Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

La collezione - Daniela Pistone

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missDFP
view post Posted on 24/2/2013, 19:46




Cammino sulla spiaggia a piedi nudi, godendomi il calore che dai piedi risale fino al cuore. Sono di nuovo sulla mia isola, sola con i miei pensieri, in pace con il mondo.
Comincio a sentire una leggera brezza provenire dal mare, chiudo gli occhi e mi fermo per apprezzarla appieno. Ma la brezza si tramuta in vento che via via si fa più forte. Apro gli occhi, il tempo sta mutando. Nuvole grigio scuro all'orizzonte corrono veloci e in breve coprono il sole. Comincio a sentire freddo e mi dirigo verso casa... ma qualcosa è cambiato, non trovo più il sentiero, la vegetazione è diversa, continuo a camminare, il vento è sempre più forte e mi spinge in avanti, rami e foglie mi vorticano intorno. Inciampo, cado. Quando mi rialzo non sono più sulla spiaggia, ma su una strada deserta. O quasi... in lontananza vedo una figura scura e si sta avvicinando. E' minacciosa, ho paura! Vorrei correre ma le mie gambe non si muovono, la figura è ormai a pochi passi e io sono paralizzata. Aiuto, mi afferra per la gola e inizia a stringere, comincio ad annaspare per la mancanza d'aria, tento di colpirla, ma invano. Le forze mi abbandonano, smetto di lottare. Una risata arriva alle mie orecchie: “Sei mia”.


Carla era in piedi da ore, una strana sensazione l'aveva svegliata e non era riuscita più a riaddormentarsi. Calcolò che ormai sua sorella fosse sveglia e le telefonò. L'ansia crebbe insieme al numero di squilli senza risposta. Non sentiva il telefono? Sì succedeva. L'aveva lasciato a casa? Succedeva anche questo. Ma non era tranquilla. Riprovò. Niente, nessuna risposta. Calma, doveva riflettere: Chiara l'avrebbe richiamata appena visto il telefono, più di una volta si era preoccupata per niente, allarmando il mondo intero e poi sua sorella lo aveva solo lasciato in modalità vibrazione e non l'aveva sentito.
Si preparò per andare a lavoro cercando di dominarsi. Salita in auto, prima di partire, provò nuovamente a chiamare. Squilli senza risposta. Prese un lungo respiro e mise in moto, sintonizzò l'autoradio sulla sua stazione preferita e si diresse a lavoro. Un annuncio del radiogiornale la distolse dai suoi pensieri: “Trovata un'altra persona in coma in casa propria, siamo a quattro. Inspiegabili le cause di questi coma, le persone sono ritrovate in queste condizioni, nei loro letti. Nessuna malattia che giustifichi tale stato, e nessun segno d'intervento esterno. Ogni volta i vigili hanno dovuto sfondare la porta chiusa a chiave dall'interno. In ospedale allestito un reparto apposito per i malati”. Ormai erano passate due settimane dal primo ritrovamento, e tutti cominciavano a pensare che non potevano essere coincidenze. Il trillo di un messaggio la fece sobbalzare. Approfittando di un semaforo rosso, guardò il telefono: era un messaggio di Chiara che le diceva che era in viaggio in treno e non aveva sentito le sue chiamate. Il semaforo diventò verde e Carla ripartì. Nonostante il messaggio di sua sorella continuava ad avere quella strana sensazione addosso.

Questa partita fa schifo, non si può guardare... NOOO... Idiota di un arbitro quello era in fuorigioco! Ancora? Ma azzoppate l'attaccante! Ho come la sensazione di essere osservato, ma non vedo nessuno in questa ressa... Maledizione! Non è rigore, sta simulando! Non l'ha toccato nessuno! Alzo gli occhi al cielo e mi chiedo come si possa essere così ciechi. Ma che vento si è alzato, guarda quelle nuvole come corrono, chissà se finiremo la partita all'asciutto. Meglio che mi sieda, questo vento è veramente fastidioso e non riesco a stare in piedi. Ma, dove sono finiti gli altri spettatori? Lo stadio è deserto, anche il campo è deserto. Le nuvole ormai hanno coperto il sole, sento freddo, voglio tornare a casa. Ma dov'è l'uscita? Oh... c'è una figura là in fondo, potrei chiedere informazioni. Però... che freddo e sento un brivido lungo la schiena. Non vedo più nessuno, ma dov'è l'uscita? E' un'ora che vado su e giù da queste gradinate, e il vento ora è davvero fortissimo, non riesco a stare in equilibrio. Qualcosa mi tocca una spalla, mi giro di scatto, qualcuno mi afferra, non mi posso muovere, la figura che avevo visto in lontananza ora è accanto a me e mi paralizza. Aiuto, non posso muovermi, cosa vuoi? “Te”.

