rassicurò dicendo che i meteorologi a volte esagerano e che lei abitava lì e non era mai accaduto nulla di così potente.
Lo stesso pomeriggio il cielo si incupì e iniziò a piovere, le gocce sbattevano a terra fragorosamente, ognuna di loro sembrava pesasse un chilo. Elsa abbassò la saracinesca.
Abitavamo sopra il negozio e salendo una scala di legno si raggiungeva il terrazzo. Lo curavo io, avevo creato un bersò dove la vite americana si era arrampicata, agli angoli c'erano due vasi di coccio che contenevano due turgidi oleandri. Due panche e un tavolo pitturati di color lavanda lo completavano, rendendolo proprio un angolo di paradiso. Il nostro.
Ebbene, il vento iniziò a sibilare, l'acqua, dapprima timidamente, poi con prepotenza si impossessò del pavimento del negozio. Noi tre, disperate, stavamo salvando tutta la merce che era ordinatamente chiusa negli armadi. L'acqua arrivò velocemente alle ginocchia, non riuscivamo più a camminare. Oramai scalze ci aggiravamo in preda al panico. Così se ne andò anche la luce, creando maggior paura. Per salire nell'appartamento, c'erano circa una ventina di scalini. In quella giornata li percorremmo un migliaio di volte. Fuori da quella saracinesca sembrava ci fosse il finimondo, rumori cupi e violenti la facevano sbattere, creando frastuoni continui e assordanti. Fu un secondo. L'acqua la squarciò, come si taglia un pezzo di carta, la lamiera fece due labbra verso l'interno, e come un vortice inghiottì tutto, anche le mie cugine, che stavano raccogliendo gli ultimi modelli.
Fu terribile. Le urla di Elsa e Zoraide non sarà facile dimenticarle. L'acqua le trangugiò e il vento completò la sua trama devastando tutto. Io dall'alto dei nostri venti scalini, lanciai loro delle corde che tenevamo avvolte alla ringhiera per appendere i cappelli, ma fu inutile.
Quelle funi sprofondarono nell'acqua gelida. Disperata salii al primo piano e alzai la tapparella.
Aprii la portafinestra a fatica e vidi l'acqua conquistare anche il balcone.
Un fiume marrone e melmoso aveva invaso la graziosa piazza, portando con se auto e detriti di ogni genere,il vento completò la trama sradicando le piante dei giardini, mi sporsi per vedere meglio.
Vidi meglio la desolazione, la paura mi assalì.
Imprecai, fradicia sul balcone, mi misi in ginocchio maledicendo il mio destino.
Così presi la decisione di tuffarmi con loro. Non avrei potuto sopportare anche questo tragico ricordo.
Salii in piedi sul parapetto dal balconcino spostai piano i piedi fino a cadere anch'io giù. Ma l'istinto di sopravvivenza è insito in noi e cominciai a dimenarmi, intanto sballottavo a desta e a sinistra. Mi venne in soccorso una fune arrivata dal nulla. La afferrai e non la mollai più. Sentivo che dall'altro capo qualcuno mi stava salvando, qualcuno mi stava trascinando verso una nuova vita. Io non ero riuscita nell'intento di salvare le mie cugine, questa persona lo stava facendo con me.
Stremata mi adagiarono sul pavimento di un terrazzo molto alto.
Mi staccarono le mani dalla fune a forza, non volevo mollarla.
Riprendendomi mi accorsi che il mio salvatore, era una persona che frequentavo tutti i giorni.
Il pasticcere, proprio lui, Luigi il pasticcere, bello, alto, baffuto con quegli occhi color notte.

Oggi di quelle brutte esperienze non ne parlo con nessuno. Tutti, qui a Lavagna ,dove ora viviamo, pensano che abbia avuto una vita normale, pensano che sia stata fortunata per aver incontrato Luigi che passeggia accanto a me. Grazie a lui ho seppellito la vecchia Annabella e fatto rinascere Annalisa.
Una nuova persona, con tanto amore e tanta pazienza lui mi ha fatto uscire da un periodo di torpore e malinconia. Mi ha fatto comprendere che la vita è un dono, e bisogna viverla come essa arriva, con dispiaceri e gioie con delusioni e felicità.

" Hai finito di scrivere Annalisa? Ci aspettano i tuoi nipoti in gelateria?"
" Sì Luigi ho finito. Arrivo."


Edited by solenebbia - 29/6/2012, 00:27
 
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theMarchHare
view post Posted on 21/5/2012, 00:45




Bonjour Solenebbia! O forse vista l'ora dovrei dire buonanotte...ANYWAY.
Il tema della tua storia mi è piaciuto. Soprattutto, è bello e ben organizzato il modo in cui hai diviso la vicenda narrata in tre diversi lassi di tempo: un remotissimo passato, un passato un po' più prossimo ed infine il presente, il tempo in cui si svolge la narrazione. Lo stacco tra i tre tempi è molto chiaro e rende il racconto interessante.

Faresti però meglio a rileggerlo un paio di volte per sistemare alcune sviste grammaticali che possono sfuggire alla stesura, ma che vanno a inceppare la lettura da parte di terzi! Soprattutto ti sei persa qualche virgola :) Ovviamente penso che con le virgole si possa giocare, però ci sono anche punti dove una o due servono proprio!


Non ti segnalo gli errori che ho trovato perchè di sicuro li puoi trovare da sola, ti saranno solo sfuggiti.

