Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

Marco il Pirata, Roberto Pinna

« Older   Newer »
  Share  
Bobeto
view post Posted on 1/4/2014, 00:54




Vedo l’asfalto nero davanti a me, focalizzo ogni minima crepa del bitume infuocato dal sole. Poi una goccia di sudore mi riga la fronte. Non sento niente, attorno a me è il deliro ma io non sento niente. Percepisco che la strada sta iniziando a salire ma non voglio guardare in su. Fin da piccoli ti insegnano a non andare con lo sguardo sette metri più in là della tua ruota. La fatica è un gioco della mente, tu devi solo pedalare per accorciare l’agonia. Apro la zip della pettorina, lanciò via prima gli occhiali e poi le borracce. Qualcuno ne farà dolce cimelio. Ora la strada si è fatta dura, la gravità ti spinge indietro aiutata da tutte le tue paure. Capisco che è arrivato il momento di gettare il cuore al di là della montagna. Slaccio il caschetto e lo lascio cadere, è il segnale. Stringo forte la bandana in cotone nero con teschi bianchi. È arrivato il momento di indossare la maschera del Pirata. Mi volto e guardo i miei avversari, uno a uno, dritto negli occhi. Sono uomini sfiniti, stanchi, privati dell’anima, ma nonostante tutto ciò ognuno di loro è pronto a pugnalarmi con uno scatto improvviso. Oggi però non c’è spazio per nessuno, l’unico bucaniere delle due ruote sono io. Mi alzo sui pedali e inizio una danza che li sfiancherà uno a uno. In pochi riescono a seguire il mio ritmo. Chi lo fa si convince di non essere già morto. Ma è solo un gioco arguto del cervello, all’arrivo sarò io da solo, l’unico trionfatore, l’unico con le braccia al cielo. Ora sento le voci intorno a me, mi invocano, mi spingono, mi acclamano; recitano il mio nome. Il mio nome è temuto dagli Appennini ai Pirenei. Io sono Marco. Marco il Pirata. Rubo alla fatica per dare alla vita. Sono lo scalatore puro con la faccia buona e le gambe d’acciaio. Sono uno controcorrente e il destino mi ha restituito successi e tante macchine in contro mano.

Ora non vedo più niente. Sono sdraiato su un letto scomodo e poco familiare. Ho il braccio sinistro addormentato e non mi sento bene. Piano piano apro gli occhi. Vedo una luce verde provenire dalla sveglia del comodino. Sono le 22.33. Di verde si è illuminata pure la chiave della mia stanza posta esattamente sotto l’ora. D5 Le Rose, questo c’è scritto sopra, anche se qualche lettera sta iniziando a sbiadirsi dall’usura. Un Pirata in un residence non trova giusta dimora. Chiudo gli occhi, ma stavolta sono le lacrime a bagnare il mio viso e non il sudore.

D’improvviso sono in un grande hotel di lusso. Vedo i miei compagni ma non trovo sorriso, io per primo non riesco a farne. Leggo sulle porte girevoli della hall Gran Resort Madonna di Campiglio. È il 5 giugno ma fa freddo, quel freddo che ti viene da dentro. Quel freddo vuoto e insaziabile che non ti spieghi perché parte dall’anima e per buona pace del corpo è impossibile da placare. Guardo il mio orologio sono le 10:10. Tutto sta per finire. Davanti a me un grande via vai di persone, vedo sguardi giudiziosi nei miei confronti. Alcuni sono tranquilli sanno che io con queste voci non ho nulla a che fare. I pirati sono spietati ma non giocano sporco, mai, non è nella loro etica. Poi arrivano quelli, i giornalisti. Sino a ieri mi idolatravano e facevano a gara per descrivere le mie imprese. Oggi sono tutti qui davanti a me con la maschera da ipocriti e falsi. Mi sembrano tanti medici della peste medievali, il loro becco spara fango e ipotesi sul mio nome e intanto gli aiuta a proteggersi dal Pirata. Nessuno mi crede, sono solo. Cedo la maglia rosa e vado via. Ho una forte rabbia dentro me che sfogo tutta contro uno specchio. Maledetto riflesso capace di restituirmi l’immagine di un mozzo alla proiezione di un Pirata. Guardo il sangue scorrere dalla mia mano destra. Mi sono rialzato, dopo tanti infortuni, e sono tornato a correre. Ora però ho toccato il fondo. Questa volta, rialzarsi per me sarà molto difficile.
Per un attimo un bagliore accecante e poi mi rivedo. Eccomi lì disteso immobile su quel letto sfatto. Non ho addosso più nessuna maschera, il Pirata che era in me è stato mandato in esilio dalla cattiveria altrui. Ora sono un uomo senza nessuna protezione dalla vita. Ho preso da questa il peggio e questa ha tolto fuori il peggio di me. Mi ha sfruttata e io ne ho ricavato solo dolore. Son caduto nel vizio ma ho portato sempre con me la forza per scattare sugli strappi più difficili. Da morto son risorto a Mont Ventoux e a Courchevel. Ma privato della mia bandana non ero più io, non ero più Marco. Il mondo non è più quello di una volta. Il ragazzo di paese fattosi Pirata è inadatto per lui.