Ennesima notte insonne per Carla. Si era svegliata sempre con una strana sensazione di malessere. Un sonno senza sogni, e nei momenti di veglia un perenne senso di stanchezza, ma anche inquietudine. E tutte queste sensazioni legate alla sorella, così uguale a lei nel fisico, ma così diversa nel carattere. Lei così precisa e attenta a tutto, al limite del maniacale, Chiara svogliata e noncurante del mondo che la circonda. E quando ieri l'aveva sentita era strana, distante, fredda.
Stava riflettendo sulla conversazione avuta con lei il giorno prima, davanti al suo cappuccino nel solito bar di fronte all'ufficio, quando fu attirata dalla conversazione di due avventori:

<< Hai sentito? Ne hanno trovato un altro >>.
<< Sempre in casa? >>
<< Sì, i giornali non dicono molto, ma questo non è diverso dagli altri. Adesso è all'ospedale >>
<< Mah... qualcosa di soprannaturale è all'opera >>
<< Ma dai! Sempre a credere al soprannaturale, chissà che cosa hanno combinato >>
<< Ma non dicono se si conoscono? >>
<< Cosa vuoi i giornali inventano, uno dice che fanno parte di una setta, uno che sono degli sconosciuti senza niente che li possa accomunare se non la loro malattia >>

Non poté sentire altro perché i due stavano ormai uscendo. Un altra persona in coma... qualcosa di soprannaturale... Ma ancora non c'era una spiegazione scientifica a questo fenomeno. Nessuna malattia, nessuna apparente aggressione, ma la sera queste persone erano andate a dormire e non si erano più svegliate.
Mentre usciva dal bar sentì squillare il telefono nella borsa, lo estrasse e guardò il display: era Chiara.

<< Carla, puoi venire da me stasera? Facciamo una cena al giapponese delle nostre e poi, se vuoi, puoi fermarti a dormire da me. >>
<< Certo, dovrei riuscire a essere da te per le sette, ti trovo già a casa? >>
<< Sì, sì. Ti aspetto. >>

Erano parecchi mesi che non facevano più una serata così tra sorelle. Forse si sbagliava e le sensazioni negative che sentiva erano solo una sua paranoia.

Alle sette e quindici suonava a casa di Chiara. Sua sorella venne immediatamente ad aprire.
<< Entra e porta pure la tua roba nella camera degli ospiti, sto finendo di prepararmi. Ho prenotato per le otto. >>

La costante sensazione d'ansia era cresciuta dal momento in cui Chiara aveva aperto la porta. Quel viso così uguale al suo non le era mai sembrato così diverso. Era qualcosa negli occhi, quando l'aveva guardata, qualcosa di freddo. Entrò in casa e si diresse verso la camera degli ospiti mentre sua sorella tornava in bagno. Si fermò un attimo a guardare le foto su un mobile in corridoio di quando erano piccole. Si divertivano a vestirsi uguali quando facevano le foto e a fare facce strane e buffe all'obiettivo. Una in particolare piaceva a entrambe e faceva bella mostra anche in casa sua. Chiara sull'altalena e lei dietro, entrambi sorridenti, all'età di circa dodici anni. Guardò in direzione del bagno. La donna che le aveva aperto la porta non sembrava la versione più matura della ragazzina della foto, qualcosa era cambiato. Posò la foto e si diresse in camera.

