Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

"Sogno cieco"

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gioberta
view post Posted on 20/2/2013, 18:06




Difficile! Le lavagne sono appese al muro.
 
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view post Posted on 20/2/2013, 18:13

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Davvero? Una volta erano a misura di bambina! Lo so perchè ci sono finita tante volte.
Come cambia il mondo. Non ci sono più le lavagne di una volta!
 
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JosephineMarch
view post Posted on 20/2/2013, 18:15




ahahahah per ora eviteremo di bacchettare la "Mitica Pat" comunque, spiacente ma di lupi è già pieno il condominio, non intendo acconsentire alla clonazione. La mia casetta è sempre aperta per voi, lupi compresi. :rolleyes:
 
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view post Posted on 20/2/2013, 18:22

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Grazie Jo. Vado a scrivere un mini racconto. Alla prossima!
 
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Lavella
view post Posted on 22/2/2013, 13:25




Una volta sono stata ad un laboratorio sulla disabilità. I bambini vedenti dovevano vivere una serie di esperienze al buio sviluppando la loro sensibilità tattile. Lo scopo era l'inserimento in classe di bambini non vedenti e la sensibilizzazione della classe. Solo così il bambino poteva immedesimarsi nella situzione vissuta dal compagno con disabilità. Mi aveva molto colpito. Nel tuo racconto la protagonista spontanemente intraprende lo stesso percorso di avvicinamento. E' scritto con estrema delicatezza e fa pensare. Sei davvero brava!
 
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wyjkz31
view post Posted on 24/2/2013, 17:08




Buona l’idea e belle le descrizioni, davvero.

Ci sono un paio di cose che non mi sono piaciute tanto (puro gusto personale)
le descrizioni che richiamano in qualche modo la vista tipo
CITAZIONE
disegna nella mente sofisticate scie dai riccioli vezzosi.
Danza su ali di libellula

CITAZIONE
In piena luce riconobbi il vero “volto” del colore nero; tutto quello cui guardiamo senza vedere davvero.

Non so se la rima sia voluta…
 
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Davide Schito
view post Posted on 24/2/2013, 17:35




Mi è piaciuta la parte relativa ai colori e al sogno, mentre ho trovato un po' prolissa e poco utile l'introduzione iniziale. Nel complesso buono, brava, anche se lo stile che usi è molto distante dal mio e la punteggiatura può essere migliorata. Ciao!
 
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bibina74
view post Posted on 24/2/2013, 17:51




Il racconto è molto particolare e nella sua originalità piace sicuramente. E' ben scritto e secondo me la chiusa è stupenda, soprattutto quell'incontrarsi a metà tra il buio e la luce.
Brava, brava.
Sonia
 
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missDFP
view post Posted on 24/2/2013, 21:14




Ciao,

anche io devo dire che non mi ritrovo molto con lo stile, pur apprezzandolo, forse un linguaggio un po' troppo aulico per i miei gusti.
Mi è piaciuta molto la parte del sogno e dei colori. Veramente bella.

Ho una cosa da segnalare, un errore di battitura:

CITAZIONE
Apprezzo le delicate e preziose descrizioni di Vera, di quel suo mondo che credevo nero prima ci comprendere quanto lo fosse il mio.

immagino che sia "di" e non "ci".

In bocca al lupo!

D.
 
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Lupoalfa
view post Posted on 25/2/2013, 09:22




Il racconto è splendido sotto tutti i punti di vista. La descrizione immaginifica dei colori mi ha colpito molto. Io sono un chimico e i colori per la scienza sono solo frequenze o lunghezze d'onda, ma la bellezza si può rappresentare con la frequenza? Penso proprio di no.
Grazie per la tua rappresentazione, ancora una volta magistrale.
Complimenti Jo!
:) :) :)
 
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JosephineMarch
view post Posted on 26/2/2013, 15:38




