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La signora in bianco - Ethel Vicard

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Kinsy
view post Posted on 23/3/2013, 21:24




Devo dire che il racconto mi è piaciuto. Davvero ben scritto, le parole scivolano, si passa da un punto di vista all'altro semplicemente senza scioccare il lettore. Ma non sono certa che il tema del sogno sia stato proprio rispettato; mi è sembrato che anche tu lo abbia notato, calcando sul finale per precisarlo...
 
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francesca vernazza
view post Posted on 24/3/2013, 12:05




Ciao il tuo racconto mi è piaciuto tanto, anche se è triste. :D
A mio parere è scritto molto bene, l'unica imprecisione che ho notato è nella parola "L'orologio" ci andrebbe la lettera minuscola nn maiuscola ma è solo una svista, per il resto nn ho visto nessun altra imprecisione. :)
In bocca al lupo!!!! :) e complimenti!!!! :)
 
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Lily White
view post Posted on 5/4/2013, 22:31




Ciao!
Molto bello il tuo racconto...tragico ed emozionante...sono stata male con lo sposo. Mi piacerebbe saperne di più di loro :)( lei poteva pensarci prima a lasciarlo!)
 
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¤Ombra Bianca¤
view post Posted on 13/4/2013, 23:29




Chiedo scusa a tutti se rispondo solo ora, purtroppo la mia connessione non collabora spesso :(

@Kinsy: grazie mille per il tuo commento. Be' credo che quello dipenda dai punti di vista... alla fine il sogno è il filo portante in un certo senso del mio racconto, non visto come sogno-onirico ma come sogno-obiettivo. Il futuro (il matrimonio in questo caso) può essere visto come un sogno e questo è il punto di vista di lui, dello sposo. C'è la visione del sogno di questo matrimonio come "incubo" da parte della sposa, che in realtà vuole tutt'altro dal suo futuro... c'è il sogno-speranza dell'altro, che spera che la donna che ama (la sposa, già incinta di lui) non salga sull'altare. Forse ho dato molte cose per scontate, ma nella mia testolina contorta tutto sembrava essere così chiaro! :lol:

@Francesca: grazie Francesca! ^_^ Contenta che ti sia piaciuto... Oh, anche tu lo reputi triste? Dai, alla fine tre personaggi su quattro sono felici (la sposa, l'amante, il bambino), è finito fin troppo bene per i miei standard! :B:

@Lily: grazie anche a te per il commento!! Ahahah, sì, questo è l'inno all'essere perennemente in ritardo di alcune donne :lol:
In effetti poteva pensarci prima, ma la mia protagonista sono sicura che avesse i suoi motivi per aspettare quel giorno preciso per scappare via con il motociclista misterioso! Mi hai dato un'idea però, sia mai che continui la storia della signora in giall... ehm, in bianco!
 
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view post Posted on 28/4/2013, 13:32
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Fabrizia

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I fiori di pesco le adornavano i capelli e il vestito bianco scendeva morbido lungo il suo fisico ancora fresco di giovinezza. Stringeva fra le mani curate un bouquet di girasoli e profumati gelsomini che guardava di tanto in tanto, carezzando i petali di quei fiori strappati alla vita per donare a lei un sorriso. Si affacciò al finestrino dell’auto, che placida la stava accompagnando sulla collina pronta ad accoglierla in festa, mentre l’orologio continuava a segnare lo scorrere cadenzato del tempo.

Lo smoking era perfetto, fresco lana color grigio fumo, la cravatta argentata risaltava in un morbido contrasto e un’impazienza palpabile avvolgeva la tiepida aria primaverile. Suonava l’organo mentre i violini venivano accordati e le mamme erano già pronte a buttar lacrime, con le battute e le risate dei nipoti che riecheggiavano lungo le navate della chiesa. Lui era là, agitato, a guardare verso il portone immerso nella luce del caldo tramonto e screziato di ombre che iniziavano a bisbigliare di ritardi e feste annullate.