Al ristorante parlarono del più e del meno. La conversazione fu leggera, niente rivelazioni, ma un lieve senso d'imbarazzo che sembrava influenzare entrambe. Forse perché come quando erano piccole sentivano gli sguardi addosso delle persone incuriosite dal vederle insieme. La cena non fu quindi particolarmente rilassata, ed entrambe vollero tornare in fretta a casa.

Ma Carla ormai era certa, sua sorella nascondeva qualcosa. Messo piede in casa, Chiara disse che l'indomani aveva un appuntamento presto per cui voleva andare a letto. Anche Carla era piuttosto stanca a causa delle notti insonni, per cui, sebbene un po' inquieta, accolse l'idea con piacere.

<< Chiara scendi! Tocca a me andare sull'altalena! >>
<< Sì sì adesso scendo! >>
Erano uscite a giocare da ormai mezz'ora, avrebbero dovuto andare a turno sull'altalena, ma Chiara non ne voleva sapere. Era sempre così, non le importava di niente se non di se stessa.
<< Guarda che vado a dirlo alla mamma >>
<< Adesso scendo! >> disse ridendo, non accennando nemmeno a rallentare.
Carla, stufa, fece per dirigersi verso casa. Ma dov'era la casa? Davanti a se c'era solo la scuola e guardandosi le mani vide che aveva con sé i suoi libri. Chiara correva verso di lei:
<< Carla, ma dov'eri? Devi farmi un favore, l'interrogazione di biologia >>
<< Lo sai che odio farlo >>
<< e dai, nessuno ci distingue, vai al posto mio, tu hai sicuramente studiato >>
<< e tu perché non l'hai fatto? Immagino c'entri un ragazzo >>
Chiara sorrise arrossendo.
<< d'accordo... vediamoci in bagno per scambiarci i vestiti tra dieci minuti >>.
Carla si diresse verso la scuola, ma varcando la porta d'ingresso si ritrovò in un meraviglioso bosco. Seduta su un tronco, con gli occhi chiusi e il viso rivolto verso il sole c'era sua sorella.
<< Ti stavo aspettando >>. Non si era nemmeno voltata a guardarla.
<< Me? Come sapevi che ero io? >>
<< Questo è il tuo sogno, non poteva essere nessun altro >>.
<< Perché mi aspettavi? >>
<< Voglio tu faccia parte della mia collezione >>
<< Non capisco. Collezione? Quale collezione? >>
<< Di sogni >>.
Carla era sempre più confusa.
<< Se non farai resistenza non sarà doloroso >>
Chiara aprì gli occhi e si girò a guardarla. La sua espressione era determinata, e fece per prenderle un braccio, ma Carla indietreggiò di un passo.
<< Dovevo immaginarlo, non è come chiederti di sostituirmi a un interrogazione vero? >>
<< Mi stai spaventando >>
<< Non voglio farti male, o meglio, non ti renderai conto credo, non sono mai stata in coma per cui non so dire se si soffre oppure no >>. In quell'istante cominciò ad alzarsi un forte vento.
Carla non riconosceva quasi sua sorella, con quell'espressione malvagia sul viso e quei discorsi su sogni, coma, collezione... un momento, coma? Che fosse...
<< Sei stata tu? >>
<< Strano tu non ci sia arrivata da sveglia, in fondo sei come me >>
<< Non credo di essere come te >>
<< Dici davvero? >>
Carla rimase un attimo in silenzio. No, lei e sua sorella erano totalmente diverse, ora più che mai ne aveva conferma. Ma le sembrava impossibile quello che stava succedendo. E, paradossalmente, non poteva nemmeno pensare di stare SOLO sognando, perché in effetti era proprio così e pareva fosse ben questo il problema.
<< Ma come fai? Come puoi essere tu nel mio sogno? Non sei tu. >>
Il suono della risata di Chiara la fece rabbrividire, per non parlare del vento che era ormai così forte da faticare a stare in piedi.
<< Visto che tanto non ti sveglierai, prima di unirti agli altri, facciamo un giro nel mondo dei sogni >>.
Improvvisamente si ritrovarono al centro di una stanza semibuia e vuota, circondate da decine di porte.
<< Che posto è questo? >>