Vedo gente con la maschera da finti salvatori ai piedi del mio letto. Qualcuno è venuto solo a vedere, per continuar a parlare. Ma oggi è il 14 febbraio 2004 e c’è poco da parlare. La storia del Pirata finisce qui, mentre il mondo si riempiva di maschere d’amore; ma il suo ricordo vivrà per sempre nella mente dei tifosi.
 
Top
wyjkz31
view post Posted on 1/4/2014, 06:58




Bella interpretazione del tema del concorso. Il racconto è scorrevole e piacevole da leggere; indovinata la costruzione a flash che alterna aspetti pubblici del personaggio ad aspetti privati.

Sono curiosa di sapere dai lettori più giovani quanti hanno riconosciuto Pantani.

Ti segnalo un paio di cosette
CITAZIONE
intanto gli aiuta a proteggersi dal Pirata

refuso

CITAZIONE
Ho una forte rabbia dentro me toglierei dentro di me che sfogo tutta contro uno specchio

CITAZIONE
Maledetto riflesso capace di restituirmi l’immagine di un mozzo alla proiezione di un Pirata.

secondo me, la forma che hai usato non valorizza appieno la bella idea che vuoi esprimere; proverei a formulare in maniera diversa.
CITAZIONE
Mi ha sfruttata sfruttato e io ne ho ricavato solo dolore.
 
Top
Lupoalfa
view post Posted on 1/4/2014, 08:32




Il Pirata era un grande, indimenticabile. Hai descritto il gesto tecnico del ciclista in salita con grande competenza. Lo stile è impeccabile.
Bravo!
 
Top
alphaorg
view post Posted on 1/4/2014, 11:39




Un tributo all'indimenticato campione (si dice così, no?) davvero riuscito.

Nonostante la brevità del racconto trovo che sei riuscito a rappresentare in modo efficace sia le nevrosi del ragazzo perdente sia l'orgoglio dello sportivo vincente.

Il tema della maschera si ritrova correttamente nel personaggio pubblico che Pantani si era creato.

Mi ha convinto di meno il riferimento ripetuto della parola maschera associato di volta in volta a sé stesso o agli altri, forse era meglio sottintenderlo, ma è questione di gusti.

CITAZIONE
Mi ha sfruttata e io ne ho ricavato solo dolore.

Aldilà del typo già segnalato, in questa frase c'è molta della disperazione che lo ha soggiogato: i mezzi e il successo enormi non sono stati sufficienti per bilanciare i suoi disagi interiori.
 
Top
Bobeto
view post Posted on 1/4/2014, 18:07




Ringrazio tutti per i complimenti. Presumevo il testo fosse pieno di errori perchè l'ho scritto in una sera dato il periodo a dir poco frenetico con l'università. Contavo nel vostro aiuto infatti per "aggiustarlo" e puntualmente è arrivato.

Pantani credo che sia rimasto impresso nella mente anche dei più giovani, forse non nei giovanissimi. Io ho 23 anni ma ricordo ancora ogni gara del Pirata, da piccolo mi piaceva scrivere finti aritocli sportivi con una vecchia macchina da scrivere di mio nonno. Fu tra i primi sportivi ad emozionarmi.

Cercherò nei prossimi giorni di leggere e commentare tutti i racconti. =)
 
Top
gioberta
view post Posted on 1/4/2014, 20:44




Racconto sulla vita del nostro Pirata che desta senz'altro consensi. A volte stilisticamente un po' carico, per i miei gusti, però in tema con il concorso.
 
Top
LorLuc
view post Posted on 1/4/2014, 22:33




Un bell'omaggio a pantani (anche se ammetto di non avere colto immediatamente il riferimento a lui).
Quanto alla forma, bè, c'è poco da dire. Poetico e appassionante.
Bellissimo racconto.
 
