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TEORIE DI PENSIERO

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Atropos
view post Posted on 15/12/2013, 00:03




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Oh lumaca,
scala il Monte Fuji,
ma piano, piano!

(Kobayashi Issa)


TEORIE DI STESURA DEGLI HAIKU

In questa sezione verranno pubblicate alcune teorie/considerazioni proprie sulla stesura degli Haiku. Queste teorie non vogliono imporsi come regole, né tantomeno come leggi. Sono consigli per chi si affaccia per la prima volta nel mondo Haiku e vuole cercare di scrivere haiku quanto meno corretti e/o ordinati.
In queste teorie viene anche riportato quello che è il mio modo di vedere questa composizione.
Se si fanno proprie queste teorie, l'haijin riconoscerà che i propri haiku denoteranno un certo stile se paragonati ad altri.
Come dicevo sono consigli di stesura in modo che i componimenti siano quanto meno accettabili e ordinati.

Potete inserire le vostre teorie o pensieri!

Marco Pilotto

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HAIKU, (teoria) DEL FULMINE

lo haiku è costituito da 3 ku (versi)

1° VERSO o meglio KU: è il lampo nella notte, un attimo di luce nel quale tutto viene svelato all'haijin ma che non riesce coglierne il tutto restando con una sensazione di vuoto. Come il lampo il primo verso dev'essere deciso. L'esempio più calzante è quella di un titolo.

2° KU: il tuono, segue il primo verso ed è la voce del fulmine, capace di raccontare e di farti provare emozioni. È il battito del cuore di un fulmine. Nel tuono abbiamo la percezione/concezione di qualcosa che succede "qui e ora".

3° KU: brontolio, la parabola del fulmine volge al termine e sembra che chieda scusa al cielo quasi a giocarci con esso. Chiude le altre fasi restituendo armonia e leggerezza.

Sebbene abbiano 3 nomi disersi il tutto costituiscono il fulmine.
-Il kigo è il cielo in cui il fulmine si libra.
-La nube dal quale nasce è l'elemento in natura a creare l'ispirazione.
-La terra o ciò che incontra, siete voi.

cit. Uno haiku non va mai letto in modo superficiale, esso può essere paragonato alla punta di un iceberg ,,,

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HAIKU, (teoria) DELL'UOMO PICCOLO
(risposta a un'intervista di ottobre 2013)