<< Francamente non so come si possa chiamare, ma un giorno, o forse farei meglio a dire una notte, mi ritrovai qui, spaesata come te ora. Poi sentii come una voce che mi chiamava da una di quelle porte e quindi... be' la varcai. Mi ritrovai in un luogo familiare, c'ero stata con l'uomo con cui uscivo circa un mese fa. E difatti c'era anche lui. Fu un sogno bellissimo, sembrava non ci fossimo mai lasciati >>.
Carla ascoltava, dimenticando momentaneamente la paura, il racconto di sua sorella. Non sapeva nulla di quella relazione, e visti gli avvenimenti si chiese se effettivamente conosceva la persona che aveva davanti.
<< Notte dopo notte mi ritrovavo sempre qui e ormai avevo imparato quale fosse la porta che mi portava nel mio bel sogno... fino a quando non ebbi una brutta discussione con il mio amante e desiderai che fosse morto. Nel sogno lui cadde a terra senza sensi e io mi svegliai, soddisfatta. Poche ore dopo seppi che era stato ritrovato in coma nel suo letto, all'incirca due settimane fa. >>
<< La prima vittima. >> Carla cominciava a capire, ma come era possibile che il desiderio espresso da sua sorella si fosse in qualche modo realizzato nella vita da svegli?
<< E ora? >>
<< Posso entrare nei suoi sogni, viverli con lui, ma mentre io mi sveglio normalmente, lui rimane qui a mia disposizione. E ti dirò non mi spiace affatto.
In seguito ho provato a varcare porte a caso e se il sogno mi piaceva, o mi piaceva la persona che lo stava facendo, bastava desiderare che non finisse più ed ecco che il sogno diventava mio. Certo, il mio ingresso nell'inconscio altrui è un po' teatrale, ma aiuta. Se non reagiscono è più facile imprigionarli. >>
<< Ma tutto questo è orribile! Come puoi anche solo pensare che sia giusto tutto questo? E non pensi alle persone che vogliono bene ai tuoi prigionieri? E poi cosa te ne fai dei loro sogni? >>
<< Sei una sciocca. Ma non è ovvio? Ogni notte posso farli miei e viverli come più mi piace. Inoltre se nella vita da sveglia qualcuno m'infastidisce ho un ottimo metodo per fargliela pagare. Ho scoperto che qui posso fare tutto, anche tramutare un sogno in un incubo. Qui sono una Dea e faccio cosa voglio. E non m'interessa se una volta svegli, ammesso che io decida si sveglino, stanno male o si sentono a pezzi. Se lo meritano. >>
Questo era un vero e proprio delirio di onnipotenza. Doveva scappare, ma come? Si guardò intorno, ma le porte che la circondavano le parevano tutte uguali. E poi perché non si svegliava? Probabilmente Chiara non voleva. Cominciò ad avvicinarsi alla porta più vicina, sperando che Chiara intuisse le sue mosse il più tardi possibile. In questo momento era presa dal suo delirio e quasi sembrava essersi dimenticata della sua presenza.
<< Non credere che non sappia cosa stai facendo Carla. Ciò che mi sorprende è che non riesco a immobilizzarti come ho fatto con gli altri. Poco male, tanto non c'è un posto in cui puoi andare >>. E cominciò a ridere.
Carla a questo punto si mise a correre e varcò la prima porta che le capitò a tiro, trovandosi sulle pendici di una montagna. La risata di sua sorella era nitidissima, non doveva essere lontana, ma lei cominciò a correre disperatamente. Il tempo mutò, il vento che già conosceva ricomparve e lei faceva sempre più fatica a muoversi. D'improvviso si ritrovò a fiancheggiare un burrone. Cercò di allontanarsene, ma il vento la spingeva verso il dirupo e lei non trovava appigli. Chiara le comparve di fianco, non l'aveva vista arrivare.
<< Smettila di scappare e seguimi spontaneamente. >>
<< Devi fermarti, ti voglio aiutare, ma questa follia deve finire. >>
<< Tu aiutare me? Che ingenua. Io non ho bisogno d'aiuto, io sono la padrona qui. >>
Carla ormai sentiva di non riuscire più a opporsi alla forza che la spingeva verso il baratro, e d'istinto si aggrappò a sua sorella. Il movimento prese così alla sprovvista Chiara che entrambe caddero nel precipizio, spinte dal vento.