Top
jwdr1996
view post Posted on 2/4/2014, 20:24




Ciao Roby,
hai un grande merito: quello di aver approfittato del tema per proporre una figura tragica dello sport e dello star system, una maschera forgiata dai mass media e dalla società.
Secondo me l'hai fatto con competenza, credo tu sia un appassionato di ciclismo. Lo pratichi?
Il racconto vibra di partecipazione...

Bruno
 
Top
Bobeto
view post Posted on 2/4/2014, 20:46




Ciao Bruno, innanzitutto grazie delle belle parole. L'idea mi è venuta già prima del concorso poichè scrivendo per un giornale sportivo ho sentito la voglia di realizzare qualcosa su Marco in quest'anno che è il decennale della sua morte. Ciclismo no, il mio sport praticato è il rugby. Mio nonno però è stato un forte ciclista tra i dilettanti sardi e io seguendo le sue vicende son diventato presto appassionato di tale sport che ultimamente ho un po' abbandonato così come il calcio. Troppo sporchi entrambi.

Per quanto riguarda la partecipazione è enorme, Pantani è uno dei primi sportivi insieme a Baggio di cui ricordo emozioni. Ancora oggi ho quel sentore di melanconia ogni volta che parlo o vedo qualcosa sul Pirata, perciò si hai colto nel segno.
 
Top
Enzochescrive
view post Posted on 4/4/2014, 15:02




Roberto,
CITAZIONE
Chi lo fa si convince di non essere già morto. Ma è solo un gioco arguto del cervello, all’arrivo sarò io da solo, l’unico trionfatore, l’unico con le braccia al cielo

Io avrei scritto:
Chi lo fa si convince di non essere già morto. Ma è solo un fine scherzo psicologico. All’arrivo sarò io da solo. L’unico trionfatore. Il solo che potrà alzare le braccia al cielo
Il punto dà quel tono di respiro prolungato... non so, mi piace di più.
Bel racconto però.
 
Top
Xadhoom1
view post Posted on 5/4/2014, 10:23




Mi è piaciuto questo racconto, piccolo tributo a un grande sportivo, un'idea nuova nel concorso maschere!
 
Top
Lavella
view post Posted on 5/4/2014, 21:26




Bello e scritto bene. Non conosco la storia di Pantani ma riconosco una grande competenza ciclistica! Complimenti!
 
Top
luceallievi
view post Posted on 13/4/2014, 08:04




Eh, sei andato a toccare un mito.
Nella prima parte del racconto m'è piaciuto come l'hai umanizzato.
Poi, poco per volta, il racconto è scaduto nel melodrammatico e nel moralistico.

Scusa se mi permetto un clamoroso OT ma il mito del Pirata io lo vedo in un altro modo ...
Pantani era una leggenda già prima di diventare ciclista professionista e quindi già prima di cominciare (forse) a doparsi professionalmente.
In Romagna sapevano tutti che, lungo le salite dove andavano i ciclisti professionisti ad allenarsi, c'era un ragazzino in bicicletta che quando li vedeva arrivare si metteva a pedalare dietro di loro e riusciva a mantenere la loro andatura.
E i professionisti, scherzando, scattavano in faccia al ragazzino per distaccarlo.
Ma il ragazzino controscattava e non si lasciava distanziare.
E allora i professionisti smettevano di scherzare e scattavano sul serio.
Ma il ragazzino non riuscivano a staccarlo.
E, quando arrivavano in cima alla salita, il ragazzino era ancora lì ... e i professionisti erano morti ...

Marco-Pantani

tumblr_lg2bzfxikV1qdw1kro1_500
 
Top
Bobeto
view post Posted on 14/4/2014, 17:38




Nessuna morale, il bello dello sport, quando è descritto per pura passione è di essere guardabile secondo ogni punto di vista. Ognuno ha il suo. Io quando Pantani correva avevo appena 8-10 anni e ho provato a scrivere di quelle emozioni lì. Melodrammatico forse, o forse solo esagerato, così come sono esagerate tutte le fantasie di un bambino sul suo idolo.
 
Top
Erika Zanotti
view post Posted on 14/4/2014, 22:48




Ciao Bobeto! Mi è piaciuto molto il tuo racconto, in particolar modo la prima parte, l'immagine molto vivida che che sei riuscito a creare. Mi piace anche l'uso che fai della maschera, quella di Pantani, ma anche quella di chi gli sta attorno. Complimenti! ;)
 
Top
23 replies since 1/4/2014, 00:54   216 views
  Share