Che belli i pulcini!
Ma veniamo alla fiaba...
Devo dire che mi è piaciuta davvero moltissimo: la narrazione è scorrevole e rapida, il testo è scritto in maniera semplice ma elegante e i personaggi sono molto originali e carini.
L'idea di non far trasformare il rospo in principe è una forza!
Il finale, per quanto per certi punti di vista possa essere definito un po' cinico, secondo me non è del tutto privo di morale, come del resto la storia stessa.
Come ti è già stato fatto notare, la conclusione, qualora la storia venisse raccontata ad un bambino, potrebbe essere usata proprio per proporre un esempio di comportamento da non adottare.
Una morale tra le righe, secondo me, è quella, invece, relativa all'avvenenza della principessa che non è abbastanza da garantirle l'amore di un bel principe.
Solitamente (e tristemente) spesso passa alla generazione dei più piccoli il messaggio che la bellezza esteriore trionfi su tutto e che l'intelligenza e lo spirito siano cose secondarie; già nelle fiabe le bambine si fanno questa idea: spesso della principessa si descrivono i bei capelli d'oro, la dolcezza delle fattezze e la bellezza della voce (magari la bontà d'animo, ma più di rado), altrettanto spesso si descrivono donne malvagie che adescano principi e re con la loro bellezza; questo, appunto potrebbe fare sorgere l'idea che la bellezza sia la cosa più importante; la tua fiaba fa riflettere da questo punto di vista: Clotilde sarà sì la figlia del re, sarà sì bella, ma questo non le basta per trovare il vero amore e sposare il principe azzurro.
Questa lezione "indiretta", secondo me, ha un valore morale innegabile.
Inutile precisare a questo punto che la tua fiaba mi è piaciuta anche per la sua brevità (che ho interpretato come levità
), certo se ti soffermassi a descrivere meglio l'ignoranza e la stupidità della principessa il racconto ne gioverebbe sicuramente sia dal punto di vista dell'intrattenimento che da quello didascalico-pedagogico.
Ma già così va comunque molto bene...
Complimenti Sonia e in bocca al lupo!