L'infermiera guardò il monitor e tutti i parametri erano normali. Sistemò il dosaggio della flebo e uscì dalla stanza. La ragazza era fuori che guardava la malata attraverso il vetro. Era sempre impressionante vedere la somiglianza tra le due. Fece un cenno di saluto e andò nella stanza di un'altra paziente.
Ogni sera Carla andava a trovare sua sorella, e non sapeva se sperare si svegliasse oppure no. Quando erano cadute nel burrone lei era riuscita ad aggrapparsi a un ramo che sporgeva tra le rocce, mentre sua sorella, trascinata inaspettatamente in quella situazione, non era stata pronta a cogliere nessun appiglio e aveva continuato a cadere nel vuoto. Carla si era svegliata all'improvviso, con nelle orecchie le ultime parole urlate da Chiara mentre precipitava “Sei uguale a me!”.
Era corsa nella stanza della sorella. Apparentemente dormiva, ma non era riuscita più a svegliarla.
Le altre persone in coma si erano svegliate anche loro quella mattina, e nessuno aveva saputo spiegarne la ragione. Solo lei sapeva.

UN ANNO DOPO

Stava uscendo dall'ospedale come ogni sera. Salita in macchina, mise in moto e sintonizzò la radio sulla sua stazione preferita. C'era il radiogiornale: “A distanza di un anno dai primi casi, poi misteriosamente risolti da soli, ci rammarichiamo di segnalare il ritrovamento di un'altra persona in coma nel suo letto. Come per i casi passati non c'è nessuna malattia che possa giustificare tale condizione e non vi sono segni d'aggressione. La vittima era sola in casa con la porta chiusa dall'interno.”
Carla spense la radio, e sorrise alla sua immagine riflessa nello specchietto retrovisore.

Edited by missDFP - 10/4/2013, 09:22
 
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Lavella
view post Posted on 24/2/2013, 20:07




Molto carino Daniela e particolarmente originale. Ti segnalo un "pensare" dove ti è sfuggita una n. Per il resto tutto ok! Brava!
 
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wyjkz31
view post Posted on 24/2/2013, 21:42




Il racconto mi è piaciuto: buona l’idea, anche se da un certo punto è abbastanza chiaro cosa succederà, e ottimo il finale.
Per il mio gusto accorcerei un pochino la parte iniziale.

Ti segnalo un paio di cosette

CITAZIONE
L'aveva lasciato a casa? Succedeva anche questo. Ma Aggiungerei Carla per chiarezza

non era tranquilla.

CITAZIONE
Ormai erano passate due settimane dal primo ritrovamento, e tutti

cominciarono cominciavano? a pensare che non potevano essere coincidenze.
 
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missDFP
view post Posted on 24/2/2013, 21:50




@Lavella

in tema di sogni sono contenta che hai trovato l'idea originale, ero preoccupata di cadere nello scontato. Scovata e corretta la n mancante.

@wyjkz31

grazie, ho corretto la segnalazione.
Per la parte iniziale ci penso e forse sì è un po' lunga, ma stavo continuando a cambiarlo per cui a un certo punto l'ho postato.
Il finale è stata un'illuminazione in metropolitana...
 
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view post Posted on 25/2/2013, 11:59

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Diabolica Daniela, originale il tuo sogno. Il coma, non è forse un lunghissimo sogno?
ben congeniata la tua storia.
Pat.
 
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bluninja636
view post Posted on 26/2/2013, 08:59




Ciao Daniela, complimenti, bel lavoro. Scritto bene e ben congeniato.
Si legge in maniera scorrevole pur essendo lunghetto, secondo i miei "canoni" :)
In bocca al lupo.
 
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Davide Schito
view post Posted on 26/2/2013, 09:26




Anche tu come me hai trattato il tema "coma" ma in maniera molto diversa, più thrilleresca. Non mi è dispiaciuto, sebbene non possa dire che mi abbia entusiasmato, ma lo lo sai che sono difficile.
Non sei davvero tifosa di calcio vero? Non posso credere che quando guardi una partita tu dica "quest'incontro di calcio è frustrante"...
 
