Abaluth - Scrivere, leggere, arte e cultura

Il lago dei sogni - Daniela Pistone

« Older   Newer »
  Share  
Lily White
view post Posted on 3/12/2012, 21:58




Ciao miss.
Mi è piaciuta tantissimo. E' Originale (ok, magari non rispetta del tutto i canoni della fiaba, ma il bando mi sembrava piuttosto flessibile), delicata, emozionante. Non l'ho trovata nè lunga nè lenta. Le storie di sacrificio e amori impossibili mi toccano sempre...brava!
 
Top
justadream12
view post Posted on 7/12/2012, 16:30




Miss,
ho letto la tua fiaba con molto interesse, immersa nel mondo fatato che hai saputo creare. I due personaggi sono dolcissimi e testimoniano la bontà e l'altruismo. La bambina, poi, pronta a sacrificarsi per il suo papà è commovente. Merita tutto il bene e l'amore che poi le tocca.
A me piaceva anche il primo finale, magari scritto più chiaramente, era validissimo. Comunque è andata bene così. Brava.
Ti segnalo quello che mi è sembrato "sbagliato" o "migliore":

CITAZIONE
Accampati per la notte in una radura, Ariel non riusciva a prendere sonno, pensando che lei e Peter stavano probabilmente inseguendo solo una leggenda e il lago dei sogni non esisteva affatto.

: avrei usato il congiuntivo, stessero, esistesse...

CITAZIONE
Il cuore di Peter perse un battito. Anzi forse più di uno.

che carino!

CITAZIONE
Sopravvivrai,

sei sicura?

CITAZIONE
ma fintanto che si ricordava chi fosse voleva aprirgli il suo cuore.

secondo me non va bene, siccome è una femmina (Ariel) bisogna dire "aprirle"

Bellissima questa riflessione:
CITAZIONE
Si pensa sempre di avere tutto il tempo del mondo, e invece …

CITAZIONE
per l'unico braccio libero

basta "il braccio libero", perchè ne ha solo due!

CITAZIONE
Ai tuoi ordini.

, trovo questa risposta poco poetica per il momento del racconto, così dolce...

CITAZIONE
Appena fu in vista vide che

ripetizione verbo vedere.

In bocca al lupo!
 
Top
missDFP
view post Posted on 8/12/2012, 17:59




@Lily

Grazie, troppo buona!

@Just

Sopravvivrai o sopravviverai? Me lo sono chiesta in effetti. Grammaticalmente ho visto essere giusti entrambi, mi sembrava più scorrevole il primo.
La frase "ai tuoi ordini" è un richiamo al film "La storia fantastica", dove lui diceva così sempre a lei ed era molto romantico, forse io non sono riuscita a rendere altrettanto romantica la cosa...

Grazie per le segnalazioni, do' un'occhiata a tutto, anche a come fondere i due finali.
 
Top
justadream12
view post Posted on 8/12/2012, 18:51




Ciao Miss,
avevo solo un dubbio perchè ho sempre detto "sopravviverai", ma se hai controllato tu mi fido!
Non conoscevo "la storia fantastica" quindi è del tutto plausibile che tu usi questa frase. Ok. Adesso ho capito.
Grazie delle spiegazioni. :D
 
Top
view post Posted on 9/12/2012, 09:20
Avatar

Advanced Member

Group:
Member
Posts:
6,189
Location:
Ravenna

Status:


Ciao Daniela.
Purtroppo, o per fortuna, ho letto i commenti precedenti, visto che ho tempo, per cui non posso soprassedere dal partire da quelli, anche se è il 9/12 e manca ormai solo un giorno.
Francamente, non riesco a capire la questione fiaba/non fiaba. Nessuno ti ha detto quali sarebbero questi elementi che mancano, tra l'altro anche autori di "fiabe" con mancanza di requisiti essenziali (sorvoliamo).
Io penso che la tua fiaba abbia tutti i requisiti essenziali per essere definita tale, e cioè: descrivi la vita di un povero falegname che ha subito una grande disgrazia (la morte della moglie); l'elemento dell'inverosimiglianza è rispettato con le bolle e la foresta; l'elemento magico altrettanto, ed è presente un personaggio caratteristico delle fiabe (la fata); vi è anche l'indeterminatezza di luoghi ed epoca; niente da eccepire sul dualismo morale (requisito non rispettato per niente altrove); infine è chiarissimo il messaggio didattico finale.
Ora mi chiedo, e chiedo a chi ha definito questa fiaba un racconto, sulla base di quali elementi mancanti lo abbia fatto.
Non mi pare affatto corretto formulare un'affermazione del genere che, di fatto, dice all'Autore di essere fuori dagli schemi del concorso, senza nemmeno spiegare dove e perché ritiene fondata la sua illazione. Tanto più quando - e qui siamo nel regno dell'assoluto - i requisiti ci sono tutti, e anche belli palesi.

Detto questo, sul quale non potevo tacere di sicuro, veniamo al commento vero e proprio.
Anch'io preferivo il primo finale, quello messo in spoiler: mi sembra più chiaro e diretto, ma penso che se fino a oggi hai lasciato questo ormai non avrai ulteriori ripensamenti.
La trama mi è piaciuta tantissimo, così come i personaggi che hai caratterizzato con dubbi, sentimenti... Davvero ben fatto.
Quello che mi è piaciuto meno è l'aspetto grammaticale - sintattico. C'è un uso sbagliato dei segni di interpunzione, per lo più virgole e soprattutto nelle incisive, spesso aperte e mai chiuse. C'è qualche d eufonica e un "un" femminile non apostrofato, ma queste cose le vedrà Abaluth in fase di editing, eventualmente.
Nel complesso, come avrai capito, il mio è un giudizio positivo. Molto.

ps: L'avrò visto venti volte da bambino, quel film. "Ogni volta che diceva Ai tuoi ordini, in realtà voleva dire Ti amo"... :wub:
 
Top
missDFP
view post Posted on 9/12/2012, 13:30




Ciao Vivonic,

grazie per il tuo commento. Il finale l'ho sistemato ora, ripristinando l'originale, ma mantenendo anche quello che avevo introdotto per descrivere la realizzazione del sogno di Ariel. E' solo per mancanza di tempo che non l'avevo fatto prima...

Per le imprecisioni grammaticali che mi segnali... Ho riletto non so quante volte e temo di non vederle più... sono andata a caccia delle d eufoniche, ma a quanto pare alcune mi sono scappate lo stesso. Per il resto e a sto punto, se verrà selezionata confido nella fase di editing anche per capire con precisione cosa ho sbagliato.

Sul tema fiaba/racconto sei stato chiarissimo. Ho seguito la tua di "battaglia" nella difesa della tua fiaba e capisco benissimo.

Anche io "La storia fantastica" l'ho vista molte volte da piccola (e non solo) e quel "Ai tuoi ordini" mi è rimasto impresso nel cervello, tra l'altro ho fatto una gran fatica a non "copiare" da lì, ma qualche riferimento lo dovevo mettere!

D.

ps: sono contenta che alla fine nessuno mi abbia chiesto il conto del dentista...
 
Top
view post Posted on 26/12/2012, 16:55
Avatar

Fabrizia

Group:
Administrator
Posts:
3,029

Status:


La leggenda narra che all’orizzonte, dove terra e cielo s’incontrano vi sia una foresta. Gli alberi hanno il tronco di un bianco brillante e le foglie sono tutte colorate: gialle, arancioni, rosse, verdi, ma anche blu, viola e bianche.
Al centro della foresta, vi è un lago. L’acqua ha un colore blu intenso, molto scuro. Ma non è questo che lo rende particolare. Appena sopra la superficie galleggiano delle sfere luminose, delle bolle. Possono essere colorate o completamente bianche, ma ognuna di loro rappresenta un sogno.
Se un uomo realizza il suo sogno, la bolla esplode in un arcobaleno di luci e l’uomo è felice, se vi rinuncia la bolla sprofonda nell’acqua e non è più possibile realizzarlo. L’uomo diventa triste e il suo cuore diventa freddo, gelato dall’acqua profonda.
Questo è il lago dei sogni.

