| Stelle
«Ecco qua, Elena. Oggi però è l'ultima volta.» «Questa è proprio bella.» «Mi dispiace, ma da quando mi hanno messo in cassa integrazione non posso più permettermeli cento euro a settimana.» «Lo sai che non sono cara. Rispetto a tante altre…» «Non è che tu la dia proprio gratis, ma non ti preoccupare, non voglio tirare sul prezzo. Sarà un grosso sacrificio non venire più da te il martedì sera.» «E come ti arrangerai?» «Boh, mi arrangerò da solo.» «Non spargere troppo la voce, altrimenti vado in cassa integrazione pure io.»
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«Pronto Fabio, sono Elena. Ho pensato a quello che mi hai detto ieri sera.» «Mi fai scopare gratis?» «Ahah! Senti, tu sei il mio cliente preferito e lo farei volentieri, ma sai, la deontologia professionale non me lo consente.» «Allora cosa vuoi?» «Ho qualche problema anch’io, forse troviamo un punto di incontro.» «Sono tutto orecchi.» «I miei condomini mi hanno piantato un casino. Hanno protestato con l'amministratore per il via vai dei clienti a tutte le ore del giorno e della notte. Ma soprattutto per i rumori. Quando arrivano al punto, non tutti sono silenziosi come te. C’è chi grida, c’è chi canta, alcuni tossiscono, alcuni starnutiscono, altri scoreggiano. I vicini sentono e si lamentano. Sai, i bambini...» «E io che posso farci?» «Una volta mi hai detto che vivi da solo in campagna, vicino alla città. Mi è venuta un'idea pazza, ma più la scaccio, meno mi sembra pazza. L’idea è venire ad abitare da te, a casa tua. È isolata, lontana da sguardi indiscreti, l'ideale anche per i miei clienti.» «E io che ci guadagno? Mi paghi l'affitto?» «Ma quale affitto! Ti faccio scopare gratis tutti i martedì, anche per tutta la notte.»
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«Che cascata di stelle, Fabio!» «D'agosto è sempre così. Qualcuno ci ha scritto anche belle poesie. Però non sono stelle, sono piccoli meteoriti.» «Ma che dici? Noi le abbiamo sempre chiamate stelle cadenti. Quando ero una bambina, chiudevo gli occhi ed esprimevo un desiderio. È così bello che non ho voglia di salire in camera. Stendiamoci sul prato.» «Ok, vado su a prendere un plaid.» «È tanto tempo, sai, che non lo faccio all'aria aperta. Da quando avevo un fidanzato, uno spiantato come te, che non aveva nemmeno la casa. Andavamo a...» «Non raccontarmi la storia della tua vita. Tu mi conosci: se non sono concentrato, mi blocco.» «Come sei complicato. Qui è tutto così semplice.» «Appunto. Ora però girati!» «Non sono mai riuscita a capire che soddisfazione ti dia questo tuo vizietto. Ma stasera no. Mi piace troppo guardare il cielo carico di stelle, quelle cadenti e quelle che restano in piedi. Mi girerò il primo martedì che piove, giuro.» «Farò la danza della pioggia. Ora, però, basta parlare.» «OK, datti da fare!» «Cosa ti prende, Elena? Fingi con me?» «Fabio... Fabio... non faccio finta... ho goduto... un orgasmo... erano più di cinque anni...»
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«Come vanno gli affari?» «Gli affari vanno bene. I clienti stanno aumentando, ma non ho voglia di parlarne.» «Non ti passi per la testa di portarli sul prato, eh! Del prato sono geloso.» «Ma li hai guardati in faccia i miei clienti? Ti sembrano da prato? Arrivano qui a occhi bassi e non vedono l'ora di entrare in camera e di chiudere la porta. All'aperto si sentirebbero nudi, nudi per davvero.» «Meglio così. Non mi va di incontrarli sul prato e in giro per la casa.» «Lo sai che mi è tornato il ciclo? Si era come bloccato, chissà per quale motivo. Ora è ritornato. Come prima, quando ero una ragazzina.» «Peccato, stasera ho una voglia...» «Non preoccuparti, è finito.» «Bene! Sdraiati sul plaid!» «Tu non la vedi, ma su, proprio sopra la tua testa, sta passando una stella cometa, come quella dei Re Magi. Chissà, forse indica la strada anche a me. Che dici, Fabio, bestemmio?»
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«Ti è piaciuta la cena che ti ho preparato?» «Ottima! Non ti facevo così brava in cucina.» «Mi è sempre piaciuto sfornellare coi dolci e con gli arrosti. Mia nonna mi diceva: se prepari una cosa buona, ti senti buona dentro. Ho imparato tante cose da lei.» «Io ho cominciato a risistemare la casa. Piano piano, con tutto il tempo libero che ho. Oggi ho riparato il tavolo di cucina che aveva una gamba zoppa e non stava mai fermo. Nella ditta dove lavoravo, facevo il falegname. Ero un bravo artigiano, ma con la crisi...» «Dopo tanti anni vissuti in una camera, sola dentro i miei pensieri, a casa tua mi sento… ecco, mi sento in pace con me stessa.» «Lo sai, Elena, che mi è venuta la voglia di lavorare il campo accanto al prato. Cosa ne dici di un orto con pomodori rossi, zucchine, piselli e peperoni?» «Dico che faresti bene ora che la famiglia sta crescendo...» «Eh?» «Sono incinta, Fabio! Avremo un bambino.» «Ma...» «Shhh, zitto. Adesso facciamo l'amore!»
Edited by Lupoalfa - 28/1/2014, 17:06
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