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missDFP
view post Posted on 26/2/2013, 09:39




@blu

Grazie... a differenza tua tendo a essere un po' "di tante parole". Comunque contenta non ti sia stato difficile arrivare alla fine.

@Davide

Ehm no... fosse per me i calciatori morirebbero tutti di fame. Cosa potrei mettere al posto di quella frase per rendere comunque l'idea?
Per il resto... il genere thrilleresco è un po' nuovo per me, quindi ho anche fatto un'esperimento. Come hai visto le storie d'amore mi vengono meglio.
E poi tu sei più esperto del genere psicologico/giallo mi par di capire per cui per "entusiasmarti" sono conscia ci voglia ben altro.
Con la pratica migliorerò!
 
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Davide Schito
view post Posted on 26/2/2013, 09:49




CITAZIONE
Ehm no... fosse per me i calciatori morirebbero tutti di fame. Cosa potrei mettere al posto di quella frase per rendere comunque l'idea?

Non so, è un po' tutta la scena che si vede che è un po' "artefatta"...nessuno parlerebbe così guardando una partita. Quello che dico io non si può dire, si potrebbe riassumere in XXXX*****@@@@!!!!!!
È così necessaria sta partita di calcio? Fossi in te la cambierei in qualcosa che conosci di più...
 
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missDFP
view post Posted on 26/2/2013, 09:56




Diciamo che volevo dare l'idea non fossero solo le donne rapite... Ma che queste aggressioni fossero generiche.
Per rendere l'idea che sia un uomo a sognare ci sarebbe anche un altro argomento che conosco meglio, solo che poi mi censurano il racconto.

Vabbè, ci penso un attimo... magari "intervisto" qualche tifoso...
 
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bluninja636
view post Posted on 26/2/2013, 11:58




Ahahah e di che argomento si tratterebbe?
Mmmh... forse un'ideina ce l'ho :lol:
 
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view post Posted on 26/2/2013, 21:56
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I gemelli mi hanno sempre affascinata. Mi ricordo in quinto ginnasio creai e studiai tutto un dossier sui gemelli senza che nessuno me l'avesse chiesto solo perchè mi intetressava l'argomento.
Questo racconto mi piace particolarmente perchè ha molto la forma di sceneggiatura. Il narrato è strettamente collegato alle scene e non si perde in preamboli, il resto è dialoghi.
Mi piace, sì :)
 
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missDFP
view post Posted on 27/2/2013, 10:44




@blu

ovviamente parlavo di politica! :lol: :wub:

@quietriot

Sceneggiatura? Sì mi piace.
Contenta sia piaciuta anche a te!
 
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nunziadaquale
view post Posted on 1/3/2013, 11:06




Una storia molto originale e ben scritta. Un argomento trattato da molti (me compresa, nell'ultimo concorso)ma tu ne hai colto un aspetto singolare, hai costruito un racconto di mistero. Trovo sia un pò lungo, però si arriva facilmente alla fine, grazie alla fluidità della tua scrittura!
 
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daniloc78
view post Posted on 2/3/2013, 17:52




Davvero bello, mi è piaciuto assai assai.

CITAZIONE
mi ritrovai qui, spaesata come te ora. Poi sentì come una voce che mi chiamava da una di quelle porte e quindi...

Sentii e non sentì :)

Come ti dicevo il racconto mi è piaciuto molto: ben scritto, coinvolgente e tutto però ... c'è un però: il finale.

CITAZIONE
e nessuno aveva saputo spiegarne la ragione.

Ecco, io direi che questa potrebbe essere la frase conclusiva. Niente "Solo lei sapeva" e, soprattutto niente "Una anno dopo". Capita anche a me, quando sto scrivendo qualcosa che mi sta piacendo, di non riuscire a mettere la parola fine a un racconto ma (è un'opinione personale, ovviamente) quell'ultimo paragrafo mi sembra di troppo,
 
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35 replies since 24/2/2013, 19:46   412 views
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