Ecco, non volevo romperti le scatole, anche perchè come ho già scritto la tua storia mi è piaciuta! Il racconto crudo di una vita difficile che termina però nella felicità e nella tranquillità...mi piace questo messaggio! Complimenti :)
 
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Flamer
view post Posted on 21/5/2012, 11:21




Il primo racconto! Mi hai preso in contropiede ( Volevo essere io il primo) :)
Molto bello, mi è piaciuto molto vedere come la protagonista sia riuscita a riprendersi dal trauma.
Ci sono degli errori grammaticali, ma chi non li commette, che possono essere tranquillamente corretti.
Veramente bello :)
 
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view post Posted on 21/5/2012, 20:59
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Bonsoir vous, chers.
Non so se posso rispondere sotto il mio topic.

Vi ringrazio per i commenti.
Il mio punto debole purtroppo e' la punteggiatura.

Per fortuna avete lasciato dei commenti costruttivi.

Non aprezzo molto quando le persone scrivono solo Bello
E' riduttivo, molto riduttivo.

Poi siamo qui per migliorarci.

Per il resto vi ringrazio.


PS ora posso correggerlo ancora oppure no? :woot:
 
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Nauthiz7
view post Posted on 21/5/2012, 21:17




sì che puoi, fino a scadeza del concorso puoi farne ciò che vuoi ;)
 
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view post Posted on 21/5/2012, 21:42
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Grazie
 
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marcosanti74
view post Posted on 21/5/2012, 22:21




:) bella, toccante e in alcuni punti è molto ansiogena, cosa che reputo positiva.
Ci sono alcuni errori di battitura ma hai tempo per modificarli. :)
Complimenti a presto
 
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view post Posted on 22/5/2012, 21:54
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Marco in effetti questo e' il primo racconto che scrivo senza dialoghi.
Amo far parlare e vivere i personaggi dandogli anche la voce.
Infatti non ero certa di riuscire a creare quel pathos che ci vuole in una trama come questa.
Magari se ho voglio terrò sempre lo stesso filo conduttore, ma inserirò tutti
i dialoghi.
Poi vedrò.
Purtroppo sono sgrammaticata.
Appena ho un attimo lo sistemo.
Grazie Marco :P
 
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dea700
view post Posted on 23/5/2012, 00:17




Bel racconto quel tempi mi hanno un pò preso in contropiede ehehehhe bel lavoro fatto bene tranne qualche errore di punteggiatura, anch'io sono una frana in questo, ma si può sempre migiorare ;)
 
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justadream12
view post Posted on 25/5/2012, 21:27




Eccomi qui a ricominciare a leggere!Come il precedente, anche questo nuovo argomento sta prendendo piede.

Ho trovato il racconto abbastanza veritiero però troppo triste! E' vero che la vita si accanisce, a volte, ma la protagonista di questa storia è proprio sfortunata!
Come qualcun altro ha già rilevato ci sono un po' di errori, di battitura e di grammatica, che rileggendo potrai agevolmente individuare.
Quanto al resto, lo stile è scorrevole, piacevole, quello che mi è arrivato è un senso di rassegnazione: quando l'uomo è posto di fronte alla forza della natura è proprio niente. E poi c'è un lieto fine...
Complimenti per essere stata la prima! Buona fortuna

 
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view post Posted on 25/5/2012, 23:16
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Grazie Dea e grazie justadream12,

:D Vi ringrazion si cresce con queste osservazioni. :D
In questi giorni lo sistemerò

 
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Lupoalfa
view post Posted on 2/6/2012, 08:06




Il racconto mi ha preso e l'ho letto tutto di un fiato. La descrizione della casa di campagna dove avviene la prima tragedia, la seconda tragedia nel paese di provincia, il lieto fine a Lavagna (mi è piaciuta moltissimo la frase "...dove ho seppellito la vecchia Annabella e fatto rivivere Annalisa..."
Mi piace come scrivi: una scrittura immediata, senza fronzoli.
Degli errori non ti dico nulla: te ne hanno già parlato gli altri e li puoi correggere.
Complimenti davvero! ;)
 
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view post Posted on 3/6/2012, 14:30
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Grazie per la recensione proprio oggi ho deciso di sistemarlo.
Fatto l'ho modificato speriamo non ci siano più :woot: orrori!!


Edited by solenebbia - 3/6/2012, 17:30
 
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wyjkz31
view post Posted on 3/6/2012, 18:49




Il racconto complessivamente mi è piaciuto.
Ci sono un paio di domande che vorrei fare.
CITAZIONE
Visto la carenza di uomini, la mamma voleva aprire la porta,

sembra suggerire l’idea che se ci fossero stati uomini la mamma non avrebbe aperto la porta ma non riesco a capire il perché.
CITAZIONE
Mi sono sposata

Lo dici all’inizio della seconda parte della storia ma poi parli del pasticcere Luigi, mi resta la curiosità di capire che fine abbia fatto il marito.
Ti segnalo gli errori che ho trovato, se dico solo che ho trovato qualche errore ti costringo a rileggere tutto e non è facile trovare i propri errori:
CITAZIONE
questa parole

CITAZIONE
d' apprima

CITAZIONE
naufragio

visto il seguito direi nubifracio.
 
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view post Posted on 3/6/2012, 22:28
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Vista la carenza di uomini.
Hai interpretato bene la frase.
Cioe' un uomo di campagna e' molto più prestante di una esile donna o di una donna anziana o di una bimba.
Quindi in quel caso si guarda in giro per cercanre uno.


Mi sono sposata.
Mi sembrava noioso scrivere ancora che il pasticcere era il marito.
Però se non è chiaro, lo inserirò

Errore orrori
Pensa e' proprio difficile scovarli, sono lì ti guardano, ma quando arrivi proprio in quel punto....tac leggi la parola giusta.
Lo sai il perchè?
Penso proprio che tu lo sappia visto le precisazioni che hai chiesto.
Quindi non ti tedio più del dovuto

Ti ringrazio per le tue curiosità e spero di essere stata chiara.



 
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