Ariel era seduta in cucina, i gomiti appoggiati sul tavolo e la testa tra le mani. Aveva pensato e ripensato a cosa fare e l’unica soluzione era trovare il lago dei sogni.
Da quando la madre era morta suo padre aveva rinunciato a vivere. Non poteva certamente riportarla in vita, ma poteva restituirgli i sogni a cui aveva rinunciato. Non sarebbe stata un impresa facile, ma doveva tentare.

Peter stava aspettando Ariel fuori da casa sua. Aveva deciso di accompagnarla e nulla l’avrebbe fermato. Erano amici da un sacco di tempo, e teneva a lei più che a se stesso. Non sapeva se la ragazza ricambiasse, ma di certo non l’avrebbe lasciata sola in quest’avventura. Era decisa a fare l’impossibile per suo padre e lui le sarebbe stato accanto.

Era il momento, Ariel si alzò dalla sedia, prese lo zaino che aveva preparato con delle provviste, e uscì di casa.
Eccolo lì Peter, sempre presente quando lei aveva bisogno. Non avrebbe voluto coinvolgere nessuno in quella follia, ma era stato irremovibile e lei era contenta di avere compagnia.

Camminarono per giorni, verso l’orizzonte, ma non c’era ancora traccia della foresta, né tanto meno del lago. Accampati per la notte in una radura, Ariel non riusciva a prendere sonno, pensando che lei e Peter stavano probabilmente inseguendo solo una leggenda e il lago dei sogni non esisteva affatto.

«Sì esiste.»

Ariel ebbe un sussulto, chi aveva parlato? Si girò verso Peter e lo vide addormentato. Non riusciva a capire da dove provenisse quella voce.

«Ma chi parla? Chi c’è?»
«Sono il guardiano della foresta, decido io chi può arrivare al lago dei sogni e chi no, ma devo sapere perché ci vuoi andare.»
«Devo aiutare mio padre, non è più lo stesso, ha rinunciato a tutti i suoi sogni, devo recuperarli per lui.»
«C’è una condizione: nessuno può tornare dal lago dei sogni; se ti faccio passare non potrai più tornare indietro. Una volta che ti bagnerai con l’acqua del lago, chiunque ti ha conosciuto si dimenticherà di te, e il tuo cuore gelerà. Dovrai rimanere qui. A te la scelta.»

Ariel guardò nuovamente verso Peter. In quel momento si rese conto che il pensiero che lui la dimenticasse era molto doloroso.
Ma suo padre aveva bisogno di aiuto e solo lei poteva darglielo. Se fosse riuscita, lui avrebbe potuto continuare la sua vita, per questo aveva intrapreso quel viaggio.

«Ma io ricorderò?»
«Sì, ma non t’importerà più. Potrai vivere nella foresta, ma non potrai uscirne, e anche questo non t’importerà.»

Ariel ci pensò ancora un attimo: non era una decisione facile da prendere, ma che scelta aveva? Tornare a casa e vedere suo padre spegnersi lentamente? No, c’era una sola cosa da fare.

«Ok, vengo. Ma Peter… lo posso salutare?»
«Non ti sei chiesta perché non si sia ancora svegliato? Stiamo parlando da un po’. È sotto incantesimo, ho fatto in modo che potessimo parlare senza interferenze da parte sua. Solo tu puoi entrare nella foresta, lui deve rimanere fuori.»
«Allora fai in fretta, prima che cambi idea.»
«Chiudi gli occhi.»

Peter si svegliò lentamente. Che strano sogno aveva fatto, era in un luogo buio e non vedeva e sentiva nulla. E aveva una strana sensazione. Si alzò un po’ dolorante, dormire per terra non era il massimo, si stiracchiò per bene e in quel momento realizzò: Ariel non c’era.
Magari si era allontanata per sgranchirsi un po’ le gambe. Provò a chiamarla, ma non ottenne risposta. Si guardò intorno e vide le sue cose ancora per terra. Non poteva essersi allontanata molto. Fece un giro nei dintorni, ma di Ariel nessuna traccia.

«Torna a casa.»

Quella voce da dove proveniva? Non era quella di Ariel.