La macchina nera tirata a lucido avanzava lentamente percorrendo la strada più lunga, quella che passava per le campagne, come la sposa aveva chiesto con tanta veemenza. Lei non distoglieva lo sguardo dal panorama che si stagliava al di là del suo naso coperto dalla cipria e piccole gocce di dolore iniziarono a rotolare sulla pelle, ma non si doveva preoccupare: in fondo nessuno se ne sarebbe accorto. La chiesa si avvicinava, pochi minuti e la sua nuova vita sarebbe iniziata togliendo il fiato al suo unico sogno.

Lui respirava affannosamente, lo sguardo alla ricerca di un appiglio e di un motivo. Le spalle gravi di pacche di congratulazioni e di felicitazioni, mentre iniziava lentamente a veder svanire il suo sogno di vita con lei. Il prete si avvicinò bisbigliandogli qualcosa all’orecchio; ormai erano passate due ore e doveva far messa, ma lui non volle sentir ragioni: aveva la promessa nel taschino, la cravatta ancora annodata perfettamente e lei sarebbe arrivata. Lei doveva arrivare: era il loro sogno quello, era la loro vita e non sarebbe scappata via all’improvviso.

Lei sorrideva e le labbra ora profumavano di salata sofferenza. Gli occhi azzurri si confondevano nel cielo d’aprile che bieco si annuvolava e lasciava intravedere il sinuoso profilo della luna. La macchina si fermò a una decina di metri dalla gradinata e qualcuno andò ad aprire la portiera per farla scendere. Le campane suonavano a festa e tutti si erano ridotti al silenzio. Si portò una mano al ventre ancora piatto e sentì palpitare in lei il respiro di un amore infedele, il suo cuore ululò bieco al sole morente. Lo sguardo si spostò veloce fin quando non lo vide e un sorriso le incurvò le labbra: forse non tutto era perduto.

Lui iniziò a muoversi avanti e indietro, sistemando i fiori sull’altare in modo maniacale, assicurandosi che le fedi fossero in buone mani. Controllò le incisioni più volte e guardò l’orologio, fin quando le campane non suonarono. Il cuore gli stava scoppiando nel petto. Corse lungo la navata centrale inaugurando il tappeto rosso pronto a coronare il loro sogno d’amore e la vide. Bella come mai l’aveva vista, con gli occhi lucidi d’emozione e un sorriso sulle labbra. E la vide mentre si portava una mano sul grembo ad accarezzarsi e capì sentendosi svenire.
Iniziò a correre verso di lei, i gradini scivolarono sotto i suoi piedi ma si fermò a metà strada scioccato dalla scena a cui stava assistendo. Un groppo si formò in gola mentre gli invitati iniziavano a scattar foto e a dar voce ai loro commenti.

Lei avanzò di qualche passo fino a incrociare il suo sguardo e infine gli corse incontro. Lui l’accolse fra le sue braccia e la sollevò appena da terra per baciarla come mai avevano fatto, sotto la luce di quella luna che sensuale prendeva il sopravvento sul tramonto. I giudizi iniziarono a piovere, qualcuno gridò insulti, altri batterono le mani ma loro non se ne curarono: erano ormai sulle ali di quel dolce sogno d’amore che li aveva avvolti dopo anni di attese.
E lui rimase seduto sui gradini a guardare la sua ex futura moglie fra le braccia di un altro andar via e correre chissà dove a fare chissà cosa della loro vita. Si sciolse la cravatta e tirò fuori dalla tasca le promesse, le lesse in un sussurro dato al vento e le lasciò cadere, con il suo futuro che appassiva e la rabbia che attecchiva nel petto prima carico di aspettative e programmi.
Un bimbo gli corse incontro con una scatolina blu fra le piccole dita e chiese, innocente, dove fosse andata la signora in bianco, perché le doveva consegnare quella cosa!
Lui si fermò per guardare il bambino. Prese il piccolo scrigno con le fedi, senza una parola finì di scendere la scalinata, salì in macchina per andare dove più nulla gli avrebbe ricordato quel giorno.
«La signora in bianco è stata il mio sogno e ora va a realizzare il mio peggiore incubo, ecco dove va» sussurrò appena, prima di disperdersi nella nebbia del suo nuovo presente.
 
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49 replies since 16/2/2013, 03:10   536 views
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