Nella cucina di un bel ristorantino risotto e lasagna si trovano vicini per pura casualità. Tra loro non corre buon sangue e cominciarono a litigare. "Che ci fa qui sta lasagna?", chiede il primo. "Che hai tu da ridire, chicco scuro?". "Sono il risotto al nero di seppia! Una vera bontà". "Capirai!". "Invidiosa. Tu sei sempre la solita lasagna!". "Sono buonissima. Son per palati prelibati. Sorbole!", replica lei offesa. Il risotto allora comincia a vantarsi di sè stesso e delle sue mille qualità. "Io nasco come chicco, sto a bagno nelle risaie fino a chè divento grande e vengo raccolto da mani esperte. Mio nonno mi raccontava delle mondine, del loro duro lavoro e delle loro canzoni, diventate immortali. Io sono internazionale. Mi conoscono a Vercelli come a Cantù. Io son buono sia dolce che salato. Che ne pensi del risotto alla milanese? Come mi piace lo zafferano. Cinque risotti allo scoglio al tavolo dodiciiiiiiiiiii. Gli orientali mi faranno un monumento. La Cina mi adora. La torta di riso? Che ne dici? E ho dato lo spunto pure a Camilleri che in un romanzo mi ha immortalato: gli arancini di Montalbano. Sono nutriente e calorico. Riso soffiato mischiato al cioccolato nelle merendine dei bambini. E il risotto con la zucca? Una vera delizia. E gli spagnoli? Paiella e sangria e arriva l'allegria!". Il risotto ne ha di argometazioni. Ma la lasagna, fiera della sua storia e della sua bontà si ribella a tanta tracotanza. "Io pure ho una storia millenaria alle spalle. Io pure son saporita. Sono la pasta emiliana per eccellenza, insieme al tortellino e vengo copiata in tutto il mondo, con scarso successo, peraltro!". "Mah!", commenta sbuffando il risotto. "Eh no, adesso tu mi ascolti. E' ora che io parli di me. La pasta ha una sua storia, nasce dal grano e diventa farina. Viene lavorata dalle sfogline che ne fanno un vero capolavoro. Almeno una volta era così. Comunque adesso le macchine fanno la loro parte per renderla altrettanto appetitosa. Però qui, nel ristorante di Alfonso, mi cucinano ancora in maniera tradizionale, come Dio comanda! Farina, uova e sale in giuste dosi e poi mi manipolano bene bene e mi stendono sul tavolo con l'aiuto del mattarello. Che meraviglia! Quindi mi tagliano a fette, mi sbollentano e mi condiscono con fumante e profumato ragù di carne, abbondante besciamella e parmigiano grattuggiato. Ah, gli emiliani! Che buongustai. Strato su strato e poi mi infornano". "Sarà", ribatte il risotto facendo l'indifferente. Intanto la cucina è in fermento. L'aria è piena di profumi, di fragranze e i cuochi lavorano come matti. "Due risotti al nero di seppia al tavolo quattro!", dice Nina, la padrona. E il cameriere si affretta. "Ah ah ah!". Se la ride il riso. Dopo cinque minuti: " Dieci lasagne al tavolo quindici!", urla Alfonso, il marito della Nina. Il riso si sente ferito nell'orgoglio, anche se non lo vuole dare a vedere. "Ecco perché sei così nero oggi!", se la ride la lasagna. E la gara, cominciata a mezzogiorno, prosegue fino alle due del pomeriggio. Il bel ristorantino si svuota e Nina fa il conto delle portate. " Quaranta risotti e quaranta lasagne! Che lavorata ragazzi!". Perfetta parità. E voi che ne dite? Preferite il risotto o le lasagne?.
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