«Torna a casa.»
«Non ci penso minimamente, voglio sapere cosa è successo ad Ariel.»
«Lei sta bene, ma tu non la vedrai mai più.»

Il cuore di Peter perse un battito. Anzi forse più di uno.

«Dove si trova … un momento, l’ha trovato vero? Il lago...»
«Sì, e ha fatto la sua scelta, ora non può più tornare indietro, dimenticala.»
«Non posso e non voglio farlo.»
«Non hai scelta.»
«C’è sempre una scelta, e la mia non è quella di abbandonare Ariel.»

Ariel era incantata. La foresta era davvero bellissima con tutti quei colori, ma c’era un tale silenzio… già quello le parve gelasse il cuore.
Camminò per quasi un’ora per un sentiero che si snodava in mezzo agli alberi fino a quando non vide uno scintillio in lontananza. Più si avvicinava, più la luce assumeva ogni tonalità di colore, sprigionata dalle innumerevoli bolle che fluttuavano sulla superficie dell’acqua.
Erano meravigliose.
L’acqua del lago invece era di un blu molto scuro, in netto contrasto con le sfere, rese così ancora più luminose. Al pensiero di dover immergersi in quell’acqua rabbrividì; cominciava a temere che non sarebbe mai riuscita a uscirne una volta dentro. E poi come avrebbe riconosciuto i sogni di suo padre?

«Li riconoscerai.»

Di nuovo una voce che rispondeva ai suoi pensieri, ma non era la stessa di prima.

«Come farò a riconoscerli?»

In quel momento una sfera si levò sopra le altre e cominciò a volare verso di lei. Ma mentre si avvicinava vide che prendeva forma e quando le fu accanto si rese conto che non era una sfera come le altre, ma un essere molto piccolo ed esile con delle ali colorate circondato da una luce bianca. Non c’era nessun dubbio, era una fata.

«Almeno non sei una voce e basta. Chi sei?»
«Sono la fata del lago. E così tu vorresti tuffarti e recuperare i sogni di tuo padre?»
«Vedo che le notizie viaggiano in fretta in questo posto. Sì, è questo che voglio. Ne ha bisogno.»
«Ma lo sai vero che appena t’immergerai nell’acqua tutti si dimenticheranno di te? E che sarai costretta a vivere qui?»
«Sì, sono stata avvertita. Non importa, se papà potrà ricominciare a vivere è un sacrificio che faccio volentieri.»
«Ti si gelerà il cuore, nulla avrà più importanza, né persone, né luoghi. Sopravvivrai, ma non vivrai. Vagherai tra questi alberi, vuota e gelida. Io e le mie sorelle t’insegneremo a curarti degli alberi, a procurarti il cibo, ti mostreremo dove poter riposare. L’unica tua fonte di gioia saranno le esplosioni delle bolle, segno che qualcun altro sta realizzando i suoi sogni. E con il tempo anche tu dimenticherai perché sei arrivata qui e, alla fine della tua vita, non morirai, ma ti trasformerai in un albero, per continuare a vivere una vita senza emozioni. Sei davvero sicura che sia questo quello che vuoi? Sei davvero pronta? Pensaci.»

Peter era entrato nella foresta. La voce lo aveva ammonito di non farlo, ma lui non aveva sentito ragioni, e infine era riuscito a persuadere il guardiano e a farsi portare in quel luogo. Ariel era la cosa più importante che aveva, non avrebbe semplicemente girato i tacchi per tornarsene a casa. Era stato avvertito che si sarebbe dimenticato di lei, ma doveva trovarla prima che s’immergesse nell’acqua, doveva dirle cosa provava. Non avrebbe tentato di fermarla, ma fintanto che si ricordava chi fosse voleva aprirle il suo cuore. Si pensa sempre di avere tutto il tempo del mondo, e invece…
Stava camminando già da un po’ e, sebbene circondato probabilmente dalla cosa più bella che avesse mai visto, non faceva nemmeno caso al bianco delle cortecce o al colore delle foglie, sperava solo di raggiungere la sua amata prima che fosse troppo tardi.

