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Fuoco di ghiaccio

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francesca vernazza
view post Posted on 18/4/2015, 20:49




ciao il tuo racconto mi è molto piaciuto . :D
Ho trovato la storia molto originale e devo dire che ho apprezzato molto la descrizione dell'ambientazione l ho trovata molto suggestiva. :)
Secondo me il racconto è scritto molto bene. :D
Complimenti!!!!! e in bocca al lupo per il concorso!!!!
 
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theMarchHare
view post Posted on 25/4/2015, 07:46




Ciao, the Royal. Mi piace molto l'atmosfera surreale che hai creato immergendo i tuoi personaggi in un ambiente gelido e confuso, in cui le figure e le sagome passano senza poter essere messe a fuoco. Sembra un po' l'"interno" del comandante, è come se tu avessi ambientato la storia nel suo cuore, o nella sua pancia, o dovunque l'immaginario umano ritenga che risiedano i sentimenti : ) Il paesaggio che hai tratteggiato mi ha fatta sognare. è vero, forse il tema del concorso non è proprio centrato... nondimeno, il racconto mi piace e mi sembra che tu scriva molto bene.
 
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view post Posted on 19/5/2015, 19:14
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Fabrizia

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Sono le 5.45 del 14 gennaio e fa un freddo cane. Sto per salire a bordo del Pitagora, il traghetto di cui sono comandante e con cui devo perlustrare il porto come ogni mattina. Ma oggi, oltre a questo dannatissimo freddo, c’è anche una nebbia irreale. Irreale, assurda e fitta. Talmente fitta che, quando mi accingo ad attraversare la passerella che mi porta a bordo, intravedo a malapena Joy, il mio secondo. Il Pitagora, quarantacinque metri di attrezzi vari, sonde, radar, ancore e tutti gli arnesi possibili e immaginabili per operare in una zona costiera che stamane è pervasa da questa dannata nebbia che sembra calata per complicare le cose.
Quando sono a bordo, vado subito sulla plancia per osservare la situazione che è così tetra ma così affascinante. C’è solo un grigiore plumbeo da tutte le parti, mentre la luce dell’alba che si sta avvicinando è solo un velo misterioso e sinistro che rende tutto greve e opprimente. Almeno questa mattina.

«Mi sembri più nervoso del solito.» È Joy che mi ha raggiunto alle spalle e mi giro verso di lui. Un metro e novanta, ventisette anni e buono. Buono come il pane. Mi ha sempre obbedito ciecamente e io l’ho sempre rispettato come se fosse un fratello, anzi, molto di più.
«No, Joy, il fatto è che stamane mi sento un mostruoso peso sullo stomaco. È come un vulcano che debba eruttare tutto l’odio e il livore che nutro per lei. Fuoco e ghiaccio, vita e morte sono per me la stessa cosa: io la odio e tu sai perché.»
«Capisco» riprende Joy abbozzando un timidissimo sorriso. «È in casa adesso? Sempre se non sono indiscreto.»
«No, non sei indiscreto, e per la verità quando mi sono svegliato lei non c’era, come tante altre volte. Tutte queste situazioni che si trascinano da mesi e mesi. Saprai anche, Joy, che stiamo per divorziare.»
«Me ne hanno parlato i colleghi e non vorrei che ti sembrasse che…»
«Ma figurati, quando c’è di mezzo una donna che ti combina giochi di questo stampo c’è ben poco da fare.»

Mi devo interrompere perché sento il rombo di una jeep: sono gli altri dell’equipaggio che stanno arrivando. Dopo essere scesi vengono subito a bordo. «Salpiamo» ordino io, e poco dopo si ode un sordo rumore di fondo, mentre le ancore vengono levate e ci accingiamo lentamente a percorrere la traiettoria segnata dal radar poiché a occhio nudo sarebbe impossibile muoversi. La luminosità lentamente inizia ad aumentare e rende tutte le sagome sinistre e opprimenti. In questi minuti io sono sempre rimasto in piedi sul ponte, mentre Joy si è allontanato verso la cabina di comando. Passano ancora altri minuti, credo siano pochi, ma non so come mai stamane sembrino un’eternità angosciante e senza fine: sembrerebbe che stia per essere rivelato qualcosa che è sempre stato nascosto. Sembrerebbe che quel sinistro vulcano di fuoco e di ghiaccio stia per eruttare nel mio cuore pieno di risentimento.