Credo che lo stile sia qualcosa che va oltre una definizione, è qualcosa che si forgia col tempo. È una sorta di spada temprata dal vissuto dello haijin e finita la spada ti devi concentrare su come usarla.
Capirete che nel mio caso, ciò che sono riuscito a forgiare in 8 mesi ha più o meno le dimensioni di un temperino…Per descrivere il mio stile dovrei parlarvi delle mie esperienze, nelle quali hanno aiutato più gli eventi che io reputo negativi (esclusioni a premi o concorsi, mancanze selezioni ecc.) che quelli positivi. Non vi racconterò dei vari passaggi che sono stati necessari a temprare il mio stile ma vi spiegherò a che punto sono arrivato, cioè in che modo costruisco i miei Haiku o almeno ci provo. Secondo me esistono (concedetemi il termine) varie tipologie di Haiku ma mi concentrai su quelli che per me avevano qualcosa in più, che ritenevo più importanti e profondi.
Per me uno haiku è in primis, una forma d’amore. Detto questo uno Haijin non è semplicemente colui che scrive lo Haiku ma è qualcosa che va ben oltre: dietro allo Haiku c’è una persona, ciò che vede o prova questa persona viene in qualche modo catapultato nello Haiku ma soprattutto viene tradotto dalla natura che ci circonda. Un altro passaggio in cui credo è che lo Haiku è una piccola traduzione dell’opera di Dio, del suo creato, in certo modo è come se Dio ci permettesse di avvicinarsi a lui, ci consegnasse le chiavi del suo giardino, ci permettesse di visitarlo e tramite lo Haiku di narrarlo e condividerlo a chi non ne ha le capacità.
Il problema che mi si poneva davanti era: come facevo a tradurre qualcosa che viene definito Amore senza parlare dell’Amore o dei sentimenti?! Davanti a me avevo tre semplici versi e tra l’altro a guastare la cosa dovevo rispettare una metrica ristretta. Analizzai la cosa e convenni che se la massima espressione dell’amore di Dio era l’uomo, dovevo in qualche modo trasportare l’uomo nello Haiku.
Così nella mia mente partorii ciò che nominai “la teoria dell’uomo piccolo”: l’umiltà doveva regnare nei miei haiku, se Dio si fece uomo dovevo fare in modo che le cose grandi divenissero piccole mentre per ciò che riguardava la struttura copiai quello che anatomicamente era un uomo. Identificai il primo ku con la testa, nella quale risiede l’incipt al pensiero che nasce dai sensi. Basta pensare che occhi, naso, bocca e orecchi e parte della cute sensibile sono tutti situati sulla testa. Nel primo ku rivelo il mio Haiku lo rivelo nel modo in cui esso si presenta ai miei sensi. Il secondo ku, il ku più lungo, lo identificai con il corpo in cui risiedono gli organi cioè le funzionalità della persona, con l’organo più importante, il cuore, protetto dalla gabbia toracica. Così doveva essere il secondo ku, lì dovevano nascere le emozioni e i sentimenti ma nello stesso tempo dovevano essere ben celati e protetti, dovevo far sentire il battito del cuore senza necessariamente farlo vedere. Il secondo ku ha un’importanza notevole: un corpo può sopravvivere privo di cervello e privo di capacità motorie ma se i suoi organi sono morti o danneggiati, morirà anche il corpo. Nel terzo ku identificai gli arti, braccia e gambe mosse dal cervello e spinte dal cuore (1° e 2° ku) che ci permettono di correre, saltare, afferrare qualcosa, lasciarla, picchiarla ecc ecc. in altre parole è dove si consuma l’azione. Il terzo ku è anche quello che chiude gli altri due. Ora non possiamo pensare di muovere un braccio senza che esso sia comandato dal cervello, non possiamo pensare di fare una corsa senza avere un cuore forte che pompa, i tre ku risultano tra loro collegati sebbene abbiano una propria identità, il tutto nell’armonia e nell’equilibrio di un corpo. Ma mancava ancora una cosa che doveva rendere il tutto speciale; se Dio si era fatto uomo, se un’entità come Dio si fece così piccolo, io in qualche modo dovevo tradurre il significato di questa opera…dovevo in qual senso, vedere le cose come in un negativo di una foto. Ci arrivai per piccoli passi. Il piccolo che si fa grande e viceversa, fu uno di quei passi ma anche questa affermazione calzava stretta, doveva esserci quel pizzico in più a rendere il quadro più armonioso ma soprattutto più equilibrato. Giunsi alla conclusione che il piccolo non diventava grande per conquista (una sorta di Davide contro Golia) ma che il grande aiutava il piccolo a farsi come lui. Spiegando con un esempio è come se io dicessi: ho scalato la montagna in quanto la montagna ha permesso che io la scalassi… Tutto viene spiegato sotto forma di metafora, ma non avevo altri strumenti per capire e comprendere questa forma che ritengo essere nata dall’Amore.
Come dicevo all’inizio, lo stile è qualcosa che si forgia col tempo, che si crea dal vissuto di uno Haijin e che è in continua evoluzione. Fu proprio nel leggere questa intervista e nell’imbattermi in questa domanda che mi chiesi: “Ma io che stile ho? E come posso rispondere decentemente a questa domanda che sono appena 8 mesi che scribacchio Haiku? Finora ho risposto tenendomi sul vago, ma adesso?” Nel mio piccolo sono giunto a queste conclusioni.
Aggiunsi un ulteriore tassello alla mia ricerca un passo in avanti del mio cammino stilistico. Capii forse la funzionalità di uno Haiku. Lo Haiku è un uomo e allo Haiku possiamo dare in mano un’arma l’unione tra le due cose può sovvertire le sorti di un altro uomo. Lo haiku è la spada, uno strumento; un proverbio pescato nella mia memoria riporta più o meno così: quando impugni una spada ricorda non tanto a chi stai togliendo la vita ma a chi permetti di vivere. Lo Haiku può creare lo stesso sconvolgimento in chi lo legge e in chi lo crea. Diventa uno scambio, un offrire al lettore una chiave di visione diversa in quanto essa proviene da qualcosa di infinitesimamente più grande di noi e che noi abbiamo avuto la fortuna d’essere testimoni.
Ho descritto l’ultima fase di ciò che mi ha portato a scrivere in un certo modo; io non ho le conoscenze di chi studia da anni questa forma poetica e la sua cultura e mai le avrò, per questo credo di non peccare di presunzione o di superbia nel riportarle, magari a qualcuno possono essere utili, anche se altri le reputeranno banali e blasfeme. È il mio modo di pensare cos’è uno Haiku, nato nel mio piccolo senza che qualcuno me lo spiegasse, ma passo dopo passo ognuno di voi mi ha aiutato, chi con una regola, chi con un piccolo segreto chi con un commento,,,

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