Vi ringrazio per gli apprezzamenti. Per quello che riguarda il mio stile, concordo con coloro che lo trovano antico, aulico e sicuramente troppo descrittivo, ne sono conscia ma, allontanarmene è per me molto difficile. A questo punto, mi fate riflettere sulla scelta dell’avatar che mi rappresenta e che peraltro adoro: una vecchia grinzosa mano d altri tempi. Sarebbe il caso di abbandonare la tastiera e tornare al calamaio per non tradire la mia essenza? Scherzo, ovviamente, del resto non si può piacere a tutti.
Per le virgole, argomento trattato sino allo sfinimento, mi scuso con voi per l’uso smodato e qualche volta “casuale”, sono mortificata a tal punto che ho deciso di prendere ripetizioni (non per scherzo). E’ avvilente per me non riuscire a prendere confidenza con “le pause”. Vi chiedo tolleranza, se possibile in cambio del mio impegno. :wacko:
MissDFP, grazie per la segnalazione, ho provveduto alla correzione. Lupoalfa, sei troppo buono per essere un lupo :P , grazie di cuore.
 
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Esterella
view post Posted on 11/3/2013, 09:55




Sei entrata nelle mie corde e mi hai fatto vivere emozioni. Un sogno a colori, bellissimo, tutto fatto di sensazioni che irrompono ev trascinano. Uno dei miei racconti preferiti. :wub:
 
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view post Posted on 11/3/2013, 10:50
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CITAZIONE (JosephineMarch @ 17/2/2013, 16:36) 
Abitavo da poco nello stabile a ridosso del parco giochi, queste due proposizioni non sono consecutive, quindi ci starebbe bene un punto e virgola o un punto. Se cambi la virgola con la congiunzione te ne accorgi ;) nel poco tempo libero a mia disposizione mi affacciavo alla finestra per distrarre la mente lasciandola libera di fuggire dai pensieri e dagli affanni di ogni giorno.
Con il mento tra le mani, poggiata al davanzale della finestra della mia cucina godevo delle girandole colorate che i bambini, nelle loro sgargianti magliette, sembravano disegnare a ogni movimento.
Erano come bolle di sapone. Correvano leggeri sul piccolo spazio verde mentre il sole faceva lo stesso con le loro ombre, rincorrendole. Piroettavano e s'impegnavano in rocambolesche capriole seguendo a perdifiato la loro ludica immaginazione.
Godevo di quello spettacolo. Mi auguravo presto la nascita di un figlio così da poter seguire con occhi attenti le sue scoperte, le conquiste e il gioco dispensato a piene mani come solo la semplicità di un bimbo è capace di fare. In quel minuscolo fazzoletto d'erba, vestito a festa dalla presenza della fanciullezza e di tutti quei colori, si perdeva la mia immaginazione.
Spesso un’anziana donna sedeva sulla panchina di quel parco accanto a uno dei tanti alberi dall’ombra ristoratrice. Il cane, compagno fedele, le rimaneva al fianco sino a quando la donna non accennava ad alzarsi.
Era un cane guida; questa è un'esplicativa, quindi meglio i due puntiper quella donna erano gli occhi, era la compagnia fidata di un amico, era i passi certi e privi di paura in quel mondo che non aveva mai veduto.
Sapevo chi fosse così come sapevo la sua storia.
Era cieca dalla nascita, aveva mancato di conoscere i colori del mondo e, per quanto stanca e sola in tutto quel buio e le conseguenti difficoltà, amava recarsi in quel giardino poiché, secondo lei, le voci dei bambini raccontavano i colori.
Pur non avendoli mai visti, aveva imparato a immaginarli.
Accadde una notte, nello spazio tra la veglia e il sonno, che un pensiero mi accarezzò la mente.
Mi domandai se fosse stato possibile per me, nel sogno, percepire "tattili emozioni".
Difficile sentire ciò che da sempre vedi eppure, nel buio che imposi ai miei occhi, non trovai paura, in genere la virgola prima del né non va, ma è un errore solo quando usi la locuzione "né... né"; qui quel né è da solo :P né venne meno la cadenza regolare del respiro: tipica conseguenza di quando aggirandosi nello spazio definibile si è certi di poterne delimitare il confine con lo sguardo.
In quello che c’è dato di vedere, come gratuito e non scontato dono, il "tutto" non esiste.
Acconsentii a che i miei sensi ridestati, in sinergia corale, parlassero un idioma fino a quel momento sconosciuto.
Così mi addormentai... non vi fu luce a vigilare sui miei passi.