E mentre il freddo mi sta frustando con un sadismo efferato, mi domando cos’altro ci sia da rivelare che non sia mai stato palesato prima, oltre al fatto che io venga sentimentalmente tradito da una donna che ha trasformato le notti e le albe in una torre di babele vergognosa e scandalosa. Mi balena per la testa un pensiero opprimente: “Ma guarda un po’ se quella mi deve combinare una cosa del genere.”
«Prendi un po’ di cioccolata calda?» È di nuovo Joy a qualche metro da me.
«No, grazie, niente colazione.»
«Okay» ribatte lui e aggiunge: «Mai vista una nebbia del genere, navighiamo solo da pochi minuti e sembra che siano passati secoli.» Si rivolge ancora a me e io mi giro di nuovo verso di lui: «Non vorrei che ti arrabbiassi ma, se domani sei sempre in queste condizioni morali, se vuoi imbarchiamo su qualche donna, lo sai com’è la situazione qui dai moli.»
«Ma no, Joy, dai, cosa vuoi che me ne faccia.»
«Capisco» ribatte Joy, e si dirige di nuovo in cabina dove ci sono anche gli altri sei.

Io sono rimasto sempre fuori e intanto è praticamente giorno ma la nebbia persiste in un modo semplicemente osceno e lugubre. Si intravedono appena le sagome delle altre imbarcazioni più distanti e nulla più. Non ero mai stato così fermo all’esterno per tutto questo tempo. Improvvisamente, Ray, un timoniere abilissimo, esce di corsa per venirmi incontro: «Stiamo per incrociarci con un altro traghetto, l’abbiamo visto sul radar.» Poi detto questo rientra in cabina.
Dovrei rientrare anch’io, ma non so perché continuo a restare lì.
Passa qualche istante e dalla nebbia lentamente incomincia a evidenziarsi la sagoma nera dell’altro traghetto. Andiamo pianissimo, noi e loro. E man mano che l’altra imbarcazione si avvicina, percepisco un vocio nel quale spicca una voce di donna.

Resto sempre fermo con le mani in tasca mentre la nostra imbarcazione passa a pochissimi metri dall’altra. Le sagome diventano sempre più chiare e il vocio sempre più nitido, mentre la nebbia, anche se è praticamente giorno, regna sovrana.
Continua l’incrocio a passo d’uomo, mentre io mi interseco visivamente con il gruppetto dell’altra imbarcazione che poi in realtà è composto da due persone: e le vedo quasi chiaramente. L’uomo mi sembra di conoscerlo, dovrebbe essere un capitano di corvetta.
Non riesco ancora a distinguere bene la donna che sta ridendo con lui, ma a questo punto ci stiamo intersecando a pochissimi metri e adesso riesco a vederla bene in volto quella maledetta donna che quando mi sono svegliato non ho più trovato nel letto.
Siamo quasi di fronte, tiro fuori le mani dalla tasca, le protendo verso l’alto, poiché lei mi ha visto e riconosciuto e le urlo con le lacrime agli occhi mentre il terrificante vulcano che vive in me inizia a eruttare il fuoco del risentimento e il ghiaccio bruciante di un amore tradito: «Tu sei una prostituta, sei solo una miserabile prostituta!»

E lei sorride agitando la manina, mentre quella schifosa scena viene lentamente eclissata dalla romanzesca nebbia di stamane.
Passano forse venti secondi, l’altro traghetto è sparito nel grigiore e sento che alle mie spalle c’è qualcuno. Sono i miei uomini che, tranne il pilota rimasto in cabina, sono usciti, poiché hanno assistito a quella irreale vergogna. Tra di loro c’è Joy con il thermos della cioccolata calda in mano che mi dice: «Sì, però adesso la bevi una cioccolata calda, vero comandante? Perché se non bevi noi non ti vogliamo più come comandante.» Così dicendo mi porge il tappo del thermos con dentro la cioccolata. Un altro mi osserva con amicizia sfiorandomi il braccio.
Prendo la cioccolata e ci guardiamo intorno: le sagome dei pontili di attracco lentamente scorrono davanti a noi e intanto la nebbia persiste ancora come una remota maledizione.
 
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The Royal
view post Posted on 19/5/2015, 22:30




Va bene e grazie, Stray: accetto pienamente la tua revisione. :D
 
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view post Posted on 20/5/2015, 09:03
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Fabrizia

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:)
 
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19 replies since 11/3/2015, 01:42   267 views
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