Ariel era seduta su un masso e guardava il lago. La fata era andata via, e lei era rimasta sola con i suoi pensieri. Vivere una vita senza emozioni, era disposta davvero a questo sacrificio? Ma se fosse tornata indietro cosa l’aspettava? Veder suo padre “sopravvivere, ma non vivere”. Lui già stava vivendo una vita senza emozioni, si era arreso e stava solo aspettando di morire. Sapendo che avrebbe potuto far qualcosa, come avrebbe vissuto lei? L’avrebbe visto lentamente spegnersi e il dolore le avrebbe lacerato l’anima. E poi c’era Peter, il suo caro Peter. Sempre presente, non ricordava un momento in cui non ci fosse stato per lei, e solo quando si era resa conto che lui l’avrebbe dimenticata e l’avrebbe perso aveva capito quanto fosse importante, e non aveva nemmeno potuto dirglielo.
Ma, stando a ciò che le era stato detto, tutto questo non avrebbe avuto più importanza, per cui, perché esitare ancora?
Si alzò con gesti lenti, con il gelo che già attanagliava il suo cuore per via di ciò a cui stava rinunciando e cominciò a camminare verso l’acqua. La fata le aveva detto che avrebbe riconosciuto i sogni di suo padre, non riusciva a capire come, ma non poteva che fidarsi.

«Ariel, Ariel fermati! Ti prego aspetta.»
Peter era finalmente arrivato al lago, appena in tempo per vederla dirigersi verso la sponda.
«Aspetta per favore!»
Stava correndo trafelato, incerto che lei l’avesse sentito. Ma Ariel si era fermata per fortuna, e ora lo stava guardando.

«Ma come sei entrato? Non avresti dovuto!»
Nel frattempo lui l’aveva raggiunta.
«Nulla mi avrebbe fermato, e devo parlarti. So di non poterti dissuadere, ma devi sapere cosa provo per te: sei la cosa più importante della mia vita, non c’è giorno in cui non pensi a te e a come renderti felice. Il tuo bene è il mio bene; dopo averti vista la mia giornata è migliore, e ora che ti sto per perdere volevo che lo sapessi. Sei l’amore della mia vita e, anche se mi dimenticherò di te, non potrò mai amare qualcun altro. Forse non saprò di averti incontrata, ma di certo non sentirò più per qualcuno ciò che provo per te ora.»
Ariel era senza parole. Il suo cuore batteva all’impazzata ed era senza fiato. Guardò Peter intensamente e la sua decisione vacillò per un attimo, ma se avesse desistito sarebbe stato un puro atto di egoismo, non poteva.
Corse verso l’acqua, prima di cambiare idea, dandosi della codarda per non aver detto nulla.

Brrrr... l’acqua era veramente fredda, ma ormai che era entrata prese un lungo respiro e s’immerse. C’era veramente molto buio, e i suoi occhi ci misero un po’ ad abituarsi all’oscurità. Cominciò a nuotare verso il fondo; come attirata da una forza, sapeva esattamente dove andare. I polmoni iniziarono a bruciarle, ma era vicina alla meta, non voleva rinunciare. C’erano tantissime sfere sul fondo e un gruppo in particolare pulsava attirando la sua attenzione. Dovevano essere quelle che stava cercando. Ne prese più che poté e cominciò a risalire. Ma stava soffocando, era stata sott’acqua troppo e le mancavano le forze per nuotare, senza contare che teneva le sfere bloccate contro il corpo con un braccio, e quindi gliene rimaneva solo uno a disposizione per aiutarsi. Improvvisamente si sentì afferrare: Peter l’aveva presa per il braccio libero e stavano risalendo insieme.
Appena riemerse prese a tossire per l’acqua che aveva bevuto, ma quando l’aria cominciò a riempirle di nuovo i polmoni si sentì meglio. Le sfere che teneva strette contro il corpo pulsavano sempre di più e sembravano voler scappare alla presa, così le lasciò andare e le vide unirsi alle altre fluttuanti sopra l’acqua, ma sapeva di non averle prese tutte. Doveva tornare giù.
Peter la stava sostenendo e la guardava in silenzio. Lei aveva sentimenti contrastanti, da un lato era contenta che lui l’avesse seguita, dall’altro sapeva cosa sarebbe successo poi. Anche lui avrebbe vissuto da esiliato. Ma non poteva pensarci ora, doveva recuperare le altre sfere.