Mi parve un tunnel quello che stavo percorrendo, eppure non vi erano colori a renderne i limiti tangibili e certi.
Misi titubante un passo dopo l'altro, in quell'angusto spazio immaginario dalle pareti assai distanti tra di loro, eppure da me avvertite come lievi costrizioni, percepii uno sfiorar di pelle discreto e al contempo prepotente. Grigio forse, perché del grigio in quel momento mi sembrò di aver dimenticato il tono.
Riconobbi allora, alla parola usata per descriverlo, il limite imposto.
GRIGIO che ti fa stringere nelle spalle senza timore seppure ti senta privo di fiducia.
Rumori e suoni si vestono di ovatta. E’ un alito di vento insolito che giocherella con le fronde complici, non urla e non sibila: sussurra. Grigio è pesante e inodore, appena salato, unge la pelle ma di esso ogni traccia si perde con lo sfregare delle mani.
Appena fuori da quel cunicolo respirai l'azzurro. Mi accolse in sé come fosse una spirale, partita dal basso e ampliatasi verso l'alto. Padre di lievi brividi, nella totale assenza di limite l'azzurro salta, vola, si sdraia e pensa, disegna nella mente sofisticate scie dai riccioli vezzosi.
L'AZZURRO è fresco, frizzante, liscio e privo di qualsiasi imperfezione al tatto.
Danza su ali di libellula al suono di sapienti mani mosse su corde d’arpa.
Nei passi incerti a piedi scalzi mi parve di “vedere” il verde: umido suolo a sostenere quel cammino, morbido massaggio sensuale.
Il VERDE ti si accosta e fugge, incontra il vento e lo sospinge.
Raffinato e nobile signore s'inchina al passo lieve di fanciulle timide, al contempo speranzose.
Il verde avvolge in prolungati abbracci chiunque incontri, sussurra certezze con voce profonda.
Verde che consola e ristora l'anima. Verde che può baciare gli occhi di chi non vede e, con le stesse labbra, può posarsi su quelle altrui con corpo morbido. Verde come corposo nettare dolciastro, suadente voce di sassofono.
Certa che fosse stato il Giallo a pungermi, d'istinto mi passai la mano sul braccio e feci appena in tempo che subito mi parve di esser stata punta nuovamente.
Udii lontane le grida di bambine che nel gioco testavano gli acuti delle loro voci; penetranti, molesti, giunsero alle mie orecchie.
Portai le mani al viso e sentii d'esser pervasa da un senso di disagio.
Il GIALLO ha voce di tromba; se è esplicativa vanno i due punti difficile non udirlo. Giallo che asciuga la pelle e la avvizzisce con prepotenza, diffonde nell'aria profumo d’agrumi piacevole e duraturo.
Giallo che lascia sete nella gola, possiede lunghe unghie con cui graffia muri e cuori.
Ancora un solo passo ed ebbi la certezza di esser finita nel vischioso Rosso.
Come rivestita da una patina, sentii la pelle ammorbidirsi e accettare benevolmente la sensazione di un caldo e umido abbraccio.
Nel desiderio persi l'attenzione. Mi ritrovai ad ascoltar la voce di quel colore tanto decantato. Dapprima mi parve femminile; prestai attenzione al timbro e all’intonazione… non più vi riconobbi Eva ma la sua contraria essenza: Adamo.
ROSSO che sa esser maschio, femmina e ancora maschio, in un’alternanza folle di sensuali gemiti.
Rosso dalle forti braccia accarezza o schiaffeggia colpendo i sensi prima delle gote.
Suono d'orchestra in crescendo, pesante coperta dalle grandi pieghe ove si nascondono i pensieri.
Rosso come un cibo, come uno sciroppo dolce. Rosso che trattiene l'aria in bocca per respirare la sua stessa essenza.
In quel mancato prendere fiato mi destai di soprassalto. Con un rapido movimento d'occhi cercai la luce; sempre esplicativa... :D non ero in grado di vedere come prima ciò che guardavo.
In piena luce riconobbi il vero “volto” del colore nero; e anche qui... :rolleyes: tutto quello cui guardiamo senza vedere davvero.



