Quel pomeriggio mi stavo particolarmente annoiando, nemmeno sfogliare su Facebook il servizio fotografico pseudo sexy della mia compagna di università paesana
[snellirei: troppe parole], riusciva a farmi divertire; e credetemi c'era da sbellicarsi dalle risate.
La Zoticona, infatti, sfoggiava orgogliosamente e ''sensualmente'':
[anche se è un elenco, toglierei il due punti per non separare il verbo dall'oggetto] un terribile vestito bianco a fiori che sembrava un copri divano, delle calze 250.000 den
, anche esse lattee
, e degli stivali rossi di un tessuto che poteva essere solo ecoplastica.
Ormai totalmente disgustata da tale visione, voltai il mio sguardo in direzione della finestra sbuffando; era una giornata pessima: uggiosa, fredda, triste e dei nuvoloni neri coprivano tutto il cielo, così da renderlo
ancora più cupo e opprimente.
[Visto che ci sono un però, due ma e un bensì, cambierei parole] Io, però, avevo Nonostante tutto, continuavo ad aver voglia di uscire, prendere una boccata d'aria, magari comprarmi quella bella borsa Moschino a quadri
vista [che avevo adocchiato] in piazza,
ma non sapevo se anche se probabilmente non era il caso di andare in giro per le strade
; ma : non era tanto la previsione della pioggia a
spaventarmi mettermi in allarme,
bensì quanto la spiacevole situazione in cui si era trovata mia madre quella mattina per colpa di ''quelli''.
[gusto personale, ma io quelli lo metterei in corsivo, più che tra virgolette, cosa dici?]Mamma mi aveva raccontato che in mattinata
aveva preso il , mentre era sul pullman
, e ''quelli''
iniziarono si erano spinti ad attaccare il mezzo pubblico con le loro terribili armi; fortunatamente le finestre erano chiuse e lei era tornata a casa indenne.
E' vero
, ormai le aggressioni
da parte loro erano all'ordine del giorno
[nel senso che a ridosso di carnevale, gli "scherzi" aumentano? con ordine del giorno, mi aspetto "tutto l'anno"; magari puoi dire: si stavano facendo sempre più serrate], ma non mi sarei mai aspettata che
sarebbero arrivatisi sarebbero spinti a tanto!
Fu Marco alla fine a convincermi; mi contattò su Facebook chiedendomi di fare una passeggiata; dichiarò che era da stupidi rimanere a casa solo per qualche singolo attacco casuale, gli diedi pienamente ragione (mentre in realtà tremavo di paura) e accettai il suo invito.
Mi allontanai dal computer e iniziai ad arricciarmi le extension platinate una per una.
-Perchè ti arricci i capelli?
Chiese mia sorella, svegliandosi dal suo torpore
, che . Fino ad allora
era sembrava in stato catatonico
, completamente ipnotizzata dal nuovo gioco sul cellulare: crea il tuo mini pony (ve lo consiglio
: un gioco molto istruttivo, potete colorare e cambiare forma di ali ai cavallucci)
.-Beh, perchè sto per uscire e tu lo sai che detesto andare in giro con i capelli trascurati!
-Tu sei pazza! Uscire in questo periodo? Almeno se lo devi fare, mettiti un cappuccio in testa per passare inosservata!
Io non l'ascoltai,
ma al contrario indossai uno sgargiante cappottino rosso che si sarebbe potuto notare fino in Papuasia.
Ero una vera strafiga.
-Ma ti sei bevuta il cervello????- urlò mia sorella -il cappotto rosso è una specie di fanale per ''quelli'', ti noteranno subito, ti aggrediranno! Levatelo immediatamente!
Io non l'ascoltai, volevo mostrare a tutti che ero capace di dominare le mie paure, che ero più forte, che non mi sarei sottomessa alle regole di ''quelli''.
[Togli spazio]Uscii dalla porta sentendo ancora gli improperi provenienti da dentro la casa.
Marco mi aspettava dietro l'angolo del palazzo ed era quasi irriconoscibile.
Lui, lo stereotipo del ragazzo gay vestito sempre eccentrico e firmato, indossava un orrido cappotto nero lungo sotto il ginocchio (probabilmente, quasi mi vergogno a pensarlo, Zara) e delle Adidas false con cinque strisce.