«Mi immergo nuovamente, tu aspettami. Se vedi che tra due minuti non torno vienimi a prendere.»
«Ai tuoi ordini.»

Il sorriso di Peter le scaldò il cuore, a dispetto dell’acqua gelida.
Stavolta, sapendo dove andare con più precisione, riuscì a scendere, prendere le sfere, e tornare in superficie da sola. La missione era compiuta.

Ora dovevano uscire dall’acqua; nuotarono verso la riva in silenzio. Più la sponda si avvicinava, più Ariel sentiva il suo cuore pesante, e così doveva essere anche per Peter. Comprese che una volta usciti, l’incantesimo si sarebbe compiuto e loro non si sarebbero più ricordati l’uno dell’altra. Per cui, prima che fosse troppo tardi, doveva parlare. Sì fermò.

«Peter fermati. Perché mi hai seguito?»
«Te l’ho detto, sei la mia ragione di vita. Ho promesso che ti avrei aiutato e l’ho fatto. Non potevo lasciarti sola.»
«Peter… prima di raggiungere la riva e non sapere più chi siamo devo dirti una cosa. Anche io non amerò nessuno come amo te, adesso, in questo esatto momento, nuotando nell’acqua glaciale. Il mio cuore sta diventando pesante, ma questo ancora lo sento, e mi spiace non essermene accorta prima.»
Peter non disse nulla, si limitò ad abbracciarla. In quel momento sentirono come un fischio che proveniva da sopra le loro teste. Una delle bolle sospese si era levata sopra le altre, verso il cielo. Ed esplose in una moltitudine di colori. La luce li avvolse, riscaldandoli.

Ariel si svegliò di soprassalto, nel suo letto. Come mai era a casa?
Scese, s’infilò la prima cosa che le capitò a tiro e uscì di corsa, verso l’abitazione di Peter. Appena fu vicino vide che anche lui le stava correndo incontro. Si abbracciarono, increduli.

Peter fu il primo a parlare: «Ho realizzato il mio sogno, tu.»
Ariel sorrise e si strinse a lui. Poi, visto che non potevano stare in mezzo alla strada tutto il giorno, si diressero verso casa di Ariel, in tempo per vedere suo padre uscire per andare a lavoro.
«Oh tesoro, già sveglia? Sto andando alla segheria, ho un sacco di lavoro arretrato e devo assolutamente rimettermi all’opera, ci vediamo stasera». E la salutò allegramente.
Suo padre era tornato quello di una volta, Peter era al suo fianco, e lei si sentiva la persona più felice del mondo.

La fata del lago fluttuava pigramente al di sopra delle bolle godendosi il sole, quando il familiare sibilo le fece aprire gli occhi. Si guardò intorno alla ricerca della bolla giusta e una volta individuata le volò accanto. Giunse le mani di fronte al petto, chiuse gli occhi e cominciò a recitare il suo incantesimo. La superficie della bolla divenne sempre più impalpabile e sottile, l’energia ivi contenuta premeva per uscire. La fata aprì gli occhi, sfiorò la sfera con una mano e in quel momento l’energia del sogno esplose. Gli alberi, le foglie, le altre bolle furono inondati di luce e colore.

La leggenda narra che se ti bagni con l’acqua del lago dei sogni tutti si dimenticheranno di te e il tuo cuore gelerà. Ma ogni regola ha le sue eccezioni: se sei il sogno di qualcun altro non puoi essere dimenticato, altrimenti il sogno non potrà mai realizzarsi.
 
Top
Enzochescrive
view post Posted on 26/7/2013, 11:03




Non saprei Miss, la storia mi piace ed è scritta bene globalmente.
Ma ha ragione qualcun altro ad evidenziarne un ritmo 'disteso'; non saprei dirti se la punteggiatura è il vulnus, questo lo lascio dire a chi ne sa di più, agli editor ...
Però brava,
 
Top
52 replies since 18/11/2012, 11:17   682 views
  Share