Ora affacciandomi da quella finestra godo di ciò che non vedo; riconosco per la prima volta il magico potere dei sensi, vibrazioni sottili, inascoltate eppure primordiali.
Ho imparato a concedermi qualche minuto di pausa in più; raggiungo la signora nel parco per trascorrere del tempo assieme.
Qualche giorno dopo il sogno ho preso coraggio e mi sono presentata a lei.
Vera, questo è il suo nome, pare attendermi. Ha un lieve sobbalzo quando le sembra di riconoscere i miei passi dietro le sue spalle; sorride e aspetta di udire la mia voce.
Zar, lo splendido cane guida, mi guarda con occhi grandi e pare ringraziarmi di quella compagnia.
Apprezzo le delicate e preziose descrizioni di Vera, di quel suo mondo che credevo nero prima di comprendere quanto lo fosse il mio.
Sedute fianco a fianco, anche in silenzio, ci sembra di vedere allo stesso modo e di sentire ciò che anche l’altra sente. Nella risata improvvisa di entrambe è come se ci incontrassimo a metà strada tra la luce e il buio.
Con lei mi sembra sempre di vivere la trepidante attesa del tramonto.
Il buio non mi fa più paura!

Come promesso, sono tornato a segnalarti qualche svista di punteggiatura che mi pare tu abbia commesso :) L'uso del punto e virgola, per esempio... Comunque è scritto molto bene e, a distanza di qualche giorno dalla prima lettura, ti rinnovo i complimenti per questo splendido testo :wub:
 
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slayercetty
view post Posted on 22/3/2013, 01:02




Racconto molto singolare, scritto con una padronanza lessicale e una vastità di registri che lasciano piacevolmente senza fiato e fanno muovere lettura e interpretazione su più piani.
La vera vista nel buio, un concetto affascinante davvero che sfida ogni preconcetto.
Stupende le descrizioni dei colori, in particolare quella del GRIGIO e quella del NERO.

Bella anche la scelta del titolo che comunica un senso di angoscia, vicino (credo) all'opinione comune in merito alla cecità, alla vita reclusa nel buio, per poi smentire se stesso, offrendo al lettore un'esperienza onirica stravagante e commuovente che fa riflettere davvero.

QUOTE
Nella risata improvvisa di entrambe è come se ci incontrassimo a metà strada tra la luce e il buio.

:wub: :wub: :wub:


Bravissima, non c'è che dire.... :)
 
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nunziadaquale
view post Posted on 25/3/2013, 15:00




Sulla capacità descrittiva che hai, penso sia stato detto tutto... è insindacabile! Sul discorso dello stile, credo si una caratteristica che nasce spontaneamente, anch'io a volte rileggo quello che scrivo e mi accorgo di non essere proprio cool... però ritengo sia un errore cercare di cambiare ciò che è parte intima del nostro modo di esprimere i sentimenti e le emozioni. A ciascuno il suo. Il racconto è davvero bello anche se molto triste, ma sicuramente fa riflettere e ritengo che la cecità a volte non è solo un fatto fisico, bisognerebbe saper guardare il mondo nella maniera giusta... in situazioni critiche a volte si fa finta di non vedere...
Ancora complimenti!
 
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54 replies since 17/2/2013, 16:36   465 views
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