-Mi ha contattato tua sorella su whatsapp- disse -ha immaginato che uscissimo insieme
, . Mi ha detto di riferirti che sei un'emerita cretina ad aver indossato quel cappotto e ne pagherai le conseguenze-
Oltre a essere vestito in modo improbabile, notai che il mio caro amico cercava di fare di tutto per passare inosservato: parlava sotto voce, così da evitare di far notare il suo tono stridulo e femmineo, e limitava le movenze; io invece ero più appariscente del solito.
-La solita codarda- risposi ridendo, ma la mia era una risata falsa, quasi mi moriva in gola.
Ci incamminammo verso il negozio lentamente, osservando tutti con circospezione
,; fortunatamente non c'era nemmeno l'ombra di ''quelli''
;, ma notai che per la strada le persone erano intimorite e mal vestite, con abiti scuri, così da passare totalmente inosservate.
Mi sembrava quasi di essere uno dei personaggi
o protagonisti del pallosissimo film Schindler's list: la bambina col cappotto rosso.
Non so se la ricordate quella ragazzina, aveva un acceso cappotto vermiglio, l'unica nota di colore in un film in bianco e nero (ancora non mi è chiaro perchè!). Se non la ricordate fa lo stesso, tanto era un personaggio totalmente inutile, non faceva praticamente niente in tutta la storia, se non crepare e far venire le paturnie al protagonista.
Arrivati nel negozio rividi la borsetta, era ancora più bella di quanto ricordassi
, aveva un con quel suo piccolo delizioso particolare: una rush bianca intorno alla cerniera; avrei voluto portarla subito a casa, ma Marco mi costrinse a
lasciare lasciarla lì con un acconto.
-Già abbiamo fatto una follia a uscire, sei fin troppo vistosa, ti manca solo il cartellone dietro la schiena con sopra scritto: COLPITEMI; andare in giro con una busta di un negozio costoso sarebbe veramente sfidare''quelli''!
La commessa del negozio gli diede pienamente ragione.
Li ascoltai e uscimmo dal negozio riaffrontando la sorte; percorsa metà strada
, di ''quelli'' non c'era nemmeno l'ombra, tirai un sospiro di sollievo. Ero, ormai, fermamente convinta che sarei tornata a casa indenne, di essere una specie di eroina, di aver vinto la battaglia.
Invece questa era appena cominciata.
''Quelli'' comparvero davanti a noi, su un tratto di strada privo di negozi (fottuti bastardi, sapevano che così non avremmo trovato riparo)
indossando . Indossavano delle maschere di Pikachu per non farsi riconoscere (ma questi Pokemon non passano mai di moda? Le guerriere Sailor ai miei tempi durarono un sei, sette anni, loro invece sono sempre eterni!) e avevano in mano le loro terribili armi.
-Guarda la pomodorina come se la crede! Vedrai dopo che l'avremo colpita come cambierà atteggiamento!
Era ovvio che puntassero me, li avevo sfidati, io così fashionosa, stilosa, trendy, figa e... rossa come un semaforo.
Ormai era giunta la fine. Chiusi gli occhi, per non vedere l'inevitabile.
Fu Marco a salvarmi; con una voce così femminile da urtare perfino un transessuale disse:
-Oh! Come siete adorabili con queste maschere da topini!
I ragazzi
, feriti nell'orgoglio
, sentendo l' a quell'orribile offesa recata alla loro amata mascotte (paragonat
a a una lurida pantegana)
, si dimenticarono di me e
scagliarono le loro armi contro illanciarono le armi sul mio compagno.
-Scappa!- urlò Marco mentre veniva colpito -Salvalo!
Iniziai a correre e perdifiato, finché non
entrai in trovai rifugio su un pullman diretto proprio verso casa.
Da
lì dentro
al Pullman potei vedere riuscii a scorgere Marco, abbandonato a se stesso da solo, : ''quelli''erano
già fuggiti a cercare nuove vittime,
lasciando il mio salvatore ricoperto di
: farina, schiuma indelebile
, e puzzolenti uova marce.
[Togli spazio]A vedere quella scena mi commossi, avrei pianto
, se il mio mascara Dior non
[spazio]avesse sbavato
,. Marco era stato un eroe, si era sacrificato per una giusta causa: salvare il mio cappotto da 1000 euro della Blue Marine.
Ma Il suo sacrificio
, però, non era stavo vano; avevo imparato la lezione
, . Il prossimo Carnevale non sarei uscita con
gli abiti firmati, ma con
dei quei terribili straccetti di H&M
, o peggio dei cinesi.
''Quelli'' avevano vinto la guerra.